Quando il fair play è di troppo…

I fatti più o meno sono conosciuti. Durante Ascoli-Reggina la squadra di casa si porta in vataggio segnando con un avversario a terra, i difensori della Reggina si fermano, Sommese prosegue e i bianconeri vanno in vantaggio.
Ne segue una rissa, ovviamente. Succede poi che Bepi Pillon, tecnico ascolano con un passato in amaranto, ordina ai suoi giocatori di lasciar segnare la Reggina. Bene, bel gesto verrebbe da pensare, no? Piuttosto che trasformare la partita in una caccia all’uomo meglio concedere il pareggio e ripartire da capo. E così è: la partita prosegue e gli ospiti si impongono per tre reti a una.
Nel dopo-partita i tifosi ascolani contestano duramente  squadra, capitano e (soprattutto) allenatore. Quello che sembrava un gesto di puro fair play diventa il più miserabile dei crimini, per Pillon nessun applauso, solo critiche e non solo dai tifosi, ma pure dal suo presidente Roberto Benigni (no non quello, un altro) che ha dichiarato: “Il fair play è importante, ma di quello che succede nel tennis o nel rugby non m’interessa. E poi certe cose si possono fare sui campetti degli amatori, non in Serie B”.
In pratica: fair play sì, ma solo a parole. E la vicenda surreale non si esaurisce qui. Lo stesso presidente sta pensando di esonerare il suo tecnico ed è notizia d’oggi che la Figc aprirà un’inchiesta (qui la notizia).

Insomma a parer mio una situazione che poteva portare un esempio positivo per il calcio italiano si sta trasformando in qualcosa di vergognoso, tutti bravi a riempirsi la bocca di bei paroloni, ma se poi sono gli stessi presidenti a rifiutare il gioco corretto, imponendo quindi di non rispettarlo alla squadra, di cosa parliamo a fare?
Teniamoci  le nostre risse, i nostri complotti, le nostre furbate. Ed evitiamo di scandalizzarci per il gol di Henry…così, per coerenza.