Fuori uno

Finalmente il Milan inizia a rimediare agli errori di gestione. Il primo di questi è stato – sicuramente – seguire la pancia dei tifosi. Un errore che nasce con la gestione Fassone-Mirabelli che rifonda per orgoglio ed ego una squadra che non andava rifondata e che passa per l’ingaggio di bandiere ed allenatori non in linea con le competenze necessarie per guidare il Milan – nonostante stipendi top.

Boban è stato uno dei peggiori dirigenti che il Milan abbia mai avuto. Un dirigente populista e demagogo della peggior specie. Un dirigente incapace di sporcarsi le mani e di mettere la propria faccia quando le cose vanno male, di stare in una società con altri sopra e sotto di lui e di trovare un compromesso con questi. Quindi è stato uno di quei dirigenti che tanto piace a questa parte malata del paese. quella che anche in politica segue le parole sopra i fatti e la competenza.

Come ho sempre detto è facile mettersi sulla poltroncina di uno studio televisivo e puntare il dito contro gli altri quando le cose vanno male. Meno sporcarsi le mani in prima persona. E’ facile dare la colpa a Gazidis quando hai azzeccato un acquisto e mezzo – hai sbagliato l’allenatore e hai speso 40 milioni tra gli oggetti misteriosi Leao-Duarte-Krunic. Roba che al confronto i soldi che non abbiamo voluto dare a Spalletti sono spiccioli.

Da buon dirigente divisivo Boban non ha mai speso una parola per difendere i suoi acquisti e la sua posizione. Non è mai andato a far pressione con gli arbitri nel postpartita nonostante il vergognoso trattamento dei fischietti. Una volta capito l’andazzo fallimentare della stagione ha più pensato a come uscirne indenne – a far passare il messaggio che non fosse colpa sua – che a cercare di programmare la prossima.

In una qualsiasi azienda esiste una catena di comando – se non si condividono le decisioni di chi sta sopra o ci si dimette o le si supporta così come fece Adriano Galliani con l’ingaggio di Christian Brocchi e con lo scambio Pato-Tevez. La società all’esterno deve apparire un unico, granitico, blocco. Così non è stato. Il licenziamento di Boban in seguito ad una intervista non autorizzata che danneggia l’immagine della società lo salva agli occhi dei tifosi – che ancora una volta dimostrano di ragionare con la pancia e non con la testa.

A dire che questo o quello non va bene, lo può fare il tifoso comune su Twitter. Non lo può fare un dirigente mettendosi in un punto di vista che non è il suo. Un dirigente può essere anche tifoso ma non deve essere solo tifoso. Il dirigente di una squadra di calcio deve sostenere il progetto della squadra, anche contro il parere di fossadeileoni59 e rinotiamo92. Se il proprio progetto e le proprie idee non collimano, ci si dimette.

In questo Leonardo – che non a caso è stato l’unico dirigente valido del dopo Galliani – è stato maestro. Ha difeso pubblicamente un allenatore in cui non credeva, ha difeso pubblicamente la squadra dalle vergogne arbitrali (ricordate l’Olympiakos?) e nei tribunali finché gli è stato concesso. Non ha mai detto una parola contro la società – né prima e né dopo lasciando lì il resto dei soldi nel contratto con l’elegante atto delle dimissioni. Lo stesso ha fatto Marotta quando ha lasciato la Juventus a fine del proprio contratto, lavorando come dirigente fino all’ultimo giorno nonostante un licenziamento annunciato e un disaccordo con Agnelli sull’acquisto di Ronaldo. C’è un motivo se Leonardo oggi lavora al PSG, Marotta all’Inter mentre chi è ora al comando del Milan al massimo può ambire a qualche posto di rappresentanza alla FIFA o ad un chiringuito ad Ibiza.

In tutto questo il sottoscritto continua a pensare che Gazidis capisca poco di calcio italiano ma al momento gli va dato merito di aver risolto la questione con la UEFA e di avere alle sue spalle esperienza dirigenziale e titoli di laurea veri e non dell’università della vita. Va ricordato che le ultime due campagne acquisti di Elliott hanno un saldo passivo di circa 130 milioni (compreso riscatto degli scarti mirabelliani) quindi non è che non si sia proprio speso e che il Milan deve tornare – per regole UEFA – a fatturare col segno più o almeno a non perdere 100 milioni l’anno.

La vera domanda è perché Maldini o Boban dovrebbero restare. “Parlare chiaro ai tifosi” non è una dote di un dirigente così come “essere una bandiera“. La vera domanda è perché a Maldini e Boban 40 milioni bruciati vengono perdonati mentre cinque anni fa si facevano i conti della serva per dimostrare (male) che Matri costava come Eriksen o Tevez. Improvvisamente il livello di guardia si è abbassato e agli amici si è perdonato tutto. Nel mentre, anche considerata la spesa a valle, il Milan faceva peggio di prima – ma questo era un dettaglio trascurabile una volta che si è cacciato il nemico odiato.

Come avevo scritto a Settembre la campagna acquisti si è rivelata fallimentare, più che per i nomi per una mancanza di un impianto tattico congeniale all’allenatore con doppioni e ruoli lasciati scoperti (non mi aspettavo il vergognoso trattamento a Suso e Paquetà, ma è altra storia). Come avevo scritto a Settembre sarebbe stato difficile combinare qualcosa con quella rosa (e il tappabuchi Ibra è appunto tale, rinviando il problema al prossimo Agosto). Come avevo scritto a Settembre non vedo futuro nel Milan finché Elliott sarà proprietario visto che comunque c’è solo voglia di vivacchiare, possibilmente guadagnare, ed usare dirigenti “amati” dai tifosi per l'”extra-campo” per ripulirsi l’immagine. La differenza tra me e il tifosotto che ragiona di pancia è che – purtroppo – quest’ultimo ci arriva sempre in ritardo.

P.s. complimenti a Rino Gattuso che ancora una volta sulla base di un mese buono riesce a strappare un contratto prima del prevedibile, solito, crollo in Aprile. La versione allenatore della truffa alla nigeriana.

P.p.s. complimenti al signor Massimiliano Mirabelli che evidentemente dopo averci portato in questa situazione con la peggior sessione di calciomercato della storia del calcio mondiale ha anche il coraggio di parlare. La Champions League l’ha sfiorata Leonardo, non lui. E l’ha sfiorata Leonardo mettendo Zapata al posto di Musacchio, Calabria al posto di Conti e Bakayoko al posto di Biglia. Con Suso MVP della stagione e Paquetà e Piatek fondamentali per la rimonta finale. L’ha sfiorata perché dei suoi fenomeni ne ha panchinati il più possibile.