La sindrome della pagina bianca

Non si riesce a prendere nemmeno Yanga-Mbiwa…

Volevo accingermi a scrivere questo post, ma non c’era niente da scrivere, e ciò mi ha mandato abbastanza in crisi. A parte i meri risultati delle amichevoli, l’estate rossonera sta soffrendo una cronica mancanza di notizie. Due anni fa, potreste obiettare, era la stessa cosa: ma nell’ambiente, sul Web, le indiscrezioni continuavano a correre, venivano presentati obiettivi di mercato ogni giorno, c’era nell’aria il grande colpo che poi, effettivamente, sarebbe arrivato. L’estate scorsa si è arrivati persino all’eccesso: un’estate a cercare il Mister X, per poi vedersi arrivare, a mezz’ora dalla fine del mercato, Antonio Nocerino. E il fatto che poi abbia giocato molto meglio delle aspettative, è un dettaglio. Quest’anno, calma piatta. Gli obiettivi di mercato svaniscono lentamente, uno dopo l’altro, e il Milan, per la prima volta dopo anni, non è nelle prime pagine per le sue trattative. Si parla della ricerca juventina del top-player, della (ormai persa) battaglia nerazzurra per Lucas, persino di quei tifosi cinesi stranamente juventini in massa, a protestare per i 30 scudetti e contro Palazzi. E il calcioscommesse contribuisce a togliere ancora più visibilità al mercato.

Forse, però, è quasi meglio che non si parli troppo del mercato rossonero. Perché sennò, qualche furbo giornalista avrebbe l’ardire di cercare il parere degli alti papaveri rossoneri. E, dati i precedenti di quest’estate (e delle ultime), la possibilità di figure barbine è sempre in agguato. E l’estate 2012 si è dimostrata l’estate del completo fallimento mediatico di questa dirigenza. Dai proclami sulla permanenza di Thiago Silva, al gesto fallimentare della richiesta di rimborso degli abbonamenti, ad una “linea della fermezza” sulle trattative con le altre squadre paragonabile, nel triste esito, a quella tenuta dalla DC sul caso Moro. Ciliegina sulla torta, le dichiarazioni di Berlusconi già dal sottoscritto commentate negli scorsi giorni: tra l’altro, al di fuori della blogosfera rossonera non se ne è parlato più di tanto. Il Milan è una medio-piccola, non attrae tanto quanto fino a pochissimi anni fa.

La decadenza mediatica dei rossoneri è la decadenza mediatica della famiglia Berlusconi. Persino nella Russia di Putin, che ha sempre dato risalto alle visite del Cavaliere, l’ultimo viaggio a Mosca è restato sotto silenzio. Il presidente russo, anzi, è testimoniato come impegnato in tutt’altre attività, rispetto nell’accoglienza di Silvio. Qualche timida voce su un ingresso di Gazprom nella società, ma è ben poca cosa. Si sono smosse molte più acque per un supposto ingresso nell’Inter di una società cinese, tra l’altro prontamente smentito dai diretti interessati (dai cinesi, s’intende: fossi in loro, avrei fatto causa per danno all’immagine). Piersilvio è defilato, Marina non si fa più sentire, se non per delle deliranti dichiarazioni riprese dal Fatto Quotidiano sulla giustizia (di tono fin troppo simile a quelle del padre). Per quanto riguarda Barbara, lo squalo pronto a prendere il controllo della società si è trasformato in un agnellino, lasciato ancora fuori dalle decisioni che contano. Il Milan è ancora la società di Adriano Galliani, e lo sarà ancora per diverso tempo. In questa situazione, a gongolare è solo una persona: quell’allenatore che, al primo errore, avrà l’alibi di una squadra incompleta, di una società che non lo ha aiutato, di giocatori non forti abbastanza per gli obiettivi attesi. E non penso ci sia qualcuno che abbia il coraggio di dargli torto, per primo chi scrive.

2 commenti

    • Steve 88 il 7 Agosto 2012 alle 01:24

    ..Un foglio bianco latte immerso nel silenzio della notte… Non ci sono più parole per una società che vive sull orlo del precipizio , aspettando la spinta invana per risalire !!

  1. Il pessimismo non serve. La squadra è allineata alla mediocrità in cui è precipitato l’intero movimento calcistico nazionale. Sacchi parla della Roma come squadra del futuro. Lo scorso anno lo diceva anche della Juventus. In realtà vi è mancanza di idee e di coraggio. Mancano al Milan così come a molte squadre italiane. E’ molto duro rendersi conto di vivere in un mondo dove le ristrettezze economiche la fanno da padrone. Quando mancano i quattrini bisogna aguzzare l’ingegno ed avere il coraggio di osare. I miei continui richiami al Milan del passato nascondono la nostalgia per dirigenti ed allenatori che avevano il coraggio, come fecero nel campionato 61/62 di mandare a casa Jmmy Greaves, dimostratosi più un turista che un calciatore e far giocare un ‘prodotto nostrano’: Gianni Rivera, che portò il Milan non solo a vincere lo scudetto ma anche a vincere la Coppa Campioni. Altri tempi, altri uomini che non correvano dietro all’estemporaneità del momento ma che avevano ben chiara la visione di un futuro grandioso che volevano costruirsi ad ogni costo. Rivera non avrebbe lasciato il Milan per nessun mega-ingaggio. Il Milan senza Rivera sarebbe stata una squadra senz’anima. Ai vari Cassano, El Sharaawy, Pato, Robinho ecc, bisognerebbe ricordare che il Milan è la squadra dove i sentimenti travalicano la superficialità degli emolumenti. Essere giocatori del Milan significa appartenere ad una grande tradizione ed ad una grande storia universalmente riconosciuta.
    Essere tifosi del Milan significa saper soffrire(sportivamente)e non sfuggire alla realtà di un momento di difficiltà economiche. Ora ciò che sperano i tifosi è che sia i giocatori che i dirigenti possano dimostrarsi d’essere degni di appartenere alla grande tradizione di un team chiamato Milan.

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