I M Milano? Sì, e la terra è piatta. Ma il Milan dov’è?

Grazie al buon lavoro di Marotta – AD con mille difetti ma anche con molta competenza e altrettante mani in pasta, la campagna stampa nazionale ha supportato il lancio del nuovo logo dell’Inter. Un logo che sicuramente ha fatto e farà discutere – un logo su cui non mi esprimo qualitativamente e quantitativamente: avranno avuto i loro motivi e le buone ragioni. Quella che mi ha fatto semmai rizzare le orecchie è la campagna con cui la seconda squadra di Milano ha usato tale re-branding per associarsi alla città stessa e lo ha fatto senza colpo ferire da parte nostra.

Nonostante le deliranti dichiarazioni di Materazzi è oggettivo che l’Inter stia a Milano come l’Espaynol a Barcellona o l’Atletico a Madrid – ma con una tifoseria molto più provinciale. Se per conquistare i gonzi di tale tifoseria è necessario continuare a ripetere una bugia finché ai loro occhi non diventa verità è anche possibile capirlo. Quello che non è possibile capire è come la prima squadra di Milano, la nostra squadra, non abbia mai operato in questi termini per quanto riguarda la valorizzazione del brand e la fidelizzazione con la città.

Non volendo parlare di Inter, ma parlando solo di attività rilevanti, è indubbio che il Milan abbia da sempre una vocazione superiore, più importante ed internazionale. Il Milan non gioca il derby d’Italia perché la stampa dipinge Inter-Juventus per ciò che fuori dall’Italia è Milan-Juventus, però gioca il derby d’Europa col Real Madrid. Tuttavia in sette anni fuori dal giro che conta il Milan non può e non deve perdere il contatto e la dimensione locale nel fidelizzare il marchio con la propria città e i propri tifosi. Non può in sostanza arrendersi e non giocare nemmeno una battaglia dove può vincere.

E’ sicuramente indubbio che al Milan manchi una figura come Marotta, capace di difendere il proprio prodotto e far risaltare i propri accordi grazie ai rapporti e gli intrallazzi con la stampa. Basti vedere che un accordo con un prodotto top mondiale come BMW è passato in secondo piano rispetto ad un banale rebrand – fosse successo ad altre squadre sarebbero partiti gli articoli celebrativi, un po’ come quando la Juventus si è rinnovata l’autosponsorizzazione con Jeep. Avremo sicuramente la nostra linea, ma mi sembra che questa dirigenza sia ancora attualmente slegata a come il calcio funziona in italia e legata a come crede che il calcio dovrebbe funzionare.

E’ vero, il Milan rimane una squadra ed un marchio di dimensione nettamente superiore a quello dei cugini. Ma perché tutto rimanga così ci vuole anche una difesa del marchio stesso contro ogni forma di svalutazione – a partire da quella di bugie ripetute finché non diventano verità.

P.s. che fine ha fatto Gazidis?