Storie di Mondiale: Didì, Vava, Pelè, Garrincha (1958)

1958_SVEZIADopo l’edizione del 1954, organizzata dalla FIFA stessa, si rimane in Europa visto il valore celebrativo della precedente: l’onere e l’onore di organizzare la manifestazione tocca alla Svezia che si qualifica, quindi, insieme alla Germania campione in carica. Potrebbe essere il secondo mondiale buono per assegnare la coppa Rimet ma così non sarà: le due squadre bi-campioni del mondo, ovvero Uruguay ed Italia sono infatti entrambe assenti. L’uruguay ha perso – e ha perso male – la gara contro il Paraguay per 5-0 mentre all’Italia è andata ancora peggio: eliminata dall’Irlanda del Nord 2-1 a Belfast. Una catastrofe che nessuno poteva prevedere visto che il calcio Italiano sta attraversando, tutto sommato un buon momento: tre anni prima è stata istituita la Coppa dei Campioni ed il Real Madrid ha vinto tutte e tre le edizioni sinora disputate. Ma due squadre italiane hanno saputo raggiungere la finale: Fiorentina e Milan.

L’Italia si presenta a Belfast il 4 dicembre 1957 per giocare contro la rappresentativa locale. Ma l’arbitro non arriverà mai: una nebbia fitta quel giorno bloccò tutti i voli sulle isole di sua maestà. La partita si gioca lo stesso, come amichevole, e finisce col risultato di 2-2. Un risultato che la FIGC si batte per non far riconoscere: si ripete il 15 Gennaio del 1958 con l’Italia che nel frattempo ha battuto il Portogallo: la gara è quindi decisiva. In quell’Italia, tra l’altro, l’attacco è formato da Alcides Ghiggia e Juan Alberto Schiaffino – non due omonimi ma proprio i due Uruguagi autori del maracanazo di otto anni prima: non è bastato, però, a superare i nordirlandesi che si impongono per 2-1 e si trovano tra le prime 16. Beffa delle beffe, il 2-2 di un mese prima avrebbe qualificato l’Italia.

Germania, Svezia, Irlanda del Nord, Paraguay… e poi? E poi le grandi favorite ci sono tutte: c’è l’Ungheria, sconfitta dai tedeschi quattro anni prima, c’è l’URSS, c’è la Cecoslovaccchia e c’è l’Inghilterra. Per la seconda volta dopo l’edizione del 1930 i gironi sono all’Italiana: due punti a vittoria, uno a testa in caso di parità ma, soprattutto, rispetto a quanto accaduto quattro anni prima le teste di serie non sono escluse dallo scontro contro loro stesse. Niente differenza reti: in caso di parità si terrà quindi uno spareggio. Sarà necessario per tre gironi su 4.

Nel gruppo A ci sono Germania, Cecoslovacchia, Argentina, Irlanda del Nord. La Germania si libera facile dell’Argentina – poi pareggia le due gare successive. L’Argentina batte l’Irlanda del Nord ma perde – e male – contro la Cecoslovacchia. Gli Irlandesi, però, hanno battuto i Cechi alla prima giornata: è spareggio. Vincono ancora gli Irlandesi, per 2-1 dopo i tempi supplementari. E’ la sorpresa dell’Irlanda ma è soprattutto il fallimento argentino che si era presentato a questo mondiale con lo Slogan “Somos le mejores du Mundo” – siamo i migliori del mondo. Nel Gruppo B ci sono Francia, Yugoslavia, Paraguay e Scozia: la sorpresa in questo gruppo arriva dalla Francia che riesce ad eliminare gli scozzesi battendoli all’ultima giornata.

