Storie di Mondiale: Deutschland Uber Alles (1974)

Screen shot 2010-04-28 at 08.37.23Per capire questo mondiale bisogna andare indietro di due anni. Più precisamente al 5 settembre 1972: a Monaco ci sono le olimpiadi. 8 terroristi palestinesi irrompono nella palazzina numero 31, quella dove soggiorna la squadra olimpica Israeliana. 9 atleti e l’allenatore della squadra di lotta libera perdono la vita. Quell’olimpiade mise alla luce quindi il pericolo di terrorismo in Europa oltre all’inadeguatezza, in quella occasione, degli oltre 17.000 agenti tedeschi presenti a Monaco – proprio per questo i mondiali del 1972 sono contrassegnati prima di tutto da misure di sicurezza, anche eccessive. La Germania vuole mostrare tutta la sua macchina organizzativa. E lo farà con successo.

E’ il mondiale dei cambiamenti: non si chiama più “campionato” ma “coppa” del mondo perché anche il trofeo non è più lo stesso. La Coppa Rimet se l’è aggiudicata definitivamente il Brasile, quattro anni fa, nella finalissima dell’Atzeca. E’ una coppa in oro massiccio: 36 centimetri di altezza per 5 chili di peso e l’ha fabbricata un’oreficeria di Paderno Dugnano, vicino a Milano. Ed è la coppa che ancora oggi alza al cielo il capitano della squadra campione del mondo. E continuerà a farlo poiché, a differenza della Coppa Rimet, non sarà assegnata definitivamente a chi la vincerà tre volte. Cambia anche la formula: le televisioni vogliono più partite e così la fase ad eliminazione diretta viene sostituita con altri due gironi da quattro squadre ognuno con le prime di ogni girone vanno in finale.

Tra le 16 qualificate al mondiale, oltre al Brasile e alla Germania Ovest, troviamo per l’Europa la Germania Est, il Brasile, la Jugoslavia, la Scozia, i Paesi Bassi, la Svezia, la Bulgaria, la Polonia e l’Italia. Per il Sudamerica troviamo il Cile (che andrà al mondiale poiché l’URSS si rifiuterà di andare a giocare il ritorno dello spareggio in sudamerica), l’Argentina e l’Uruguay. Completano il quadro Haiti per il Nordamerica e lo Zaire per l’Africa – al mondiale arriva, infatti, per la prima volta anche una squadra africana. Tra queste alla prima partecipazione c’è l’Olanda – gli arancioni sono infatti riusciti ad eliminare il Belgio per differenza reti e qualificandosi al mondiale come favoriti. Ai mondiali del 1974, infatti, si arriva sì col Bayern Monaco campione d’Europa in carica, ma l’Ajax di Johan Cruijff ha vinto le tre edizioni precedenti della coppa dei campioni. Quell’Ajax l’allenava Rinus Michel, che sarà proprio sulla panchina olandese in questo mondiale.

Ai mondiali ci siamo anche noi e, sulla carta, siamo anche una delle favorite. Siamo vice-campioni uscenti e nel pre-mondiale abbiamo battuto due volte l’Inghilterra, di cui una a Wembley, ed anche il Brasile campione del mondo del carica. A Giugno però le cose non sembrano andare come crediamo: l’Italia prima pareggia due volte per 0-0 contro Germania Ovest e Austria nelle amichevoli, poi al girone va addirittura sotto con Haiti, la cenerentola del mondiale. Rivera aggiusta le cose, vinciamo 3-1 ma pareggiamo la successiva partita con l’Argentina che aveva perso contro la Polonia. Basterebbe pareggiare l’ultima – potremmo addirittura perderla, se arrivassero buone notizie da Monaco, dove l’Argentina è impegnata contro Haiti. La partita, infatti, la perdiamo per 2-1 e dall’altro campo non arrivano le notizie sperate poiché l’Argentina batte Haiti per 4-1. Un gol in più degli azzurri, quello che li condanna per differenza reti.

L’Olanda invece nel suo gruppo parte bene: 2-0 all’Uruguay e 4-1 alla Bulgaria. Riesce a fermarli solamente la Svezia, in una gara finita 0-0 ma dove l’Olanda colleziona almeno 10 palle gol. Le dinamiche interne alla squadra, però, non sono ancora del tutto chiare. Crujiff ha una personalità forte, fortissima e si impone come fosse un allenatore in campo con gli ex-compagni che però mai gli hanno perdonato il passaggio dall’Ajax al Barcellona. A farne le spese sarà Piet Keizer che verrà sacrificato per far spazio a Rob Rensenbrink. Passa il turno anche la Svezia, grazie a due pareggi per 0-0 e alla vittoria con la Bulgaria.

Nel gruppo B c’è il Brasile: un Brasile che deve affrontare prima di tutto un’assenza importante poiché dopo 77 gol in 92 partite, a soli 31 anni, il 18 luglio 1971 Pelè ha lasciato la nazionale. Il Brasile è comunque campione in carica e arriva alla rassegna del 1972 in grande stile. Ha organizzato un mini-mondiale nel 1972 per festeggiare i 150 anni dall’indipendenza e l’ha vinto per 1-0 col Portogallo. Nella Tourneé europea del 73 gioca 9 incontri e ne perde uno solo – quello con l’Italia di cui abbiamo parlato prima. Al mondiale però stecca: due 0-0 contro la Jugoslavia nel match d’apertura e contro la Scozia. Arriva a giocarsi la qualificazione contro lo Zaire sapendo che per passare gli servono tre gol – tre gol che fortunatamente realizza.

