Ronaldinho. Nel bene e nel male.

E’ chiaro da tempo che Ronaldinho rappresenti un’entità a parte rispetto al resto della squadra.
Dopo ogni partita commentiamo la gara del Milan e, a parte, la gara di Dinho; nelle conferenze stampa di Leonardo c’è sempre una domanda specifica su di lui, sia che giochi bene, sia che giochi male, sia che non giochi.
Dal suo arrivo all’aereoporto di Linate ha conosciuto diversi momenti: prima quello dell’abbraccio del Popolo Rossonero, presente in massa a San Siro quella sera del 17 luglio 2008, tra cui c’ero anch’io e non mi vergogno a dirlo, checchè ne dicano i cuginastri. Poi, in rapida successione il momento dell’esaltazione collettiva dopo il gol nel derby, quello dei gol decisivi e nella seconda parte della scorsa stagione il momento della sparizione.
Quest’anno è arrivato il momento delle responsabilità con il famigerato patto del tavolino, il momento dell’attesa delusa dopo le prime partite giocate male e ora vive il momento dei ritorno.

Ritorno a essere titolare fisso, ma ancora più importante, ritorno ad essere un calciatore.
Al di là delle più ottimistiche speranze, era chiaro dal suo arrivo che il Gaucho non sarebbe mai tornato quello del biennio d’oro in maglia blaugrana, vuoi per la differenza tra il campionato Spagnolo e il nostro, molto più fisico, vuoi per il semplice fatto che il dentone veniva da un anno e mezzo in fase calante (diventati poi due anni e mezzo dopo la scorsa stagione) e in cui non ha fatto probabilmente la vita migliore che un calciatore possa fare.
Quello di oggi è fondamentalmente un Ronaldinho nuovo, meno protagonista, ma più uomo-squadra, un Ronaldinho utile.
Utile nel senso etimologico della parola, non incanta, ma fa segnare. Tanti assist, mai banali, l’attaccante di turno deve metterci poco del suo. E’ vero che non corre, ma non è mai stato uno che torna ad aiutare e tutto sommato non è nemmeno quello che gli chiede l’allenatore. Il nuovo modulo è concepito anche per lasciarlo riposare in fase difensiva.

In sintesi dico che sì, bisogna essere soddisfatti del suo rendimento attuale, e lo si può essere solo dimenticando il periodo in cui è stato semplicemente il Calcio, perchè non tornerà.
Soddisfatti del presente, ma si può pretendere ancora un qualcosa in più; mi viene male vedere che il primo Lichtsteiner che passa lo fermi due volte su due nell’uno contro uno, è in questo che deve migliorare, che deve ritrovarsi. Gli assist sono ben accetti e preziosissimi, ma è fondamentale che ritrovi un pizzico di brillantezza nel dribbling, che gli consenta di saltare l’uomo e calciare in porta.

E lui lo sa.
Ma per ora non ci si può lamentare.