Storie di Mondiale: la rivincita di Ronaldo (2002)

Japan 2002Il Giappone, finora, calcisticamente lo si vedeva in TV una volta l’anno – più precisamente a dicembre quando una squadra Europea, spesso il Milan, andava da quelle parti a giocarsi la coppa intercontinentale in gara secca. E’ il mondiale in Asia, il mondiale che in Europa si vede tra il mattino e il primo pomeriggio a causa dei differenti fusi orari. Un mondiale che quindi sarà fuori dagli schemi non solo fuori dal campo: non saranno pochi i risultati a sorpresa che si verificheranno nell’edizione 2002, la prima organizzata da due paesi diversi, formula che si ripeterà per gli Europei 2008 e 2012. La favorita del mondiale è ovviamente la Francia – e non solo poiché detentore del titolo – ma perché a quel titolo ha dato seguito vincendo prima gli Europei del 2000 poi la Confederations Cup 2001 andando prima a sconfiggere ancora il Brasile, in semifinale, quindi battendo il Giappone padrone di casa con gol di Vieira nella finale di Yokohama.

Il mondiale francese sarà però un calvario – e lo si capisce già quando nell’amichevole pre-mondiale contro la Corea del Sud si ferma Zinedine Zidane. Il 31 Maggio va in scena quindi contro il Senegal, esordiente assoluto al mondiale, una delle gare d’apertura più pazze che la storia del calcio ricordi, l’ultima che vede in campo i campioni del mondo in carica dato che la FIFA ha appena cambiato il regolamento togliendo a questi la qualificazione diretta al mondiale. Da Germania 2006, quindi, la gara di apertura riguarderà non più la squadra campione in carica ma quella ospitante – ma questa è un’altra storia. Il Senegal, infatti, non è la classica squadra dell’Africa nera: da quelle parti, infatti, i francesi ci sono stati facendo del paese una delle loro roccaforti per quanto riguarda la tratta degli schiavi – i loro pronipoti hanno quindi un’occasione unica. Perché il Senegal che va in campo quel 31 maggio è composto quasi unicamente di giocatori col doppio passaporto, giocatori francesi che vivono in francia e giocano nel campionato francese. Una rivincita, più che una partita. Una rivincita che il Senegal si prenderà andando a vincere per 1-0.

Per il Senegal è la storia, per la Francia è solamente l’inizio di un incubo. Lemerre, infatti, fa lo stesso errore che farà Lippi in Sudafrica portando un blocco ed un gruppo che ormai non aveva più niente da dare. E come accadrà l’Italia quattro anni dopo la Francia andrà fuori al girone, insieme ad uno degli Uruguay più scarsi della storia del calcio. Il Senegal infatti tiene pareggiando con l’Uruguay e passando il turno ma il girone lo vincerà la Danimarca battendo sia i Francesi, sia i Sudamericani trascinata dai quattro gol di Jon Dahl Tomasson appena acquistato dal Milan a parametro zero. Lo rivedremo a Manchester, tra un anno, con la coppa dei campioni in mano.

Altri gironi: la Spagna è in uno stato di forma straordinario. Il Real Madrid ha appena vinto la sua terza coppa dei campioni negli ultimi cinque anni, la nona in totale – una di queste, quella del 2000, battendo il Valencia in finale. Segna nove reti e totalizza nove punti vincendo il girone a punteggio pieno – alle sue spalle si qualifica il Paraguay di Cesare Maldini che riesce ad ottenere tre decisivi punti nella gara contro la Slovenia col Sudafrica che esce per numero minore di gol fatti a parità di differenza reti. Tutto facile anche per il Brasile che davanti ha un talento incredibile – davanti giocano Ronaldo, Rivaldo e Ronaldinho: un trio d’attacco, potenzialmente, tra i più forti di sempre – un trio d’attacco che ha in comune l’essersi formato in quella incredibile fucina di talenti che è il Barcellona ed essere venuti a svernare nella Milano Rossonera. A proposito di Milan, nella terza partita del girone, quella della Costa Rica, esordirà in gare ufficiali col Brasile un ragazzino di 20 anni – gioca nel San Paolo, indossa la 22, il suo nome è Kakà. Non è destinato a scrivere la storia di questo mondiale, ma gli dei del calcio, per lui, hanno già scritto un destino radioso.

