Il limbo del tifoso

Dopo questi giorni e ore di concitazione, di annunci più o meno strillati, di vendite presunte e di presunti miliardari thailandesi, una cosa mi pare ormai certa: Inzaghi non sarà esonerato. Dopo ogni sconfitta, dopo ogni pessima figura della squadra in campo, le voci di esonero hanno riempito le prime pagine dei giornali. La risposta della società è sempre stata la stessa: “Inzaghi resta”. A meno di disastri eccezionali, in nota a margine.

Bè direi che di disastri eccezionali ne abbiamo collezionati già parecchi in questa stagione, anzi, ormai ogni partita sembra un disastro per il poco gioco messo in campo, le poche idee, la pochezza generale. Quindi cosa altro potrebbe succedere per convincere la società a mandare a casa Pippo? Niente più di questo.

E come dargli torto? Stiamo già pagando profumatamente mister Clarence Seedorf (che a non far nulla si gode i suoi 3 milioni netti a stagione fino a giugno 2016), quindi come pensiamo di poterci permettere un nuovo allenatore e quindi un nuovo stipendio quando non possiamo permetterci neanche Brozovic? L’alternativa a basso costo sarebbe Tassotti, ma non rappresenterebbe quel cambio di rotta, quello strappo necessario e fondamentale per dare una scossa alla squadra e a tutto l’ambiente. Quindi a questo punto tanto vale rimanere con Pippo, nonostante gli enormi problemi che la squadra si porta dietro.

Tutti vogliono bene a Inzaghi, è inutile negarlo: ha vinto tutto con questa maglia ed è ancora l’unico che in campo farebbe qualsiasi cosa pur di vincere, pronto a sbranare l’avversario se necessario, a rinunciare ai pasti per un mese pur di ottenere quei 3 punti. Peccato che Pippo non sia più uno degli 11 in campo, ma sia in panchina, in un ruolo in cui può fare ben poco per questo Milan. Anzi è proprio dal suo ruolo che nascono i maggiori problemi, dall’assenza di un’idea di gioco concreta, al continuo cambiamento di schemi e moduli, a una forma fisica imbarazzante, figlia evidentemente di una preparazione sbagliata. Tutti errori imputabili al tecnico e alla sua squadra di collaboratori, ma come si fa ad andare contro Pippo?

È in questo limbo che vivono oggi i tifosi del Milan, tra l’amore, il rispetto e la stima per un ex giocatore che ha dato e dà tutto per questi colori, con rispetto, educazione e tanta umiltà, e la rabbia per prestazioni che disonorano questi stessi colori e per errori troppo evidenti che non possono passare inosservati.

Questo sarebbe il momento in cui compare una ricetta per risolvere tutti i mali, la cura alla malattia che ha colpito questa squadra e che pare inguaribile. Ma la ricetta non c’è: non c’è alcuna luce in fondo al tunnel, non c’è la convinzione che il tempo possa migliorare la situazione. Bisognerà aspettare l’anno prossimo forse, per vedere i primi reali cambiamenti, con forse dei nuovi investitori, non di certo thailandesi, e forse un nuovo volto in panchina. Uno con una lunga storia da mister alle spalle, uno che sappia come risollevare le sorti di una squadra che ha perso la propria identità e non una buona promessa gettata nella mischia senza alcun paracadute.

1 commento

  1. Caro SG , tu scrivi :
    ” Tutti errori imputabili al tecnico e alla sua squadra di collaboratori, ma come si fa ad andare contro Pippo? ”
    Appunto , SG , non andiamo contro Pippo ( che ha molti meriti nel curriculum e forse meno colpe di quel che sembra ) . Possiamo , pero’ sostituire tutti i collaboraturi visto che si sono mostrati degli incapaci . E possiamo affiancare a Pippo un autorevole ed esperto allenatore anziano con compiti di direttore tecnico .
    Fabio Capello sarebbe il massimo . Ma anche Sacchi o Trapattoni o Lippi .
    Il difficile e’ falo accettare a quel presuntuoso AD .

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