Pippo Nostro

Certo che però la vita è strana. Chi di voi un anno fa, o anche pochi mesi fa, avrebbe detto che Pippo Inzaghi si sarebbe ritrovato su una panchina, rossonera peraltro, a guidare dei ragazzi nel momento fondamentale della loro crescita calcistica? Proprio in quei momenti in cui un buon allenatore può fare la differenza tra il diventare campioni o restare degli eterni anonimi calcistici.

Da più parti leggo scetticismo su questo nuovo ruolo di Pippo. Roberto Beccantini, in un bell’articolo per Eurosport (link), lo ha definito “un fantastico utilizzatore finale”, riprendendo una definizione che Niccolò Ghedini ha coniato per Berlusconi, ma in altri ambiti al momento poco interessanti.

La voracità con cui Pippo si dedicava alla vittoria, l’ingordigia di gol che lo portava quasi a dimenticarsi del suo compagno d’attacco, la voglia sfrenata con cui si avventava su quei palloni in area piccola, solo all’apparenza possono sembrare caratteristiche che poco si conciliano con il ruolo di “guida”.
In realtà Filippo Inzaghi ha rappresentato, e sono sicuro rappresenterà ancora, un esempio di professionalità difficilmente avvicinabile.
L’ordinario che, nel calcio moderno fatto di starlette e copertine, diventa straordinario. Riso e bresaola per undici mesi, dormire più a Milanello che a casa propria, arrivare in ritiro con qualche giorno d’anticipo, distruggersi il ginocchio e lavorare ad agosto, da solo, per tornare vincitore, anche ad oltre 34 anni, anche quando chiunque altro non ne avrebbe avuto più.

La serietà di Pippo, la capacità di curare il suo corpo mettendolo sempre al servizio della sua professione, la sua voglia di vincere, la sua grinta. Cosa ci può essere di più meraviglioso ed importante da insegnare ad un ragazzo?

Pensateci: nel gioco di Pippo non c’è mai stato egoismo. Agonismo, voglia, cuore, quelle in quantità. Ma la squadra per Pippo era tutto, così come la gente del Milan, dalla quale non è riuscito a separarsi nonostante le offerte importanti e la voglia di fare ancora gol.

Sono certo che Pippo farà gol in altri modi. Le sue esultanze sfrenate partiranno dalla panchina e non più dall’area piccola. E poi Pippo ha in testa un obiettivo. E lo sappiamo cosa succede se Inzaghi ha in mente qualcosa: se la prende.

3 commenti

  1. In prospettiva, se Pippo riesce a trasmettere la metà della sua perseveranza e della sua volontà di migliorarsi sempre, l’idomito ‘scugnizzo piacentino’ potrebbe forgiare ‘piccoli Inzaghi'(senza allussioni alla sua natura di scipafemmine)a sua immagine e somiglianza. Sono molto fiducioso sulle qualità di Pippo come allenatore.

  2. E poi Pippo ha in testa un obiettivo. E lo sappiamo cosa succede se Inzaghi ha in mente qualcosa: se la prende.

    La panchina del Milan?

    1. Magari diventasse allenatore della prima squadra. Io ne sarei felice perchè Pippo ha una fermezza di carattere che pochi hanno. Poi si ispira a Carlo Ancelotti uno dei più grandi allenatori del Milan(altro che allenatore ‘perdente di successo’).

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