La caduta del parafulmine

Ci siamo davvero. Manca una settimana al closing come potete vedere dal nostro countdown a fianco (o sotto, se leggete da telefono). Manca una settimana a quel processo inesorabile avviato dalle cessioni di Ibra e Thiago Silva, dai rubinetti chiusi da parte di Fininvest che ha portato il Milan a dover fare mercato con poco più di 80 milioni negli ultimi cinque anni. Un closing che dovrebbe risolvere il principale problema del Milan: la mancanza di liquidità da investire sui cartellini che i negazionisti (a stampo Berlusconiano o comunista, a scelta) hanno sempre negato con tabelle farlocche, mischiando cartellini ed ingaggi e spacciando ripianamenti per investimenti e facendo finta che i fatturati piovano dal cielo e siano liberamente spendibili oppure evidenziando solamente gli errori, a posteriori (e così sono bravi tutti).

Non si può competere in Italia autofinanziandosi, non in questo momento. La Juventus sta arrivando a farlo dopo tante e pesanti sessioni di investimenti all’inizio dei cinque anni vincenti. La Roma pure. Il Napoli lo sta in parte facendo sfruttando il fatto di avere minor blasone rispetto alle altre (quindi minori ingaggi), un fallimento passato che ha ripulito i conti e lo smantellamento delle milanesi senza il quale non sarebbe mai entrato in Champions League. Il Milan può arrivare in questo stato entro sette-otto anni prima dei quali serviranno investimenti pesanti e successi sul campo che ad oggi condizionano pesantemente i bilanci.

Il club delle partecipanti in Champions League ad oggi è un club stretto che permette di partire con un vantaggio economico sulle altre e di mantenere lo status quo a meno di scelte scellerate (per esempio bloccare Nainggolan e Tevez) o di un consapevole ridimensionamento (per esempio non spendere un Euro nell’estate 2013). E’ un club che però l’anno prossimo passerà da 2+1 a 4 e in quelle 4 bisogna assolutamente entrarci e subito.

Qualificazione Champions 2018-19 e scudetto l’anno successivo devono essere i due obiettivi del prossimo Milan se ci sarà quella liquidità promessa. Due obiettivi normali, basti pensare che lo stesso Berlusconi investendo vinse lo scudetto al secondo anno e si laureò campione d’europa al terzo ma già si accorre alla corsa al ridimensionamento. Eppure la base di partenza è ottima e lo dimostra la corsa ai rinnovi: Bonaventura, Suso, Donnarumma, Romagnoli su tutti. Leggo che “100 milioni in una sessione non bastano” da chi pretendeva lo scudetto con 90 milioni due anni fa: abbastanza ridicolo ed ipocrita. Per non parlare degli amici del DS, che per questione di privacy chiameremo “Juventello” e “Moggin” che iniziano un maniavantismo clamoroso in caso di fallimento del loro amico che dovrebbe farci preoccupare.

Se i soldi ci sono – e ci sono – vanno spesi su nomi pesanti anche a costo di strapagarli, altrimenti in Champions League non si rientra. La Gestion League è un’altra cosa, lasciamola alla Roma che nel periodo in cui abbiamo vinto gli ultimi tre trofei, tra il broncio e il mugugno dei tifosi con la puzza sotto il naso, ha alzato al massimo la coppa del nonno. L’altro passo fondamentale sarà quello di fare il “salto” – perché difficilmente si avrà una rosa all’altezza delle prime tre fuori dalle coppe, quindi ci vuole per forza una annata di “sovrarendimento” con una rosa appena inferiore. La stessa che fece Mazzarri al Napoli e Conte alla Juventus, la stessa che avremmo potuto fare noi senza gli infortuni e le “sviste” arbitrali di un Gennaio che ci ha falcidiato.

Dal 4 marzo cambierà finalmente tutto. Niente più parafulmini, niente più allenatori divinizzati dagli oppositori della società per ragioni politiche. Essere dietro l’Atalanta, verrà definito “fallimento tecnico”, non “miracolo”. Ci chiediamo come tirerà avanti chi in questi anni, incapace di distinguere tra un 4-3-3 ed un 4-4-2 ha portato avanti le peggiori linee populiste, acchiappaclick e diffamatorie per seminare l’odio tra i tifosi. Speriamo in un Milan vincente perché in un Milan vincente queste persone non ci possono stare: non saprebbero cosa dire per tirare avanti la loro carretta che si sono costruite di fianco al cadavere del leone. Ma come recita un noto detto: alla fine i leoni rimangono leoni ed i cani rimangono cani.

Niente più scuse, niente più Giannini come parafulmine, niente più tabelle, niente più riconoscenza. E’ inutile dire che avendo una tifoseria da centro di recupero che negli ultimi anni ha tolto il sostegno nel momento del bisogno come un Roberto Speranza qualunque questo non solo ci piace ma ci serve anche tremendamente e maledettamente sul campo. Basta San Siro campo neutro con le piccole, basta col primo anello pieno di Napoletani nel match che ci poteva riportare in Champions League. Si parla di Norimberga ma l’unica Norimberga è da fare a queste persone che hanno danneggiato irrimediabilmente il Milan e la sua immagine in questi anni con calunnie e diffamazioni. Ma saremo clementi e ci limiteremo ad essere lo scarpone che vigilerà e li caccerà dal carro del vincitore.

Lassù, durante il volo, chi non è stato milanista non può nemmeno lontanamente immaginare cosa si è visto, cosa si è provato e cosa si è vinto. (Mauro Suma)

Ai tifosi rossoneri chiedo di vigilare perché ormai gli avversari politici di Berlusconi cercheranno in tutti i modi di mistificare e cancellare i 30 anni più alti e migliori della storia del Milan, difficilmente ripetibili. Lasciate da parte i reietti che festeggiano un passaggio di proprietà più della vittoria di Doha, è gente che ha sofferto tantissimo e che probabilmente non ha mai tifato Milan – o almeno questo Milan, quello che vinceva le coppe. Non permettete alla pletora di nuovi servi allontanati giustamente da Milanello di riscrivere la storia del vostro club.

Alla nuova dirigenza l’augurio di raggiungere almeno la metà dei successi della vecchia e, soprattutto, quello di sostituire al più presto i numeri telefonici dei giornalisti di Sportitalia e di Telelombardia con quelli di calciatori e procuratori di top club mondiali. Sperando che quando un Karim Benzema senta chiamare Massimiliano Mirabelli che gli chiede di venire al Milan non pensi allo scherzo telefonico di qualche buontempone.

1 commento

    • Milanforever il 24 Febbraio 2017 alle 20:18

    Ma si, tutto giusto, tutto vero… ma quanto ti piace il Don Chisciotte di Cervantes?

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