Lazio – Milan 1-1: Inconcludenza

akakaAvete visto el Clasico? No, perché sono ben poche le parole da spendere, su una sfida che poco o nulla ha detto sul rendimento del Milan. In una serata in cui qualunque persona ragionevole ha – o avrebbe – fatto meglio a dedicarsi a Real – Barça, è arrivato un 1-1 dal sapore di quelle sfide di fine stagione (al 23 marzo, c’è da dire) tra due squadre ormai contente della propria salvezza. E, se la Lazio ha avuto almeno il merito di provarci in qualche modo nel secondo tempo (seppur in maniera molto disordinata e senza una manovra organica), il Milan, a parte la fortunosa autorete di Konko su tiro-cross di Kakà e un palo di Balotelli, non ha fatto nulla di che.

Non ci sono state nemmeno prestazioni da segnalare, in positivo o in negativo: nessuno si è distinto particolarmente per qualche intuizione geniale, nessuno ha macchiato la sua prova con svarioni clamorosi. Si è segnalata solo un’ulteriore – appunto – “non-prestazione” di Keisuke Honda, il cui contributo alla manovra è stato per l’ennesima volta tendente a zero. Sarà per la settimana difficile che ci aspetta, con il turno infrasettimanale (ma una squadra che si chiami Milan deve essere a priori pronta a giocare al massimo due volte alla settimana), ma il Milan ha girato a ritmi fin troppo bassi, muovendosi da un lato all’altro del campo senza uno schema preciso. La squadra ha ancora i fantasmi delle due sfide precedenti sul groppone, e non riesce a ritrovare l’identità delle primissime settimane dell’era Seedorf.

Era, quella dell’allenatore olandese (vittima, peraltro, di ingenerosi fischi per l’arcinota vicenda di Sandri), la cui prosecuzione è sempre più a rischio: non fare risultato (e si intendono i tre punti, che mancano da fin troppo tempo) contro la Fiorentina potrebbe costargli la panchina. Sarebbe un’ulteriore vittima di una preparazione fisica completamente errata in estate, il cui risultato è stato non raggiungere mai uno stato di completa forma – e su cui Seedorf, evidentemente, non ha colpe, e della costante opera di destabilizzazione che da più parti avviene verso l’ambiente rossonero e verso la sua figura: nessuno riuscirebbe a lavorare seriamente, qualora tutto intorno a lui gli ricordasse di una, non si sa quanto reale, instabilità della panchina.

LAZIO – MILAN 1-1
Lazio (4-3-3):  Berisha; Konko, Biava, Novaretti, Radu; Gonzalez (42′ st Mauri), Ledesma, Biglia (34′ st Onazi); Candreva, Perea (9′ st Lulic), Keita. A disp.: Strakosha, Guerrieri, Pereirinha, Cana, Cavanda, Anderson, Kakuta, Postiga. All.: Reja
Milan (4-2-3-1):  Amelia; De Sciglio (39′ st Bonera), Rami, Mexes, Constant; De Jong, Essien; Honda (9′ st Balotelli), Poli (31′ st Muntari), Kakà; Pazzini. A disp.: Gabriel, Coppola, Zapata, Zaccardo, Emanuelson, Birsa, Taarabt, Saponara, Robinho. All.: Seedorf
Arbitro: Rocchi
Marcatori: 43′ aut. Konko, 16′ st Gonzalez
Ammoniti:  Perea, Ledesma, Lulic (L); Essien, Poli (M)

5 commenti

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  1. Mi spieghi come mai allora in questo periodo negli ultimi anni il Milan aveva il suo miglior periodo (superando l’Inter la prima stagione, la Juve l’anno dopo e rimontando l’ultimo anno)? Con questo però non voglio incolpare Seedorf, la cui unica “colpa” è allenare una squadra mediocre. Comunque anche se super alleni un asino questi non vincerà mai il Gran Prix d’Amerique; e qui non si tratta di un solo asino ma di una mandria…

    1. Penso che gli asini siano quelli che non capiscono di ‘fazende calciofile’ e blaterano di imbrocchimenti definitivi per gente che ha vinto(Essin) di tutto e di più in altri club europei e con la nazionale del proprio Paese. Si può parlare di decadimento atletico, di scarsa preparazione fisica e di tutto ciò che concerne anche l’inesperienza e lo scarso pragmatismo di tutto il team a partire dal presidente, all’allenatore, ai giocatori e per arrivare all’ultimo magazziniere. Ma dire che il Milan sia composto da brocchi(non parlo di Christian che ha splendidamente battuto, nel derby allievi, l’Inter per 5-0) e da antimilanisti più che da antisportivi e deficitari intenditori di calcio.

