Puntare sui giovani: un’idea mai vincente, simbolo di crisi e decadenza

Da quando il calcio italiano è uscito dal giro che conta, vale a dire dal post-Atene, ogni estate, ogni trasmissione di mercato e ad ogni acquisto Under 23 che arriva in Italia ci tocca sentire tutte le volte le stesse manfrine, le stesse litanie e la stessa retorica sui progetti giovani. La cosa si è manifestata anche nella nostra tifoseria dopo un ottavo posto e la conseguente rifondazione della rosa partendo dagli esperti da Football Manager ad indicare nomi più o meno improbabili (di cui rinfacceranno, ovviamente, solo quello preso su 50 sbagliati) per sostituire gente ben più forte e ben più quotata per arrivare alla divinizzazione di Cristante dopo la sua cessione al Benfica (dove, ad oggi, scalda la tribuna).

Si parla tanto di “prese per il culo” ma la vera presa per il culo è proprio questa. La vera presa per il culo è credere che prendendo giovani si possa tornare alla vittoria e lo si possa fare spendendo relativamente poco. Come dissi nell’ultima occasione – i giovani non sono una scusa per la mancanza di investimenti. E’ il momento che ce lo si metta bene in testa: una squadra composta da ragazzini non va da nessuna parte e – no – Cristante oggi non è meglio di Essien e Muntari che qualche trofeo l’hanno portato a casa in carriera e dimostrano di saper giocare in serie A così come “un giovane a caso” (frase che quando compare su twitter mi fa salire il nazismo a livelli inenarrabili) non è meglio di Menez.

Sfatiamo innanzitutto un mito. Cosa intendiamo per giovane? Intendiamo un giocatore della primavera o un giocatore Under 23 che già è valutato in maniera notevole come lo era Eriksen un anno fa? Quelli non sono giovani – quelli sono già campioni e come tali costano. E sono campioni perché gli è stato permesso di svilupparsi adeguatamente in club minori e di crescere – non perché le nostre li hanno snobbati. Guai a pensare che un giocatore si sviluppi da solo – deve passare, anche, attraverso un percorso di crescita che un salto in una big non può garantire. Per farvi capire, se Messi fosse andato al Como anziché al Barcellona c’è una seria possibilità che noi oggi non conoscessimo Messi. Messi il cui nome era uscito quando era già del Barça, così come Pogba quando è già della Juve – a differenza di molti nomi di giovani in squadre semisconosciute messi in giro dai procuratori che non combineranno nulla. E finiscono spesso in -ic. 

Per questa categoria di giocatori ci vuole un investimento, ed un investimento cospicuo. La differenza tra il giovane ed il giocatore maturo è che l’investimento del giovane è sul potenziale mentre sul giocatore maturo sulle certezze. E’ molto più facile, quindi, azzeccare un investimento su un giocatore maturo – lo stesso motivo per cui l’inter ha preso Podolski e Shaqiri – gente già rodata e pronta per la serie A mentre noi aspettiamo i vari De Sciglio, Poli, El Sharaawy e compagnia bella… noi aspettiamo, gli altri vincono. I giovani buoni si pagano, così come si pagano i campioni e non devono essere il mezzo per tornare grandi, semmai un surplus quando la squadra è già rodata. In una squadra che vuol vincere i giovani vanno mandati in prestito, possibilmente secco a maturare – non devono essere il perno per rifondare, a meno che non siano veramente forti già da subito – e se lo sono, spesso, sono presi dalle big Europee, non da chi deve rifondare.

Attenzione: se un giovane è forte non è detto che diventi un campione – così come non è detto che un campione sia stato forte anche da giovane. Ci sono esempi e controesempi da entrambe le parti. Puntare sui giovani è come giocare d’azzardo: può andarti bene o male – ma nessuno può garantire . Al Milan abbiamo il modello di Maldini che è stato eccezione e lo prendiamo a regola ma Maldini è stato un grandissimo sin da subito ed è stata una grandissima eccezione nel calcio italiano, già a 17 anni più forte dei compagni. Oggi invece si aspettano giovani indecenti anche per due anni deludenti – o più – invece di monetizzare alla prima occasione e venderli per prendere giocatori che non si devono aspettare veramente. A vendere un Under 23 in doppia cifra si sbaglia il 20% delle volte – l’altro 80% basta e avanza per ripianarlo e compensarlo. A comprarlo è ovviamente la stessa cosa, per cui si predilige un campione giovane già parzialmente affermato – ove possibile. Per fare un esempio, oggi il Milan non farebbe l’investimento Kakà. Ma non perché non lo riterrebbe valido, ma perché non riterrebbe valido sborsare 7 milioni per un’incertezza – su tale incertezza ne prevarrebbe un’altra magari meno dispendiosa.

