Storie di calcio: Milan – Goteborg 4-0 (1992-93)

È il 25 novembre 1992, il Milan riceve il Goteborg nella prima partita della fase a gironi della nuova Coppa Campioni che da questa edizione cambia nome e formula e diventa Champions League. È una partita decisamente squilibrata: i rossoneri sono in pieno ciclo record che li porterà a non perdere in campionato per 58 partite di fila e i campioni di Svezia sembrano poter fare solo la parte della vittima sacrificale. San Siro è affollato da 60 mila rossoneri che sfidano la gelida umidità milanese per applaudire Baresi e compagni. Invece assisteranno ad un match che diventerà storico, cult. Come storico e cult è diventato il film “Le iene” scritto e diretto da Quentin Tarantino che uscì sui grandi schermi proprio quell’ anno. Il 1992 consacrò Van Basten e rese famoso Tarantino, così, in modo tarantiniano, dividiamo Milan – Goteborg in capitoli per rivivere le meraviglie dell’ olandese.

Prologo

Come si diceva è la prima partita del girone di Champions League che comprende anche Porto e PSV Eindhoven. Il Milan torna in Europa dopo una stagione di squalifica dovuta ai fatti del blackout di Marsiglia. Si sta per assegnare il Pallone d’ Oro: Marco è ovviamente il favorito, ma deve comunque riguardarsi dalla concorrenza del bulgaro Stoichkov campione d’ Europa in carica col Barcellona e dai danesi che hanno portato al trionfo europeo la loro nazionale. È, quindi, la sera giusta per iniziare a dimenticare la figuraccia di Marsiglia e per fugare ogni dubbio che pervade la mente dei giurati di France Football. Così, il motto della serata potrebbe essere la frase che Mia Wallace rivolge a Vincent Vega in Pulp Fiction: “E io voglio ballare, voglio vincere, voglio quel trofeo !”.

Capitolo 1: l’ equilibrio precario.

È il minuto 34. Eranio sfrutta una finta di Van Basten e la da subito a Papin che tocca per l’ olandese che ha continuato il suo movimento entrando in area. Marco controlla e viene attaccato da un avversario e dal portiere in uscita. Per ovviare al doppio problema calcia cadendo alzando così la palla che termina sotto l’ incrocio (gol che nella conclusione ricorda quello di Sheva all’ Inter nell’ EuroDerby di ritorno del 2003). Insomma, portiere in uscita più difensore che contrasta, Marco risolve alzando il pallone. Come Mister Wolf in Pulp Fiction: “Sono il Signor Wolf, risolvo problemi”.

Capitolo 2: l’ uomo di Utrecht.

È il minuto 53. L’ uomo di Utrecht ha appena subito fallo in area. Si presenta dai 12 passi per l’ esecuzione. Saltello, tiro e gol, come da prassi. Non un gran rigore: lo incrocia per metterlo alla destra di Ravelli che però intuisce e tocca, ma non abbastanza per respingere. È ancora presto, sempre citando l’ egregio Mister Wolf “non è ancora venuto il momento di farci i pompini a vicenda”.

Capitolo 3: la squadra imbrattata di gol.

(come da intreccio tarantiniano saltiamo direttamente al quarto gol)

È il minuto 62. Il povero Ravelli si vede arrivare nuovamente addosso l’ orda rossonera (“Cristo Dio, questa è proprio una persecuzione!” Mr. White in Le Iene) e quando si trova a tu per tu con Van Basten, che ha approffittato di un’ incursione di Rijkaard, non può far altro che gattonare nel disperato tentativo di togliere il pallone dai piedi dell’ olandese. Ovviamente non ci riesce e esce il poker sulla ruota di Milano. Ordell in Jackie Brown considerava l’ AK 47 il “meglio del meglio”, definizione che si integra a meraviglia con l’ olandese volante.

Capitolo 4: la cilena.

È il minuto 61. Eranio corre giù sulla destra e mette un cross a metà strada tra il dischetto e il limite dell’ area. Van Basten è la sublimazione della coordinazione e compie una rovesciata, infilando la palla alla sinistra di Ravelli. È decisamente la rete più bella di Van Basten in rossonero (secondo la mia personale classifica la terza più bella della carriera, dopo il gol al volo all’ URSS e un’ altra rovesciata al tempo in cui giocava ancora nell’ Ajax) e potrebbe dire ai compagni quello che afferma il tenente Aldo Raine al soldato Ultivich dopo aver inciso la fronte del colonello Hans Land in Bastardi Senza Gloria: “Sai che ti dico Ultivich? Questo potrebbe essere il mio capolavoro!”.

Capitolo 5: l’ epilogo.

Così, il Pallone d’ Oro torna nelle mani di Van Basten e il Milan proseguirà dritto verso la finale di Monaco di Baviera. E la frase di chiusura potrebbe essere presa da Kill Bill vol. 2: “la leonessa si è ricongiunta con il suo cucciolo e tutto va bene nella giungla”, invece una maledetta caviglia e il maledetto Marsiglia ci fanno citare Mickey in Assassini Nati: “È destino. Nessuno può fermare il destino. Nessuno”.

Milan: Antonioli, Tassotti, Massaro, Albertini, Costacurta (67′ Nava), Baresi, Lentini (73′ Simone), Rijkaard, Van Basten, Papin, Eranio.
All. Capello
IFK Goteborg: Ravelli, Johansson, Pederssen, Svensson, Kaamark, Eriksson, Rehn ( 69′ Leksell), Mild, Nilsson, Andersson, Ekstrom.
All. Gustafsson
Arbitro: Van den Wijngaert (Paesi Bassi)
Reti: Van Basten al 34′, 53′, 61′, 62′.

7 commenti

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    • Marchese il 11 Marzo 2016 alle 17:06

    Un tempo mandavamo in campo tre riserve per fare poker in Coppa dei Campioni, ora l’unica coppa che ci tocca è quella del maiale. Qui non si tratta di essere evoluti o involuti, ma soltanto di prendere atto con sano realismo che quello era gran calcio e il nostro attuale una parodia di calcio. Se siamo costretti a scaldarci al fuocherello fatuo di un agognato terzo posto a 30 punti dai ladroni, vuol dire che – come tifosi – ci meritiamo pure questo.
    Quousque tandem, (mettete voi il nome giusto), abutere patientia nostra?

    1. Questo dipende dal calcio italiano, non dal Milan.

    • Marchese il 11 Marzo 2016 alle 20:21

    In generale, sì, ma con delle eccezioni, perché ladroni, riemersi dalla B, hanno impostato una squadra con grande visione italiana ed europea (v. acquisti Vidal e Pogba), stadio di proprietà e management rinnovato. In Italia, c’é poco da fare, dettano legge e all’estero si stanno creando un profilo adeguato. Anche quest’anno, in Champion’s mangeranno solo coppa di maiale (probabilmente di allevamento tedesco), ma ogni anno sono lì.
    Noi, che eravamo nettamente avanti a loro, sono quattro anni che cincischiamo tra il terzo e il nono posto.
    E’ sempre colpa degli allenatori?
    Diceva bene Totò: “Ma mi faccia il piacere!”.

  1. Bell’articolo, Al Diavolo. Bello davvero e riconciliante. Scrivi piu’ spesso.

  2. Posso solo dire che io quella sera c’ero e ho visto il migliore attaccante del mondo mostrarci tutto il suo repertorio.

  3. Quella sera c’ero anch’io e adesso mi sono rimasti solo quei ricordi…

    • sadyq il 12 Marzo 2016 alle 23:25

    La maggior parte della gente non ha nemmeno quelli. State sempre a lamentarvi!

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