La farsa arbitrale continua

Chiunque abbia visto le ultime due partite del Milan contro Roma ed Udinese non avrà potuto fare a meno di notare come ci siano stati mandati due personaggi dall’integrità dubbia – con il chiaro intento di fermare una squadra che era troppo in alto. Siamo arrivati al punto che il Milan per difendere non deve fare entrare nemmeno l’avversario in area – perché se questo ci entra e poi cade al primo tocco, vedasi Pedro e Pussetto, il rigore viene fischiato senza esitazione e senza nemmeno andare a controllarlo al VAR.

E’ solo l’ultima versione di un torneo come quello di Serie A che ha credibilità arbitrale zero con episodi che la portano spesso anche sotto lo zero, ad esempio Orsato con Pjanic o il gol di Muntari non convalidato. Un torneo che voleva introdurre il VAR – e che per metà del girone d’andata sembrava pure funzionare correttamente. Poi la squadra che tramite sponsorizzazioni controlla più dell’80% dell’informazione sportiva italiana ha iniziato ad affossarlo – passando per il protocollo del chiaro ed evidente errore.

Da lì in poi sono diventati sofisticati: l’arbitro giudica in un modo il contatto su un rigore? Il VAR non può proferire parola. Lo scorso anno si è arrivati addirittura ad usare il VAR come strumento per falsare una partita sui falli di mano: c’è un intervento dubbio? Se vuoi dare il rigore fai il gesto, vai al VAR e lo dai – tanto rientrano quasi tutti nel protocollo – se non lo vuoi dare, come ad esempio per le varie giocate da pallavolo di De Ligt nello scorso girone d’andata non ci vai

Quest’anno si è tornati all’antico – si fischia rigore, poi con la scusa del protocollo non lo si va a rivedere. Basta un alito di vento per darlo o per non darlo e confermare la decisione del campo – tanto poi fuori dal campo ci sarà sempre il sistema a supportarti, basta aver fischiato per le squadre di riferimento dell’emittente (calcio = voti, attento a quello che dici – il messaggio anonimo ricevuto da Buffa durante la sua breve partecipazione a Sky Calcio Show). D’altronde basti riascoltare la telecronaca dell’eroica impresa della Juventus in quel di Cesena, narrata come fosse una semifinale di Champions League – solo tre settimane fa dopo aver perso contro il Milan lo Spezia era invece “un avversario poco probante

Quanto accade in campo, compresa la sistematica alterazione del risultato per cercare di tenere su o giù quella squadra è confermato fuori dal campo. Le due cose sono connesse in un sistema marcio fino al midollo che si vede solo nella nostra Serie A. In Champions League il VAR interviene quando deve intervenire, mani o contatti – in Premier League l’arbitro non va nemmeno al monitor – e perché dovrebbe andarci quando un suo collega ha deciso con immagini migliori? L’arbitro che va al VAR in Italia viene inoltre penalizzato nella direzione della partita come riportato da Gavillucci nel suo ultimo libro – come dire meglio un risultato falsato che una interruzione.

Purtroppo da questa situazione non se ne esce col VAR a chiamata – non se ne esce finché a gestire e a commentare ci sarà gente che è stata coinvolta in Calciopoli (anche se poi nel penale tutti gli arbitri sono stati assolti, in quanto seppur dimostrato che il sistema c’era è stato difficile incriminarli). Non se ne esce finché il designatore va in TV a dire che il VAR non è intervenuto perché un arbitro non ha sentito in uno stadio vuoto nonostante le proteste dei giocatori e nessuno ha il coraggio di battere ciglio.

Fino alla prossima inchiesta giudiziaria questo campionato è marcio fino al midollo. Dovremmo avere una squadra da scudetto per entrare nelle prime quattro – perché se come due anni fa abbiamo una squadra da 3/4 posto iniziano improvvisamente a non darti più i rigori e ad elargire regalini/biscotti ad una avversaria designata da mandare in Champions al tuo posto.

Non basta quindi essere lì nelle quattro – bisognerà anche avere del vantaggio per difenderci dai tentativi che stanno arrivando ed arriveranno di non mandarci in Champions League. Una squadra col pubblico del Milan e il potenziale flusso di denaro tramite sponsor che una apparizione sul principale palcoscenico può sbloccare è pericolosissima per i gattopardi che vogliono che in Italia resti tutto com’è.

E allora ben vengano i Giacomelli che fischiano un rigore alla Roma per fallo di Pedro. Ben vengano i Di Bello che non vedono l’ora di premiare il tuffo di Pussetto o non vedono un fallo di mano evidente dall’altra parte. Tutto fa brodo, tutto sparisce poi nelle moviole dei quotidiani il giorno dopo come il mani di Mancin in Milan-Roma che era un altro rigore per noi.

D’altronde la narrazione sportiva in Italia è fatta dai quotidiani che oggi intervistano lo Chef di Ronaldo e dalle TV che dopo Juventus-Lione invece di parlare di fallimento epocale ci raccontano di come la stagione sia comunque positiva, annuendo deferenti di fronte al presidente – peccato che la stagione è così positiva che il giorno dopo esonerano l’allenatore

Come se ne esce e si torna ad avere un campionato credibile non lo so. Non si può semplicemente finché una squadra è troppo coinvolta grazie al controllo dei media con le sponsorizzazioni. Non se ne esce finché chi racconta continua ad essere deferente ed indolcire la pillola verso la più grande fetta di mercato di tifosi. Non se ne esce finché chi gestisce il VAR è ancora collegato anche al solo sospetto sul più grande scandalo del calcio italiano.

E allora avanti così. Viva un campionato dove c’è chi deve fare una squadra da scudetto per avere qualche speranza di andare in CL e c’è chi si è visto consegnare scudetti con una squadra da Europa League.

Vorrei quindi concludere lanciando un appello all’unità: questi errori sistematici contro di noi ci sono da anni – purtroppo fino al 2017 qualcuno li ha strumentalizzati per la sua battaglia contro la dirigenza. Smettetela di far finta di niente e non mollate di un centimetro: vanno evidenziati tutti.