People from Ibiza

Il 17 luglio del 2022, a meno di un mese dall’inizio del campionato (14 agosto), il Milan aveva riscattato da 10 giorni Messias ed era impantanato nella trattativa De Ketelaere – il tutto con la squadra campione d’Italia, due acquisti saltati e dopo aver riscattato Florenzi ed annunciato il solo Origi a parametro zero. Il 17 luglio del 2023 il Milan ha chiuso il quinto acquisto: Sportiello, Loftus-Cheek, Romero, Pulisic e, appunto, Rejinders.

Un modo diverso di ragionare e di lavorare, su più tavoli e per più giorni – capita, quando a gestire cose da manager c’è un manager che appunto lavora 7 giorni su 7 e non passa i venerdì sera ad Orio al Serio per imbarcarsi verso il weekend ad Ibiza tornando a trattare lunedì mattina. Questi acquisti sono stati chiusi in tempi accettabili – senza trattare troppo ed eventualmente mollando il giocatore e non stanno fermando un progetto che è pienamente in fieri.

Ceduto Tonali, passato da mai titolare in nazionale al nuovo Roberto Baggio appena passati i confini d’albione, il Milan ha già rimpiazzato lui e Bennacer – infortunato – con altri centrocampisti e nuovi ne arriveranno perché non è ancora finita. C’è un budget – definito – non eccessivo ma in linea con gli obiettivi. E’ forse, finalmente, una sessione di mercato normale, senza veti, senza trattative lunghe, consultando il tecnico con le sue esigenze. Può andare bene o male ma finalmente questa è la via su cui si lavora.

Molti – in malafede – paragonano questa sessione a quella di Fassone-Mirabelli. La differenza fondamentale è che Fassone-Mirabelli ereditarono una buona base che era appena rientrata in Europa vincendo una supercoppa a cui mancavano dei campioni. Loro invece di provare a prendere questi ultimi rifecero la base. Qua il Milan tre campioni li ha: Theo, Maignan e Leao – ed è necessario costruire una base intorno. Una base che abbia della profondità – quella profondità mancata lo scorso anno dove una mediocre inter priva di campioni è riuscita ad avere la meglio grazie alla panchina lunga.

Lo scorso anno si privilegiò la quantità sulla qualità arrivando ad avere 28-29 giocatori che – per ammissione di Pioli – nemmeno lui sapeva gestire. Quest’anno forse ne avremo di meno ma chi entrerà dalla panchina non sarà un Vranckx che tocca 2 palloni con la Roma e ne sbaglia 3 portando la squadra dal 2-0 al 2-2. Ah, tra questi ci sarà anche Krunic – decisivo nel finale dello scorso campionato e decisivo quest’anno in Champions League per dare equilibrio alla squadra – non capisco perché esaltarsi per le pippe dal belgio quando hai giocatori superiori in casa.

Ripeto – siamo in mano a professionisti che lavorano e non mettono il loro ego nelle battaglie personali. Abbiamo tutti contro, a partire dai media per cui Lukaku in 24 ore è un traditore e Cuadrado una grande risorsa che non si tuffa più. Se il tifoso non ci casca e ticketing e merchandising non escono danneggiati dall’ennesima campagna mediatica e San Siro rimane San Siro che non fischia al primo passaggio sbagliato quest’anno ci toglieremo tante soddisfazioni. Soddisfazioni a due stelle.

Addio, bidone immondo

Se come sembra dalla gazzetta di oggi il Milan dovesse liberarsi di Charles de Keteleare riuscendo anche a ricavarci dei soldi (perché 28 milioni non è il suo valore – che è zero – ma è il valore sotto il quale non devi scendere per non fare minusvalenza a bilancio) il mercato diventerebbe automaticamente positivo a prescindere dalle entrate e dalle uscite. Parliamo di un giocatore che è stato assolutamente insufficiente e deludente nonostante le chances che gli sono state fornite soprattutto nella prima parte di stagione e che ha subito perso il posto per Brahim Diaz (6 gol + 6 assist) sul cui tema della sostituzione, così come per Kessie, si è parlato poco.

Eppure, per i nostri tifosi non evoluti, De Keteleare era la stella e Diaz – che ora è un giocatore del Real Madrid – il bidone. Il 17 maggio Maldini disse testuali parole

De Ketelaere è un esempio di giocatori che devono crescere, è normale. Sarebbe stato molto più semplice e molto meno oneroso per noi andare su un giocatore come Dybala all’inizio dell’anno. Ma sarebbe stato un acquisto giusto per il nostro progetto? Sarebbe stato giusto e condiviso dalla proprietà? No. Sappiamo che abbiamo un’idea e abbiamo la volontà di costruire una squadra giovane e talentuosa. Quando prendi ragazzi giovani si rischia, si rischia che facciano fatica. È stato così per Tonali il primo anno, è stato sicuramente così per Charles quest’anno, ma questa è la nostra idea di calcio, la nostra idea di come investire. È una cosa condivisa con la proprietà. Se avessi dovuto fare una formazione più forte oggi magari avrei fatto un altro tipo di mercato. Non è così perché abbiamo un progetto che stiamo sviluppando insieme. Ci vuole tempo, essendo sempre consci che siamo il Milan. Questo lo sappiamo, chi meglio di me lo può sapere che abbiamo sulle spalle una storia grandissima?

Paolo Maldini

Ecco, proprio queste parole sono il simbolo di cosa è andato male nel Milan lo scorso anno. De Keteleare è la presunzione sia da parte della dirigenza, sia da parte del tifoso di non poter sbagliare mai. Viene quasi da pensare che se butti tutto il budget su un giocatore scarso, ma il giocatore scarso è giovane, puoi sempre vendere fumo e dire che quel giocatore crescerà. Prendere Dybala è facile, ma se tu prendi Dybala e Dybala fa male non puoi vendere fumo e provare a tenerti il posto.

Il Milan però gioca in Champions League e gioca per vincere la Serie A – e se giochi secondo questi criteri i tuoi risultati vanno valutati anno per anno. I giovani li prendi quando puoi inserirli ma lo sbocciare o meno non deve compromettere la stagione. I numeri sono impietosi sia al Milan, sia in nazionale – qualcuno ha detto un problema di testa, come ultima scusa pur di difendere questa pippa colossale, ma se non hai la testa per giocare a San Siro questa è una aggravante, non una scusa.

Gli highlights della seconda parte di stagione di questa sola tremenda sono stati il non riuscire a fare gol con la Sampdoria retrocessa, la palla persa a Roma tra le urla dei compagni che ci stava costando la Champions League e il meraviglioso primo tempo di Milan – Sassuolo dove qualcuno ebbe pure a dire “eh ma non puoi sostituirlo ora, poverino“. De Keteleare è un giocatore di calcio, non un ragazzo con qualche malattia con la maestra di sostegno che gioca perché siamo associati a qualche caritas. E come tale va trattato. E’ proprio in questo che si vede la differenza tra chi il calcio lo segue e chi è vittima di esterofilia e giovanilismo ad ogni costo – una delle piaghe del tifoso da social.

Pobega e Calabria – che non sono giovani o belgi ma Italiani – sono stati giudicati giustamente come giocatori di pallone e criticati anche negativamente nonostante due stagioni positive nel loro ruolo di riserva e terzino. C’è una logica perversa, quasi malata, nel voler prendere a tutti i costi giovani, giustificarli sempre e comunque e aspettarli anche a costo del risultato sportivo. Una logica – francamente – non da Milan.

Ben venga allora la cessione di De Keteleare che vuol dire monetizzare un bidone e smantellare l’ultimo mercato estivo di cui si è salvato solo Thiaw – e si è salvato perché dopo sei mesi ha ingranato. Origi si sta cercando di piazzarlo, disaster pranckx è stato rispedito al mittente, Dest idem e ad un certo punto della stagione lo han mandato in nazionale pur di non vederlo a Milanello. Ben venga eradicare la piaga del giustificare i giovani ad ogni costo anche quando non han fatto vedere niente. Ben venga che i tifosi del Milan tornino a ragionare da tifosi del Milan.

Stavolta non ce l’hanno fatta

Quando nell’estate 2006 il Milan cedette Shevchenko al Chelsea per una cifra da capogiro gli abbonati del Milan passarono da 50mila a 37mila. 13 mila persone fecero disdetta nonostante un secondo posto, una semifinale di champions league e la prova di fronte a tutto il mondo che gli ultimi due scudetti non li avevamo persi ma ce li avevano rubati. E invece niente, 13mila persone si comportarono come dei bambini che piangevano perché gli avevano tolto il giocattolino – e non tornarono. In parte salirono sul carro della Champions – tornando a 43mila abbonati nel 2007-08 – ma 7 mila rimasero persi.