La più grande sorpresa è forse nel gruppo C dove esce l’Ungheria ed esce per mano dei padroni di casa della Svezia: i vice-campioni del 54, forse una delle squadre più forti di sempre sono ormai un lontano ricordo. A mandare allo spareggio col Galles i Magiari è Kurt Hamrin uno Juventino in prestito al Padova – ne risentiremo parlare tra cinque anni: vincerà la coppa campioni nel Milan di Nereo Rocco. Allo spareggio agli Ungheresi non va meglio: sconfitta 2-1 contro il Galles di John Charles. Tre federazioni su quattro sono agli ottavi. E l’Inghilterra? L’Inghilterra non ce la fa. E’ sicuramente il gruppo 4 il girone di ferro: ci sono Brasile, Inghilterra ed Unione Sovietica: l’URSS è una delle squadre più forti di sempre – ci gioca Lev Jascin, l’unico portiere della storia del calcio ad aver vinto il pallone d’oro. L’Inghilterra è forte, ma gli mancano dei giocatori importanti: il 6 Febbraio 1958, infatti, il Manchester United tornava a casa dopo essersi qualificato per le semifinali di Coppa dei Campioni, l’Aereo fece scalo a Monaco per rifornirsi ma non riuscì più a decollare andandosi a schiantare contro delle abitazioni. Sono le 3.04 – quell’ora è riportata oggi sull’orologio che campeggia a Old Trafford.

La prima giornata va come deve andare: Brasile batte Austria con due reti di Altafini, Urss ed Inghilterra pareggiano. Anche la seconda giornata non fa eccezione: le due favorite si annullano col Brasile viene fermato dagli Inglesi mentre l’URSS ha battuto, come da copione, gli Austriaci. Agli inglesi basterebbe battere l’Austria il cui tabellino cita gol subiti cinque, gol fatti zero. Finirà 2-2 e si andrà allo spareggio con l’URSS. E stavolta vincono i sovietici. I quarti prevedono quindi nella parte alta Francia contro Irlanda del Nord e Brasile contro Galles mentre nella parte bassa la Svezia affronta l’URSS e la Germania Ovest affronta la Jugoslavia.

Il Brasile si presenta alla prima partita con Gilmar; De Sordi Bellini Orlando Nilton Santos; Dino Didi; Joel Altafini Dida Zagalo: 4-2.4. Dida è il primo sostituito da Feola – con l’Inghilterra subentrerà Vavà, centravanti del Vasco de Gama. L’insuccesso in quella gara farà il resto: Didi, Nilton, Santos e Bellini chiedono all’allenatore di inserire in squadra Pelé, Garrincha e Zito. Con l’Unione Sovietica Feola li accontenta e il brasile scende in campo con Gilmar;  De Sordi  Bellini
Orlando Nilton Santos; Zito Didi; Garrincha Vavà Pelé Zagalo. I primi cinque minuti di quella partita passeranno alla storia: il Brasile crea 3 occasioni in 120 secondi trovando il vantaggio e i sovietici, praticamente, non la vendono mai: produrranno 12 palle gol.

Col Galles agli ottavi per il Brasile è ancora più facile: John Charles è squalificato, Altafini nel brasile sostituisce Vavà: il gol decisivo lo segna un ragazzino di 17 anni, Edson Arantes Don Ascimiento – meglio noto come Pelè. Il gol non è stilisticamente dei più belli – ma lo stop con cui si libera del difensore evidenzia capacità di palleggio notevoli: Pelè sa già dove andrà la palla ancora prima di averla tra i piedi. Sugli altri campi continua la marcia trionfale della Svezia che batte anche l’URSS, la Germania elimina la Jugoslavia mentre la Francia nel derby tra le “sorprese” batte 4-0 l’Irlanda del Nord. La brutta notizia è che affronterà il Brasile.

