Correnti avverse

Partita dopo partita, delusione dopo delusione, quelle poche convinzioni costruite con fatica e pressione nel corso di mesi sono andate distrutte. Non un po’ alla volta, ma tutte insieme. Causa le assenze, le sventure e i cali di concentrazione.

È inutile star qui a parlare di cosa sarebbe accaduto se avessimo avuto questo o quell’altro in campo, piuttosto è ora di compiere un’analisi lucida. Contro la Lazio abbiamo visto una buona sintesi di questa parte di stagione: disattenzioni, leggerezze, qualche guizzo grazie ai singoli, tanto spreco e contributo inesistente dalla panchina. Elementi comuni e costanti, che ritornano troppo spesso nel Milan di Mihajlovic. Gli attaccanti faticano, seppur ci sia un certo Bacca capace di metterla dentro come pochi altri al mondo, e anche lo stesso Luiz Adriano. La causa? Il gioco, le idee, l’organizzazione. Squadre inferiori tecnicamente ci hanno fatto vedere come si possa creare tanto e con relativa facilità grazie all’organizzazione e alle idee chiare. Noi probabilmente le abbiamo avute solo per un periodo, poi, ai primi intoppi, si è sciolto tutto. Mancano rifornimenti dalle fasce, mancano inserimenti importanti dei centrocampisti, mancano spesso movimenti adeguati degli attaccanti. Domenica, in occasione del goal, abbiamo visto quale debba essere lo scambio tra le punte, peccato che azioni come quella si siano viste realmente troppe poche volte.

E proprio Luiz Adriano è simbolo della confusione che regna sovrana: ceduto ai cinesi con una plusvalenza importante, tornato a casa per loro rinuncia, rimane fuori fino a che non si capisce che sia realmente l’unico in grado di affiancare Bacca, l’unico in grado di sostituire Niang. Lo fa con la corsa, con il sacrificio, con la disponibilità e l’umiltà dei gradi calciatori. Lui crolla? Crolla quel poco di attacco che avevamo. Se a subentrare sono Balotelli e Menez, due facce di una stessa medaglia sbagliata, vecchia e da buttare, allora si capisce chi siamo realmente. Un giocatore che rifiuta di riscaldarsi, che non accetta di subentrare nel finale, quando non ha mai dimostrato di poter valere nemmeno 5 minuti in campo, non merita la fiducia di squadra, tifosi e allenatore. Cosa siamo diventati se permettiamo ad elementi del genere di far ciò che vogliono? Abbiamo bisogno di lui? Piuttosto uno della primavera al suo posto, uno che senta il peso della maglia, della responsabilità. 

A Mihajlovic vanno dati diversi meriti, non neghiamolo, ma adesso a lui tocca il compito più difficile: condurre in porto una nave che ha le correnti avverse, che è vittima dei suoi errori, e in cui parte dell’equipaggio non merita di essere a bordo. Pensare al futuro, adesso, è solo tempo perso: si finisca ciò che si è iniziato, alla fine si tireranno le somme.