E’ stato quello, per me, l’inizio della fine del Milan in un calcio che si avviava verso i petroldollari e il ffp. Un tifo molto umorale, capitanato da capi curva che persi biglietti ed ingressi gratis non vedevano l’ora di introdurre movimenti poco evoluti per contestare una delle migliori proprietà e dirigenze della storia del calcio mondiale. Dopo Shevchenko potevano e dovevano partire Gattuso, Ambrosini, Seedorf, Nesta, Inzaghi – tutti giocatori che erano plurivincitori di Champions League e su cui il Milan ha fatto la bellezza di 0€. Quegli 0€ che nel 2012-13 hai poi pagato quando hai dovuto rimpiazzare tutto il patrimonio tecnico senza aver incassato niente.

Dopo Shevchenko arrivò Ronaldinho – uno dei migliori giocatori di sempre. I 7mila tornano? Per niente – nella stagione 2008-09 gli abbonati sono “solo” 42mila (e ai tempi non c’era limite). E poi arriviamo – appunto – al caso Kakà. Un giocatore che il Milan aveva ceduto a Gennaio 2009 per una cifra assurda e che si è impuntato per andare al Real Madrid – non al city. Nonostante una cessione ottima, perché Kakà non sarà mai più quello del 2007 (e in Champions league il Milan va subito a vincere a Madrid!) gli abbonati crollano da 42mila a 27mila.

15mila bimbiminchia capricciosi. Questo il prezzo per un affare ottimo che il Milan ha dovuto pagare al botteghino in un momento storico in cui in Serie A l’Inter andava a vendere Zlatan Ibrahimovic al Barcellona e nonostante questo vedeva crescere i suoi abbonamenti da 38 a 40mila. I tifosi di Inter e Juventus hanno capito molto prima di quelli del Milan come funziona il calcio moderno e che non esistono più le bandiere. 20 anni prima.

Gli abbonati di Kakà, quei 42mila, non torneranno mai più. Nel 2010-11 gli abbonati sono 29mila e nella prima parte di stagione – nonostante il Milan prenda Ibrahimovic – lo stadio va deserto. In quel famoso Milan-Lecce in cui Ibra si presenta a Milano ci sono solo 37mila spettatori in una stagione in cui raramente si passano i 42mila (ad eccezione dei big match). Lo stadio si riempie solo alle ultime in casa: Sampdoria (60mila), Bologna (74mila) e Cagliari (80mila) che arrivano dopo il famoso derby del 3-0 che di fatto decide il titolo. Insomma, uno dei più grandi salti sul carro del vincitore che la storia ricordi.

Abbiamo vinto lo scudetto dopo 7 anni, preso Ibra al posto di Kakà, i tifosi tornano? Ma nemmeno per idea! Il Milan campione d’Italia nel 2011-12 fa solo 31mila abbonati con una media intorno ai 40mila a partita. Dopo le cessioni estive del 2012 gli abbonamenti calano a 24mila, scendono a 19mila fino ai 16mila del 2016-17, anno della cessione. Proprio sotto Fassone-Mirabelli grazie ad un mercato che non aveva senso tecnicamente ma grattando la pancia al tifoso e cambiando la comunicazione si passa da 16mila a 34mila. Rimangono 30mila il primo anno di Elliott e 32mila il successivo.

Arriviamo quindi alla stagione 2022-23, la prima dove dopo la pandemia tornano gli abbonamenti. Una campagna che il 2 settembre 2023 va tutta esaurita con i 41.500 tagliandi esauriti con la squadra campione d’Italia e di fronte al mercato deludente. La stagione sappiamo come è andata: malissimo. Una semifinale persa malamente ottenuta grazie a sorteggi agevolati, un quinto posto in campionato sul campo e un rendimento da metà classifica da gennaio in poi. Alla fine di questa stagione arriva quindi, poi, la cessione di Tonali dopo la cacciata di Maldini.

Sulla cacciata di Maldini avevo già scritto cosa ne pensavo un mese fa – sulla cessione di Tonali, una cessione sacrosanta per una trattativa intavolata dall’agente a cui il Milan non poteva rispondere no i media, notoriamente nostri amici come l’algoritmo dei calendari, avevano subito ricominciato a partire col giochino. Dai riproviamo, riproviamo a seminare malcontento tra la tifoseria, riproviamo a svuotargli lo stadio avendo tifosi che fischiano ad ogni pallone perso, così tornano a perdere punti in casa, come qualche anno fa.

Non ce l’hanno fatta. Gli abbonamenti del Milan sono andati sold-out all’8 luglio. Con due mesi d’anticipo rispetto alla scorsa stagione, da campione d’italia in carica. Non ce l’hanno fatta. Non so cosa sia successo e francamente non me lo aspettavo – ma pare che il tifoso del Milan si sia finalmente evoluto e abbia iniziato a capire come funziona il calcio nel 2023. Un calcio dove per vincere devi avere il coraggio di muoverti, sacrificare e provare a rimpiazzare chi hai perso.

E’ proprio per questo che apprezzo la scelta del Milan di sacrificare un big a mercato per rimanere competitivi. Theo, Leao, Maignan partiranno prima o poi. Così come ai tempi partirono Suso e Piatek, i due migliori della squadra, e con quei soldi si prese altro. Usciamo da una stagione deludente e la risposta non può essere un colpo mediocre come De Keteleare senza cedere nessuno perché un dirigente che mette il suo ego davanti al Milan non vuole subire danni di immagine. (Salvo poi lamentarsi che non ha budget – nonostante nessuno ha speso più di noi in cartellini negli ultimi cinque anni).

Attenzione: questa scelta è un all’in. Può anche andare male. Ma è il coraggio di farla che fa la differenza – il coraggio di puntare a rivincere e non a cercare di vivacchiare toccando il meno possibile l’organico che ha vinto. Una cosa che già ci è costata nel 2007-12, ma a quei tempi era anche questione di popolarità del presidente del Consiglio in carica viste le reazioni dei bambini di 3 anni a cui tolsero il giocattolo. Oggi è una questione ancora più vitale per sopravvivere visto che il nostro calcio è ben lontano dalla Premier League e non può offrire certi ingaggi a meno di non rialzare quelli di mezza squadra.

I tifosi lo hanno capito e ci saranno nuovamente al botteghino. E’ questo il primo passo che fa ben sperare per la stagione.

Io sto con Cardinale

Due considerazioni sul licenziamento di Maldini vanno scritte – ho preferito farlo a bocce ferme sia per mancanza di tempo, sia per analizzare la vicenda nei minimi dettagli. Sul licenziamento di Maldini si è scritto tanto, forse troppo, è la via che è andata per la maggiore è la favoletta per cui Maldini chiedeva soldi e non glieli hanno dati. Non c’è nulla di più falso e populista.

Il Milan negli ultimi 5 anni ha avuto un budget di 50 milioni più le cessioni ogni anno – che per la serie A è un ottimo budget. Avrà un budget di 40 milioni più le cessioni quest’anno – che per la serie A è un ottimo budget. Se andiamo a fare un po’ di fact-checking scopriamo che la scorsa sessione di mercato solamente il Monza ha speso più del Milan come saldo cartellini e negli ultimi cinque anni il Milan ha chiuso a -282 milioni complessivi di cartellini e – no – in questo saldo non c’è i il mercato di Mirabelli.

Perché Maldini è stato cacciato? Semplicemente perché il ruolo che ha chiesto lo scorso anno e che ha ottenuto – ovvero quello di poter avere un budget dentro il quale operare – non è compatibile con una azienda calcistica moderna. In una azienda tutto deve passare dall’amministratore delegato – tutto. Non è ammissibile che l’amministratore delegato (ai tempi manager), per dire, tratti Dybala, il precedente CEO sia d’accordo e il DS si impunti perché non lo ha scelto lui e lo faccia saltare.

Il Milan non voleva cacciare Massara – che infatti si è dimesso e non è stato esonerato – cosa che fa capire che il giudizio non è stato sul mercato del Milan ma è stato un giudizio sull’incompatibilità del ruolo che aveva Maldini nei quadri dirigenziali. Non solo questo – Maldini aveva praticamente litigato con chiunque da quando non è più al Milan. Galliani, Barbara Berlusconi. Fassone/Mirabelli, Gazidis, Pioli e ora Cardinale. E’ una figura nociva che nessuna società sana di mente si terrebbe in organigramma semplicemente perché non sa stare al suo posto.

Maldini voleva più soldi? Ma scusate, se volete 100 o 200 milioni di budget sul mercato allora serve veramente Maldini? Quei soldi sono capaci di spenderli bene tutti – anzi, quasi tutti, solo un certo calabrese ha fatto danni con quelle cifre.

