Il problema nazionali e la riforma del calendario

Ammettiamolo: la sosta nazionali di Marzo come sempre sfocia nel farsesco. Non può essere altrimenti visto che arriva nel bel mezzo del campionato e della fase decisiva della Champions League. Abbiamo visto la Juventus cercare di recuperare più giocatori possibili in vista della sfida col Napoli con scuse più o meno assurde (fino a Barzagli che ne approfitta per fare un week-end in famiglia a Riccione) e abbiamo visto infortuni come quello di De Rossi che potranno in qualche modo danneggiare le squadre coinvolte nella lotta per il titolo. La brutta notizia è che tale sosta, per ora presente unicamente negli anni in cui non si disputano Europeo o Mondiale, diverrà permanente nel nuovo calendario e saremo costretti a subirla ogni anno.

E’ inutile sottolineare come le pause per le nazionali falsino i campionati. Basti pensare agli infortuni o a come “spezzano” magari il ritmo di squadre che vanno bene o viceversa. Come ci siano squadre che possano lavorare per 15 giorni a organico quasi completo e altre che debbano preparare la partita in poco più di tre giorni. Tolto tutto questo continuiamo a non trovare un senso (come Mourinho) in un calendario internazionale che dissemina soste ravvicinate nella prima parte di stagione con questa parentesi marzolina.

Facendo un rapido calcolo, tolte le grandi competizioni, le partite che una nazionale si trova a giocare nell’arco di un anno arrivano fino a dieci. Non disputandosi più le amichevoli infrasettimanali di Agosto, Febbraio e Marzo la FIFA ha quindi voluto – su pressione di ECA e confederazioni – condensare il calendario delle nazionali in cinque soste che sono, appunto, Settembre, Ottobre, Novembre, Marzo e Giugno. A questi si aggiungono i grandi eventi che sono il Mondiale, la Confederations Cup e le coppe confederali che occupano a loro volta fino a quattro settimane (cinque weekend, solitamente preceduti da ritiro ed una settimana di amichevoli). Ipotizziamo quindi cinque weekend occupati nell’anno in cui non ci sono grandi competizioni e dieci nell’anno in cui queste avvengono.

L’unica possibilità valida per ridurre al minimo il rischio ed il danno ai club che pagano i giocatori sarebbe quella di condensare l’attività delle nazionali in due grandi soste: Gennaio e Giugno. La prima avverrebbe nel periodo in cui tradizionalmente si gioca la Coppa d’Africa, la seconda in coda al mondiale. Questo ridurrebbe inoltre il danno ai club che si trovano vittime di una regola – ad oggi folle – che li costringe a perdere i propri giocatori Africani in un mese centrale per i campionati. Eviterebbe – inoltre – lunghe ed interminabili trafile di qualificazioni che durano un anno e mezzo per poi magari risolversi in un playoff di due settimane. In questo senso la UEFA eliminerà le qualificazioni nelle prime tre soste per disputare la nations league e condensarle in seguito, ma sempre basandosi sul calendario FIFA, ad oggi organo che designa le date dei cosiddetti international break sui quali poi UEFA e leghe basano i loro calendari. FIFA che ha interesse a tenere alta l’attenzione sull’attività nazionale per più mesi dell’anno possibile e che mai approverebbe una riforma di questo genere.

La nostra proposta è quindi riassumibile in questa maniera: partendo dall’anno post-mondiale (supponiamo 2018) le qualificazioni Europee e l’attività amichevole si disputerebbe in due blocchi. Gennaio 2019 (cinque match-day) e Maggio-Giugno 2019 (altri cinque match-day) coi campionati che, senza soste di sorta, terminerebbero prima e la Champions League che vedrebbe la sua finale ad Aprile. Nell’anno successivo quindi nel blocco di Gennaio 2020 Coppa d’Africa e play-off/amichevoli per le qualificazioni Europee mentre nel blocco di Maggio-Giugno 2020 partirebbero le qualificazioni africane in contemporanea ad Europei e Coppa America.

Proposta che comprenderebbe anche una riforma delle convocazioni vanno fatte prima (un mese), per tutto il blocco di partite e con possibilità di tre cambi dopo la loro emanazione: chi, per qualsiasi motivo, lasciasse il ritiro della propria nazionale con o senza autorizzazione, salta un numero di partite col proprio club pari a quelle perse. In caso della sosta di Gennaio l’attività dei club viene sospesa fino a sette giorni prima della fine del break – pena sanzioni – in modo che nessuno possa trarre vantaggio. Insomma, niente motivi personali per passare poi weekend con moglie e figli ed essere pronti per Napoli-Juve.

2 commenti

    • Mario De Magistris il 30 Marzo 2017 alle 12:33

    Mah…qualsiasi proposta ha pregi e difetti. Tornare all’antico no? Secondo me sarebbe meglio sospendere il campionato e far giocare sempre alla domenica le nazionali. Con sette giorni di intervallo si potrebbe forse ovviare agli enormi problemi derivanti sia dai diversi fusi orari che dal cambio di clima e stagioni nel Continente dove i giocatori vanno a prestare la loro opera per le loro nazionali. I tornei andrebbero svolti sempre al termine della stagione calcistica. Ma anche qui è complicato farlo visto che i campionati nazionali si giocano in Continenti che talvolta hanno stagioni climatiche opposte. Qui si entra nel complicato poiché la Fifa impone che i giocatori aderiscano alle convocazioni delle loro nazionali. Ma quando questi professionisti, lautamente pagati dalle spa di provenienza, tornano inutilizzabili indietro… chi risarcisce adeguatamente le società che si sono viste private dei loro migliori elementi per infortunio talvolta gravi? I campionati a quel punto non sono falsati? Quindi l’unica vera risoluzione è quella che tutti i tornei, ivi comprese le qualificazioni a tali tornei, si giochino prima o dopo l’inizio dei rispettivi campionati nazionali alterando le competizioni intercontinentali ( i mondiali) al termine dei campionati. Se questo avvenisse ogni quattro anni il danno sarebbe limitato.

    • Vittorio il 1 Aprile 2017 alle 23:00

    Ciao, Borgofosco. Mi piacerebbe avere la tua mail per parlare in privato di quei ladroni
    ed altri loro complici. Come si puo’ fare?

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