E poi c’è la Germania Ovest. E’ la grande favorita e arriva coi crismi del pronostico: non solo il Bayern è campione d’Europa, ma vincerà altre due Coppe dei Campioni dopo questo mondiale. E poi hanno appena vinto l’Europeo del 1972. Le prime partite, però, non vanno bene: vincono di misura col Cile con una botta da fuori area. Dominano la cenerentola Australia – che concluderà il mondiale senza segnare una rete – ed arrivano a giocarsi il primo posto contro la Germania Est. Perdono 1-0 ma si rivelerà un vantaggio: la Germania Ovest, infatti, finisce seconda e lascerà alla Est il girone con Brasile, Argentina ed Olanda andandosi ad accoppiare con le più abbordabili Polonia, Svezia e Jugoslavia.

Non c’è però molta differenza tra i due raggruppamenti: ci sono due squadre che sono decisamente superiori al resto della compagnia. Brasile ed Olanda da una parte, Polonia e Germania dall’altra. Ed entrambe arrivano a giocarsi la finale all’ultima giornata facendo diventare le loro due partite due semifinali de facto. A Dortmund si incontrano quindi il 3 luglio Olanda e Brasile in una partita che sostanzialmente è chiusa per la prima mezz’ora ma vede l’Olanda avere in mano il pallino del gioco. Al 50′ minuto Crujiff batte in area a pallonetto una punizione che trova Neeskens. Tiro al volo e Neao battuto. E’ 1-0. Crujiff segna il raddoppio 10 minuti dopo – è forse più di un semplice gol: è il gol che certifica la fine di un dominio durato 16 anni in cui i verdeoro hanno portato a casa tre mondiali su quattro. E come spesso accade con i sudamericani in queste occasioni, la partita finisce in rissa. L’altra partita si gioca in contemporanea a Francoforte: è una partita pesante perché sul terreno ha appena piovuto. L’eccellente lavoro dei tedeschi drena un campo che altrimenti sarebbe stato considerato impraticabile – un campo che però avvantaggia i polacchi. E’ una partita difficile in cui la Germania arriva ad ottenere un calcio di rigore che Hoeness sbaglia tirando in bocca a Tomaszewski. La risolve Gerd Muller, al 74°, con un gol alla Muller. Uno di quelli che nel calcio sono capaci di fare solo due persone: lui e Pippo Inzaghi.

Il 7 Luglio 1974 va in scena a Monaco di Baviera (Berlino Ovest aveva ospitato delle partite, ma per la finale si optò per il nuovissimo stadio del 1972) la finale tra le due grandi favorite. L’Olanda arriva in finale con 14 gol fatti e 6 subiti, la Germania, invece, con soli 11 gol fatti ma solo 3 subiti – non ci vuole un diploma di categoria per capire come sarà l’andazzo della partita. Si parte alle 16 – tutto pronto, o forse no: l’arbitro, infatti, un macellaio di Wolverhampton che risponde al nome di Taylor, si accorge che manca un elemento fondamentale per iniziare la contesa. E così, di fronte ad 80.000 spettatori e una trasmissione TV in tutto il mondo la finale comincia con i raccattapalle che di corsa mettono al loro posto le bandierine dei calci d’angolo.

L’Olanda parte fortissimo: è forse l’azione più famosa della storia del calcio. Dopo 70 secondi vanno già in vantaggio con un calcio di rigore – il primo assegnato nella storia delle finali mondiali. E vanno in vantaggio senza aver mai fatto toccare palla ai tedeschi. Qui forse l’Olanda ha perso la partita permettendosi di irridere la Germania Ovest per una ventina di minuti con una melina, quasi irriverente. La Germania reagisce, al 26′ Holzenbein ruba palla ad un difensore olandese e viene atterrato in area. Altro rigore. Non erano mai stati assegnati rigori in una finale mondiale, Taylor in 26 minuti ne dà addirittura due. 1-1. La Germania è salva e a questo punto comincia a crederci: al 43° Muller segna un altro dei suoi gol – quello che permette a Beckenbauer e compagni di alzare al cielo la seconda coppa.

Si dice che quell’Olanda forse fosse più forte di quella Germania ma è un’analisi che personalmente non mi trova d’accordo. Per vincere un mondiale c’è prima di tutto bisogno di una solidità difensiva che quell’Olanda non aveva. C’era bisogno di uno spogliatoio unito e quella Germania lo aveva più di quella Olanda. Di certo il mondiale si gioca in un periodo che a livello europeo coincide con il passaggio ai vertici tra il calcio olandese e quello tedesco. Probabilmente quell’Olanda avrebbe potuto vincere altri mondiali – è stata sfortunata a trovarsi contro una Germania veramente solida, in crescita e soprattutto paese ospitante. Quel giorno l’Olanda imparò a proprie spese una lezione che vale ancora oggi, per tutti: mai prendersi gioco dei tedeschi in una rassegna internazionale.