Non mi lascio quindi convincere dai venditori di fumo – o, nel caso della nostra società – venditrici. Non mi lascio convincere che diventando la nuova Udinese si possa tornare grandi. Il progetto giovani è fumo negli occhi per distrarre dalla mancanza di investimenti della proprietà e credere che questa possa essere aggirabile. Una vergogna non da Milan così come non da Milan sono i vari ragazzetti che infangano la maglia con la prestazioni indegne e si sentono già giocatori arrivati a 22 anni – la maglia del Milan si dovrebbe conquistare, possibilmente dopo una lunga gavetta nelle serie minori o nei bassifondi della A che faccia imparare un po’ di umiltà. Ed il Milan dovrebbe prendere giocatori pronti come ha fatto quest’estate: sì agli scambi Cristante-Bonaventura e similari, insomma. Adottare un modello di sviluppo dei giovani simile a quello di Carlo Ancelotti (ieri defraudato del premio che gli sarebbe spettato). Di fare un decimo posto con in squadra 22enni che nell’anno del mai e nel mese del poi, forse, diventeranno qualcuno non me ne faccio nulla. Fuori i soldi, fuori i nomi che portano entusiasmo e gente allo stadio: noi siamo il Milan, l’Udinese, se volete, fatela voi.

5 commenti

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  1. Come al solito mi rifaccio alla storia e dico che un ragazzotto, Demetrio Albertini , sostituì un certo Carlo Ancelotti ed entrò in una squadra che aveva precise geometrie di gioco ed un allenatore ‘tostissimo’ come Fabio Capello. Il Milan, negli anni post retrocessioni, venne ricostruito partendo proprio dai giovani prelevati dal vivaio e fatti giocare nonostante le brutte figure iniziali. Persino Franco Baresi, il più forte difensore di ogni epoca, veniva contestato, come libero, perché i ‘soloni'(giornalai)avrebbero voluto farlo giocare come mediano. Però sulla panca Rossonera c’era un maestro, Nils Liedholm, che avrebbe voluto far giocare, come coppia centrale difensiva, Ramon Turone e Franco Baresi e che trasformò Mauro Tassotti nel Djalma Santos italiano. Liedholm era avanti anni luce e non soltanto fu l’iniziatore della ricostruzione del Milan ma conquistò anche l’agognata stella grazie a dei ragazzoti come, cento-polmoni Buriani, il Keegan della Brianza Tosetto, il rigorista infallibile Stefano Chiodi, Walter Novellino. Roberto Antonelli etc. Nils era avanti rispetto alla mediocrità di quel calcio che lui aveva cambiato, oppure aveva gettato il seme del cambiamento, facendo giocare a zona la ‘sua’ Roma. Nils abrogò il libero statico e mazzolatore che stava dietro tutti i difendenti. Nils era talmente avanti che avrebbe fatto giocare come coppia centrale titolare, al Milan, Ramon Turone e Franco Baresi(coppia che oggi sarebbe attualissima). Coppia difendente che per quei tempi era considerata, più che una eresia, una follia. Nils fece debuttare a poco più di 16 anni un certo Paolo Maldini. Perché dico tutto questo? Perchè affermo senza timore di smentita che per ricostruire si deve in ogni caso partire da giovani di qualità e Liedholm lo dimostrò non soltanto al Milan ma laddove era andato ad insegnare calcio. Buriani, Tosetto, Antonelli e Chiodi uniti a Novellino, erano giovani di belle speranze o poco più. Quei giovani innestati in un contesto dove c’erano altri giovani importanti e che avrebbero segnato, nel bene e/o nel male, Aldo Maldera, Collovati, Battistini, Evani, Carotti, Incocciati etc, il futuro del Milan. Collovati e Battistini presero altre vie così come Aldo Maldera e Buriani, Carotti subì in infortunio che allora faceva concludere la carriera. Franco Baresi ed Evani rimasero , al Milan, con Tassotti. L’arrivo di un altro giovane Roberto Donadoni e soprattutto di una proprietà che investiva cambiò la storia di quel Milan. Questo grazie anche ad un innovatore rivoluzionario come Arrigo Sacchi. Tra lo scetticismo dei soloni incompetenti questa squadra derisa e vilipesa per gli elicotteri che atterravano in mezzo al terreno di gioco ed al suono di musiche trionfali. Questa lucida follia comportò che, con una dirigenza coesa e volitiva stimolata dall’entusiamo del proprietario-mentore, la costruzione di quella che, grazie anche all’arrivo del trio olandese, viene definita, negli annali della storia del calcio, la più forte squadra di club di ogni epoca. Ma senza il telaio di base, costruito faticosamente in 15 anni di delusioni e senza i massicci investimenti iniziali, non si sarebbe mai costruita la leggendaria squadra cosiddetta ‘degli olandesi’. Morale i giovani come De Sciglio ed El Shaarawy devono giocare e poter sbagliare senza essere crocifissi così come erroneamente ho fatto anch’io. E’ troppo presto per bocciarli in via definitiva. Certamente i giovani che ho citato, in un ricostruendo Milan post retrocessioni, avevano un forte senso di appartenenza e la ferrea volontà di emergere al prezzo di immani sacrifici per migliorarsi sia tecnicamente che fisicamente. Oggi l’unico appunto che mi sento di fare ai giovani del Milan è la mancanza del senso di appartenenza e la capacità e/o voglia di migliorarsi. Se questo verrà confermato allora sì, quelle giovani promesse(oramai neppure più tanto giovani)non sono giocatori da Milan così come forse non lo erano Cristante e Balotelli che oggi sono altrove.

