La fallimentare gestion league e i suoi sciagurati tifosi

La finestra di mercato dell’ultimo mese sta finalmente facendo svegliare le anime di molti tifosi sulle vere intenzioni di Elliott e del suo “progetto”. Non ci vuole ormai una scienza per capire che le ambizioni della proprietà sono quelle di sanare il bilancio il prima possibile, fare lo stadio e cedere – provare a vincere? Non esiste. I tifosi, specialmente quelli più giovani che non hanno idea di cosa sia un Milan vincente, si sono bevuti tutte le frottole come i romanisti della prima ora, contenti di fare finalmente comparsate ai piani alti dietro l’Inter esattamente come la Roma negli anni di Mourinho e Mancini o come il Napoli dietro la Juventus scudettata.

La frase che viene ripetuta più e più volte è sempre quella che non si può passare da fuori dalla Champions a vincere – dimenticando che il Milan ha fatto 79 punti finendo secondo lo scorso anno, che l’Inter ha ceduto due pedine importanti e che non è certo la Juventus dei 9 scudi di fila. Le vittorie non si pianificano, si prendono – è semplicemente stupido e inappropriato continuare a non considerare gli investimenti in funzione degli avversari che hai di fronte, in altre parole se il gap da colmare è piccolo vale la pena rimandare il pareggio di bilancio e provare a vincere invece di perdere un giocatore per un milioncino.

Non è nemmeno vero che in Italia non si possa fare il salto di qualità subito, anzi è più probabile questo del contrario. La Juventus di Conte arrivava da due settimi posti consecutivi. Il Milan che aprì un ciclo vincendo la CL a Manchester era due anni che quella coppa non la giocava – il Milan di Zaccheroni arrivava da un 11° e un 10° posto nei due anni precedenti. Insomma, non c’è nessuna garanzia che finire alle spalle di chi vince ti porti prima o poi un titolo.

Preso atto di questo è grave non provarci nel momento in cui in testa al campionato c’è probabilmente la peggior squadra che vincerà uno scudetto da tempo immemore. Arrivare secondo e non rinforzare adeguatamente la rosa è stato il segno principale che vincere qualcosa non interessa – d’altronde se vuoi vincere non tieni in panchina Pioli che non ha mai vinto niente e si vede spesso in alcuni suoi atteggiamenti o cambi o modi di giocare perché alla fine non vincerà mai niente.

Ad oggi il Milan si trova più o meno nella stessa situazione dell’Inter spallettiana o della Roma di Salah. Buone squadre che hanno vivacchiato al banchetto finchè potevano ma che appena hanno perso i giocatori buoni sono state ricacciate dietro senza tituli. E se è comprensibile non poter competere con quella Juve, lo è molto meno decidere di non competere con questa Inter priva di campioni. Consegnare così, senza colpo ferire, la seconda stella all’Inter è uno schiaffo in faccia ai tifosi rossoneri e alla rivalità cittadina.

Quanto sta accadendo in questi giorni sul mercato conferma ancora una volta che chi ha soldi li spende – anche indebitandosi per il futuro – ma intanto li spende e vince. Meglio vincere due volte e finire sesti/settimi per due o tre anni che finire quattro volte secondi. D’altronde se alla società interessasse vincere non si farebbe sistematicamente fregare da arbitraggio, calendari (tre volte a san siro 24h dopo l’Inter su tre occasioni!) e stampa, costantemente atta a sminuire il valore dei nostri e pompando onesti mestieranti altrove (immaginiamo un secondo se Tonali fosse stato della Juve…)

Si può vincere senza soldi, non si può vincere senza ambizione. La società non è esente da colpe sul mercato – Giroud ad esempio già si sapeva che era uno che non segnava mai mentre gente come Dzeko era molto più adatta al calcio italiano (e la Roma ha praticamente lanciato l’Inter verso il titolo regalandoglielo). La questione Messias è semplicemente da licenziamento immediato di chi si è ridotto a prendere la terza scelta all’ultimo giorno in un ruolo focale per il modulo – tanto valeva richiamare Bonaventura lasciato partire troppo presto per troppo poco e che in questo momento al Milan sarebbe titolare indiscusso.

Non dobbiamo dimenticare, infine, la situazione totalmente anomala per cui al Milan ci sono due persone che fanno il mercato (Massara e Moncada) più una lautamente pagata per fare il front-man per i tifosi (Maldini) il quale non è stato nemmeno in grado di trasmettere la cultura del lavoro alla squadra in due anni di Milan tanto che per fare questo lavoro abbiamo dovuto prendere un team manager da 7 milioni l’anno (Ibrahimovic) che giustamente vista l’età sta passando più tempo fuori che dentro al campo.

I nostri tifosi rimangono tuttavia contenti così come se anni di transizione verso la cessione, partita da quel furto del 2012, potessero giustificare il vivacchiare continuo alle spalle di chi vince. Come se l’illusione della programmazione potesse garantirti un successo futuro. Riempiamo gli stadi accontentandoci di qualche partita di bel calcio, poi a fine anno vediamo gli odiati rivali alzare trofei e i nostri giocatori andare via. Occhio: se non si investe a tornare quinti e tornare a perdere valanghe di soldi dovendo nuovamente ridimensionarsi ulteriormente ci vuole veramente poco.

La stagione si chiuderà con donnarumma e calhanoglu – minuscole volute – alzare un trofeo con le loro rispettive squadre, kessie probabilmente andare via a zero e Leao e Theo Hernandez andare in scadenza. Il bello di tutto questo, è che ora che lo guardo bene bene bene, mi sa che non c’è nemmeno il progetto. Non rimane che pregare che il bilancio torni in pari il prima possibile e si inizi a costruire lo stadio in modo da tornare ad avere la proprietà che questa squadra merita.