Oltre il risultato

LAPR1829-268-kIsF-U80161453938D1F-620x349@Gazzetta-Web_articoloMilan-Juventus era l’esame che tutti aspettavano, la prova del nove, la sentenza di primo grado sul nuovo Milan di Seedorf. Il risultato ci lascia con le ossa rotte, ed è innegabile. Ma non sempre nel calcio il risultato è quello che conta, e mai come in questo periodo il ragionamento calza alla perfezione per quel che riguarda noi.

È passato solo un mese da quando tutto è cambiato, da quando la mentalità e la filosofia di allenarsi e i scendere in campo è radicalmente mutata rispetto alla precedente distruttiva gestione; eppure, nonostante il poco tempo, siamo qui nuovamente a parlare di calcio, a parlare di prestazioni all’altezza della situazione, a parlare di una squadra che ha surclassato gli avversari molto più quotati per 2/3 del match. Non ricordo più da quanto tempo non assistevo ad una serie di tre partite di seguito giocate bene, a tratti benissimo, senza remore e senza paure. Se esame è stato, nonostante il risultato per me è stato ampiamente superato, e alla grande; e se mi chiedeste se fosse stato meglio vincere giocando male…non c’è dubbio, vi risponderei di no. Perché di brutto calcio ne abbiamo viso abbastanza, di formazioni senza senso e senza organizzazione a bizzeffe, ed in un momento come questo, penso sia nettamente meglio il gioco e la prestazione, perché bisogna guardare al futuro, fondando il tutto sulle certezze, non sulla casualità.

Il campo ha detto chiaramente che non abbiamo nulla da invidiare alla Juve, come squadra, come gruppo e come organizzazione. Ieri è mancato solo il goal, e forse nell’immenso lavoro che sta facendo Seedorf, può essere sia questo l’unico neo da sottolineare. Non è una critica, ma una osservazione, perché giocar bene senza concretizzare può essere alla lunga frustrante e controproducente per la squadra stessa. C’è chi dice che sono i campioni a fare la differenza tra vincere e perdere certe partite, e può anche essere vero, ma anche sotto questo aspetto, non penso ci sia da scalare una montagna rispetto agli avversari, come vogliono farci credere. Abbiamo giocatori non da Milan, abbiamo scarti super pagati di cui liberarci, ma al di là di questo, la nostra è una rosa decisamente all’altezza delle altre; deve crescere ed essere ritoccata saggiamente, ma non è da rifondare, non è da demolire e ricostruire, tutt’altro. L’Inter è lì, a sei punti, e alle altre a ridosso della Juve non va poi così bene nonostante spese le milionarie degli ultimi tempi. Tempo al tempo…arriviamo!!!

Ieri non era destino che andasse diversamente, così come invece era destino che fosse proprio Tevez, colui che era già stato preso per rimpiazzare Pato, ad essere terribilmente decisivo; ci sarebbe da mordersi le mani, da maledire quella telefonata che bloccò tutto, e chi bloccò tutto. Ma fa niente, fa parte del passato ormai, e chissà che anche questo non ci serva per crescere ed evitare nuovamente di sbagliare un futuro. Perché a volte, anche una sconfitta o un fallimento, può essere una conquista nel lungo cammino verso la vittoria.

4 commenti

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    • LaPauraFa80 il 3 Marzo 2014 alle 15:35

    Il risultato è quello che conta. Senza cazzi. Fottesega della testa alta, c’ha ragione il mio amichetto Sadyq.

    Abbiamo giuocato una gran MA la Juventus stanca e senza Vidal ha vinto 0-2 in trasferta.

    Abbiamo giuocato bene con l’Atletico MA abbiamo perso in casa sena far gol.

    Si giuoca bene perchè l’allenatore é bravo, ma si perde perché si é scarsi.

    Guai a pensare che non siamo poi così tanto scarsi allora .

    Siamo molto molto molto super scarsissimi.

    Ramì compreso, mica è Beckenbauer.

    Un grande coach non basta.

    Servono i giuocatori.

    Quelli bravi, forti.

    Capito geom?

    Si svegli.

    Cazzo.

    ^.^

      • sadyq il 3 Marzo 2014 alle 22:14

      Eh lo so, è tutto vero, ma è il tuo obiettivo la cosa sbagliata!

  1. Caro Nicco, molto ma molto a malincuore devo dare ragione a LPF80. Ma non per le ragioni da lui esposte. Per me un grande coach riesce a far giocare gli uomini giusti nei posti giusti. A Genova con 3/11 della squadra che aveva ‘perso brillantemente’ con l’ Atletico Madrid, il Milan di Clarence Seedorf ha disputato la miglior partita della sua gestione. Non è stato così ne contro il Napoli, ne contro l’Atletico e tanto meno ieri sera contro i gobbi. Questo deve far riflettere, innanzitutto Clarence (confermo che mi ha favorevolmente sorpreso, come allenatore, al di la delle più rosee previsioni). Quindi le critiche costruttive, non offensive di chichessia, non possono che arricchire la discussione e chissà, magari far anche riflettere una persona inteligentissima come Clarence.

  2. Concordo con l’articolo; il deserto che ha lasciato la capra non si puo sistemare in un mese e mezzo; in un campionato oramai compromesso (ma senza spettri di retrocessione) PRIMA viene il bel gioco, poi fare i risultati.

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