Un dieci a metà

Tralasciamo per un attimo il risultato dell’ultima amichevole, che di indicazioni ne può dare ben poche data la totale inesistenza degli avversari. Date le voci e le tante chiacchiere, voglio parlare del nuovo numero 10, quel Kevin Prince Boateng che ha prima unito e poi diviso i tifosi riguardo alle sue prestazioni.

Nella calda estate della cessione dei big, il Boa ne vien fuori con un numero pesante e prezioso sulla schiena. Quel 10 che Galliani aveva già promesso a Ibrahimovic, il quale però per l’ennesima volta non è riuscito a prendere per la fuga più o meno voluta verso Parigi, per coronare un altro dei suoi sogni. E allora gli schemi saltano, i numeri vengono riassegnati e il 10 vola sulla maglia di Boateng, che se lo sceglie senza esitare. Se volessimo dire la verità, l’accostamento di nome e numero stride un po’: il 10 è da sempre sinonimo di classe, fantasia e strapotere tecnico, ed ha coperto spalle preziose nella storia del Milan. Vederlo sulla schiena di un giocatore forte ma che fa del fisico e della imprevedibilità mentale la sua migliore caratteristica, lascia un po’ sorridere.

Se qualcuno mi avesse idealmente interpellato, non avrei esitato nell’assegnarlo ad Antonio Cassano, vero interprete di ciò che deve avere un numero 10 per essere realmente definito tale. Classe, fantasia, tecniche anche quella sregolatezza che lo rendono unico. Antonio è tornato dall’europeo con le stesse certezze con cui ci aveva lasciato: forma perfetta, lucidità mentale e quel tocco magico capace di mandare a rete chiunque. È lui l’elemento chiave che ci è mancato di più nella scorsa stagione, quando cause extra calcistiche ce lo hanno tolto. Non so a che punto arrivi realmente il suo malumore, e se realmente stia pensando di lasciar perdere tutti i suoi sogni solo perché al suo fianco non ci sarà il più grande mercenario della storia del calcio (anche non considerando il trasferimento al PSG si merita comunque questo titolo). Io Fantantonio me lo terrei stretto, strettissimo, e gli affiderei le chiavi del prossimo Milan.

Il 10 alla fine potrà essere anche sulle spalle sbagliate, ma magari sarà un motivo in più per l’uno e per l’altro di dimostrare quello che realmente valgono. Uno con la tecnica, l’altro con la forza fisica: un numero 10 diviso a metà tra due giocatori totalmente diversi. La cosa più importante è che a beneficiarne alla fine sia solo il Milan.

6 commenti

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    • boldi1 il 6 Agosto 2012 alle 09:18

    il sottoscritto lo avrebbe dato a Cassano il 10 ma il barese vuole andare via quindi giusta la decisione della società

  1. Boateng col 10 ci sta bene. E’ di fatto uno dei leader del Milan degli ultimi due anni.

    Piuttosto mi chiedo a chi sarà in mano lo spogliatoio. Se fosse rimasto Ibra sarebbe stato suo. Ora si sentono senatori Bonera e Antonini.

    • fabregas11 il 6 Agosto 2012 alle 12:41

    boateng con il 10 è il segno del declino del calcio italiano…. invidio i cugini che quel numero lo hanno consegnato ad un grande giocatore…

    io l’avrei dato a robinho, ma capisco la scelta di boateng, cosi i tifosi bimbominchia si bagnano e son contenti…

    1. No, il segno del declino semmai è non averlo dato a Ronaldinho per mantenerlo sul cadavere di Seedorf.

    • MILANDOMINAT il 6 Agosto 2012 alle 13:27

    gngngngngngngng, lo senti questo rumore diavolino???

    Sono i lobotomizzati che rosicano…

    GRAZIE PRESIDENTE!!!!!

  2. Penso che il 10 a Kevin Prince sia un segno dei nostri tempi. Ricordo che il 10 in sostituzione di Rivera, infortunato lungodegente nella stagione della prima stella,, venne affidato a Ruben Buriani. Il biondo ferrarese era un centrocampista alla Lodetti(anche se ‘Giuann Basletta’ era più bravo tecnicamente)e forse qualcuno voleva dimostrare che quel Milan necessitava di ‘gregari ‘ che nell’economia della squadra erano utili come e forse più dell’unico vero fenomeno del calcio italiano.
    Boateng ha giocate da campione autentico(goal a San Siro contro il Barcellona). Ritengo che la numerazione data, dal numero 8 al numero 10, indichi la speranza del Milan di rinverdire il trio Gre-No-Li con caratteristiche moderne. Pato non potrà mai accostato a Nordahl così come Nocerino a Liedholm e Boateng a Gren. Vista la pochezza, nelle disponibilità economiche, non ci resta che sognare di rivedere un Busini trasformato in Galliani ed un Trabattoni trasormato in Berlusconi.

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