Dopo Istanbul, c’è sempre Atene

Ottavo posto, l’obiettivo.
I preliminari di coppa Italia da evitare, l’obiettivo. Ma come ci siamo ridotti mio caro Milan?
Non ho più parole per descrivere questi 3 lunghissimi anni in cui, a destra e sinistra, ci siamo dovuti mangiare la merda grazie ad un allenatore incompetente, una dirigenza assente sempre di più e a giocatori legati al Dio Denaro e non alla professionalità.
Tre anni di merda che hanno dimostrato chi veramente ama il Milan e chi invece ha come motto ‘vincere è l’unica cosa che conta’ senza guardare il come, il perché e il quando.
Ovviamente, chi ha quel motto si è dimostrato tifoso di ben altre squadre, non di certo il Milan.

Sto soffrendo tantissimo nel vedere questo Milan ridotto così: prima da Allegri, che se avesse vinto quel campionato con Ibrahimovic e Thiago Silva uno dei due giocatori probabilmente sarebbe ancora con noi e invece che svendere per ripianare debiti assurdi avremmo puntellato la rosa.
Puntellato una rosa che era sempre più povera di campioni e piena di bidoni come Traorè, Nocerino, Constant e compagnia cantante.
Mi sta bene dare la colpa a Galliani, non mi sta bene esonerare del tutto Massimiliano Allegri, che con il suo benestare ha distrutto tutto ciò che di buono poteva nascere in futuro dalla coppia Ibra-Thiago.
Ha distrutto tutto ciò che il Milan rappresentava. Nel mondo, in noi tifosi.
Ha tolto ogni minima briciola che era rimasta di DNA rossonero in spogliatoio, ha innestato bidoni su bidoni pagandoli fior di milioni, ha tolto il giuoco tanto amato dal Presidente e per finire ha regalato uno scudetto alla Juve di cui tanto ne è tifoso.
Dividiamole le colpe, perché oggi è in finale di Champions con la squadra costruita, allenata, puntellata e messa in campo da Conte.
Ma ieri, in senso figurato, ha fatto solo danni in un Milan che ora ne raccoglie i cocci.

Un Milan che è senza valori, senza professionisti, senza società, senza gioco, senza allenatore e senza palle.
E’ pieno di gente che pensa solo ai milioni che percepisce e non al valore della squadra, al valore della maglia e della società, al valore di quella patch sulla spalla che indica sette Champions League vinte.
Sette, non due. Sette.
E non si è mai chiesto la luna, ma si chiedeva sempre professionalità e impegno nonostante i limiti di tecnica o i limiti personali.
Si chiedeva di onorare la maglia comunque andava la stagione, di amarla e di proteggerla da tutto e tutti e invece ancora una volta, su 30 elementi della rosa, 10 tengono al Milan e il restante ai milioni che percepiscono.
Nascosti da Inzaghi che si prende il 50% delle colpe, nascosti da una società che si prende il restante 50% e loro che ballano, ridono, scherzano e vanno a divertirsi in discoteca perché tanto sanno di avere i soldi, possono spenderli e qualcuno li coprirà sempre.
Comunque giochino, comunque vada la partita.

Ed è da questo comportamento errato che lo spogliatoio deve ripartire evitandolo, ovviamente, e cercando di modificare questo lato.
Lato che ci costerà con molte probabilità addirittura il preliminare di coppa Italia.
Una vergogna per quella storia rossonera impressa nelle menti dei tifosi, una vergogna per quella storia impressa nella mente di tutto il mondo calcistico.
Nel 2007 alzavamo l’ultima Champions, dopo di ché il nulla. Un Milan sempre più giù, con un solo scudetto e una sola supercoppa vinte.
Un Milan sempre più deludente in campo e in campagna acquisti. Cosa notata anche dallo stadio sempre più vuoto.
Un Milan difeso da pochi, tifato veramente da pochi e riempito di belle parole mai mantenute dall’alto.
Un Milan con Schettino alla nave che rischia di affondare ancora di più, se questo è possibile.

Speriamo di aver veramente tocca il fondo per poter capire di dover investire in giocatori, allenatore e società.
Per poter capire di essere arrivati ad un punto in cui, se non si può più investire, si deve cedere.
Si deve cedere a chi può mettere capitali per uno stadio di proprietà.
Capitali per investire in 3-4 giocatori di livello sul mercato. Anche se non basterebbero 3-4, di certo andrebbero a puntellare una squadra a dir poco ridicola a centrocampo e in difesa.
Capitali che ci permetterebbero di non fare più i barboni della situazione e di riscattare quei 2-3 giocatori decenti che in panchina farebbero la loro sporca figura (vedi Destro-Van Ginkel).
Capitali per poter riavere un allenatore preparato e pronto subito in modo da rivalutare tutta la rosa (che scarsa non è, presa singolarmente) e da ritornare in Champions.
Capitali. Punto.
Ora il mondo del calcio gira tutto intorno ai soldi, e mi auguro che l’aver toccato il fondo con i preliminari di Coppa Italia possa aprire gli occhi a chi di dovere.
Possa fargli capire che così non si può andare avanti e che servono soldi. Tanti soldi.

