Donnarumma: una promessa non maturata su cui il Milan non può più investire

Correva l’estate 2017. Il Milan come lo conoscevamo era appena defunto con una cessione ad un cinese a cui molti esultavano ma sulla quale ben presto avrebbero avuto più di un rimpianto. In mezzo ad una televendita di un libro fantasy sulla cessione, una celebrazione aziendalista ogni giorno nell’etere e un inizio di compravendita di articoli a favore tramite accrediti, fassone e mirabelli (minuscole volute) si trovarono a dover rinnovare il contratto di donnarumma (anche qua, minuscola voluta).

Sembrava che tutto stesse andando per il verso giusto quando all’improvviso, il 15 di giugno, fassone annuncia che donnarumma non rinnova. E’ l’inizio di una strategia mediatica che andrà avanti un mese ad accuse alterne. I mezzi di partito fassoniani iniziano subito a scaricare l’ad da ogni colpa, dando al cattivissimo Galliani (maiuscola voluta e meritata) la colpa di non aver portato un triennale da 500mila euro l’anno ad un quadriennale da 6 milioni l’anno il portiere in un periodo di cessione e contro il parere di Raiola (che voleva solamente capirne di più e – a ragione – non si è fidato del cinese). Ha infatti molto senso impegnare una società entrante (con mesi di ritardo, per colpa dei cinesi) in una operazione da 30 milioni e non lasciare a quest’ultima l’onere e l’onore della propria spesa.

La morale la conoscete tutti: alla fine donnarumma rinnova a carissimo prezzo – anche e soprattutto dietro le minacce a lui e a Raiola di mirabelli di metterlo fuori rosa – minacce che seguiranno poi alcuni calciatori della primavera e non, costretti a cambiare procuratore per non finire in tribuna (chiedere, ad esempio, a Gabbia). Il rinnovo è l’ennesimo spreco di soldi avvenuto da aprile 2017 in poi in mezzo al famoso mercato dei 240 milioni spesi per passare dal sesto posto al sesto posto.

Donnarumma da quel momento costa al Milan ben 6 milioni a stagione. Quanti ne prende Neuer oggi. Quanti ne presero Casillas e Buffon a fine carriera. Un vero e proprio scandalo per un portierino che fino a quel momento aveva dimostrato parecchi alti, ma anche parecchi bassi. Un altro degli sprechi di soldi della gestione fassobelli, messa alla porta dall’incapacità di volere o potere cedere un giocatore facendone il prezzo trovandosi 0-4 in partenza al tavolo della trattativa (lectio magistralis in questo senso di Marotta la gestione della vicenda Icardi, prendere nota)

Oggi il Milan si trova di nuovo lì. Si trova un portiere che chiederà un rialzo che lo porterebbe ai livello dei top 3-4 senza valerlo se non – forse – in potenziale. Si trova un portiere che di fatto col suo ingaggio frena la crescita della squadra investendo risorse nel ruolo più marginale di tutti. Il portiere, in una squadra di calcio, è l’ultimo dei problemi e deve costare possibilmente poco. E’ un lusso che il Milan non può permettersi in un momento di ricostruzione dove bisogna investire l’investibile nei giocatori di movimento.

Tutte le papere di Gigio Donnarumma, credits @pirichello

Napoli, Cagliari, Atalanta (andata e ritorno), Inter, Fiorentina, Sampdoria e la Supercoppa contro la Juventus. Queste sono le partite dove lo scorso anno, per colpa del portiere, abbiamo perso almeno da 8 a 14 punti (a seconda del considerare o meno vittoria o pareggio le gare con Napoli, Fiorentina e Sampdoria). L’esatto momento in cui lo scorso anno l’Inter va in Champions al posto del Milan è la papera di Donnarumma nel finale del derby. Se c’è un episodio che più di tutti segna la corsa Champions è proprio quello. Poi magari non metto in dubbio che con le sue parate Donnarumma ne porti 7, 8, anche 10 di punti ma un portiere che prende 6 milioni l’anno non può avere un bilancio più o meno in pareggio.

Non è un mistero che lo scorso anno Maldini aveva piazzato Donnarumma a Parigi. Così come non è un mistero che Raiola una volta capito l’intenzione del Milan di cederlo abbia deciso che proverà a cederlo dove e quando vuole lui, possibilmente a Torino sponda Juve – dove sono bravissimi a parlare con giocatori e procuratori per bloccare giocatori a 2 o 3 anni dalla scadenza del contratto in barba alle regole – mentre il Milan preferirebbe monetizzare, magari in Premier League dove Raiola ha un paio di sponde.

Cosa perderebbe il Milan sostituendo Donnarumma con un Cragno? Perderebbe punti? Forse. Potrebbe perderne qualcuno se il resto della rosa fosse mantenuto nelle stesse condizioni. Potrebbe invece migliorare, e di molto, se quei soldi e quell’ingaggio fossero spalmati su giocatori di movimento di indubbia qualità. Donnarumma è precoce – non un campione al momento. Le due cose sono differenti e si sono fuse nell’hype mediatico degli ultimi anni di giudicare fenomeno chiunque sappia fare due palleggi e abbia meno di 18 anni. La parabola di Donnarumma sembra essersi infatti fermata negli ultimi due non facendo quel salto di qualità da giovane promettente a futuro campione e lo si è visto lo scorso anno, quando con una squadra più che decente (grazie Leo) lui non è cresciuto – anzi se vogliamo è pure peggiorato rispetto all’anno prima.

Ammettiamo, però, anche per un solo secondo che Donnarumma questo grande campione lo sia. Il punto focale rimane capire se possiamo permetterci, per accontentare qualche tifoso nostalgico, un buco nero così grosso nel bilancio. La risposta è ovviamente no, mai. In una ottica di spending review certi costi insostenibili vanno tagliati insieme ai bidoni come l’argentino infortunato cronico, i pipponi Duarte e Musacchio e quell’attaccante del Lille con la stessa media gol di Brignoli. Leggo, preoccupato, che il nuovo progetto vorrebbe ripartire dall’Honda turco, il peggior 10 della storia del Milan. Spero sia una boutade perché Calhanoglu al centro del progetto può averlo solo una squadra che lotta per non retrocedere.

In conclusione ad oggi il Milan si ritrova di nuovo al bivio di quattro anni fa – rinnovare a caro prezzo o perdere il giocatore ad una cifra esigua – senza avere un ex-AD come capro espiatorio per l’incapacità della dirigenza attuale. L’Inter di Marotta, con Icardi, ha indicato la via per provare ad uscirne e ad uscirne migliori. E’ l’occasione per ripartire, finalmente, con un progetto che possa rinforzare i reparti nevralgici della squadra – a discapito di quello che solitamente è e deve essere l’ultimo dei problemi.

Non è quindi un mistero che ad oggi da una promessa della primavera a ingaggio contenuto oggi il Milan si trova ostaggio di un portiere come in Serie A ne trovi parecchi altri (Cragno su tutti, una spanna sopra) ed è forse il momento giusto per cogliere l’occasione per una liberazione. Una liberazione mentale da tifosi-groupie che hanno perso il senso del pudore. Una liberazione materiale, liberando risorse importanti a bilancio per ruoli focali.