Quando la Serie A giocava anche a Natale

Un altro calcio, un’altra vita, un secolo fa… Eppure non sono passati molti anni da quando la sosta natalizia è diventata effettiva e molti di voi ricorderanno partite giocate in date curiose, come l’antivigilia di Natale o il 30 dicembre.

Oggi si va in vacanza poco prima delle festività ed il campionato resta fermo per 2-3 settimane, ma c’era un tempo in cui bisognava darsi malati, se si voleva banchettare con la famiglia.

Poi arrivarono le richieste del sindacato calciatori ed il campionato riuscì a fermarsi almeno in prossimità del Natale. Era il 1974, ma c’era ancora molto da lavorare per arrivare alla situazione attuale. Natale con i tuoi si, ma Capodanno in campo, visto che nel 1977, nel 1983 e nel 1988 si giocò il 31 dicembre, a dispetto della sosta e delle ferie. Dalla stagione 1991-’92 poi si decise di fermare il carrozzone per le due festività maggiori di questo periodo e da allora non si è più tornati indietro.

Ma andiamo a rivivere quel calcio antico, quando si sperava che il Natale ed il Capodanno non cadessero proprio di domenica, per non essere costretti a scendere in campo. Ma a volte purtroppo accadeva, come nel 1927 o nella stagione ‘55-’56, la prima di Angelo Moratti da Presidente dell’Inter ed anche la prima delusione, visto che i nerazzurri presero quattro sventole sul campo del Genoa. Andrà meglio il 25 dicembre del 1960, quando l’inter si impose per 4-1 sulla Spal, regalando ai propri tifosi speranze di gloria (che tali rimasero, visto che lo scudetto finì sul petto della Juventus).

Sfide memorabili anche nel giorno di San Silvestro, come nelle stagioni ‘66-’67 e ‘67-’68, quando Juve ed Inter si ritrovarono l’una di fronte all’altra. La prima volta fu un pareggio (e a fine anno lo scudetto finì nelle mani dei bianconeri, grazie alla disfatta interista nella gara col Mantova, con la celeberrima papera di Sarti), mentre nel secondo incontro prevalse la Juve per 3-2.

E poi tante e tante altre gare, finché non si decise che a Capodanno l’unico spettacolo che val la pena di gustarsi è quello dei fuochi d’artificio, lontani dal rettangolo verde e dalle “fatiche” del campo. Auguri!

(Gazzetta dello sport)