The doomsday clock

Siamo arrivati al giorno cruciale per il futuro a breve termine del Milan. Anche se la sentenza uscirà, probabilmente, nei prossimi giorni, è oggi il giorno in cui si decide per il dentro o fuori dalle coppe e – soprattutto – per quanti anni. Premessa doverosa: chi scrive ritiene il Fair Play Finanziario una delle più grandi manovre di palazzo. Il risultato di quello che doveva essere un mezzo per rimettere in gioco tutti non ha fatto altro che ampliare le differenze sia in Europa (dove le ultime 3-4 sono sempre dello stesso giro) sia in Italia (dove i campionati li vincono, ormai, sempre le stesse). Qua c’è la più grave colpa delle vecchie proprietà di Milan ed Inter: sarebbe bastato spendere, seppur poco, negli anni 2010-13 in cui tale regola entrava in vigore per consolidare la propria posizione dominante. La stessa posizione dominante acquisita ora dalla Juventus è frutto più di impegno bianconero (spendevano tanto – anche male – ma per tanto tempo, oltre a partire in condizioni vantaggiose, ad esempio, sulla ripartizione dei diritti TV) e di disimpegno altrui che di quella sbandierata programmazione dagli amici della stampa.

Le regole le sapete tutti: passivo di 30 milioni ammesso in tre anni a meno di VA già negato. Se si sfora si va al SA, anche questo negato. Non è quindi sui bilanci che si gioca la partita ma sulla continuità aziendale. In parole povere la UEFA pretende che il Milan spieghi come Yonhong Li sia in grado di fare fronte agli impegni che non sono solo le ricapitalizzazioni ma anche – ad esempio – i pagamenti di giocatori comprati a debito e dilazionati sul prossimo bilancio o la ricapitalizzazione dello stesso (altri 75 milioni) fino al famoso debito con Elliott di ottobre. La UEFA – come già detto – è lì per giudicare Li, non Elliott: sbandierare ai quattro venti “tanto se non paga entra Elliottrisulta addirittura controproducente.

Il grosso problema per il Milan è che arriva a questa fase con il nulla cambiato a livello di assetto societario. Si sono sparse (ad uso e consumo UEFA?) le voci di un socio, mai visto. A livello di rifinanziamento non si è ancora mosso nulla con Fassone che ormai è passato da “in Febbraio” a “in primavera” a “a fine Maggio” a “tra brevissimo” coi soldi che però non arrivano. L’unica cosa successa – a livello di puri rumors – è Elliott che ha dettato a Li le proprie condizioni di entrata con il board, ovviamente, schierato dalla parte del proprietario cinese che lo ha nominato. Attualmente Li è stato nuovamente messo in mora dal board e si attende il 28 giugno per un il nuovo versamento che servirà come sempre per le spese di gestione ordinaria tra cui onorare gli impegni per l’iscrizione alla serie A. E’ a rischio l’iscrizione al campionato? Ovviamente no perché nel caso ci sarà il paracadute Elliott – ma l’UEFA è tenuta a giudicare il club come se questo non ci fosse. E’ tenuta a giudicare la continuità aziendale di Li, non di Elliott.

Chi scrive ha fiducia nell’istituzione UEFA e non chiede trattamenti di favore per il numero di trofei vinti in passato. Non fanno parte della nostra storia e non devono farne parte. Equità, non favori. Chiedere scorciatoie non è nel DNA del Milan così come non lo è ipotizzare complotti di palazzo che ormai fanno parte di una disinformazione del tifoso totalmente scientifica e decisamente poco trasparente. Basti pensare che la società si è avvicinata a gruppi che otto-nove anni or sono invitavano al boicottaggio dello stadio, delle pay-tv, del merchandising e anche dei prodotti degli sponsor del Milan, danneggiando in primis la squadra quando ne aveva bisogno ed oggi tali gruppi vengono ad elargirci lezioni gratuite di “milanismo” in fiere dove si vendono discutibili libri e magliette.

La comunicazione fatta dai nuovi influencers da cui noi ci teniamo orgogliosamente distanti servendo sempre il Milan e mai i suoi dirigenti – non a caso non abbiamo mai invitato al boicottaggio, ma al massimo a sostenere solo la squadra turandosi il naso – rimane qualcosa di grottesco ed inaccettabile per la nostra storia. Gli inviti con hashtag al twitter della UEFA come ai tempi dei gobbi contro la gazzetta non coltiva il Milanismo, lo uccide. Si chiede rispetto per il Milan e io tale rispetto lo chiedo e lo pretendo da chi ci ha comprato e da chi ci amministra.

Il signor Li a Nyon non si è mai fatto vedere per chiare la sua posizione coi tifosi. Non ha mai fatto chiarezza sul suo patrimonio e sulle sue proprietà per garantire la continuità aziendale del Milan. Non ha mai spiegato se non un comunicato banale dietro un video registrato. Non ha mai indetto una conferenza stampa per rispondere alle domande dei giornalisti. Il signor Fassone è invece improvvisamente scomparso dalla scena dopo mesi di trasparenza sbandierata e video celebrativi dopo aver presentato piani di rientro al limite della fantasia e palesemente irrealistici pompati con presunti ricavi dalla Cina.

Un board così slegato dalla proprietà (metà in quota Elliott) ha il dovere di prendersi le responsabilità nel nome del Milan quindi accettare il rifinanziamento del Milan lasciando Li al suo destino o minacciare le dimissioni se l’azionista non si prende le proprie responsabilità. Il comportamento degli ultimi mesi della società è stato rispettoso solamente delle proprie poltrone, non certamente del tifoso del Milan, quello legato alla squadra e ai risultati che ha voluto la cessione per tornare a vincere e non per sentirsi parlare di trasparenza o di “siamo meglio dell’anno scorso anche se siamo arrivati sempre sesti”

Si parla di esclusione o meno, personalmente non mi illudo e con questi presupposti la ritengo inevitabile. Se non sarà così, meglio ma sarei soddisfatto di una esclusione annuale e non pluriennale (che magari ci consenta di fare come l’Inter l’anno scorso, concentrandoci su una sola competizione). In ogni caso speriamo si dia una scossa che porti al cambiamento progressivo di questi discutibili soggetti nel controllo delle azioni AC Milan, magari con un socio di facciata e credibile.

Il tifoso che per andare allo stadio spende merita di sapere. Merita di sapere i veri motivi dell’accusa e della decisione UEFA qualunque essi siano. Merita di sapere come il presidente Li con il suo patrimonio dichiarato pensa di far fronte alle prossime scadenze. Merita di sapere come è possibile che un bonifico ci metta sette giorni ad arrivare come gli stanno raccontando. Merita di sapere quali sono i piani con e senza coppe e come la società intendeva portare i ricavi dalla Cina a quelle cifre. Merita di sapere come è possibile che spendendo zero si chiudano i bilanci a -90 e spendendo 230 milioni a -75 e quindi quanti debiti da onorare sono stati portati sui successivi esercizi per ridurre il passivo perché la matematica non è una opinione.

Il tifoso merita rispetto, quello vero. E il rispetto ce lo avrà quando gli saranno spiegate come stanno veramente le cose senza inventare complotti mondiali contro di noi per salvare le apparenze di un castello di carte che sta crollando giorno dopo giorno sulle spalle di chi ha sempre tenuto al Milan e non lo ha riscoperto solamente di recente. Il Doomsday clock sta per segnare la mezzanotte: chi può sacrificarsi per fermarlo, è ora che lo faccia.

Forza Milan e #viaimercantidaltempio