C’è però, secondo me, un problema di fondo: quella del Milan è una tifoseria totalmente umorale. Il nome di Maldini pesa, pesa negli abbonamenti che infatti il 25% non ha rinnovato. Se vuoi aumentare i ricavi devi tenere uno stadio pieno come è stato quest’anno e – con tutto il rispetto – non puoi farlo con Kamada e Thuram. Mi chiedo perché Cardinale non sia stato consigliato da Furlani, che conosce meglio l’ambiente italiano, di preparare un colpo di mercato già in anticipo e che avrebbe, appunto, oscurato la cacciata di Maldini. Detto in parole povere, se annunci Milinkovic-Savic il giorno dopo ai tifosi del Milan di Maldini cacciato non frega più niente e tutti saltano sul nuovo carro.

Si fatica ad ammetterlo, ma ad oggi la differenza tra noi e le altre è che noi non abbiamo mai avuto il coraggio di fare player trading – una volta che abbiamo avuto un giocattolo pronto abbiamo cercato di toccarlo il meno possibile, anche se questo voleva dire riscattare Florenzi e Messias. Il Milan ha perso patrimonio giocatori a zero – e non una, ma più volte. Il Napoli ha vinto lo scudetto dopo una rivoluzione all’interno del proprio organico. Ci vuole coraggio, coraggio anche di vendere un Theo Hernandez e provare a rifare la squadra con quei soldi come fece la Juve ai tempi d’oro con Zidane.

Mi aspetto nel prossimo anno un Milan comunque migliore dello scorso anno – non che sia difficile perché affrontata la sostituzione di Diaz (e Kamada sembra ottimo) fare meglio di un mercato dove sono arrivati solamente bidoni a parte Thiaw (comunque non pronto nei primi sei mesi) non dovrebbe essere troppo complicato. Mercato che finalmente sarà gestito come in tutte le altre società – ovvero coinvolgendo l’allenatore e senza una figura egocentrica che impone i suoi giocatori e li mette in rosa senza nemmeno appurarsi che servano o meno.

L’errore fatto la scorsa estate, dove Gazidis non ha avuto il coraggio di liquidare le condizioni inaccettabili per rinnovare un contratto (e andava semplicemente cacciato per aver tenuto in ostaggio un mercato un mese per i suoi comodi) non c’è più. E solo per questo, ora, sono molto ottimista per il futuro. Un futuro a due stelle.

Le pagelle di fine stagione

Portieri

Maignan: 7,5. Grazie per il derby d’andata e la qualificazione alla semifinale di Champions League. Malino al ritorno della stessa dove prende gol sul suo palo. Rimane un punto fermo della squadra ma lo vedo in leggerissimo calo rispetto allo scorso anno.

Tatarusanu: 5. Impresentabile semplicemente come secondo portiere. Gravissime le colpe per non averlo capito lo scorso anno e averlo ripresentato. Il 5 è perché qualcosina l’ha fatta vedere ed è valutato sulla media dei secondi portieri.

Mirante: s.v. Non gioca mai fino all’ultima giornata di campionato e nella famosa amichevole col PSV. In 3 minuti si capisce perché non ha mai giocato.

Vasquez: s.v. Vi ricordate Nathan Bernard Soares? Questo è il sequel.

Difensori

Ballo-Touré: 4. Grazie per il gol all’Empoli – ma è appunto ad Empoli dove dovresti essere il terzino di riserva. Non al Milan.

Calabria: 7. Annulla l’MVP della Serie A quattro volte su quattro in una stagione in cui si è guadagnato l’interesse di mercato del Real Madrid. Se fosse un terzino belga dell’Anderlecht ne parlerebbero bene anche in Italia, purtroppo è nato a Brescia.

Dest: 3. Quasi 4 milioni di ingaggio per uno che non sa difendere. Ci costa di fatto l’addio alla lotta scudetto con il secondo tempo di Milan-Napoli, poi alla fine mentre si gioca la Champions League lo mandiamo in nazionale con gli USA pur di non vederlo a Milanello. A mai più.

Florenzi: 4,5. Riscattato dalla Roma, infortunato in Agosto e ora ci rimane sul groppone. 2,7 milioni per il riscatto e 5,5 di ingaggio annuo lordo. Niente da dire, altri soldi spesi benissimo.

Gabbia: 5. Male quando è stato chiamato in causa nonostante un pesante gol in coppa dei campioni a Zagabria – è anche vero che Kjaer era partito malissimo e Thiaw non era pronto.

Hernandez: 6. Non gli do di più perché secondo me quest’anno il meglio lo ha fatto al mondiale e non con noi. Troppo, troppo svogliato e fuori dal gioco da Gennaio in poi.

Kjaer: 5,5. Benissimo contro il Napoli, malissimo contro l’Inter, malino in campionato. Da sostituire per raggiunti limiti di età.

Kalulu: 5. Involuzione totale rispetto allo scorso anno e giocatore peggiorato più di ogni altro in rosa. Era un fuoco di paglia quello o un momentaneo momento no quest’anno? Il prossimo avremo la risposta.

Thiaw: 6. Ci mette mezza stagione a carburare ed è poi meglio nella seconda metà. Sarebbe bastato schierare lui invece di Kjaer contro l’Inter? Non lo sapremo mai.

Tomori: 4,5. Per me anche peggio di Gabbia considerato il potenziale. Se devo pensare ad un calciatore da vendere per fare soldi questa estate penso a lui.

Centrocampisti

Adli: s.v. Passerà alla storia come il Messi delle amichevoli estive. Qualcuno dovrebbe spiegare perché abbiamo speso 8 milioni per riscattarlo se poi non gioca mai.

Bakayoko: 3,5. Fuori rosa per metà stagione, poi gioca poco e male. In sostanza un gigantesco boh.

Bennacer: 5,5. Stagione sottotono finita con un crociato rotto. E’ onestamente uno dei giocatori su cui avrei valutato una cessione ma l’infortunio può complicare i piani.

Diaz: 6,5. Solo chi capisce poco di calcio può valutare negativa una stagione di un centrocampista che finisce con 6 gol e 6 assist. Sbaglia tanto sottoporta – ma è anche vero che lo vuole il Real Madrid, non la cremonese.

Krunic: 6. Fa il suo, il problema è che gioca troppo per via dell’addio di Kessie.

Pobega: 6. Come riserva è un lusso. Avrei onestamente voluto vederlo qualche minuto in più per via delle nostre rotazioni corte. Secondo me può essere materiale su cui lavorare perché su alcune partite, vedi Bologna, vedo anche margini di miglioramento per essere uno dei cambi.

Saelemakers: 6,5. Per me è uno dei pochi che è cresciuto rispetto allo scorso anno.

Tonali: 8. Pilastro del centrocampo e della squadra in un anno che lo consacra tra i migliori cc d’Europa. Sarebbe bellissimo che avesse un cambio in mediana per vederlo più nel ruolo tecnico che a fare legna.

Vranckx: 4,5. Per fortuna è in prestito e torna indietro perché è semplicemente scarso e senza personalità. Prende palla, non lancia l’azione, la passa all’indietro. Così ognuno dei – per fortuna pochi – minuti giocati.

Attaccanti

De Keteleaere: 0. Uno dei peggiori acquisti di sempre. Un assist in tutto l’anno, zero gol e ogni volta che entra si ha la sensazione di giocare in dieci. Non torna, non pressa, non ha nemmeno voglia di giocare. Da rivendere il prima possibile per recuperare qualche soldo.

Giroud: 7. I suoi numeri sono anche migliorati (e non è mai stato un bomber) – ma la domanda rimane la stessa: può essere a quest’età il nostro centravanti titolare?

Ibrahimovic: s.v. Per rispetto. Dovevano convalidargli il gol col Sassuolo un anno fa e doveva ritirarsi la sera stessa.

Leao: 8,5. Migliora ulteriormente i numeri rispetto alla scorsa stagione – è ancora particolarmente discontinuo ma in A rimane il meglio che c’è. Il meglio che da solo non basta.

Messias: 5. Complimenti a chi lo ha riscattato. Non da Milan.

Origi: 3. Ha rubato lo stipendio tutto l’anno. Se il Liverpool voleva liberarsene ci sarà stato un motivo, no?

Rebic: 4. Era anche partito benino, poi è totalmente sparito dai radar.

Società

Pioli: 4,5. Il Milan è la squadra che dopo il Napoli ha fatto meglio di tutte in Serie A contro le top, è la peggiore delle top contro le piccole. Si spiega solamente così l’annata che di fatto ci ha fatto smettere di giocare a calcio e ci è costata una delle peggiori difese del titolo. Io penso che il ciclo di Pioli sia finito – purtroppo ci rimarrà sul groppone per via di un contratto sciagurato.