Nel girone E c’è la Germania di Ballack che esordisce con un secco 8-0 all’Arabia Saudita, ancora oggi scarto record in un mondiale. I tedeschi sono reduci dalle esperienze deludenti di ’94 e ’98 e arrivano a questo mondiale con tre giocatori su tutti: Oliver Kahn, per distacco il miglior portiere del mondiale, la stella Ballack ed un bomber come Klose che segna nel girone i suoi primi cinque gol della carriera mondiale cercando, 12 anni dopo, a Brasile 2014, quel gol che gli permetterebbe di pareggiare il record di Ronaldo. Oltre alla Germania passa anche l’Irlanda, al secondo posto mentre oltre agli Arabi esce il Camerun di un giovanissimo Samuel Eto’o a segno nella gara di Saitama, proprio contro i verdi del golfo Persico. La prima sorpresa del mondiale arriva nel gruppo F dove l’Argentina viene mandata a casa dall’Inghilterra che schiera in mezzo al campo un giocatore meraviglioso come David Beckham – anche lui lo abbiamo visto al Milan, seppur per poco tempo. L’Argentina del 2002 davanti sarebbe una gran bella squadra con due giocatori “italiani” come Crespo e Batistuta la davanti – di fatto, però non riesce ad affermarsi in questo mondiale venendo eliminata dalla Svezia. All’appello mancano quindi i gironi dei padroni di casa che, notoriamente, godono almeno nella prima fase di punti bonus derivanti dall’entusiasmo del pubblico. La Corea del Sud passa con punti sette – tre col Portogallo, tre con la Polonia, uno contro gli Stati Uniti. Il Portogallo è quindi la prima vera grande esclusa di questo mondiale. Sette punti anche per il Giappone in un girone più agile con Russia, Belgio e Tunisia – sono i belgi a passare alle spalle dei giapponesi arrivando a vincere un vero e proprio spareggio coi russi, di fatto anch’essi a casa anzitempo.

E poi ci siamo noi. L’Italia arriva a questo mondiale dopo la sconfitta di Rotterdam contro la Francia nella finale del 2000 – Zoff si è dimesso in aperta polemica contro alcune dichiarazioni di Berlusconi sulla sua condotta tattica e la panchina della nazionale è stata affidata a Trapattoni. L’italia domina il proprio girone di qualificazione ottenendo sei vittorie e due pareggi in otto gare ed entrando, insieme a Francia e Brasile, nell’urna delle naturali favorite. Il gruppo però non è unito: intanto in porta non c’è più Toldo, ma Buffon e l’interista non la prende per niente bene – Del Piero viene utilizzato fuori ruolo come centrocampista esterno e Vincenzo Montella viene panchinato in favore di Pippo Inzaghi. Ah, ai mondiali non c’è Roberto Baggio, lasciato a casa in aperta polemica col CT così come viene lasciato a casa Dario Hubner, capocannoniere, con 24 gol, del campionato appena concluso. Vinciamo la gara d’esordio contro l’Ecuador ma i problemi cominciano già dalla seconda gara contro la Croazia. Ci facciamo rimontare e perdiamo 2-1 (sarebbe 2-2 perché Inzaghi segna ma gli viene fischiato contro un fallo inesistente) arrivando alla terza partita, contro il Messico, con l’obbligo di dover vincere per essere sicuri di passare. Non solo non vinciamo, ma andiamo sotto e pareggiamo solamente con Del Piero a dieci minuti dalla fine e veniamo graziati dal sorprendente risultato dell’Ecuador che batte la Croazia. C’è un problema: passiamo come secondi quindi ci dobbiamo spostare dal Giappone alla Corea e, per di più, giochiamo contro i padroni di casa.

A Seoul si apre quindi con una pericolosissima coreografia “Again 1966” l’ottavo di finale più caldo, quello tra Corea ed Italia. Pericolosa perché nel 1966 a battere l’Italia era stata l’altra Corea, quella del nord, ed i rapporti tra cugini non sono, come dire, idilliaci. Sei minuti e l’Italia rischia di andare sotto con un calcio di rigore per i coreani che Ahn sbaglia tirando fuori – ci svegliamo ed andiamo in vantaggio con Vieri che mette in rete una palla invitante di Totti. Poco dopo Tommasi si mangia il 2-0 sempre su assist del pupone, insomma l’Italia è 1-0 ma sembra padrona assoluta del campo. Non sarà, purtroppo, così nella ripresa. L’Italia arriva a due minuti dai quarti di finale. Due maledettissimi minuti, quelli che consentono a Park e Ahn di imbastire l’azione che porterà al pari Seol Ki-Hyeon. Supplementari. Come nel 1998 è in vigore il Golden Goal – chi segna per primo vince la partita. Partita che cambia quando Totti viene atterrato in area coreana – sarebbe rigore per l’Italia ma il signor Byron Moreno vede una simulazione e caccia per secondo giallo il numero 10. E’ il tracollo mentale che porterà a 4 minuti dalla fine al gol di Ahn che eliminerà gli azzurri non senza polemiche: in patria vengono chieste le dimissioni di Trapattoni che, invece, rimarrà saldo in panchina fino all’Europeo 2004. Byron Moreno viene invece escluso dalla FIFA, sarà radiato per corruzione in seguito all’assegnazione di 12 minuti di recupero nella partita tra Barcellona e Guayaquil per far pareggiare gli ospiti dopo essersi candidato alle elezioni nel paese locale. Finirà arrestato, il 21 Settembre 2010, all’aeroporto John Fitzgerald Kennedy di New York mentre cercava di entrare in USA con 6 kg di eroina nelle mutande. Viene condannato a 2 anni e 6 mesi – ne sconta uno e poi viene estradato in Ecuador. Ancora oggi, se cerchiamo un arbitro sinonimo di malafede, la prima faccia che viene in mente ad ogni italiano è la sua.

