Storie di Mondiale – Il primo successo bleu (1998)

fra 98La classica alternanza Europa-America per l’organizzazione del Mondiale prosegue. La Francia ospita la rassegna iridata per la seconda volta, a 60 anni dal Mondiale 1938 vinto dagli azzurri. E’ forse uno dei primi mondiali “moderni”, anticipato da un battage pubblicitario che comprende anche l’inserimento del torneo nel videogioco di calcio più famoso al mondo. Sono 32 le squadre partecipanti, per la prima volta, e viene introdotto il golden gol. Fanno il loro esordio Croazia (staccatasi dalla Jugoslavia sei anni prima), Giappone, Giamaica –una partecipazione clamorosa quasi quanto quella di Calgary ’88 nel bob- e Sudafrica. Sono quindi otto i gironi nella fase iniziale: un record.

L’Italia, inserita nel gruppo B con Cile, Austria e Camerun, viene da un quadriennio difficile. Dopo tutte le controversie di USA ’94, con i cambi di formazione continui e il “pazzo” di Baggio a Sacchi dopo il rosso a Pagliuca, il resto del quadriennio sacchiano non è andato come si sperava. L’europeo 1996 è finito al primo turno, e l’ormai ex vate di Fusignano si è dimesso alla fine del ’96 lasciando la panchina a Cesare Maldini. Che dopo una dura lotta (persa) con l’Inghilterra porta l’Italia al mondiale vincendo lo spareggio con la Russia. Ma il ’98 è anche l’anno delle polemiche per il mancato rigore di Iuliano su Ronaldo, anche se va detto che l’Inter ci aveva messo del suo nelle partite successive. In un clima tutt’altro che disteso, gli azzurri, che pure hanno tra i convocati Toldo, Maldini, Cannavaro, Vieri, i due Baggio, e Albertini, sembrano partire bene: dopo il 2-2 stentato con il Cile a firma Salas, Vieri e Roby Baggio, c’è un secco 3-0 al Camerun, seguito da un 2-1 di misura all’Austria. L’Italia passa come prima, davanti al Cile che senza mai vincere supera il turno con 3 punti.

L’unica vera sorpresa, negli altri gruppi, è l’esclusione della Spagna nel D. Nigeria e Paraguay superano il turno con 6 e 5 punti, contro i 4 delle Furie Rosse, che sprecano molto specie nella seconda partita con il Paraguay. Nel gruppo A, dentro Brasile e Norvegia, in una situazione perfettamente identica al D, con tanto di scontro diretto all’ultima vinto per 1-2 dagli scandinavi, come accaduto tra nigeriani e paraguaiani. Nel C, la Francia padrona di casa domina, con tre vittorie su tre. A passare come seconda è la Danimarca. Nessuna sorpresa nella parte bassa del tabellone: Olanda e Messico dominano il gruppo E, con il Belgio eliminato ma imbattuto; destino simile per Germania e una Jugoslavia in piena guerra nell’F, mentre Romania e Inghilterra ottengono i primi due posti nel gruppo G e l’Argentina, unica “vecchia” squadra, domina il girone “delle esordienti”, l’H, con 9 punti; è la Croazia a passare per seconda.

Agli ottavi, è uno scialbo Italia-Norvegia 1-0 il match di apertura. La partita viene ricordata solo per essere quella che Aldo, Giovanni e Giacomo ascoltano “in diretta” in Così è la vita; lo spettacolo è altrove. In Brasile-Cile e Danimarca-Nigeria, entrambe vinte 4-1 dai verdeoro e dai rossi; solo i supplementari danno l’1-0 alla Francia sulla sorpresa Paraguay. Gli “italiani” Bierhoff e Davids firmano le vittorie della Germania sul Messico e dell’Olanda sulla Jugoslavia per 2-1. Un rigore di Suker regala i quarti alla Croazia che sconfigge la Romania, mentre l’ennesimo Argentina-Inghilterra si risolve, come nel 1986, a favore dell’Albiceleste; i rigori condannano gli inglesi come a Euro 96. E condannano anche gli azzurri ai quarti; lo 0-0 nei 120 minuti, con un’Italia troppo remissiva con Cesare Maldini che rinuncia a Baggio per 70 minuti per mettere un difensore in più, porta alla lotteria finale le due squadre: sbaglia Lizarazu, sbaglia Albertini, e sul 4-3 si presenta sul dischetto Di Biagio. Traversa. Più spettacolo nelle altre tre partite: la Croazia sbaraglia a sorpresa la Germania per 3-0, il Brasile fatica all’inverosimile contro un’altra sorpresa –la Danimarca- passando per 3-2. Segna il futuro acquisto dell’Udinese Martin Jorgensen, pareggia un Bebeto già in declino, poi Rivaldo insacca il 2-1, pareggia Laudrup (il fratello minore) e ancora Rivaldo chiude la partita. Tra rossi e pali, l’Olanda elimina per 2-1 l’Argentina; dopo i gol di Kluivert e Claudio Lopez, c’è un palo di Batistuta, un doppio rosso (all’olandese Numan e a Ortega) e il 2-1 conclusivo dell’olandese “non volante” Dennis Bergkamp, così chiamato per la sua vera e propria fobia degli aerei.