Maldini: 3. 51 milioni spesi sul mercato estivo per zero titolari. 16 punti in meno dell’anno scorso, 20 punti dal Napoli, quinto posto sul campo, supercoppa persa, coppa italia eliminati agli ottavi e Champions eliminati dall’Inter perché conta il campo e non il bilancio. Chi sbaglia paga, non è una stagione da 8 – è una stagione da 4,5/5 perché raggiungi per uno sputo l’obiettivo minimo. E’ una stagione che nasce scegliendo De Keteleare su Dybala e rivendicando quella scelta fino alla fine. E così, muore.

Milan – Verona 3-1: è Champions di cartone

E’ una serata che dice poco se non che alla fine sul campo in questo campionato siamo arrivati quinti e andiamo in Champions League grazie al procuratore Chiné, MVP del Milan in questo campionato. Finiamo a due punti dietro una squadra inferiore come l’Inter che a sua volta è finita dietro la Lazio di Romagnoli che aveva – giustamente – capito che al Milan era finito un ciclo. Il ciclo finisce perché se ne va via Ibrahimovic – molti di voi faticheranno a capire perché così come molti di voi avevano faticato perché andava preso.

La stagione è insufficiente – è insufficiente perché bisognava vincere un titolo e il titolo non è stato vinto. Non l’ho dichiarato io, l’ha dichiarato Pioli a dicembre e la società era d’accordo. Il problema di questa stagione è stato che non abbiamo raccolto niente – non c’è un Leao, o un Tonali da aspettare perché quelli da aspettare hanno fatto semplicemente schifo. Ne usciamo con una squadra con 3-4-5 intoccabili che potenzialmente potrebbero anche giocare nel Real Madrid e il resto da buttare via senza una minima speranza di crescita.

La sensazione è di non aver perso solo un anno ma di aver perso anche due occasioni uniche: la prima era quella di giocare una finale di Champions – e ne sei uscito umiliato da una squadra inferiore che ha perso 12 partite in campionato ma che è arrivato lì con una forma che devi avere a maggio. La seconda era quella di fare il gap in campionato che fece la Juventus nel 2012 sulle rivali e invece sono tornate indietro.

Il Milan deve quindi delle risposte al suo pubblico, in una estate che non può essere il revival di Coreanello Bianco. Deve fare una squadra per mettere in condizione Leao (15 gol in campionato ma non si può premiare) di esprimersi al meglio. Deve fare una squadra per provare a vincere la seconda stella, possibilmente prima dei cugini. Arriverà tutto questo? Credo che lo scopriremo solamente entro fine giugno quando le squadre si rifiniscono. E’ il momento del mercato – ed è un mercato che ci serve fottutamente.

MILAN-HELLAS VERONA 3-1

Marcatori: 45’+2 Giroud(r), 72’ Faraoni, 85 e 90’+2 Leao.

MILAN (4-2-3-1): Maignan (dal 89’ Mirante); Calabria (dal 84’ Florenzi), Thiaw, Tomori, Theo Hernández; Tonali, Kruni? (dal 71’ Pobega) ; Messias (dal 84’ Saelemakers), Díaz (dal 71’ De Ketelaere), Leão; Giroud. A disp.: T?t?ru?anu; Ballo-Touré, Gabbia, Kalulu, Kjær; Adli, Bakayoko, Vranckx, Origi. All.: Pioli.

HELLAS VERONA (3-5-2): Montipò; Magnani, Hien, Cabal (dal 84′ Dawidowicz); Faraoni, Sulemana, Tameze, Veloso (dal 59’ Lazovic), Depaoli; Ngonge (dal 78’ Gaich), Djuri? (dal 59’ Verdi). A disp.: Berardi, Perilli; Ceccherini, Coppola, Doig, Zeefuik; Abildgaard, Hrustic, Terracciano; Braaf, Gaich, Kallon. All.: Zaffaroni.

Arbitro: Valeri di Roma.

Note: Ammoniti: 49’ Magnani, 60’ Sulemana, 61’ Cabal, 77’ Depaoli, 89’ Theo. Espulsi: 62’ Bocchetti. Recupero tempo: 2’ 1T, 6’ 2T.

Juventus – Milan 0-1: non c’è niente da festeggiare

Il Milan è ufficialmente in Champions League e lo è da quinto (sul campo) in classifica grazie alle indagini del procuratore Chiné arrivate in questa stagione riguardo cose di due anni fa. Lo è in una stagione che conclude con zero titoli dopo aver perso male il derby di supercoppa, dopo aver perso male in coppa italia, in casa, contro il Torino e dopo aver perso malissimo la semifinale di Champions League – sempre contro l’Inter – non tre avversari insormontabili.

Il Milan è più forte della Juventus e nonostante tutto lo si è visto anche stasera se pensiamo alle partite passate allo Stadium – non abbiamo concesso quasi niente e non ricordo parate di Maignan mentre di là Giroud ha sì trovato il capolavoro ma è anche vero che Leao e Saelemakers si sono divorati un gol a testa. Partita comunque bruttina che fa poco testo con tante praterie da una parte e dall’altra – insomma, sembrava una amichevole di inizio stagione.

Concludiamo quindi alla 37a con il risultato minimo accettabile – accettabile, insomma, non da festeggiare. Siamo stati “graziati” e non sono stati eccessivamente puniti errori di progetto madornali fatti dopo lo scudetto ma questa rimane una delle peggiori difese del titolo dalla Juventus di Pirlo (che però era stata mezza smantellata). Ora sarebbe un gravissimo errore fare finta che sia stato un incidente di percorso e che va tutto bene.

Il Bayern Monaco ieri ha licenziato due dirigenti durante la festa scudetto – perché lo scudetto è arrivato inaspettatamente all’ultima giornata per suicidio altrui (e non ne parliamo nemmeno in Champions League dove non hanno visto biglia contro il City). Questa è la differenza tra un top club che il Milan è per blasone e i racconti dell’amore e di coreanello bianco che da un anno a questa parte hanno nascosto la polvere sotto il tappeto.

La stagione è finita – il tappeto ora lo alziamo e quei grumi sono diventati un bel polverone, anche abbastanza intenso. Cosa facciamo? Affrontiamo il problema e tagliamo i rami secchi sia in dirigenza, che in panchina, che in rosa – o facciamo finta di niente e ci ripresentiamo col potere dell’amore e dell’amicizia ai nastri di partenza come se fossimo ancora i più forti in Italia e questa stagione non sia mai avvenuta? Da questo ci giochiamo tutto il futuro del club – un futuro che abbiamo salvato per pochissimo grazie ai soldi della coppa.

Ecco perché, quindi, i festeggiamenti a bordocampo sono totalmente fuori luogo. Insomma, non c’è proprio niente da festeggiare.

JUVENTUS-MILAN 0-1

Marcatori: 40’ Giroud.

JUVENTUS (3-4-3): Szcz?sny; Gatti, Bremer (dal 83’ Bonucci), Danilo; Cuadrado, Locatelli, Rabiot, Kosti? (dal 63’ Paredes); Di María (dal 63’ Milik), Kean (dal 73’ Iling-Junior), Chiesa. A disp.: Perin, Pinsoglio; Alex Sandro, Barbieri, Rugani; Miretti, Sersanti. All.: Allegri.

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria (dal 86’ Kalulu), Thiaw, Tomori, Hernández; Tonali, Kruni?; Messias (dal 56’ Saelemaekers), Díaz (dal 82’ Pobega), Leão (dal 82’ Ballo-Touré); Giroud (dal 86’ Origi). A disp.: Mirante, T?t?ru?anu; Ballo-Touré, Florenzi, Gabbia, Kjær; Adli, Vranckx; De Ketelaere. All.: Pioli. 

Arbitro: Mariani di Aprilia.

NoteAmmoniti: 34’ Messias, 56’ Cuadrado, 64’ Krunic. Recupero tempo: 2’ 1T, 4’ 2T.

Milan – Sampdoria 5-1: la partita che non fa testo

Tripletta di Giroud e due assist più gol di Brahim. Basta questo per capire come stasera la partita andata in onda aveva un risultato obbligatorio per noi contro una squadra che non esiste e non ha più nulla da chiedere a questo campionato. La Sampdoria ha fatto poco e senza il peso di dover fare punti salvezza a tutti i costi non ha nemmeno messo il bus dietro stile Cremonese o Salernitana. O Inter martedì.

