Da un estremo all’altro

Tutti ricordiamo le critiche all’immobilismo, in fatto di tattica, che  il Milan mostrava nelle prime giornate. Squadra spenta e sempre fissa su 4-3-1-2 o 4-3-2-1, con i giocatori sempre e comunque fuori ruolo.

Oggi sul Milan c’è l’effetto contrario. Pressato da media, tifosi e si sospetta anche qualche giocatore (ricordiamo l’ “innocente” dichiarazione di Bonera) Allegri si è finalmente deciso a cambiare tattica. Il vero problema è che contando tutti i cambiamenti fatti a partita iniziata nelle ultime uscite, sono finiti i moduli. Usati 3-4-3, 4-3-3, 3-5-2, 3-4-2-1, 4-2-3-1 e tutte le combinazioni possibili. I moduli con la difesa a 3 e gli esterni potenti che fanno tutta la fascia potrebbero funzionare solo con il ritorno di De Sciglio, visto il preoccupante Abate di inizio stagione. Il 3-4-3 è nei fatti un 5-2-3, con demolizione fisica dei due mediani, e per il 3-5-2 si spera nel ritorno di Muntari, dopo le delusioni De Jong e Constant.

Nonostante la difesa di Sacchi -ma la sua situazione nel 1987 era completamente diversa– Allegri è in difficoltà e ha avuto una discussione con Galliani che lo ha accusato di schierare “5 mediani”. Si sveglia proprio ora dal torpore, nel momento in cui dall’ingresso di Bojan ed Emanuelson si è visto il miglior gioco della stagione? Quando la squadra perdeva in casa con la Sampdoria e pareggiava con Parma e Anderlecht “Allegri restava“. Ora, va bene tutto, ma di tutte le cose che si potrebbero dire di Allegri la storia dei 5 mediani (4, ma tant’è) è proprio la più patetica. Guardando avanti, le voci di corridoio prima della partita con il Chievo danno Amelia confermato in porta -e qui riconosco che la scelta al meno peggio è veramente dura, a meno di non rpovare Gabriel- difesa a 4 con Abate-Mexes-Yepes-De Sciglio. Due mediani, Montolivo e De Jong, e fin qui ok, non c’è troppo di meglio. La barzelletta comincia sulla trequarti a 3: A sinistra El Shaarawy, al centro Bojan, e fin qui tutto bene. Il problema sono le due pedine rimanenti, e cioè Boateng e Pazzini. A meno che con un nuovo colpo di teatro, la panchina e la dirigenza non ci regalino colpi di scena come quelli delle ore precedenti Genoa e Palermo.