Dopo Istanbul c’è sempre Atene.
Facciamola arrivare Atene, perché non arriverà da sola.

3 commenti

  1. Sottoscrivo, cara Margherita, sottoscrivo pressoché in toto.
    Riguardo, poi, all’attaccamento alla maglia, qualcuno sa spiegarmi come mai una fascite plantare o una frattura al metatarso del piede non impediscano di andare in discoteca a ballare?
    Perché vanno bene, e le pretendiamo (forse sarebbe più giusto dire che le pretendevamo), le qualità tecniche, ma quelle umane, di normale attenzione alla società e al pubblico, dove sono andate a finire?
    Forse, comunque, alla società, non foss’altro perché é quella che dovrebbe dirigere il vapore, andrebbe assegnatoi il 51% delle colpe.
    Sarei solo più benevolo nei confronti di Inzaghi, scaraventato in un compito troppo arduo per le sua attuali capacità e colpevole di troppo amore per il Milan.
    Il colpevole tecnico di questa situazione ora siede sulla panchina dell'”Alì Babà Stadium”, avvalendosi anche dell’operato di uno dei suoi epurati eccellenti.
    Del resto, quel signore non l’ho chiamato io.
    Il suo padre putativo ha nome, cognome e cravatta (gialla). Sempre, comunque, nel sovrano distacco di chi gli sta sopra, pronto a raccliere gli applausi e a lasciare soli gli sconfitti.
    E’ la vecchia storia del signorotto del Medioevo e del suo esattore, già da me riportata in questo blog.
    Intanto, mi sta già venendo la pelle azulgrana in attesa del 6 giugno…

  2. Si il problema è che probabilmente non c’era soltanto una mela marcia ma stava marcendo il cesto di mele. Fa rabbia constatare la mollezza con la quale i giocatori scendo in campo. Fa venire voglia di fare anche noi una capatina in C.so Como e tra uno spinello e l’altro magari sollazzarsi in dolce compagnia. I calciatori, certi calciatori, sono come la carta moschicida. Qualcuno scriveva su Fb o altrove: -ragazzi io cucco in internet- Perdono con il Sassuolo? Tanto poi li trovi a ballare in buona compagnia. Fanno le ore piccole e che debbano giocare la domenica successiva, non gli può importare di meno. Poi le gambe sono molli come quelle di Ronaldinho in un derby perso in superiorità numerica. Ma lui aveva cuccato e fatto notti brave, magari pure autorizzato, in compagnia di ragazze venute appositamente dal Brasile. No…aveva ragione Seedorf ma solo che si era impuntato perché voleva recuperare, alla vita d’atleta, Mario Balotelli. Per il resto non sbagliava, quella rosa andava sfoltita e dovevano rimanere soltanto giocatori da Milan. Ora se la prendono con Ménez! E’ egoista non passa il pallone…io mi chiedo a chi dovrebbe passarlo? Attorno al francese ectoplasmi con la testa altrove ed il portafoglio al posto del cuore. Saponara era presuntuoso… pensava d’essere bravo… ma doveva saper attendere il suo turno. Qualcuno lo ha comparato ad Acerbi ed ha sentenziato:- non è giocatore da Milan!- Ma quali sono i giocatori da Milan? Suso si è perso nel dormitorio di Milanello? Tra non molto inizierà la tortura? ‘Giuoca’ il Milan a Reggio Emilia. La tentazione di non guardarli è forte ma in panchina e forse in campo ci sarà Mastour? Ecco speriamo che il cesto sia pieno di mele buone affinché Hachim possa realizzare quella speranza, dei tifosi, che vorrebbero vederlo diventare giocatore da Milan. Non dico un nuovo Gianni Rivera, Franco Baresi o Paolo Maldini, ma giocatore da Milan! L’eterno infortunato e la cresta stra-curata, da troppo tempo non si vedono in campo con la maglia Rossonera! Nonostante le loro ‘gravi infermità’ qualcuno sostiene che a loro del Milan non frega nulla e che hanno la testa alla movida ed alle cuccate!

