Le ragioni di un fallimento

Ormai c’è poco da dire e da nascondersi: questo Milan non finisce mai di stupire in negativo. Qualche giorno fa, ripensando all’inizio della stagione e all’auspicio con cui era partita, mi son reso conto di quanto la situazione sia stata rovesciata, prendendo una piega decisamente non tollerabile.

Doveva essere la stagione del rilancio, della ripartenza, la prima di una “nuova” squadra con nuove idee e ritrovati valori postivi. Si sa, calcio e valori ultimamente non vanno così d’accordo, eppure Inzaghi sembrava potesse essere la persona giusta per dare carattere, voglia di vincere e quel ritrovato spirito di unità di squadra e di intenti che da troppo manca a Milanello.  Veniva da stagioni importanti alla guida della primavera, e magari avrebbe potuto portare quelle sensazioni e quell’entusiasmo anche in prima squadra. Questo in teoria, perché allenare una squadra come il Milan richiede tenacia, sangue freddo, e sopratutto esperienza. Ecco, l’esperienza, punto debole della gestione Inzaghi, così come di quella Seedorf, ma ci sta, in un nuovo corso, rischiare qualcosa. I primi mesi ce li ricordiamo tutti, con alti e bassi, e con un anno terminato con l’exploit contro Napoli e Roma. Poi, il baratro. Cosa è successo a quella squadra che aveva voglia di lottare e di correre, che era capace di soffrire da squadra e di reagire da squadra? Sparita, svanita nel nulla, come se in quella dannata preparazione invernale fosse successo qualcosa di irreparabile a livello di spogliatoio. Non ci siamo più ripresi, non ci siamo più rialzati, tornando a standard solo accettabili in un paio di occasioni. Allora ci si chiede: cosa c’entra Inzaghi in tutto questo?  I suoi proposti iniziali erano di tutto rispetto, con un Milan un po’ più provinciale e un po’ meno capanna di personalità troppo forti e nocive per il gruppo, un Milan più squadra e meno marchio. Ed è per questo che probabilmente sono stato uno degli ultimi a smettere di credere in Pippo: a parte la sua storia, credevo seriamente potesse essere promotore di un inizio diverso dal passato, in cui tutti avessero avuto a cuore su tutto il bene della squadra.

E allora? Cosa non è andato? Se queste idee, giuste e inizialmente utili, nella prima parte della stagione potevano bastare, a lungo andare era doveroso acquisire un identità, un gioco, una precisione tattica impeccabile, perché per vincere questo ci vuole. Ho dato tempo a Inzaghi, perché pensavo ci stesse lavorando, ma il campo ha dimostrato tutto il contrario. Tanti moduli cambiati, una formazione diversa ogni partita, e quell’errata convinzione che le chiavi della squadra potessero essere affidate ad un effimero giocatore come Menez. Su di lui Inzaghi ha basato tutto, troppo, e i risultati si sono visti. Nemmeno una buonissima campagna acquisti invernale è servita a riportare il mister sulla retta via, perché anche con una punta vera la squadra si muove poco, con un centrocampo statico, reparti troppo distanti e indicazioni troppo poco chiare. Ha mostrato i suoi enormi limiti Inzaghi, e fin troppo a lungo abbiamo sopportato questo spettacolo indegno e ingiustificabile. Tra le cause ci metto poi anche una sbagliatissima preparazione atletica, per l’ennesima volta, con tantissimi infortuni e sopratutto avversari di ogni livello che corrono sempre al doppio rispetto a noi.