    1. Balotelli e’il simbolo di questa italia fallimentare e banderuola che esalta a vanvera e distrugge carognescamente ..

  2. Quante cose ci sono da dire in risposta al solito Diavolo . Intanto ci vuole una figura societaria competente che sappia capire il vero valore di un giovane calciatore .
    Oppure un allenatore esperto che abbia questa stessa capacita’ . Al Milan attuale non c’e’ nessuno . Credo da quando e’ andato via Leonardo . Poi ci vuole l’intenzione di puntare su giovani bravi piuttosto che su decrepiti o demotivati ex calciatori . Oppure mezze seghe alla Birsa , Constant , Emanuelson , e mivoglio fermare qui’ , Certo motivazioni economiche sono alla base di queste opzioni ma lascio ciascune libero di fantasticare . Non capisco bene Diavolo che preferisce il sicuro investimento su Matri al rischio elevato di perdere i cinquecentomila
    ( 500 000 ) euro ricavati dalla cessione di Darmian . E via di seguito . Ricordiamo
    Rivera , Baresi , Maldini , e quelli di altre squadre , Messi , Iniesta ! Xavi , De Rossi , Totti , Del Piero , Marchisio , Mazzola , Facchetti , Riva ,ma e’ piena la storia di tutte le grandi squadre di giovanissimi talenti riconosciuti come tali per tempo . Conclusione : noi abbiamo al posto di un cercatore di talent un cercatore di pippe disfatte e costose da smaltire l’anno appresso . A te questo piace molto e non si capisce perche’.

    1. Leonardo? Ovviamente i vari Viudez, Cardacio, Grimi e co passati da Milano te li sei dimenticati???

      Darmian ovviamente tu l’avresti aspettato SEI – ripeto – SEI anni. Che poi parliamo di Darmian, manco di Cafu o Serginho, su…..

      Io non voglio i talent, io voglio che il nano cacci i soldi e al posto di pippe si possano prendere 25enni validi. Tu vuoi fare l’Udinese, io il Milan.

      Quelli che hai citato sono UN giocatore, non tutta la squadra.

      P.s. Marchisio giocatorino NORMALISSIMO sopravvalutato dai media. Che senza la retrocessione in B della Juve sarebbe via.

    • boldi1 il 14 Gennaio 2015 alle 10:09

    ottimo post Diavolino

    nella mia squadra ideale senza grandi investimenti economici i giovani trovano spazio ma non solo loro
    non sono contrario ai meno giovani che però fanno ancora la differenza come quando abbiamo preso Ibra e quest’anno Diego Lopez
    non sono d’accordo quando si prendono i giocatori famosi per gli sponsor come è successo quest’anno con Torres o si prendono giocatori che non giocano titolari nei loro club da diversi anni vedi Essien oppure adesso si parla di Tiago Motta del PSG , speriamo di no
    in sintesi ci vuole una miscela , certo se poi vediamo che dopo aver puntato alcuni anni su alcuni giovani , non si affermano definitivamente è giusto venderli e passare ad altri

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