Milan – Inter 3-0: la partita tattica – Serie A 2015/16

Prima o poi i nodi vengono al pettine. Nel caso dell’Inter è avvenuto anche troppo tardi, vista la scellerata gestione della rosa da parte di Mancini e i risultati ne sono la prova, non i secchi uno a zero ma i cinque punti in sei partite raccolti dalla ripresa del campionato ad ora. Dal canto nostro, queste partite sono figlie del lavoro e della dedizione e perseverando sempre sugli stessi meccanismi, qualcosa di buono – a partite alterne – si vede.

Sostanzialmente la partita si divide in due/tre “capitoli” e facendone un riassunto la spunta la squadra che ha mostrato qualcosa in più in ogni settore. Come ci capita spesso, partiamo con il freno a mano tirato, quasi intimiditi dall’avversario e lasciamo loro pallone e spazio per ragionare. Le maggiori problematiche arrivano dal modulo attutato da Mancini, il quale schiera quattro mezze punte per non dare riferimenti alla retroguardia milanista, i quali si scambiano costantemente di posizione e si lanciano alle spalle della linea difensiva.Questo avviene nel primo quarto d’ora di gioco, ma il nostro cambio di mentalità è repentino ed è dovuto al posizionamento in campo. Infatti con il pressing spacchiamo lo schieramento avversario che si ritrova ad avere due uomini in mezzo al campo – Brozovic e Medel – che senza aiuti hanno difficoltà a fare uscire la palla dalla loro metà campo. Il collasso avversario è una conseguenza dello schieramento delle quattro mezze punte in quanto, con i continui cambi di posizione oltre a non dare riferimenti a noi, risulta difficile anche a loro attuare i loro meccanismi se davanti a te non c’è sempre lo stesso giocatore con cui dialoghi. Quindi inizialmente Jack e Honda si dedicano principalmente a tagliare i rifornimenti alle loro spalle e con un baricentro alto (grazie a Monto e Kucka) riusciamo ad attaccarli alti e molto vicini alla porta, in stile Mihajlovic. Tutto questo è risultato facile perchè la squadra che avevi difronte è una squadra organizzata (lo dimostra che una delle difese meno battute), ma che ha costruito i suoi successi con il solo entusiasmo senza mai crescere nelle prestazioni. E’ bastato perdere tale fattore per far vedere la vera Inter, non quella cinica, ma quella che non è in grado di costruire palle goal ed è questo il motivo per cui Icardi non si integra con la squadra. Dunque, vincere aiuta a vincere, ma la continuità di risultati e prestazioni è tutta un’altra storia.

Il secondo tempo ha un punto di svolta, il rigore sbagliato da Icardi. Fino a quel preciso istante, anche se non era stata concessa nessuna occasione agli avversari, rivediamo il Milan compassato del primo quarto d’ora e tale atteggiamento, all’inizio dei secondi tempi, ha portato a molti punti persi. Ma proprio come nel primo tempo ristabiliamo la supremazia e diamo due colpi di grazia a una squadra psicologicamente svuotata. Da questa partita si vedono i punti dove il Milan deve ancora migliorare: il livello di concentrazione e l’atteggiamento contro squadre arrendevoli votate a proteggere il pareggio. Perchè siamo una squadra che sfrutta benissimo lo spazio, ma non è per niente brava a crearlo; mentre i cali di concentrazione ci portano a riaprire partite virtualmente chiuse, e a squadre non consolidate come la nostra basta poco per subire una rete.

Tre note per finire. La prima, non solo il calcio espresso della compagine interista è rozzo, ma lo è altrettanto il modo con cui recuperano il pallone. Sono stati graziati dalla direzione di gara Damato, che ha lasciato correre su molti interventi, e come si dice: “gli dai una mano e si prendono tutto il braccio”. La seconda riguarda Jack, avete visto che non mi sbagliavo su di lui (vedi Alessandria-Milan)? Dopo una partita di riposo è tornato a creare la superiorità numerica nell’uno contro uno e lo si vede nel goal del tre a zero, con un doppio passo squaglia come neve al solo il “baby fenomeno” Murillo e libera Niang per il tiro. L’ultima riguarda Montolivo, osannato da tutti adesso (sono contento, ndr) che ha continuato a fare quello che ha sempre fatto,  giocare a tutto campo con due semplice varianti: non forzare più la giocata perchè sa che non ci sono altri come lui a gestire la palla e non abusare del lancio lungo, perchè esso è dettato dal movimento dei tuoi compagni. Così facendo i palloni recuperati sono aumentati e le palle perse diminuite, così come i fischi a San Siro.

Poco da dire sulle prossime sfide, che ci vedranno di fronte squadre di medio-bassa classifica, quelle più ostiche per noi, ma gli scontri con chi ci ci precede hanno dimostrato come la nostra squadra possa ambire a tali posizioni, quello che invece ci frega sono appunto le squadre materasso del campionato.

1 commento

  1. Lo scontro più arduo lo intravvedo nella designazione dell’uomo della Magliana per la partita di Palermo. Il famoso Renatino che non convalidato due gol regolarissimi ed ha negato, al Milan, un rigore grande come tutta la Lombardia. Tiremm innanz! Concordo con la tua disamina tecnica però concedimi che è molto complicato giocare in inferiorità numerica, 11 contro 16, quasi tutte le partite. Cmq il vero Milan vince al di la’ di tutto e di tutti i fischianti e gli sbandieratori. Questa è la vera forza che mi fa ben sperare che i ragazzi possano raggiungere gli obiettivi prefissati!

I commenti sono disabilitati.