Storie di Mondiale: Deutschland über alles (1954)

sui 1954

Dopo tanto peregrinare per il mondo (in Europa come in America), la FIFA decide di organizzare il Mondiale “a casa propria”: nasce così la quinta edizione del Mondiale, l’unica disputata in Svizzera. Il vecchio continente torna a farla da padrone: delle 16 squadre partecipanti, ben 12 sono europee, con tre americane (Brasile, i campioni uscenti dell’Uruguay, e Messico) e la Corea del Sud, unica asiatica ma non la prima nella storia, visto che l’Indonesia –all’epoca colonia olandese- aveva partecipato al Mondiale del 1938. Formula tutta particolare per i gironi, che oggi non sarebbe considerata corretta; ogni squadra affrontava solo 2 avversarie, dato che le due “teste di serie” di ogni gruppo non si incontrano. E nella fase successiva, le prime e le seconde non si incrociano.

E gli azzurri, pur senza più il problema del viaggio in nave, soccombono anche stavolta. Andazzo che fino all’europeo del ’68 non cambierà molto. Gli azzurri perdono l’esordio contro i padroni di casa rossocrociati per 2-1, mentre l’Inghilterra pareggia 4-4 con il Belgio. Alla seconda e ultima giornata, gli azzurri battono il Belgio 4-1 e l’Inghilterra sconfigge la Svizzera 2-0. Tra aspre contestazioni arbitrali –l’arbitro del primo Svizzera-Italia sarà radiato dalla FIFA- si arriva a uno spareggio, sempre contro gli svizzeri. Che passano ai quarti, vincendo addirittura 4-1. Il ct elvetico è un “certo” Karl Rappan, l’austriaco considerato da molti l’inventore del catenaccio. Eliminazione senza appello, per una squadra azzurra che dopo lo schianto del Grande Torino nel 1949 non ha ancora ritrovato la forza dei mondiali d’anteguerra. Ci sono “Veleno” Lorenzi, il suo rivale Boniperti, e i futuri campioni d’Europa con il Milan Ghezzi e Pivatelli, ma per il clan azzurro è un’altra edizione da dimenticare.

Negli altri gironi la fanno da padrone il duo Brasile-Jugoslavia (nell’A), l’Ungheria nel B, e Uruguay e Austria nel C. Nel primo gruppo, la Francia si difende, ma il Messico termina a 0 punti. Nel girone B, forse il più avvincente, la Germania Ovest (l’Est dovrà aspettare ancora 20 anni per il mondiale) riesce ad eliminare la Turchia nonostante questa e la mattatrice Ungheria non si incontrino. C’è un 8-3 rifilato dal “team d’oro” ai tedeschi, c’è la Corea del Sud presa a pallate, ma c’è anche un 4-1 nello scontro diretto, che vale i quarti. Nel gruppo C, austriaci e uruguaiani chiudono a quota 4 punti, schiantando Scozia e Cecoslovacchia. Che pure è una big a livello europeo; vincerà a breve la Coppa Internazionale (una sorta di Sei Nazioni del calcio) e otterrà un terzo posto all’Europeo solo pochi anni dopo.

La fase a eliminazione diretta non è da meno, per spettacolo. Un 7-5 tra Austria e Svizzera, ancora oggi record di gol in una sola partita nella fase finale del Mondiale, apre i quarti, in contemporanea al 4-2 con cui l’Uruguay liquida l’Inghilterra, al suo secondo mondiale –in quanto i sudditi della regina, considerandosi gli inventori del calcio rifiutavano di incontrare le altre nazionali al di fuori delle Isole Britanniche, e prima della guerra non partecipavano alla Coppa Rimet. Il giorno dopo, la Germania Ovest supera 2-0 la Jugoslavia, e l’Ungheria elimina per 4-2 un Brasile ancora scosso dalla disfatta del 1950. In semifinale, derby “tedesco” tra Germania Ovest e Austria, con la vittoria della prima per 6-1. L’Ungheria, intanto, sembra avviata a un successo strepitoso; anche l’Uruguay cade contro Puskas, Kocsis, Hidegkuti e compagni. Ma la Celeste vende cara la pelle, costringendo i rossi ai supplementari; finisce 4-2.

Dopo il terzo posto dell’Austria, che batte l’Uruguay per 1-3 nella finalina, si arriva così a un Germania Ovest-Ungheria in finale. Per i bianchi di Sepp Herberger, fino ad allora esclusi dalle competizioni (destino comune alle rappresentative tedesche poco dopo la guerra) il palcoscenico è importantissimo. Puskas e Czibor portano subito al doppio vantaggio l’Ungheria. 10 minuti ed è pareggio, con Morlock e Rahn. Lo stesso Rahn consegna il primo titolo ai tedeschi all’85’. Volano accuse, con gli ungheresi che lamentano un arbitraggio sfavorevole e un presunto doping di squadra tedesco, con vari giocatori che verranno ricoverati il giorno dopo per problemi al fegato. L’Aranycsapat, termine impronunciabile che sta per “squadra d’oro”, entrerà comunque nella storia, come tante squadre belle e perdenti. Capiterà all’Olanda del calcio totale, a tante Germanie, e anche agli azzurri del 1970. Il “miracolo di Berna” si concretizza, quattro anni dopo la sorpresa Uruguay.

Comunicazione di servizio:

Non mi sono dimenticato della situazione in casa Milan. Sto cercando di aspettare qualcosa di più di semplici rumors e capire la situazione per evitare di scrivere un pezzo totalmente umorale e di petto non nel mio stile. Ci sono ancora un paio di tasselli che non mi tornano nella vicenda su cui vorrei ragionare.

Diavolo1990