Il Brasile del 1958 nasce proprio in questa partita: Feola rimette Vavà e vara definitivamente il 4-2-4: 4 difensori sulla linea dei terzini che mancano a zona, due centrocampisti – un interno e un laterale a sostegno – quattro attaccanti: due esterni e due centravanti: Vavà e Pelè. La partita inizia come è iniziata contro l’Unione Sovietica: 2 minuti e il Brasile è già in vantaggio. Finirà 5-2 coi verdeoro che arriveranno anche sul punteggio di 5-1 con Pelè che sale in cattedra nel secondo tempo e realizza una tripletta. In finale ci arriva la Germania? No, in finale ci arriva la Svezia che giorno dopo giorno in questo mondiale si è scoperta una grande squadra: oltre al già citato Hamrin c’è un grosso blocco del campionato italiano che comprende Gren, Gustavsson, Mellberg, Skoglund e – soprattutto – un centrocampista con alle spalle 11 anni di esperienza nel Milan. Il suo nome è Nils Liedholm.

Si arriva così al 29 Giugno del 1958, Rasunda Stadum, Stoccolma. La Svezia va addirittura in vantaggio dopo 4 minuti ed è proprio Liedholm a segnare il gol. E i brasiliani cominciano a rivivere i fantasmi di otto anni prima. A togliere le castagne dal fuoco ci pensa Garrincha che serve Vavà – è 1-1 al 15′. A far passare in vantaggio il Brasile non può non essere Pelé: il gol è un’altra perla del brasiliano. Stop, sombrero a Gustavsson e bomba alle spalle di Svensson. La partita finirà 5-2 ma la torcida brasiliana, seppur con 8 anni di ritardo, può cominciare già dopo quel gol. E non si fermerà al mondiale del 1958.

3 commenti

  1. La partita finirà 5-2 ma la torcida brasiliana, seppur con 8 anni di ritardo, può cominciare già dopo quel gol. E non si fermerà al mondiale del 1958.

    Prima o dopo ci doveva essere qualcosa in cui non concordare con te.
    Purtroppo quei campioni e quella squadra, immortale ed inarrivabile, non ha più avuto alcun seguito(ma tu sei giovane e non hai vissuto dal vero l’epopea brasilera). Solo il Milan di Sacchi, con modulo diverso e più difensivista, ha rappresentato una rivoluzione calcistica culturale comparabile a quella inimitabile, almeno sin ad oggi, di quella squadra verdeoro. Una squadra che giocava un calcio ‘paradisiaco’ che purtroppo nessuno è mai più riuscito a riproporre.
    Questo, oltre alla grande stima ed ammirazione per Rivera, erano le uniche opinioni che condividevo nelle tesi dello scomparso giornalista toscano:Franco Rossi.
    Tesi che potrai trovare tra le righe dei suoi scritti, oltre a rivederti il percorso, attraverso i filmati d’epoca, dove quella grande venne sostanzialmente fermata da una vigliaccata ordita, nel mondiale del 1966 giocato in Inghilterra. Il Brasile,che era stato campione del mondo nel 1958 e nel 1962, recriminò per gli arbitraggi (contro la Bulgaria arbitrata dal tedesco Kurt Tschenscher, nelle gare contro Ungheria e Portogallo arbitrate dagli inglesi Ken Dagnall e George McCabe) in cui non vennero sanzionati molti falli( terribile e da codice penale quello di un bulgaro ai danni di Pelè) fatti a danno dei giocatori chiave verdeoro.

    • LaPauraFa80 il 28 Maggio 2014 alle 12:52

    Mentre gli adepti del coglione di Buffa continuano a raccontare storie di cui non sanno una minchia e a noi non ci fotte un cazzo, si sta consumando la madre di tutte le pagliacciate al nostro Milan.

    Chissà quando la Superpippa verrà presentata, quale oscena pantomima andrà in onda.

    Giornalisti cani con la lingua di fuori a leccare l’amministratore pelato e la Superpippa che parlerà dei suoi numeri in Champions. PUAH!

    Si è messo in croce Seedorf sotto l’aspetto UMANO e non quello SPORTIVO, peccato che la Superpippa sia una delle persone più egoiste, autoreferenziali e scorrette di questo pianeta, ma verrà dipinto come un santo.

    • LaPauraFa80 il 28 Maggio 2014 alle 12:53

    Per cui

    SUPERPIPPA INZAGHI NON E’ IL MIO ALLENATORE

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