  3. Cara Margherita ti chiedo scusa se riporto questo pezzo di altro milanista. Questo perché non ero il solo milanista nottambulo e le amare riflessioni, così come le verità celate, maturano anche in altri nel cuore della notte. ps di queste riflessioni non condivido affatto quella su Allegri che ritengo forse il massimo responsabile dello sfacelo del Milan.

    17 maggio 1.13.01
    Berlusconi in attesa dell’offerta giusta ma il mercato non aspetta
    17 Maggio 2015 00:00, di Fabrizio Tomasello

    Mi perdonerete se eviterò qualsiasi accenno a Sassuolo-Milan. Un po’ perché sinceramente non interessa quasi più a nessuno sapere cosa si inventerà Inzaghi per provare a salvare in queste ultime partite la stagione disastrata del Milan; un po’ perché ciò che si sta decidendo fuori dai campi da gioco appare decisamente più importante per il futuro dell’ex club più titolato al mondo.
    Berlusconi, come ormai è arcinoto, è alla finestra ad attendere un messaggero dall’Oriente. Che sia dal fronte thailandese o più probabilmente da quello cinese, al momento non è ancora dato sapere, l’importante però è che arrivi con l’offerta capace di sciogliere le riserve del patron rossonero. La diffidenza nei confronti di Bee Taechaubol e del suo entourage, a causa anche dell’atteggiamento troppo “caciarone” del gruppo, è stata ufficializzata, così come la grande aspettativa nei confronti della proposta che potrebbe presto essere recapitata ad Arcore dalla Cina, grazie al fondamentale lavoro di mediazione di Xi Jinping, presidente della Repubblica popolare cinese e segretario del Partito Comunista.
    Intanto, tra un incontro elettorale e l’altro, Silvio Berlusconi ha trovato anche il tempo per fare i complimenti alla Juventus “per il traguardo raggiunto”. La verità è che i complimenti (ma soprattutto i ringraziamenti) dovrebbero arrivare dalla sede bianconera alla dirigenza del Milan. Perché è innegabile, la Juventus vincente dei millanta scudetti consecutivi e della finale di Champions League appena conquistata nasce nel gennaio del 2012 quando Berlusconi annullò con un imprevedibile colpo di mano l’operazione del secolo: l’acquisto di Carlitos Tevez dal Manchester City e la cessione in contemporanea di Pato al Paris Saint Germain per la bellezza di 28 milioni di euro.
    Una ferita ancora aperta per i tifosi milanisti, un evento da cui, secondo il più classico “effetto farfalla” (la teoria secondo cui una piccola variazione, come appunto il battito d’ali di una farfalla, possa produrre grandi mutazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema) è cambiata letteralmente la storia del Milan, della Juventus e di conseguenza del calcio italiano ed europeo.
    Perché quell’anno, senza Tevez e con Pato praticamente sempre fermo ai box, il Milan perse lo scudetto e durante l’estate assistemmo allo smantellamento di un’intera squadra: a casa Nesta, Inzaghi, Seedorf, Zambrotta, Van Bommel, Gattuso, senza dimenticare naturalmente le cessioni illustri di Thiago Silva e Ibrahimovic.
    E perso Zlatan, il Milan vide evaporare anche Paul Pogba, centrocampista allora pressochè sconosciuto e in rotta di collisione con il Manchester United di Alex Ferguson, che Mino Raiola avrebbe voluto portare a Milanello e che invece prese l’autostrada per Torino grazie anche alla rottura dei rapporti tra Galliani e il pizzaiolo italo-olandese, sempre a causa della cessione di Ibra.
    Se a tutto ciò aggiungiamo la scelta di rinunciare a Pirlo per un puntiglio contrattuale e perfino l’esonero di Allegri, che ha messo a disposizione della Juventus l’allenatore del “quasi triplete”, il quadro è completato.
    E l’immagine che resta è quella di Berlusconi e Galliani, vestiti con la tutina nera, la bottiglia in mano e il sospensorio in bella vista di “tafazziana” memoria, a colpirsi nella parti basse per la goduria del tifoso juventino.
    Adesso il numero uno rossonero ha il dovere di dedicarsi alla questione societaria e sciogliere in fretta tutti i dubbi, per poi agire di conseguenza sul mercato, prima di arrivare tardi sugli obiettivi individuati.
    Innanzitutto c’è da scegliere il nuovo allenatore. Proprio quando Unai Emery sembrava aver convinto tutti, ecco arrivare in extremis il sussulto di Carletto Ancelotti e Vincenzo Montella, entrambi reduci da due sonore batoste rimediate in Europa e, quasi come fisiologica conseguenza, di nuovo sul mercato. Chissà poi perché appena un tecnico rimedia un paio di scoppole dolorose, il suo nome venga immediatamente accostato al Milan. Ma forse anche questo è il segno dei tempi.

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