L’insopportabile moralismo sui fischi a donnarumma

E così siamo al d-day. Doveva capitare, è capitato – gianluigi donnarumma, minuscole volute, torna a San Siro. Per sua fortuna con una capienza al 50% e con la maglia della nazionale e non quella di un altro club. Per sua fortuna perché questo giorno avremmo tanto voluto viverlo con un PSG-Milan di Champions League e lo stadio pieno di 80mila spettatori. Sarà invece una semifinale dell’inutile Nations League contro la Spagna. 

Non si è mai vista una levata di scudi del genere a difesa di un giocatore. Gazzetta, Eurosport, Corsport, Calciomercato, Tuttosport hanno fatto uno dei più grandi maniavantismi della storia della stampa italiana a difesa del giocatore. Ovviamente i rapporti stretti con Raiola influiscono – e non poco – su questo. Mi sono però chiesto che fine abbiano fatto tutti gli strenui difensori del calcio del popolo lo scorso Aprile, del calcio dei sogni della gente e le varie cazzate a sponsor UEFA che abbiamo dovuto leggere da chi aveva paura di un calcio indipendente dalle organizzazioni e in mano ai proprietari.

L’ex portiere del Milan non sarà fischiato solo stasera. E’ stato fischiato a Roma, nella terza partita del girone di Euro 2020. E’ stato fischiato più volte in Francia (quelle poche che ha giocato) con la maglia del PSG. Perché l’ex portiere del Milan (non vale nemmeno la pena insozzare più il post con quel cognome) ha fatto una cosa che nel “calcio del popolo” è inconcepibile. E’ scappato in silenzio, come un ladro, senza mai metterci la faccia dalla porta di servizio e facendo un danno al club che lo ha cresciuto, ha creduto in lui e ha stipendiato il fratello che oggi gioca fuori dai professionisti.

Se si fanno articoli sul calcio genuino 24/7 una roba del genere non può passare. E infatti non passa visto che non è la prima volta che sarà fischiato. In tutto questo aggiungiamoci che il signorino ci ha messo del suo con le dichiarazioni sul Milan come passato e sulle nuove ambizioni salvo poi ritrattare tutto due giorni fa per paura di fischi. Ma in fondo, cos’è il fischio se non la più alta, massima, civile libertà di espressione? Il fischio è il sacrosanto diritto del tifoso per esprimere dissenso dalla scelta. E’ il segnale che anche nel calcio non vivi in una bolla e le azioni hanno conseguenze.

Quello lì è voluto andare via e la conseguenza è che a Milano ora non è il benvenuto. Una cosa perfettamente in linea con i precedenti – specie da parte dei custodi della moralità residenti nella parte meno nobile della tifoseria cittadina. Non si può accettare morale da chi si organizzò in un derby con 30mila fischietti per Ronaldo la cui unica colpa fu quella non di voler andare via ma di essere ceduto da una proprietà miope che gli preferì Cuper. Lì però non c’erano richiami all’ordine, era una cosa goliardica. 

Non cadrà oggi dalla Sud un motorino – ad esempio – né verranno fischiati altri ex del Milan che come Pirlo, Seedorf o molti altri, fischiati dalla nord, hanno avuto solo la colpa di essere ceduti e di non voler andare via. Non ci saranno petardi tirati ad un portiere per far sospendere la partita – altri gesti che lasciamo ai sacerdoti morali del calcio italiano

Insomma, come sempre ad altri è tutto concesso mentre i milanisti sono quelli che non hanno diritto ad esprimere il proprio dissenso. Una doppia morale dettata da chi racconta del calcio italiano, raccontato per il 50% azionisti di interspac e 50% della fiat. Se al posto di mister sfogliatella stasera nell’Italia ci fosse stato Hakimi o Lukaku (che al club han fatto, tra l’altro, comunque prendere soldi) siamo sicuri che la lettura mediatica sarebbe stata diversa.