Il risultato è una vittoria larga che evidenzia, ovviamente, le differenze tra i due stili di gioco ed organici ma è una vittoria che non deve trarre in inganno, specie visto le ultime due partite. Se davanti Giroud si è finalmente svegliato e Tonali sta tenendo su da solo il centrocampo dietro Tomori ha concesso troppo alla Samp e non parlo solo del gol del pari dove è in concorso di colpa con Theo (già con la testa ad Ibiza) e Messias.

L’unica ragione dei 20 minuti finali è stata provare a far fare un gol a De Keteleare – che le occasioni, in realtà, le ha anche avute ma è riuscito a dimostrarsi inadeguato anche in un contesto del genere. Per il resto riusciamo a far diventare scontati tre punti che dovevano esserlo ma che Spezia e Cremonese hanno dimostrato che non lo sono affatto.

La classifica dice quindi che mancano 3 punti al mettersi davanti definitivamente l’Atalanta mentre per quanto riguarda la Roma sarà la stessa cosa solamente in caso di non vittoria dei giallorossi domani. Da tenere d’occhio anche la situazione del Verona sperando, appunto, che all’ultima a San Siro non abbia niente da chiedere – oltre ad una eventuale penalizzazione della Juventus. Difficilmente infatti perderà punti la Lazio con squadre abbordabili oppure l’Inter visto che il Napoli ha già mandato in vacca la regolarità del torneo.

Al calcio d’inizio della sfida contro la Juventus avremo quindi sicuramente un quadro della situazione molto più chiaro dell’attuale considerato che tutte le nostre competitor avranno già giocato due volte. Appuntamento al 28 maggio, ore 20.45, per il ventennale.

MILAN-SAMPDORIA 5-1

Marcatori: 9’ Leao, 20’ Quagliarella, 24’, 29’ e 68’ Giroud, 63’ Diaz

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Thiaw, Tomori (dal 81’ Kjaer), Theo Hernández (dal 81’ Ballo-Touré); Tonali (dal 81’ Pobega), Kruni?; Messias (dal 60’ Saelemaekers), Díaz (dal 70’ De Ketelaere), Leão; Giroud. A disp.: Mirante, T?t?ru?anu, Gabbia, Kalulu; Adli, Bakayoko. All.: Pioli.

SAMPDORIA (4-4-2): Ravaglia; Zanoli, Günter, Nuytinck (dal 69’ Amione), Augello; ?uri?i? ( dal 82’ ?lkhan), Winks, Rincón (dal 82’ Paoletti), Léris; Gabbiadini (dal 69’ Lammers), Quagliarella (dal 69’ Oikonomu). A disp.: Tantalocchi, Turk, Murillo, Murru, Segovia; De Luca, Jesé. All.: Stankovi?.

Arbitro: Fourneau di Roma 1.

NoteAmmoniti: 27’ Gunter, 30’ Zanoli, 75’ Theo, 89’ Oikonomu.

Inter – Milan 1-0: via i mercanti dal tempio

Va in finale la squadra con l’allenatore migliore. Ci dice questo il doppio euroderby di Champions che macchia indelebilmente la storia del Milan. Un euroderby approcciato come fosse il trofeo Birra Moretti in una semifinale di Champions – avrebbe avuto molte più chances di passare il Monza di Palladino. Una finale di Champions persa, una storia macchiata finita a sorrisi, auguri alla rivale e Maldini che parla di stagione da 8 se si finisce in Champions League grazie alla Juventus penalizzata.

Quanto successo è una follia totale. Un dirigente che vive nelle nuvole, parlando di soldi spesi e di calciatori che non arrivano perché non fanno parte del progetto – insomma meglio un pippone belga a 35 milioni che Dybala a zero. Maldini non spiega come una squadra tecnicamente fallita è in finale di Champions League mentre noi ci giochiamo lo scudetto del bilancio. Non spiega come mai si spende meno di Roma e Napoli ma fatturando di più. Non spiega come la dirigenza sia ciecamente convinta che quello che sta facendo sia a posto – un po’ come il capitano che non si accorge che la nave sta affondando.

E’ ovvio che questa squadra che non ha un gioco non possa continuare con questo allenatore e viste le ulteriori dichiarazioni nemmeno con questi dirigenti. Ma io credo che, purtroppo, nessuno si è reso conto della gravità della situazione. Mentre ci contendiamo il trofeo dei conti in ordine, delle commissioni non pagate gli altri vincono trofei veri e reali.

Ma passiamo alla partita di stasera – l’Inter si è limitata a fare la Salernitana o la Cremonese di turno perché se tu fai la Salernitana o la Cremonese di turno col Milan tu passi. Senza se e senza ma. Tutti dietro neutralizzando Leao e pericolosissimi in contropiede. Due occasioni le abbiamo avute, entrambe sbagliate – poi più niente. Il secondo tempo è stato semplicemente desolante con la palla morta nella nostra metà campo e i nostri che non sapevano cosa fare. E’ sembrata Napoli – Milan al contrario.

Quello che è inaccettabile è ridursi ad aspettare la penalizzazione della Juventus per sperare di tornare in Champions League – per fare cosa, peraltro, dopo aver fallito una occasione che ricapiterà tra vent’anni? Maldini delira parlando di grandi d’Europa ma non sei uscito con Real Madrid o Bayern Monaco ma con la seconda squadra cittadina – unica italiana che soffri.

Come si colma il gap? Spendendo 22 milioni per riscattare Brahim palla persa Diaz? Riscattando la salma di Giroud inesistente da un mese? Spiegatecelo e per favore non mi parlate di 20enni asiatici, francesi o belgi che dovrebbero salvare una squadra che non sa giocare a calcio e a cui manca esperienza.

Tiriamo le somme ora o sabato siamo tutti contenti di nuovo a farci prendere per il culo cantando Pioli is on fire?

INTER-MILAN 1-0

INTER (3-5-2): Onana; Darmian, Acerbi, Bastoni; Dumfries, Barella (39’st Gagliardini), Çalhano?lu, Mkhitaryan (43′ Brozovi?), Dimarco (21’st Gosens); Džeko (21’st Lukaku), Martínez (39’st Correa). A disp.: Cordaz, Handanovi?; Bellanova, D’Ambrosio, de Vrij; Asllani, Stankovi?. All.: Inzaghi.  

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Thiaw (19’st Kalulu), Tomori, Hernández; Tonali, Kruni?; Messias (31’st Saelemaekers), Díaz (31’st Origi), Leão; Giroud. A disp.: Mirante, Nava; Ballo-Touré, Florenzi, Gabbia, Kjær; Pobega; De Ketelaere, Rebi?. All.: Pioli.

Arbitro: Turpin (FRA).
Gol: 29’st Martínez (I).
Ammoniti: 11’st Thiaw (M), 36’st Kruni? (M)

Spezia – Milan 2-0: vi dovete vergognare

Se Pioli sarà ancora l’allenatore del Milan il prossimo anno io non guarderò le partite e non le commenterò fino al suo esonero. E’ una promessa che faccio qua, ora e per tutti nel momento in cui la Champions League sta sfumando ed il progetto sta fallendo per colpa di una incompetenza totale e di una presunzione che nel mondo del calcio non ha pari. Proprio oggi Marotta dice che è suo compito tenere sempre tutti in discussione nel giorno in cui Maldini va a dire che non siamo da semifinale e che l’annata va bene.

La partita con lo Spezia è la solita fotocopia di Lecce, Fiorentina, Cremonese, Empoli, Salernitana e altre grandi partite andate a vuoto per colpa di una rosa evidentemente non pari a queste fortissime compagini. Vedere il Milan giocare un anno fa era un piacere e non vedevi l’ora della prossima partita – ora causa solo nausea, vomito e non vedi l’ora che finisce la stagione.

Anche oggi una difesa ridicola, anche oggi non entriamo in area avversaria via di palla lunga. Anche oggi concediamo contropiede come se piovesse. Lo hanno capito tutti come giochiamo – da mesi – e chi sta in panchina – sempre da mesi – non è in grado di proporre piani alternativi. Non c’è accountability e non c’è pressione perché i tifosi organizzati pensano ad andare a Torino gratis mentre in società non frega niente e si vive a Narnia.

Si continua a parlare di rosa quando lo Spezia viene a palleggiarti in faccia. Prima si cominci ad avere un gioco accettabile, poi parliamo di rosa. Abbiamo una condizione fisica di nuovo pari a quella di Gennaio ed è successo tutto in 4 mesi. Cosa stracazzo aspetta qualcuno ad andare davanti alle telecamere e prendersi qualche responsabilità? A dire che così non si può e non va bene?

