VAR e media, due pesi e due misure

Non si può non partire dagli episodi che hanno contraddistinto il weekend calcistico, ovvero i falli su Piatek e Ronaldo che hanno contraddistinto Milan-Sassuolo e Napoli-Juventus. Non si può non vedere come in entrambi gli episodi vi sia stata una diversa disparità di trattamento in campo e nel commento. Il rosso a Consigli arriva dopo due minuti di controllo al VAR e tra i mugugni generali – a partire da Adani nel postpartita – che tentano di derubricare un rosso clamoroso a simulazione del polacco che avrebbe potuto, senza quel fallo, agilmente saltare il portiere e concludere a rete.

Sarebbe stato tutto bello se domenica sera non ci fosse stata Napoli-Juventus dove Meret commette un fallo simile per sanzione su Cristiano Ronaldo. Il portoghese, a differenza di Piatek, non viene nemmeno toccato. Var? Nemmeno a parlarne, il rosso è diretto e non si controlla. Segue un imbarazzo generale a Sky Sport durante il replay dove Marchegiani tenta di convincere lo spettatore a casa che il fuoriclasse portoghese, attualmente con più indagini per stupro a carico che Champions League vinte (anche queste silenziate), sia stato toccato da qualche parte quando invece si è limitato a saltare Meret.

Ronaldo simulatore? Guai a parlarne, il simulatore è solo Piatek. Se l’episodio è a favore della Juventus allora si va a cercare nei meandri del libretto del regolamento. Regolamento che prevede quindi siano entrambi rossi ma non può esistere alcuna casistica per cui lo sia quello a Meret senza che lo sia quello a Consigli come invece si vuole far passare.

Il doppiopesismo in campo sta diventando evidente: Milan-Empoli, per ogni gol del Milan si controlla il VAR attendendo ogni crisma dell’ufficialità prima della convalida, si sa mai che ci sia un Cutrone che interferisce passivamente sul gol di Borini – ad esempio. Ricorda il periodo dello scorso campionato in cui mentre la Juventus a Cagliari giocava a volley con Bernardeschi al Napoli ogni gol veniva scandagliato per cercare qualcosa che lo invalidasse. Anche ieri sera niente sui gol bianconeri, nessun controllo, si riparte subito – il rigore per il Napoli invece viene vivisezionato minuziosamente.

Quando l’episodio in campo è però a favore del Milan – penso al rigore su Suso a Roma, penso alla Supercoppa con Kessie e il rigore su Conti – al VAR non ci si va nemmeno e i replay spariscono. Sabato sul risultato di 1-0 Piatek è stato vistosamente abbattuto in area come potete vedere nel replay qua sotto. Nessuna menzione, nessun replay addizionale, niente VAR. Così è più facile nel postpartita dimenticarsi persino dell’esistenza dell’episodio.

Non c’è solo un diverso metro in campo ma c’è anche e soprattutto un diverso metro mediatico. Tutti ricordiamo Sky Sport che scandaglia ogni minimo replay sabato sera per cercare qualche tocco di mano di Musacchio per provare a far passare il gol come irregolare. Lo stesso giochino fatto per Cutrone in Milan-Lazio dell’anno scorso che ha fatto passare un gol irregolare un gol totalmente regolare secondo le normative vigenti – e la prova ne è proprio il fatto che la FIFA tali normative le stia cambiando in modo che dal 1° luglio 2020 non si possa segnare di mano nemmeno involontariamente (quindi, prima, si poteva).

Non dimentichiamo le scenette dopo Fiorentina-Inter dove la posizione sul gol di Vecino è dubbia, così come l’annullamento del gol della Fiorentina – ma si parla solo di un rigore finale come fosse la cosa più scandalosa del campionato e ne parla lo stesso studio che ha derubricato in fretta e furia il rigore solare di Kolarov su Suso che potrebbe decidere la lotta CL come ‘un normale fallo di gioco’. Anche qua, quando il rigore però è per l’inter si prende il libretto delle regole alla mano e si va ad inventare il fallo di polpastrello.

Se per i media c’è veramente poco da fare è assurdo che gli arbitri siano riusciti ad usare il VAR con un evidente doppiopesismo in maniera più o meno fiscale a seconda della squadra. Basti vedere ad esempio cosa hanno combinato ad una delle poche squadre di coda che se la gioca sempre con la Juventus e non ha fatto l’acquisto più costoso della propria storia per il Cerri o Mandragora di turno, ovvero la Spal – tra Sampdoria e Fiorentina. Quella che era la disparità di giudizio sul singolo episodio è diventata una disparità di fiscalità del controllo da parte di una classe arbitrale che ormai non è più credibile – e per non tirare in ballo la solita Juventus, basti vedere cosa combina Jack O’Melly quando arbitra la Roma del suo idolo Totti. E’ l’ora di mandare arbitri stranieri in Serie A.

Per quanto riguarda la linea politica di certe emittenti, invece, occorre sempre tenere a mente le parole di Federico Buffa dopo il ritiro da Sky Calcio Show. Capiamo benissimo a quale squadra darebbe molto fastidio un Milan in Champions League viste le possibilità di sviluppo ed investimento per i tifosi nel mondo che altre non hanno nonché il nuovo ranking per i diritti TV che ridistribuisce parte del ricavato anche in base alla storia Europea (e no, comprarsi Ronaldo non fa salire in questo ranking). La concorrenza va eliminata sempre alla base, non bisogna lasciare spazio nemmeno per i dettagli – vedasi Suso e la Supercoppa. D’altronde lo ha raccontato bene Ilaria d’Amico con quel ‘noi della Juve’ dopo la partita di andata e ‘settimana prossima gioca la nostra Juve’ dopo le partite della settimana prima.

La fortuna è che non abbiamo avuto, in questo weekend, episodi contro di cui lamentarci altrimenti sarebbe arrivato – puntualmente – il solito Nicchi a dire che è tutto a posto e che il Milan deve stare zitto. Tutto questo ci fa capire che la qualificazione CL non basterà e che Elliott deve riconquistare pian piano un potere politico perso negli ultimi anni per scalare un sistema che attualmente prevede Agnelli presidente ECA con tanto di interferenza sul designatore, Christillin in FIFA e Michele UVA in FIGC – tra gli altri. C’è da scalfire il monopolio dell’informazione, a piccole picconate, come quelle di Fabio Capello dopo Atletico-Juventus.