Promesse non mantenute

Più che da mercato e campo, da cui sono arrivate poche e trascurabili indicazioni, l’attenzione della settimana appena conclusa è stata quasi esclusivamente puntata sulla cessione di El Shaarawy. Un’operazione lampo, che ha portato lontano da Milanello un possibile talento, mai realmente esploso.

Era l’icona del “sarebbe potuto essere, ma non è stato”, la vittoria del “progetto” che poche, pochissime volte dà i frutti sperati. Puntare sui giovani ci sta, rischiare qualche acquisto sperando dia risultati soddisfacenti anche, ma accanirsi su giocatori non all’altezza e predicarne l’utilizzo solo perché giovani resta ad oggi una pratica del tutto da censurare. Il campo dice chi può far parte della squadra e chi no, il campo agisce da filtro di una selezione sportiva che deve necessariamente far andare avanti solo chi merita realmente, al di là dell’età. I progetti troppo spesso falliscono, perché è errata la concezione che un giovane sicuramente crescerà e sicuramente maturerà dimostrandosi all’altezza. I casi in cui ciò accade sono realmente pochi, perché se un ragazzo ha talento lo dimostra subito, tutte le volte che scende in campo, senza la necessità che gli venga dato del tempo. Stephan il suo tempo l’ha avuto, fin troppo, e lo ha sprecato con comportamenti non all’altezza fuori e dentro il campo; così la selezione ha agito, anche se in ritardo, e adesso proverà a dimostrare qualcosa da qualche altra parte, dove magari si accontentano di un solo piede e di un solo movimento.

Forse El Shaarawy appartiene allora alla categoria delle promesse non mantenute, non per colpa di qualcuno in particolare, ma solo perché non è stato realmente all’altezza, non è riuscito ad emergere né come uomo né come calciatore. Il campo ha sempre ragione e, fatevene una ragione, la partenza dell’italiano con la cresta si inserisce nel filone delle cessioni di cui nessuno si è poi pentito: Cristante per ultimo, ma prima di lui anche Balotelli, Merkel, Pato e tanti altri.  Se il nuovo corso inizia dando reale peso a ciò che il campo dimostra, se il nuovo corso tralascia per un attimo l’età anagrafica e le illusorie speranze, se il nuovo corso pensa a vincere subito e non nel duemilapoi, allora scusatemi, ma io non posso che esserne contento. Con le promesse si sopravvive, con le certezze si vince.