Io non ho più niente da dire se non che spero che Pioli e Maldini l’anno prossimo siano fuori dai coglioni in quanto entrambi complici di questo scempio, partito da lontano con una ridicola pantomina dei rinnovi. Se non lo fanno i giocatori, se non lo fa la curva, almeno voi due – veramente – vi dovete vergognare.

Spezia-Milan 2-0 (primo tempo 0-0)
Spezia (3-5-2): Dragowski,   Wisniewski, Nikolaou, Ampadu, Amian, Bourabia (18’ st Zuekowski), Esposito, Ekdal, Reca, Nzola, Gyasi (48’ st Kovalenko). All. Semplici
Monza (4-2-3-1): Maignan, Kalulu, Kjær, Tomori (37’ st Calabria), Hernández (18’ st Ballo), Tonali, Pobega, Saelemaekers (18’ De Ketelaere), Díaz (25’ st Adli), Origi (25’ st Giroud), Rebi?. All. Pioli
Arbitro: Daniele Doveri di Roma.
Marcatore: 30’ st Wisniewski, 40’ st Esposito

Ammoniti: 38’  Amian (S), 7’ st Diaz (M)
Espulso: 17’ st Lorieri (S)

Milan – Inter 0-2: Pioli porta l’Inter ad Istanbul

La nostra semifinale di Champions League finisce dopo 10 minuti. Finisce con un angolo – che non c’era – dopo un fallo su Tomori – che non c’era, fischiato da un arbitro veramente vergognoso ed inadatto che ha rovinato una partita fischiando a senso unico. Il gol preso ci ha spiazzati e i soliti primi 15′ vergognosi che ormai sono una tassa da pagare hanno fatto sì che l’Inter ad oggi è la prima finalista di Champions League. Basta con gli alibi che l’Inter era più forte – dallo scorso campionato queste due squadre hanno fatto gli stessi punti. In Europa abbiamo eliminato avversari superiori a Porto e Benfica.

L’Inter è entrata a giocare una semifinale di Champions, il Milan è entrato a giocare una partita di campionato. Sembra la Supercoppa nuovamente. Inzaghi ha per l’ennesima volta surclassato tatticamente Pioli. E la cosa più grave è che l’errore di mettere Calabria su Dzeko in marcatura ha portato l’Inter a fare la partita che voleva, ovvero le due linee dietro e chiudere gli spazi.

Sono tre derby consecutivi che il Milan non segna un gol – non succedeva dagli anni 80. E’ un disastro che si poteva vedere e a cui nessuno sarà chiesto di rendere conto. Non all’allenatore ancora pienamente in carica dopo i disastri di gennaio. Non ad un dirigente il cui mercato oggi non è praticamente sceso in campo – e nessuno ha avuto il coraggio di chiedere perché il tuo acquisto migliore oggi il campo non l’ha visto nemmeno.

Oggi Inzaghi ha dimostrato perché in coppa, da sempre, fa bene. Ha fatto bene in Coppa Italia, ha fatto bene col Barcellona e pure col Liverpool nonostante fosse uscito. E l’unica cosa che mi fa capire che mai rimonteremo (anzi, ci sono buone possibilità di perdere anche il ritorno) è proprio la panchina. La domanda dopo questi sei mesi dovrebbe essere la seguente: vale la pena continuare con questo progetto? Vale la pena continuare con Diaz, Giroud, Messias e le pippe belghe? Davanti serve esperienza, centimetri e possibilmente gente che la metta dentro. Teniamo palla, non sappiamo a chi darla o cosa farne.

Come sempre anche oggi nessuno si assumerà la responsabilità di un bel niente, ci beccheremo un’altra settimana di inutili video motivazionali prima della seconda ripassata in mondovisione. Che nessuno si azzardi a far passare un quinto posto con una squalifica della juventus come una stagione positiva. Sempre che arrivi.

MILAN-INTER 0-2

Marcatori: 8’Dzeko, 11’ Mkhitaryan.

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria( dal 82’ Kalulu), Kjær (dal 59’ Thiaw), Tomori, Theo Hernández; Tonali, Kruni?; Díaz (dal 82’ Pobega), Bennacer (dal 18’ Messias), Saelemaekers (dal 59’ origi); Giroud. A disp.: Mirante, Nava; Ballo-Touré, Gabbia; De Ketelaere, Rebi?. All. Pioli.

INTER (3-5-2): Onana; Darmian, Acerbi, Bastoni; Dumfries, Barella, Çalhano?lu (dal 78’ Gagliardini), Mkhitaryan (dal 62’ Brozovic), Dimarco (dal 71’ de Vrij); Martínez (dal 78’ Correa), Džeko (dal 70’ Lukaku). A disp.: Cordaz, Handanovi?; D’Ambrosio, Zanotti; Asllani, Bellanova, Gosens. All. S. Inzaghi.

Arbitro: Gil Manzano (SPA)

Note: Ammoniti: 45’+1 Krunic, 45’+1 Mkhitaryan, 64’ Tomori. Recupero tempo: 4’ 1T, 4’ 2T.

Milan – Lazio 2-0: si è giocato a calcio

Torniamo nuovamente in lotta Champions League e come successo a Febbraio lo facciamo con un clean sheet con una squadra tra le prime in classifica. Nonostante l’infortunio di Leao, proprio come successo una settimana fa contro l’Inter, la Lazio non esiste – non arriva nemmeno a tirare in porta una volta. L’anomalia è stata la partita di Gennaio perché questa sembra esattamente la partita di un anno fa e in parte quella di Coppa Italia con Pioli che si limita a mettere un uomo su Milinkovic-Savic, allora Kessie e oggi Krunic, facendo scomparire i biancocelesti dal campo.

La seconda notizia è che il Milan è tornato a proporre calcio perché non potendo giocare tutto sul portoghese ognuno ha dovuto fare il suo. Non c’erano né De Keteleaere, né Brahim Diaz che in questo momento erano stati i peggiori nel loro ruolo ed è salito Bennacer a giocare da play. Se la semifinale di Champions League è un traguardo importante, garantire la continuità in campionato finendo nelle prime quattro è un traguardo ancora più importante per far diventare quella semifinale non una cosa sporadica ma una normalissima abitudine.

Siamo a Maggio, mancano sei o sette partite – sperando siano sette – e non si può più sbagliare nessuna di queste. Continuo a ribadire che il Milan è sulla carta più forte dell’Inter, non in panchina dove l’allenatore è migliore nella preparazione di queste partite secche. Si è rivisto anche Theo Hernandez con un bel goal in coast-to-coast, proprio come l’Atalanta un anno fa.

Se c’è forse una cosa da recriminare è che alla fine, ancora una volta, nonostante il gioco prodotto i due gol sono arrivati da un errore individuale ed una prodezza altrettanto individuale. Giroud rimane un terminale offensivo sterile ed abbandonato a se stesso in queste occasioni. Si entra quindi ufficialmente in clima euroderby – due partite in sei giorni che per noi valgono l’intera stagione, una stagione che potrebbe essere ancora da sogno o da incubo. Tutto è ancora aperto.

MILAN-LAZIO 2-0

Marcatori: 17’ Bennacer, 29’ Theo Hernandez

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria (dal 46’ Kalulu), Kjaer (dal 46’ Thiaw), Tomori, Theo Hernandez (dal 80’ Ballo-Touré); Tonali, Krunic; Messias, Bennacer, Leao (dal 11’ Saelemaekers); Giroud (dal 69’ Rebic). A disp.: Tatarusanu, Mirante, Adli, Diaz, Bakayoko, Origi, Pobega, Vranckx, Gabbia, De Ketelaere. All. Pioli.

LAZIO (4-3-3): Provedel; Marusic (dal 56’ Lazzari), Casale, Romagnoli, Hysaj (dal 68’ Pellegrini); Miliknovic-Savic (dal 68’ Basic), Marcos Antonio, Luis Alberto; Felipe Anderson, Immobile (dal 81’ Cancellieri), Zaccagni (dal 56’ Pedro).A disp.: Luis Maximiano, Adamonis, Gil, Romero, Radu, Gila, Bertini, Fares. All. Sarri. 

Arbitro: Rapuano di Rimini.

NoteAmmoniti: 20’ Romagnoli, 24’ Marusic, 42’ Calabria, 61’ Casale, 88’ Pellegrini, 89’ Thiaw. Recupero tempo: 2’ 1T, 5’ 2T.

Milan – Cremonese 1-1: ma qualcuno si vergogna???

