Italians

La nazionale Italiana, gli italiani e il campionato che si ferma. Un mix di idee e sensazioni contrapposte, mostrate alternativamente su social e giornali.

La seconda ufficiale di Conte ha aperto già dibattiti riguardo alla sua gestione, e soprattuto al gioco di una squadra apparsa già in difficoltà. Fosse stato Inzaghi, avrebbero detto: si è già esaurito l’entusiasmo. Anzi, lo hanno realmente detto quando è toccato al Milan. Per Conte invece i problemi sembrano essere altri, dalla prevedibilità del gioco alle scelte, ricadute ancora su vecchi veterani del suo recente passato. La scelta di richiamare Pirlo appare ai miei occhi ingiustificabile, perché si continua a considerare un giocatore straordinario, tralasciando il fatto che giochi da fermo, che non riesca a reggere la frenesia e l’aggressività che caratterizzano ormai il calcio europeo. Abbiamo un talento di nome Verratti che probabilmente sarà ancora una volta relegato in panchina, per far posto a gente che le sue possibilità le ha già avute, e anche tante. La “tripletta” di Chiellini mostra ancora i limiti della nostra nazionale, che continua ad arrancare contro avversari modesti. Ci vuole qualcosa in più per fare finalmente il salto di qualità e, se realmente bisogna puntare sui giovani, che lo si faccia una volta per tutte lasciando alle spalle il “vecchio”. È un rischio, è vero, ma prima o poi va fatto se si vuol svoltare definitivamente.

Il passato di Conte in Europa ha dimostrato senza filtri i suoi limiti, tant’è che i suoi ex tifosi ci hanno messo poco a cambiar sponda. Allegri è diventato migliore di lui in poco tempo, e del vecchio condottiero non sono rimaste nemmeno le macerie. Gli Italiani d’altronde si sa, sono facilmente suscettibili e riescono a cambiar bandiera e opinione in men che non si dica. Personalmente penso che Conte sia uno dei migliori allenatori italiani, ma che al tempo stesso debba ancora dimostrare molto per poter essere elevato a livello di altri big d’Europa. Per lui la nazionale è uno stimolo, ma anche un esame. L’inizio è stato così così, ma solo il tempo potrà dirci quale sia realmente il suo valore anche in campo internazionale. E, se volete il mio consiglio, prendete le distanze da chi ha iniziato a criticarlo ora, dopo i primi errori, senza mai averne intaccato il sacro alone di cui era circondato quando allenava la Juve. Fa parte del gioco, si sa, ma essere così spudoratamente di parte mi fa ricredere sull’intelligenza di molte persone.

Dobbiamo avere il coraggio di analizzare la realtà sempre, in tutti i casi, non di fare tutto ciò è possibile per compiacere la linea editoriale, la tv o la testata giornalistica di cui si fa parte. Il giornalismo così inteso non mi affascina, nè lo farà mai. Preferisco un account o un blog in un cui poter dire ciò che penso senza costrizioni. Perché sì, siamo tutti italiani, ma non siamo tutti  uguali quanto a coerenza e lealtà.

1 commento

  1. Per una volta parlo anche di nazionale e di Conte. Sono del tuo stesso parere e ritengo Conte un grande allenatore e forse, almeno con le premesse per cui ha cominciato la sua esperienza azzurra, un apprendista selezionatore. Il fatto è che lui per la nazionale deve svolgere il compito di selezionatore e non può fare l’allenatore perché ha a disposizione uomini che giocano con moduli diversi nei club di provenienza. Qui sta la contraddizione. Conte dovrebbe prendere il blocco italiano di una squadra che spopola in campionato. Lo fa con quelli della Juve? Certo ed è per questo che la nazionale ha ed avrà gli stessi problemi che ha avuto, in campo internazionale, la ‘sua’ Juve. Conte è un grandissimo motivatore ed un meticoloso preparatore della gatre da disputare. Alla lunga in un torneo di 38 incontri lui sarà sempre determinante. Ma ho dubbi che questo possa esserlo nelle partite ‘secche’. Qui ci si deve basare sia sul momento di forma dei calciatori convocati, che sulla tecnica individuale del singolo. L’Italia non ha fenomeni anche se ora gli juventini riconoscono che l’unico fenomeno era Pirlo. Allora largo ai giovani nella speranza che Brendan Rodgers riesca laddove diversi suoi colleghi italiani non sono riusciti.

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