L’ideale (che ormai non esiste più) del calcio romantico

E’ strano a dirsi (e a pensarsi), ma ho l’impressione che, a ventidue anni, sia già diventato talmente cinico da pensare che l’offerta – vera o solo presunta che sia, ormai non conta più la veridicità –  di 40 milioni per Donnarumma sia un’offerta irrinunciabile. E’ bene fissare immediatamente, prima di andare avanti, alcuni punti di discussione:

  • Il nostro giovanissimo portiere è un fenomeno, si vede. Qualcuno potrebbe dire che su questo punto non si “ammettono discussioni”. Se ne sono accorti più o meno tutti, dai c.d. “addetti ai lavori” ai c.d. “esperti da bar al lunedì mattina, caffè, cornetto e Gazzetta”. In effetti è quasi impossibile non rendersene conto, bisognerebbe essere ciechi (ma questo forse non si può dire in questo mondo così politicamente corretto). Avete mai visto un portiere di 16 anni esordire in una grande squadra e giocare così come gioca Donnarumma? No. Punto.
  • Si tratta di un ragazzo di soli 17 anni, con una intera carriera davanti, con una intera carriera nel Milan davanti (e qui si arriva al terzo punto)
  • Esiste, e sarebbe ingiusto ignorarlo, un valore affettivo non trascurabile. Donnarumma è un prodotto del Milan e non mi dispiacerebbe vederlo difendere la nostra porta per i prossimi vent’anni (mi dispiacerebbe anche tanto vederlo difendere la porta di un’altra squadra, come per esempio la Juventus).

E allora? E allora il calcio di oggi (il modo in cui oggi il calcio viene gestito) mi ha portato all’affermazione di una personalissima tesi: quando arrivano offerte irrinunciabili (soprattutto se queste riguardano giocatori così giovani), vanno sempre accettate. Perché? Semplice: perché Donnarumma (così come per migliaia di giovani fenomeni prima di lui), tra un paio di anni potrebbe valere il doppio (e allora dovremmo fare un solenne mea culpa), ma potrebbe anche non valere più nulla. Con Donnarumma questo rischio sembra minimo ma, anche nel suo caso, esiste. Un’offerta di 40 milioni (per un portiere!) vuol dire avere un tesoro da reinvestire per rifondare un intero reparto (per esempio, la butto lì con nonchalance: il centrocampo).

Lecito però, a questo punto, porsi qualche domanda:

  • E’ più importante cercare di vincere subito o programmare? E’, in altre parole, più opportuno puntare al breve o al lungo periodo?
  • Ma soprattutto, questa società e questa dirigenza, sono ancora capaci di reinvestire in maniera sensata per ricostruire finalmente una squadra vincente? 

Il solo fatto di pormi queste due domande, fa crollare tutte le mie certezze.

PS. Ricordate la sfida Real Madrid-Barcellona per De Sciglio, valutato 20 milioni? Saranno queste cose, molto probabilmente, ad avermi reso cinico. E ricordate il nuovo Maldini, Francesco Coco?

3 commenti

  1. Mah…non mi convince il tuo ragionamento anche se sono uno all’antica e non capisco i meccanismi di questo ‘traffico illecito’ chiamato calciomercato. Non cedere Gigio starebbe a significare che il Milan esiste ancora in proiezione grande club a livello planetario. La mancanza di investimenti ed i ghirigoro dei parametri zero hanno comportato lo sfascio di quella che era stata la più grande società italiana di calcio nel trentennio berlusconiano. Non capisco ma mi adeguo. Però vorrei capire come mai De Sciglio viene ceduto alla ‘giuve’ per due cocomeri ed un peperone mentre noi prendiamo Matri dalla stessa società per 12 milioni e Bertolacci dalla Roma per 20 milioni mentre in cambio diamo El Shaarawy per 13 milioni. Se qualcuno mi sapesse spiegare questi ghirigori… allora potrei anche capire. Se si ragiona sui parametri che non spiegano questo strano traffico, queste assurdità, allora va bene non c’è soltanto Gigio da vendere ma anche tutti i migliori tanto questo Milan vale anche meno di due cocomeri ed un peperone!

  2. Berlusconi affronta anche il tema riguardante il futuro del club. “Ci sto lavorando – spiega – e abbiamo due soluzioni davanti: una è un gruppo che possa entrare nella compagine azionaria del Milan portando dei capitali importanti oppure trovare un’altra strada, che a me piace molto, e cioè un Milan tutto italiano, con tutti gli atleti che vengono fuori dal vivaio rossonero e che facciano una squadra diversa dalle altre che possa mettere a frutto un tipo di gioco fatto di tecniche provate. E’ un qualcosa che ho in mente in modo molto chiaro”.

    http://www.sportmediaset.mediaset.it/calcio/milan/milan-berlusconi-donnarumma-non-si-vende-_1093196-201602a.shtml

    Siccome un gruppo che porti soldi per poi non contare un cazzo non esiste, non resta che la seconda ipotesi.
    Non ci sono più soldi ve l’ho detto e ridetto. Se va bene facciamo la fine dell’Udinese con obiettivo stagionale la salvezza.

  3. “Ma soprattutto, questa società e questa dirigenza, sono ancora capaci di reinvestire in maniera sensata per ricostruire finalmente una squadra vincente? ”
    La risposta te la ha data Borgofosco col discorso dei “ghirigori”.
    Quindi non parliamo mai piu’ di finanziare campagne acquisti se poi cominciano i ghirigori. Tantomeno se per finanziarle dobbiamo vendere pezzi pregiati e future bandiere come Gigio. Visto la fine dei soldi di Kaka’ , Thiago, Ibra, Balotelli, ecc. ? E quelli di Berlusconi ?
    Comunque, il Milan quella valutazione la merita ampiamente ed i soci arriveranno. Per il resto aspettiamo la fine dei ghirigori che e’ meglio per tutti.

    P.S. Nessuno mi vuol tenere compagnia fuori dal branco? Proprio nessuno?

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