Inaccettabile. Il solito pareggino strappato all’ultimo contro la solita squadra che si chiude, con i soliti giocatori in campo nel solito 2-8 che si contraddistingue per palloni alla difesa e spazzate allo spera in dio. Uno pensa anche che dopo Milan-Lecce Pioli avesse imparato la lezione: si mettono i titolari, si prova a chiuderla, si fanno i cambi. E invece niente – va in scena l’ennesima partita che grida “pareggio” contro una neopromossa il tutto per far riposare i giocatori in vista della Lazio – come se i tre punti valessero diversamente. La stessa andata con la Cremonese, Bologna ma anche in parte Empoli non hanno insomma veramente insegnato nulla.

Ma passiamo oltre – passiamo alla dura realtà dei numeri. Siamo in ballo ancora grazie al Monza che pareggia e grazie soprattutto al fatto che la Juventus sarà penalizzata quindi il quinto posto è un po’ come il quarto. Per il resto mancano cinque partite e dovessimo vincerle tutte saremmo a 73 punti. 13 in meno dell’anno scorso, una delle difese peggiori del titolo da campioni d’Italia. Eppure si continua a parlare come se la Champions League, vitale per il progetto del club, fosse in tasca. Basta un quinto posto e si ricomincia dalla stagione 2013-14, si ricomincia con stipendi non sostenibili per un buco di bilancio da 70 milioni che ti arriva all’improvviso e giocatori svalutati. E’ questo che vogliono?

Ad oggi nessuno si assume la responsabilità di tutto questo. Maldini va in giro per podcast, i giocatori pensano alla Champions League che gli ha evidentemente dato una vetrina per cui l’anno prossimo giocheranno altrove. Quelli che ci sono fanno schifo – su De Keteleaere non mi esprimo nemmeno dopo quel gol sbagliato. Davanti ci ha provato solamente Saelemakers con un bel gol purtroppo annullato.

Chi deve segnare al Milan? Giroud è una salma in dirittura d’arrivo per le grandi partite, Origi lasciamo stare, Diaz ha fatto 3 partite buone e si parla senza nemmeno un po’ di vergogna di riscattarlo per 22 milioni – De keteleare nemmeno quelle. Quanti soldi ha buttato questa dirigenza nei trequartisti pur di non dare 500mila euro in più al cornuto?

E’ bene realizzare due cose: la prima è che il ciclo è finito – la seconda è che azzeccare quattro acquisti in tre anni non fa di te un grande dirigente. E’ assolutamente impensabile pensare che il prossimo anno si possa ripartire con Stefano Pioli e 3/4 di questo organico – e ci metto dentro pure Leao perché non può essere il fulcro della squadra un giocatore che sparisce negli spazi chiusi.

Continuo a non capire se viviamo su marte o cosa perché qua l’intero progetto è saltato, la stagione in serie A è saltata ma continuiamo a fare finta che stia andando tutto bene perché siamo in semifinale di Champions League non sapendo come quando il massimo che può succedere è andare a fare da sparring partner a City o Real Madrid sperando di non prenderne più di quattro.

Ultima cosa: Charles De Keteleaere è un calciatore professionista, non un bambino autistico con la maestra di sostegno. E mi pare abbastanza chiaro che sia anche un bel bidone. Lo si giudichi come tale e la si smetta di trovare inutili attenuanti.

MILAN-CREMONESE 1-1
Marcatori: 77’ Okereke, 90’+3 Messias.

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Kalulu, Thiaw, Ballo-Touré; Vranckx (dal 75’ Tonali), Bennacer (dal 46’ Krunic); Saelemaekers (dal 75’ Messias), De Ketelaere (dal 62’ Giroud), Díaz; Origi (dal 62’ Leao). A disp.: Mirante, T?t?ru?anu; Florenzi, Gabbia, Hernández, Kjær; Adli, Bakayoko, Rebi?. All. Pioli.

CREMONESE (3-4-1-2): Carnesecchi; Chiriche? (dal 72’ Ghiglione), Vásquez, Lochoshvili; Sernicola, Pickel, Meïté, Benassi (dal 56’ Okereke); Galdames (dal 84’ Castagnetti); Buonaiuto (dal 56’ Valeri), Afena-Gyan (dal 72’ Ferrari). A disp.: Saro, Sarr; Aiwu, Bianchetti Acella; Ciofani. All. Ballardini.

Arbitro: Pairetto di Torino.

NoteAmmoniti: 83’ Galdames, 90’+2 Vasquez, 90’+8 Ghiglione. Espulsi: 90’+6 Pickel. Recupero tempo: 1’ 1T, 5’ 2T.

Roma – Milan 1-1: in extremis

De Keteleaere ci stava costando la Champions League. Anche oggi è entrato, anche oggi lo ha fatto in maniera imbarazzante giocando a tre o più tocchi ed essendo incapace di proteggere il pallone – da qua nasce il gol della Roma che poteva portarci fuori dalla Champions League a -3 che erano -4 visto lo scontro diretto contro. Ci ha salvato Saelemakers all’ultimo secondo dopo l’ennesima partita bloccata che la Roma è stata brava a trasformare in una partita di rugby giocando in maniera scorretta e a fare botte, con l’avallo di Orsato designato appositamente per questo fine da una Lega Calcio a noi ostile.

E’ da sei mesi che Pioli non sa cosa fare in queste partite e la situazione non sembra migliorare. La Roma ha fatto la partita che grazie al cielo non ha fatto – per presunzione – il Napoli in Champions League e quella partita ha portato di fatto la Roma ad avere le occasioni migliori oggi. Occasioni nate da errori tecnici dei nostri, come le palle perse di Calabria e Krunic o l’incapacità di controllare il pallone del bidone belga da 35 milioni. Se si vuole andare in Champions questo pippone clamoroso non deve più vedere il campo.

A noi il pari non fa schifo ma il problema non è tanto questa partita ma le prossime dove il pensiero sarà, inevitabilmente, all’euroderby di Champions. Fondamentale quindi la prossima contro la Cremonese, altra squadra chiusissima che già ci ha tolto punti dove si ripresenteranno i problemi di oggi. Inammissibile non finire nelle prime quattro – roba da licenziamento di allenatore e staff tecnico nonostante la semifinale di coppa. Semifinale dove mi aspetto di vedere un Inzaghi che farà giocoforza lo stesso gioco della Roma oggi.

La situazione di classifica rimane quindi per niente tranquilla a sei giornate dalla fine – era forse meglio chiuderla prima del derby di Champions che costerà parecchi punti ed energie nervose. Fino a Milan – Inter deve esistere solo il campionato e deve esistere anche a Spezia – Milan perché grazie al tecnico e alla società non siamo in condizione di poter sbagliare mezza gara. A trasformare questa stagione in un incubo ci vuole un attimo.

ROMA-MILAN 1-1 (primo tempo 0-0) 

Marcatori: 94′ Abraham, 97′ Saelemaekers
Assist: 94′ Celik, 97′ Leao
Ammoniti: 16′ Tomori, 24′ Matic, 71′ Ibanez, 75′ Krunic, 83′ Cristante.

ROMA: Rui Patricio; Mancini, Kumbulla (15′ Bove, 89′ Camara), Ibanez; Celik, Cristante, Matic, Pellegrini, Spinazzola; Abraham, Belotti (46′ El Shaarawy).
All.: Mourinho

MILAN: Maignan; Calabria, Kjaer (73′ Kalulu), Tomori (46′ Thiaw), Theo Hernandez; Tonali, Krunic; Diaz (56′ Saelemaekers), Bennacer (73′ De Ketelaere), Leao; Giroud (88′ Origi). All.: Pioli

Arbitro: Orsato 

Milan – Lecce 2-0: ritornati al campionato

Milan batte Lecce 2-0 in una partita dove per fortuna arbitro e VAR non sono riusciti ad incidere nonostante ci abbiano provato dal primo minuto. Anche oggi usciamo con un rigore dato e rivisto, sono quattro nelle ultime sei, con Theo che aveva anticipato Baschirotto prima che questo prendesse sì palla ma contemporaneamente al giocatore e con il solito fallo di mano nel secondo tempo dove il VAR sempre pronto a correggere quando il fischio è a nostro favore, come al solito dormiva.

Abbiamo rimesso la testa in carreggiata e stiamo cercando di raggiungere l’obiettivo minimo – perché ad oggi, 23 aprile, abbiamo ancora tutte le possibilità aperte tra stagione ottima e stagione catastrofica. Per il resto ci confermiamo squadra Leaocentrica, lo siamo stati anche lo scorso anno nel finale di stagione e lo siamo a maggior ragione adesso. Abbiamo un piccolo vantaggio però, a differenza degli altri anni: mentre ad Aprile la preparazione ci abbandonava ora è il nostro punto di forza.

