Lo scandaloso J-rrati e l’ineluttabilità del sistema

Chiunque abbia visto Milan-Juventus di ieri sera non può non constatare come il calcio Italiano abbia ancora una volta scelto il modello del gattopardo. Tutto cambi perché nulla debba cambiare. La partita di ieri sera della Juventus, al netto dei nostri infortuni, è stata costruita da Juventus-Fiorentina. Uno 0-3 senza appello che è stato descritto come “viziato da errori arbitrali” per un doppio giallo in 10 vs 11 non dato contro Fiorentina sul risultato di 0-1. Un doppio giallo e due rigori molto generosi richiesti e non dati.

Per le due settimane dopo la partita si è inquinato mediaticamente il dibattito. Si è chiesta è si è ottenuta la sospensione dell’arbitro. Non c’è stato giornalista che parlando di quella partita non abbia detto che la partita era stata condizionata dall’arbitraggio. E così si arriva a partite come quella di ieri sera. Una partita contro un Milan fortemente rimaneggiato ma dove le assenze che pesano per il Corriere della Sera sono quelle bianconere. Una partita dove Bentancur doveva essere espulso e nel finale manca un rigore su Diaz ma si parla di un’anca contro anca non giudicata fallo.

L’intervento di Calhanoglu su Rabiot è un intervento come se ne vedono mille a giornata. Ogni tanto vengono fischiati, ogni tanto no. Non è accettabile lo sciacallaggio mediatico che ne è seguito così come non è accettabile che nella regia internazionale venga proposto prima del gol lanciando un messaggio diverso e distorto allo spettatore. Da oggi si è sdoganato lo zoom su ogni mezzo contatto? O al prossimo gol per fallo/recupero di Bonucci o Chiellini non fischiato passerà tutto in cavalleria? Il tutto arriva dopo una giornata in cui alla Juventus è stato annullato un gol contro per presunto tocco di mano 30 secondi prima – dove la mano è nella posizione della mano di Petagna in quel famoso Atalanta-Juventus. Più o meno sotto l’ascella.

Si può accettare la sconfitta, non si può accettare la presa per il culo. Non si può accettare il de profundis di Sconcerti e del club di Caressa che non aspettavano altro da 304 lunghissimi giorni e che per l’occasione ha rimpolpato la rosa di gobbi con Capello e Del Piero. Non si può accettare la presa per il culo di Pirlo, uno che nel 2011-12 andò al nemico perché non poteva sopportare – da anni – che i tifosi milanisti gli preferissero Kakà. Uno che da Juventino provò a spaccare lo spogliatoio e che parla di dominio in una partita in cui con 7 giocatori fuori il secondo migliore in campo è il suo portiere. Uno a cui è andata benissimo che San Siro, stasera, fosse vuoto.

Non sentiremo di sospensioni di Irrati per il mancato rosso a Bentancur o il mancato rigore su Diaz. Non sentiremo giornalisti cianciare di Milan-Juventus come partita decisa da errori arbitrali per due settimane per non scontentare l’azionista di maggioranza della loro fetta di telespettatori. Non vedremo dirigenti fare scene plateali abbandonando le tribune. Non vedremo i movioloni del club come dopo Napoli-Milan, partita in cui siamo stati platealmente sfavoriti e in cui andò in onda un ribaltamento della situazione.

Come ben sapete, ogni volta che quelli là vengono a giocare a San Siro, ho il prurito nel vedere certi giornalisti azzerbinati e leccaculo violare i sacri confini del nostro suolo e del nostro stadio. A questi si aggiungono i commentatori di Sky che ogni volta che commentano la Juventus si porgono con una imbarazzante ed unilaterale deferenza. La telecronaca di ieri sera è stato l’ennesimo insulto ai tifosi del Milan da parte dell’emittente – urla da stadio al gol di Chiesa (commenti “questo è grande calcio”), voce strozzata in gola al gol di Calabria (con invocazioni al fallo per ore).

Il momento più imbarazzante è stato quando Dybala ha stoppato palla sulla linea del fallo laterale con Marchegiani che chiedeva di rivederlo perché era troppo bello. Gli stessi commentatori che per mezz’ora han invocato il fallo si sono poi nascosti dietro al “non è cattivo” e “rischia tanto” e “non sempre è giallo” sul mancato rosso a Bentancur. L’ennesima telecronaca servile e deferente da Hurrà Juventus, l’ennesima mancanza di rispetto per tutti gli altri abbonati.

Ieri sera, anche e soprattutto per colpa delle nostre assenze, si è evitata la tragedia nei media italiani. Una Juventus a -13 avrebbe rotto la narrazione da Corea del Nord che ormai li accompagna negli ultimi anni. Chi ha interesse a proseguire con questa narrazione non può permetterselo. Sappiamo dal 2011-12 che l’unico modo di vedere perdere quelli là è che siano a 7, 10, 12 punti di distanza dalla prima. Altrimenti a distanza ravvicinata arriva e arriverà sempre l’aiuto. Un sistema disgustoso da cui la Serie A dovrebbe uscire per vendere il prodotto e che continua a portare avanti, portando avanti l’interesse di pochi su quello del campionato stesso.

Per finire il post vorrei fare un appello alle madri dei tifosi dell’Inter. Ci vuole coraggio ad uscire dopo 304 giorni – festeggiando una sconfitta del Milan contro la tua rivale scudetto dopo che hai perso a Genova fallendo la possibilità di finire al primo posto in classifica. Ancora una volta, come quando ci fu il derby di ritorno 2012, i fatti di ieri certificano come sul “derby d’Italia” se la cantano e se la suonano da soli e che la vera rivale – o meglio dire ossessione – di quelli là siamo e rimaniamo noi.