Milan – Genoa 1-3: la partita tattica

Mi ritrovo dopo tre giorni a commentare una squadra che continua a scendere in campo senza voglia, senza carattere e senza dare il massimo neanche dopo essere stati messi con le spalle al muro. Ma come avevo anticipato, il ritiro non avrebbe in alcun modo aiutato una squadra in queste condizioni. Il ritiro serve a squadre, come il Napoli, che per un periodo smarriscono la via dei risultati, ma noi la continuità di risultati non sappiamo neanche cosa sia.

Ieri assistiamo ancora una volta a una squadra, che non sa come difendersi dall’atteggiamento attuato dall’avversario. Una squadra che non sa come comportarsi al diversificarsi delle situazioni che gli si pongono davanti, un limite che ci fa entrare in difficoltà con chiunque. Il Genoa riesce a duplicare la partita della squadra friulana, che grazie al suo schema tattico e alla qualità degli uomini, riesce a metterci ancora più in difficoltà rispetto agli avversari di tre giorni fa.

Infatti ancora una volta, grazie al nostro immobilismo riusciamo a far salire il baricentro avversario, grazie al quale facciamo guadagnare campo agli avversari e di conseguenza ne perdiamo noi, trovando difficoltà anche nella banale azione del passaggio. Tutto ciò è paradossale: cerchiamo di iniziare l’azione dal basso anche quando siamo pressati nella nostra metà, senza mai di attaccare lo spazio che crea un pressing alto. Nel caso in cui riusciamo a guadagnare metri, diamo l’opportunità ulteriore agli avversari di distendersi, ed ecco che con un rilancio del portiere si creano  gli uno-contro uno; ne è l’esempio l’azione del secondo goal genoano.

Uno-contro-uno

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Ad inizio azione si vede come riusciamo a farci attaccare nello spazio, con un aggravante: difendiamo con i giocatori sbagliati. Sul cross si vede di tutto:

Pre-cross

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  • Abate e Bonaventura si interessano di Falque, il primo giustamente giustamente, mentre il secondo non si accorge dei tagli dietro di se;
  • Honda si ritrova a marcare Niang e Bergdich, il primo devierà il tiro di Tino Costa;
  • Mexes e De sciglio non fanno di certo meglio di Rami e de Jong (non presenti nell’immagine) assenti ingiustificati, che rientrano fino al limite dell’area, ma si disinteressano dell’azione;
  • Menez è quello su cui ricadono le maggiori colpe, visto che non prende posizione sulla palla tagliata ma si limita a guardare, lasciando solo Tino Costa.

In questo esplicito caso, come altri durante la partita, non riusciamo a leggere i movimenti avversari che partono da dietro. Non so veramente più cosa dire, ho scelto l’annata sbagliata per intraprendere questa esperienza, ad ogni giornata mi ritrovo a parlare solo di errori e mai di idee/giocate pregiate da parte dei nostri. Tutti ci auguriamo un cambio di tendenza in vista della prossima stagione ma, se il cambio di dirigenza non avviene subito e che i nuovi non perdano tempo ad avviare un progetto, altrimenti ci appresteremo ad affrontare il terzo anno di brutte figure.