Fuori Luogo

“Dopo 11 anni di Milan, non accetto l’idea di non essere più indispensabile. Non sono l’ultimo arrivato quando sto bene voglio giocare, non posso aspettare che per farlo si infortuni qualcun altro. ”

Parole di Rino Gattuso. Le ho lette ieri pomeriggio e mi hanno creato un certo fastidio, anche se mi sembravano frasi troppo forti, avrà calcato la mano qualche giornalista, ho pensato.
In fondo noi i panni sporchi ce li siamo sempre lavati in casa, fuori grandi sorrisi e pacche sulle spalle.
Poi ho risentito queste frasi dalla bocca di Rino: cazzo, le ha dette davvero…
Ma la cosa che più mi ha colpito è il modo in cui le ha dette. Deluso, triste, presuntuoso (Non sono l’ultimo arrivato, mi ritengo ancora forte, voglio giocare), dov’è finita la sua umiltà?
Ci son rimasto molto male, da lui mi aspettavo tutt’altri discorsi, la grinta di dire che si riprenderà il posto lottando, senza pretendere nulla.
E a questo punto ben venga la cessione. Ciò che rendeva speciale Rino era la sua facilità di correre sempre, per tutti. Da due anni non gli riesce più, ci si mettono pure gli infortuni a complicare tutto. Ora è un giocatore normale, inferiore ad Ambrosini (da cui dovrebbe prendere esempio), inferiore a Flamini. Anzi, diventa pure un’arma a doppio taglio, perchè quando non ce la fa rischia di lasciarsi andare e fare delle follie come quella del derby, che ancora non mi è andata giù.
Uno (stipendio) così in panchina è decisamente di troppo.

A questo punto, grazie di tutto Rino, ma è ora di salutarsi.