La conclusione di tutto questo non può che essere un cambiamento duro e radicale, che comprenda staff tecnico, Tassotti compreso, e staff di preparatori atletici. Dobbiamo azzerare, e ripartire questa volta non da belle speranze o intenti valorosi, ma da certezze. La certezza di un allenatore esperto e con le idee chiare, in grado di dare fin da subito un’identità chiara alla squadra e al gioco, la certezza di uno staff in grado di regalarci una condizione fisica all’altezza delle altre squadre, e ancora la certezza di una società che prenda solo giocatori utili alla causa dell’allenatore. Questo è stato fatto a Gennaio con Inzaghi, ma non è bastato perché manca l’ingrediente principale: la consapevolezza da parte del nostro mister di essere all’altezza. E probabilmente già questo basta a renderlo inadeguato per allenare il Milan…assieme a tutte le dichiarazioni che nemmeno un tifoso di una squadra che lotta per non retrocedere vorrebbe sentire. Abbiamo sopportato tutto questo, e continueremo a farlo fino a fine stagione, ma dalla prossima estate è necessario porre basi certe su cui costruire il futuro, perché abbiamo aspettato anche troppo a lungo, e sofferto enormemente.

6 commenti

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  1. Inzaghi è stato un fallimento totale ma noi avevamo le nostre ragioni per sostenerlo.

    Si aveva fatto bene nelle giovanili ed era l’ uomo giusto. Di fatto non piaceva alla parte della nostra tifoseria di cui ci vergognamo di più quindi poteva essere il profilo perfetto e poteva starci dopo i buoni risultati da ex calciatori senza esperienza in panchina portati da Leonardo e Seedorf.

    Ci avevamo sperato dopo il buon inizio e le buone prestazioni di Dicembre poi è crollato tutto. L’ ottimo mercato di Gennaio non l’ ha nemmeno capito tanto è scarso e i preparatori hanno fatto il resto.

    E’ una squadra allo sbando ma, che non retrocederà quindi teniamola per quello che è e pensiamo ai progetti seri dei prossimi anni, costruzione dello stadio in primis.

    Inzaghi non è apace a fare l’ allenatore ma va rispettato come uomo e come bandiera.

      • Nicco il 4 Marzo 2015 alle 19:44
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      Assolutamente d’accordo con te!!

  2. Troppo facile , ingeneroso ed egoistico questo voltafaccia amici cari . Io ho sempre
    preferito Seedorf per il ruolo dove giocava e la sua conoscenza delle geometrie , non era proprio il caso di esonerarlo., Oggi pero’ non mi sento di addossare tutte le colpe a Inzaghi . Anche perche’ l’allenatore non conta cosi’ tanto in una squadra . Tutto il settore tecnico , a cominciare da Galliani e poi preparatori , medici e strani personaggi che costano soldi e basta hanno colpe maggiori di Inzaghi .
    E poi , vi diro’ che L’IMPROVVISO peggioramento mi fa pensare che qualche ignobile farabutto interno abbia scatenato con spiate o maldicenze un pandemonio nello spogliatoio .

  3. L’ allenatore in una squadra dovrebbe contare dal 65% al 75%. Però realmente dipende che poteri ha nella gestione dei vari staff.

    Purtroppo al Milan per colpa grave di Galliani l’allenatore non è mai un soggetto che disponga di chissà quali poteri. Anche a livello di personalità deve essere uno che non metta in ombra Galliani.

    Alla fine ci troviamo a giudicare Inzaghi allo stesso modo di come abbiamo giudicato Seedorf. Allenatori zoppi con pochi margini. Solo che Seedorf ha pagato con l’ esonero l’ aver cercato di ampliare i propri spazi.

    Da questo punto di vista Galliani è totalmente deleterio per il Milan e questo non centra nulla con il mercato

    1. Perfetto . Ma perche’ il mercato no ? L’infinita’ di brocchi che abbiamo in squadra ed in giro non supera di tre / quattro volte le mosse azzeccate?

  4. Perchè secondo me questa è una squadra competitiva almeno per il terzo posto.

    A me piace questa rosa, io l’ allenerei volentieri se fossi un allenatore. E’ una squadra che offre molte delle mie soluzioni offensive preferite e per questo apprezzo.

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