Tre big annunciate e una sorpresa passano quindi in semifinale. E’ Brasile-Olanda ad aprire le ostilità: le due squadre si studiano più del dovuto e ne esce un 1-1, a firma Ronaldo e Kluivert. Serve la lotteria dei rigori, e un impassibile Claudio Taffarel, all’epoca saracinesca del Galatasaray dopo un’esperienza al Parma –dove tornerà per breve tempo, nel 2001-02- para a Cocu e De Boer i rigori decisivi. E di lì a due anni, l’Olanda subirà un’altra sconfitta cocente ai rigori. Il giorno dopo, allo Stade de France, si gioca quella che probabilmente è “la” partita del mondiale. Finora abbiamo saltato la parte più importante, e cioè la composizione del “clan” francese. I Bleus arrivano alla rassegna iridata di casa con quella che forse è la Francia migliore della storia: Zidane, Petit, Lama (che ha Barthez come riserva!), Desailly, Lizarazu, e dei giovani esordienti che faranno la fortuna delle big europee: Vieira, Henry e Trezeguet su tutti.

Ma c’è anche Stephane Guivarc’h, che verrà votato anni dopo come “il peggiore attaccante nella storia della Premier”. Una sorta di Ian Rush in salsa bretone. Un terzo dei francesi gioca nel campionato italiano, all’epoca il più bello del mondo per davvero. Contro di loro, un trio d’attacco fenomenale composto da Boban-Seric-Prosinecki, dove il rossonero ancora non era “voce del popolo”. Ma non ci sono altri grandi nomi. Dopo un primo tempo passato a studiarsi, con un paio di palle gol per parte, le due squadre tornano in campo con tutt’altro spirito. E dopo un minuto Davor Suker, imbeccato bene da Asanovic, mette a segno il quinto gol personale nel torneo. Neanche il tempo di festeggiare, che Thuram pareggia: assist di Djorkaeff su errore di Boban, e il difensore del Parma fredda il portiere croato Ladic. Gol quasi inzaghiano. Ed è ancora Thuram, più attaccante che difensore, a siglare il 2-1: tiro da fuori nell’angolino. Nonostante il rosso finale a Blanc, la Francia resiste e si qualifica per la finale.

Il vicino Parco dei Principi ospita la finalina, vinta dalla sorprendente Croazia per 2-1. Francia-Brasile, il paese ospitante contro i campioni uscenti. Niente qualificazioni per entrambe. Sembra tutto normale, ma a poche ore dalla partita c’è il colpo di scena. Ronaldo, quello “originale”, il primo dei due campioni con quel nome, viene portato in ospedale. La crisi epilettica a cui si imputava il malore all’epoca è in realtà un attacco cardiaco, meno grave di quello accaduto 13 anni più tardi a Cassano ma del tutto simile per modalità. Il Fenomeno scende in campo lo stesso, dopo aver inconsapevolmente rischiato di morire per aver assunto i farmaci sbagliati. Un Brasile forse scosso perde 3-0 davanti ai 90.000 di Saint Denis; dopo due colpi di testa quasi identici di Zidane, neanche l’espulsione di Desailly per doppio giallo ferma les bleus. Tanto che Emmanuel Petit ribadisce il risultato al 93’. Il Brasile si ferma a quattro, mentre la Francia può assaporare il suo primo titolo, seguito a breve dall’Europeo 2000. Toccherà a Corea del Sud e Giappone ospitare il primo Mondiale asiatico, nel 2002.