Altri campi: il sogno della Danimarca si spezza immediatamente agli ottavi di finale. Sconfitti 3-0, senza appello, dall’Inghilterra. Il Brasile si sbarazza del Belgio con Rivaldo prima ed il solito gol di Ronaldo poi. La Turchia elimina il Giappone, la Germania riesce a spezzare solo alla fine il muro del Paraguay. Gli USA si sbarazzano del Messico con gol di McBride e Donovan mentre dopo Italia-Corea la partita più avvincente è senza ombra di dubbio quella tra Spagna ed Irlanda con gli spagnoli che vanno in vantaggio subito con Mendieta ma vengono ripresi all’ultimo minuto da Keane e vengono graziati dalla lotteria dei rigori. (Chi non si ricorda Camacho in quel mondiale e la sua proverbiale camicia dall’ascella pezzata?).

Quarti di finale: quattro partite, quattro tipologie di gare diverse, quattro esiti diversi. La Germania vince anche contro gli Stati Uniti. 1-0, gol di Ziege. Non sono spettacolari, sono terribilmente pratici, sono sostanzialmente tedeschi. E i tedeschi, ormai lo sappiamo, nelle prime quattro ci arrivano più o meno sempre. La favola del Senegal si spegne invece ai supplementari contro la Turchia quando viene levato un inguardabile Hakan Sukur, trascinatore dei turchi fino a quel momento, per dar spazio a Ilhan Mahsiz che segnerà il gol decisivo. La Corea passa con la Spagna e passa ancora una volta grazie alle solite decisioni arbitrali sostanzialmente discutibili – viene annullato un gol regolare a Morientes perché secondo l’arbitro, un egiziano, la palla è uscita sul cross di Joaquin. Così, però, non è. I coreani fanno 5/5 ai rigori: è la prima semifinale della loro storia. Due grandi, una contro l’altra, erano invece in campo nello scontro tra Brasile ed Inghilterra: il miglior attacco contro la miglior difesa. Gli inglesi vanno in vantaggio con Owen – pareggia Rivaldo e la partita la decide poi una punizione di Ronaldinho. Una di quelle che non si possono raccontare, ma solo vedere. E rivedere.

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Un peccato per quell’Inghilterra che tecnicamente, forse, aveva le carte in regola per arrivare fino in fondo. In semifinale incontra ancora la Turchia che è stato l’avversario che più lo ha messo in difficoltà nei gironi: 2-1 con una simulazione netta di Rivaldo. Dall’altra parte la Germania incontra la miracolata Corea del Sud: due esordienti contro due veterane. Finiscono entrambe per 1-0: per la Germania segna Ballack, per il Brasile Ronaldo. La Corea del Sud si scioglie come neve al sole terminato il bonus arbitrale che l’aveva portata fin qua. La Turchia, invece, si difende meglio – non subivano gol da tre partite ma la legge di Ronaldo colpisce ancora. Ballack e Ronaldo sono, in fondo, anche i due volti di questo mondiale: il primo ha perso campionato all’ultima giornata, coppa di Germania e Champions League in finale. L’altro si è limitato solo al campionato, ce lo ricordiamo in panchina, a piangere, il 5 Maggio 2002 in quel Lazio-Inter ma con la finale dei mondiali ha un conto aperto da quattro anni.  

Il 30 giugno 2002, a Yokohama, si affrontano i due 3-4-3, quello tedesco e quello brasiliano. Se i verdeoro erano comunque favoriti, almeno sulla carta, sulla Germania in quel mondiale non ci aveva scommesso proprio nessuno: erano arrivati ai mondiali per il rotto della cuffia vincendo uno spareggio contro l’Ungheria. I tedeschi non sono forse stati belli, ma sono stati terribilmente efficaci e sicuramente solidi dietro – ma il Brasile è sempre il Brasile. La Germania lo contiene sullo 0-0 per tutto il primo tempo, bloccando i terzini Cafù e Roberto Carlos. Nel Brasile Ronaldinho rifornisce Ronaldo di palle gol in continuazione ma il fantasma di 4 anni prima aleggia ed il fenomeno si divora il gol del vantaggio. Come spesso accade, in una partita brutta, la decide o una grande giocata o un grande errore. Ed in questo caso, l’errore, è quello di Oliver Kahn che con una papera serve la palla sui piedi di Ronaldo. 1-0. La Germania si sbilancia mettendo dentro anche Bierhoff, poi Ziege e Asamoah ma Ronaldo servito da Gilberto Silva al 79° insacca il raddoppio. 2-0. Cafù può alzare la coppa, perchè il Brasile è campione del mondo per la quinta volta.