      1. Prima di tutto ti ringrazio di cuore per ”l’asino”: è l’ennesima dimostrazione che ormai è impossibile discutere senza essere insultati anche su un divertimento come dovrebbe essere il calcio (ma se uno non è d’accordo con te su cose ben più importanti, che fai, lo accoltelli?).
        Comunque tu, parlando di Essien, hai giustamente usato il passato prossimo che se non sbaglio si riferisce a qualcosa di, appunto, passato. Tutti sappiamo che Essien 5 anni fa era uno dei migliori centrocampisti d’Europa, e che 10 anni fa Shevchenko era uno dei migliori attaccanti al mondo, e, per sentito dire, che Maradona negli anni ’80 era un vero fenomeno, ma ahimè stiamo appunto parlando del passato, e una dirigenza seria dovrebbe pensare al futuro o almeno al presente. Giustamente però, parlando della dirigenza, bisogna ammettere che può peccare di inesperienza, dopotutto sia il presidente che l’AD superano i settanta, e vantano solo circa trent’anni di lavoro al Milan.
        Trovo assurdo, come ho già cercato di spiegare, il non poter criticare ciò che si ama, e rivendico la possibilità di pensare con il MIO cervello e non appiattirmi e prostrarmi a ciò che la dirigenza, seppur certamente inesperta, mi vuole far credere. Però se tu ritieni Constant, Emanuelson, Mexès, Birsa, Honda, Zapata, Robinho ecc. grandi giocatori e degni del Milan allora scusa ma ritengo inutile che tu prenda in considerazione quello che ho scritto.
        Però toglimi una curiosità: se l’allenatore non ha colpa e la squadra è ottima, perchè non vinciamo da 6 partite?

        1. Mi spiace che tu ti sia offeso ma non credo d’averti apostrofato come tu ritieni io abbia fatto(piuttosto sei tu ad aver apostrofato con un termine, offensivo, i giocatori del Milan). Io volevo solo farti notare che, nonostante in squadra il Milan non abbia più campioni straordinari come Rivera(per me meglio di Maradona)Van Basten, Savicevic, Shevchenko, etc, è una squadra che, nonostante avesse in panca un allenatore indefinibile, ha conseguito, in successione, un primo un secondo ed un terzo posto. Già…sono tutti invecchiati ‘di brutto’ e si sono inaspettatamente imbrocchiti? Io non penso che, senza le traversie societarie di cui tu non fai menzione, il Milan potesse scendere così in basso. Per me, l’attuale rosa, se il team fosse stato minimamente coeso, avrebbe potuto tranquillamente ripetere il risultato della scorsa stagione. Ma è una mia opinione che molto probabilmente ha distanza abissale dalla tua che consideri una mandria di animali i giocatori del Milan. Rispetto le opinioni di tutti, ma proprio perché penso che un tifoso rossonero non può che amare il Milan, non avrei mai definito tutti i giocatori rossoneri degli asini.
          Uno dei giornalisti sportivi che apprezzavo di più, Gianni Brera, usava aggettivi come abatino, sciagurato e qualche volta anche brocco. Ma non ho mai letto di asini o animali simili. Nereo Rocco diceva sempre che era meglio schierare un mulo sano che non un puledro zoppo oppure che non correva più perché mandato alla riproduzione. Ecco, in questo possiamo concordare…a volte ‘Carlo Martello’ ha schierato purosangue zoppi o eccessivamente logori e infortunati(ieri sera Ronaldo nel classico). A Istanbul queste scelte costarono la sanguinosa perdita di una Champions League già vinta. Seedorf, a volte, ha ripetuto gli stessi errori di uno dei suoi maestri: -anche Ancelotti mi schierava in un ruolo non mio-. Per me sono anche queste le inesperienze che hanno inciso sullo sciagurato anno, sportivamente parlando, che stanno vivendo tutti sia il team Milan che l’ineguagliabile e sterminata(considerando che il Milan è la squadra italiana con più tifosi sparsi su tutto il pianeta) tifoseria rossonera.

        2. Sono sicuro che tu non volessi offendermi, ma il contesto del tuo commento lo lasciava intendere. In tutti i caso discorso chiuso.
          Parlando di Milan forse non mi sono spiegato bene: io ritengo colpevoli di questa situazione in primis la proprietà e la dirigenza che non hanno saputo rinnovarsi e rinnovare la squadra. Il termine asini era ovviamente una metafora, non molto diversa da quelle che usava il compianto Giuan Brera fu Carlo, in verità mai tenero con il tuo Rivera (cose che so perché mio padre era conterraneo e grandissimo ammiratore di Brera). Comunque io mantengo il mio pessimismo giustificato dalla situazione societaria più che da quella del campo, sperando però di avere torto.

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