L’equivoco Kakà. Per l’ultima volta.

Domani si gioca una partita speciale, in uno stadio speciale, con un avversario speciale. Una di quelle partite che solo a giocarle ti danno delle sensazioni particolari e che nell'era Berlusconi hanno fatto in modo che il Milan diventasse grande in Europa, mentre gli altri stavano a guardare le nostre imprese.
Quel Milan non c'è più, fino a qualche mese fa sapevamo con certezza che la nostra squadra sarebbe andata a Madrid e ci avrebbe resi orgogliosi, indipendentemente dal risultato. Oggi la paura è quella di prendere bastonate sulle orecchie.
Mi piacerebbe parlare di questa partita, del fatto che la affronteremo con Dida in porta e la cosa mi mette i brividi al solo pensiero, mi piacerebbe parlare della formazione, del ritorno di Borriello, dell’assenza di un fenomeno come Ronaldo, delle speranze che Ronaldinho si risvegli proprio nello stadio dove ha toccato l'apice della sua carriera, con i tifosi merengues in piedi ad applaudire il Gaucho blaugrana, roba dell'altro mondo…ma inevitabilmente questa partita è per molti tifosi e per tutti i media la partita di Kakà. Purtroppo, perché presentare questa sfida come la sfida del cuore tra Milan e Kakà è riduttivo.

Lo sapete come la penso sul nostro ex numero 22, non mi interessa quello che fa oggi, rappresenta il passato, non piango per la sua cessione e non l'ho mai fatto, non voglio considerarlo una vittima. Certe decisioni si prendono insieme, la società gli ha comunicato che per esigenze economiche sarebbe stato messo sul mercato, lui ha scelto il Real, rifiutando in partenza altre offerte interessanti (Chelsea) e "costringendo" la società a venderlo ad un prezzo minore di quanto non sarebbe stato se Ricky non avesse imposto la destinazione. Poco importa, tanto quegli eventuali soldi non sarebbero stati investiti lo stesso, però…
Le due parti hanno entrambe fatto il loro interesse, il Milan voleva venderlo e l'ha venduto, Kakà ha scelto un'ottima destinazione per rilanciare la sua carriera e per continuare a coltivare sogni di gloria, non mi sento tradito da lui, ha fatto una scelta assolutamente comprensibile, gli si è presentata un'opportunità importante e l'ha colta al volo. Nessun astio, quindi, se non fosse per il fatto che molti Rossoneri vedono questa vicenda come un tradimento e vedono in Ricky la vittima di Galliani e Berlusconi; io proprio non ce la faccio a considerarlo tale. Evidentemente, dal mio punto di vista, la sua faccia pulita, la sua mano sul cuore dopo ogni gol anche quando aveva già le valigie pronte, il suo sventolare la maglia dalla finestra quando aveva già comunicato al Milan che non avrebbe disdegnato l'approdo in Spagna, sono riusciti a persuadere molti tifosi della sua "innocenza". Non odio Kakà, però mi infastidisce questa cosa, che molti dimentichino che nei suoi anni al Milan è sempre stato piuttosto incerto nel dare risposte concrete alle domande sul suo futuro. Troppi “vorrei”, troppi “un giorno”, troppi “lo sa solo Dio”. E’ sempre stato chiaro che il Real lo affascinava, vogliamo forse dimenticarci del fatto che suo padre, ben prima della scorsa estate si era incontrato con i dirigenti madrileni? Vogliamo pensare che il padre agisse all'oscuro del figlio il quale voleva invece con tutto il cuore rimanere al Milan a vita? No, io non lo penso proprio.

Non c'è nulla di male in quello che ha fatto, ripeto, il fastidio che mi procura Kakà nasce indirettamente dall'atteggiamento  che hanno molti tifosi verso di lui.
E quello che vedremo domani sera sarà solo l’antipasto di quanto avverrà tra due settimane a San Siro, dove,  visto come girano ultimamente le cose, non mi stupirei se ci fosse più tifo per il figliol prodigo che per il Milan.

Credo proprio che eviterò pre e post-partita in questa doppia sfida, certi sentimentalismi non mi piacciono, specie se non sono meritati. Per il resto Kakà sarà un avversario, in teoria come tutti gli altri, anche se probabilmente alla sua prima volata mi verranno in mente piacevoli ricordi, il giocatore e quello che ha fatto per noi non si discutono. Ma i ricordi dureranno poco, per lasciare spazio all’attualità, al Milan di oggi.

                                                  

Kakà passa. Il Milan resta.
Sempre.