Due anni dopo…

Due anni fa Paolo Maldini alzava al cielo di Yokohama l’ultimo trofeo della sua meravigliosa carriera, l’ultimo trofeo del nostro Milan.

E’ cambiato tantissimo. Sono venute meno tre colonne di quel Milan: Paolino, Carletto e Kakà. Quel Milan era tutto o quasi affidato al genio del brasiliano, negli ultimi anni Carletto si è trovato  a guidare una barca che già sapeva dove andare e cosa fare. Il suo compito era ormai diventato quello di dare sempre motivazioni ai marinai, tenere unito il gruppo anche nei momenti in cui il mare si faceva più grosso. Ci ha condotti in porto Carletto, siamo giunti a destinazione e lui ha salutato ed è andato via.

Chissà, probabilmente voleva tornare indietro di qualche anno, metterci del suo in acque sconosciute laddove possa far valere tutte le qualità di grandissimo timoniere, non solo quella del buon padre.

Due anni fa si concludeva un ciclo, oggi vogliamo aprirne un altro. Abbiamo un nuovo timoniere, giovane, coraggioso. I marinai non sono cambiati di molto, ma sanno che oggi contano tutti allo stesso modo non ci si può più nascondere, tutti devono dare il loro meglio.

Per quanto mi riguarda ho una voglia matta di tornare a vincere. Non saremo fortissimi, ma non sempre vince il più forte. Io credo nell’happy ending, o meglio, voglio crederci.

Mi piace la presunzione di puntare in alto, di ambire alla Champions nonostante tutto e tutti. Poi sarà quel che sarà, ma non mi va di nascondermi.

Voglio la Champions, quantomeno voglio credere di poterla alzare al cielo di Madrid. Tre anni dopo Atene, due anni e mezzo dopo Yokohama, un anno dopo la nascita del nuovo Milan, quello in cui tutti devono remare insieme. Tutti.