Storie di Europeo: Italia – Jugoslavia 1-1 e 2-0 (1968)

I vincitori di Euro 1968

Siamo nel 1968. A giugno, precisamente: pochi giorni dopo le rivolte di Parigi, il celeberrimo maggio francese. Il boom economico dei primi anni ’60 è ormai un triste ricordo, e per le strade già si avvertono le prime avvisaglie di quello che verrà ricordato come uno dei periodi più bui della storia d’Italia, tra una grande recessione economica e un lungo periodo di stragi terroristiche mai bene inquadrate. Un periodo di tempo che inizierà, comunque, con le gioiose rivoluzioni del 1968. Un anno che, tra i suoi eventi più importanti, ha da annoverare la Primavera di Praga.

Quella Cecoslovacchia sconvolta è proprio una delle quattro Nazionali che, il 5 giugno, prende parte alle semifinali, primo atto della fase finale dei Campionati Europei – i primi ad assegnare il titolo di “Campionato Europeo per Nazioni“. La squadra cecoslovacca è la grande sorpresa, tra le partecipazioni, dopo aver eliminato la Germania Ovest – alla prima partecipazione alle qualificazioni europee. Non riesce a qualificarsi nemmeno la Spagna, mentre ce la fanno in scioltezza i campioni sovietici del 1960 e l’Inghilterra campione del mondo in carica. Meno facile, invece, il cammino per l’Italia, che si qualifica, nei playoff contro la Bulgaria, rimontando con un 2-0 a Napoli la sconfitta 3-2 di Sofia.

Nelle semifinali, mentre la Jugoslavia si qualifica battendo l’Inghilterra con un gol di Dzajic, gli Azzurri finiscono, anche dopo i supplementari, 0-0 contro l’Unione Sovietica. Ma non c’è la lotteria dei rigori, sarebbe stata inventata giusto qualche anno dopo. Così le due squadre entrano negli spogliatoi e ai due capitani è dato il compito di giocarsela attraverso il lancio di una monetina. Un testa o croce che decide una semifinale europea, di fronte a 70000 tifosi ammutoliti. Racconta un aneddoto che il capitano Facchetti, “non fidandosi” della lira, abbia scelto, come moneta per il lancio, un franco. Va bene così: l’Italia, in un anno che la vede baciata dalla fortuna, è in finale.

Questa partita vede di fronte agli italiani proprio quella Cecoslovacchia che, da sorpresa, è diventata uno spauracchio. Una squadra fisica, forte, e che ha il proprio punto di forza nel suo attaccante e capitano, Dragan Dzajic. Dzajic, che avrebbe speso quasi tutta la sua carriera nella Stella Rossa di Belgrado, arrivando anche in una semifinale di Champions (in cui la Stella Rossa esce per una sconfitta al ritorno, con Dzajic squalificato), è una stella – ancora oggi – in patria, ma è praticamente sconosciuto oltrecortina. Riesce, comunque, a coordinare una grande abilità di cross con un’efficace vena realizzativa, come si è già visto nella semifinale.

Ed è proprio il cannoniere jugoslavo, al 38°, a gelare l’Olimpico, che già inizia a rumoreggiare per le scelte di Valcareggi (fuori, ad esempio, Mazzola, Riva e Rivera). L’atmosfera si fa cupa e gli attaccanti non riescono a trovare spazi a causa dell’arcigna difesa degli slavi. Ma, mentre tutto sembra ormai perduto, Domenghini, all’80°, riesce a trovare il pareggio su calcio di punizione. Il risultato, in una partita abbastanza addormentata, è rimasto così bloccato anche per i supplementari. Come già detto prima, niente rigori. Ma, stavolta, la decisione non è nemmeno riposta in una monetina – sarebbe stato il colmo, vincere o perdere grazie a due testa o croce: la partita va ripetuta, due giorni dopo.

In occasioni come queste, vince chi ha la forza mentale maggiore: ma non va dimenticata la strategia. A differenza di certi allenatori moderni – tipo uno di Livorno e che allena una squadra con maglia a strisce rossonere – Valcareggi decide di cambiare cinque giocatori rispetto alla prima sfida: entrano Riva, Rosato, Salvadore, De Sisti e Mazzola. La scelta paga, e nel primo tempo segnano Riva e Anastasi. Dal trentesimo in poi la sfida è addormentata, le punte sono spuntate e niente di particolare accade. Alla fine, dopo una partita in più di quanto preventivato, l’Italia – con una buona dose di fortuna – è campione d’Europa. Primo ed unico titolo, finora: e quella fortuna, in seguito, non sarà tale.

ITALIA-JUGOSLAVIA 1-1 – Dopo i tempi supplementari
MARCATORI: Dzajic 39, Domenghini 80
ITALIA: Zoff, Burgnich, Facchetti, Ferrini, Guarneri, Castano, Domenghini, Juliano, Anastasi, Lodetti, Prati
Allenatore: Valcareggi Ferruccio
JUGOSLAVIA: Pantelic, Fazlagic, Damjanovic M., Pavlocic M., Paunovic B., Holcer, Petkovic, Trivic, Musemic, Acimovic, Dzajic
Allenatore: Mitic
ARBITRO: Dienst (Svizzera)

ITALIA-JUGOSLAVIA 2-0
MARCATORI: Riva 12, Anastasi 31
ITALIA: Zoff, Burgnich, Facchetti, Rosato, Guarneri, Salvadore, Domenghini, Mazzola A., Anastasi, De Sisti, Riva
Allenatore: Valcareggi Ferruccio
JUGOSLAVIA: Pantelic, Fazlagic, Damjanovic M., Pavlovic M., Paunovic B., Holcer, Acimovic, Trivic, Musemic, Hosic, Dzajic
Allenatore: Mitic

2 commenti

  1. Sarebbe tanto bello quanto impraticabile al giorno d’oggi ripetere le finali al posto di andare ai rigori.

  2. Mi permetto di aggiungere che quella nazionale era il compimento di un percorso iniziato nel 1962 all’indomani dell’umiliante eliminazione dell’Italia(complice il precursore di Moreno l’arbitro inglese Aston) da parte del Cile. Rivera e gli italiani fecero fuori gli oriundi adducendo anche, a conforto della loro tesi, le reazioni smodate, anti italiane, fatte dalla stampa e dall’opinione pubblica cilena. Nel 1968 a Napoli durante l’incontro con l’URSS si infortunò Rivera. Il cielo sopra il Vomero si rabbuiò. Con lterne fortune e dopo l’umiliazione della eliminazione da parte della Corea del Nord nel mondiale inglese del 1966. L’italia arrivò con alterne fortune all’Europeo 1968. Nella semifinale con i sovietici l’italia perse il più prestigioso dei suoi giocatori, Gianni Rivera, che infortunato avrebbe saltato le finali. La fortuna ricompensò gli azzurri che, dominati dalla Jugoslavia nella prima finale alla ripetizione dominarono la squadra slava che data per favorita perchè era stata capace, nella semifinale di Firenze, di straccare i campioni del mondo dell’Inghilterra. Bei ricordi di una squadra con l’azzurro nel cuore!
    ps. Valcareggi è quello che, nel 1970 nella finale mondiale a Città del Messico ha fatto diere a Pelè : -non gioca Rivera? Oggi è un giorno di lutto mondiale- Rivera era stato fatto fuori da un certo Walter Mandelli uomo di fiducia…..etc,etc.

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