Fisicamente stiamo bene – nella partita di oggi abbiamo tenuto e abbiamo rischiato veramente poco, anche se con alcuni errori gravi, vedi Thiaw a vuoto sul loro palo. Tonali ha preso la squadra e l’ha portata per mano anche oggi con uno schema da corner che porta ad un inaspettato gol di testa di Leao – qualcuno parlava di stagione sottotono ma come dice Repice, questo Tonali gioca in Real Madrid o Manchester City.

C’è poco da dire se non che il 90% della nostra corsa CL si giocherà contro la Roma settimana prossima e mi aspetto un Milan al 120% come sempre quando è contato qualcosa quest’anno. Della Champions per ora non ne voglio parlare, arriverà più avanti e quanto fatto in queste settimane non conterà nulla.

MILAN-LECCE 2-0

Marcatori: 40′, 74′ Leao

Milan (4-2-3-1): Maignan; Kalulu, Thiaw (dal 59′ Kjaer), Tomori, Theo Hernandez; Tonali (dal 60′ Bennacer), Krunic; Messias (dal 59′ Saelemaekers), Brahim Diaz (dal 78′ De Ketelaere), Leao (dal 79′ Origi); Rebic. A disp.: Mirante, Tatarusanu, Florenzi, Gabbia, Ballo-Touré, Vranckx, Bakayoko, Adli. All.: Stefano Pioli.

Lecce (4-3-3): Falcone; Gendrey (dal 79′ Romagnoli), Baschirotto, Umtiti, Gallo; Blin (dal 75′ Gonzalez), Hjulmand, Oudin; Banda (dal 79′ Maleh), Ceesay (dal 66′ Voelkerling), Di Francesco (dal 65′ Strefezza). A disp.: Bleve, Brancolini, Askildsen, Tuia, Helgason, Ceccaroni, Cassandro, Pezzella. All.: Marco Baroni.

Ammoniti: Thiaw

Arbitro: Chiffi di Padova

Quelle notti di vent’anni fa

Esattamente vent’anni dopo sarà ancora euroderby di Champions League – ed esattamente come vent’anni fa sarà andata al mercoledì in casa del Milan e ritorno al martedì in casa dell’Inter. La stessa cosa è successa anche nel 2005. In quell’anno entrambe le formazioni arrivano in semifinale a zero titoli grazie alla rimonta della Juventus nel girone di ritorno con una classifica che prima dell’andata dice Juventus 68, Inter 60, Milan 58 e Lazio 54. Qualificazione Champions League ipotecata anche se all’epoca solo le prime due andavano direttamente al girone e tra le milanesi c’era quindi in ballo anche la lotta per evitare il preliminare.

Quello che molti non ricordano di quella stagione è che ad un euroderby ci siamo andati molto, molto vicini già l’anno precedente. In Coppa UEFA le semifinali sono Inter – Feyenoord e Borussia Dortmund – Milan ma finisce molto male per le milanesi: l’Inter perde l’andata in casa mentre il Milan perde addirittura 4-0 a Dortmund. Il Milan in quella coppa, però, ci aveva giocato dall’inizio mentre l’Inter ci arrivava da eliminata dalla Champions League.

La Champions noi l’avevamo mancata dopo essere usciti male l’anno prima mentre l’Inter ci rientrava dopo un anno di assenza, uscendo comunque male al girone. In campionato invece non c’è stata storia – è il campionato del 5 maggio 2002 con l’Inter che sembrava aver già vinto tutto mentre noi, invece, abbiamo dovuto qualificarci alla Champions all’ultima giornata. Insomma l’Inter in quella Champions entra comunque in prima fascia insieme alla Juventus – tra le protagoniste assolute (ai tempi le fasce erano solo di merito), noi entriamo dalla porta di servizio, fascia 3.

Qualcosa, ricorderete tutti, si intuisce già dall’andamento della competizione – in entrambi i gironi il Milan passa dopo 4 partite su 6, vincendole tutte. Tutto questo fino al gol di Tomasson al 93′ in Milan-Ajax, quarto di finale, che rimette un po’ in dubbio le certezze ma è anche vero che la stessa Inter faticò e non poco a Valencia il giorno prima, passando solo per i gol in trasferta. L’Inter era comunque una squadra forte – e lo sapeva – noi eravamo i più forti di tutti, ma ancora non lo sapevamo.

Per il Milan è un periodo molto sfortunato. Shevchenko in questa stagione non ha mai ingranato, arriverà sempre in doppia cifra nelle altre. Pirlo è rotto nella gara d’andata, Maldini si opera all’occhio – salterà quella di campionato ma ci sarà andata e ritorno. Ormai lo sapete tutti, all’epoca c’era la regola del gol fuori casa e Ancelotti punta tutta la partita d’andata sul non prendere gol in casa – è una partita di cui ci si ricorda poco o niente: un paio di tiri molli dell’Inter nel primo tempo e l’occasione più ghiotta di tutte arriva sulla parata di Toldo su un tiro di Gattuso.

Ben diversa la gara di ritorno dove complice il ritorno di Pirlo il Milan è molto più aggressivo. Nei primi 35 minuti Shevchenko ha già due occasioni colossali e si è giocato solamente nella metà campo dell’inter il tutto fino all’1-0 dell’ucraino, a poco dalla ripresa. Nel secondo tempo esce l’Inter ma non è mai pericolosa proprio fino alla fine dove al minuto 83 Maldini si fa saltare e dribblare da Martins.

In fisica la dilatazione del tempo, in accordo con la teoria della relatività ristretta, è il fenomeno per cui la durata di un medesimo evento risulta maggiore se misurata in un sistema di riferimento in moto rispetto a quello assunto come solidale con l’evento. Da quel momento alla fine di minuti ne mancavano solamente nove, ma è come se ci fosse stata un’altra partita. Ci innervosiamo, Kaladze prende un giallo, poi sbaglia di nuovo un intervento subito dopo su Kallon dove Abbiati farà la parata che vale manchester.

Già, Abbiati. Cosa ci faceva lì Abbiati? Tra andata e ritorno Dida si era infortunato contro il Brescia in campionato un dito della mano per uno scontro fortuito con Kaladze. Dida non finisce nemmeno tra i convocati. Tra Dida ed Abbiati c’è sempre stato un dualismo strano, Abbiati era il titolare, poi perde il posto per un infortunio fino al famoso petardo di Glasgow. Va in giro per prestiti per giocare, uno anche alla Juventus, poi va all’Atletico Madrid tornando a casa nel 2008 e riconquista il posto, salvo poi perderlo nuovamente perché infortunato per Storari e poi nuovamente Dida nel 2010 – fino a ritornare il portiere titolare dello scudetto 2010-11.

Di parate di Abbiati ce ne sono due, anche se la seconda su colpo di testa di Cordoba su corner è molto più facile. Sono però 9 minuti in cui è successo quello che non doveva succedere e siamo completamente in bambola ad aspettare il triplice fischio. C’è tempo per un cambio per far perdere qualche secondo, poi con soli due di recupero l’euroderby diventa storia.

E’ un finale che Adriano Galliani non vede in campo perché dopo l’1-1 di Martins è in infermeria, sul lettino, imbottito di tranquillanti. Al fischio finale si liberano sei giorni di tensioni dove a Milano non volava una mosca. Il derby non è mai stato una partita di calcio perché è prima di tutto una partita mentale dove bisogna essere bravi a non sentire la tensione. Quanto varrà questo Euroderby secondo me lo scopriremo più nei prossimi anni che nelle prossime tre settimane. Scopriremo se come quell’anno ci arriverà una squadra molto forte che non sa ancora di esserlo o se sarà un fuoco di paglia in una Champions fantastica per il calcio italiano.

Napoli – Milan 1-1: ha vinto l’umiltà

Era destino che fosse il Milan ad eliminare il Napoli, ed era destino che succedesse in un anno in cui si era comunque sopravvalutata una squadra che in una stagione anomala era in testa, meritatamente, ma non col distacco che si era visto. Nelle tre partite il Milan ha preso e ha detto al Napoli che anche se vinceranno lo scudetto la squadra più forte rimane il Milan – tre partite difensivamente perfette, con una sola sbavatura finale per un passivo di 6-1 il cui gol arriva alla fine.

Il Milan è meritatamente in semifinale di Champions – ci torna dopo 16 anni, da quel 3-0 al Manchester United e ci torna a 20 anni dall’euroderby che probabilmente si ripeterà nuovamente visto che l’Inter era praticamente passata. Ci torna contro tutto e contro tutti, contro gli errori arbitrali dell’andata e contro una stampa ed un ambiente che ha parteggiato per la nostra eliminazione dall’inizio alla fine.

Il Milan elimina giustamente una società provinciale che ha avvelenato i pozzi di questo incontro dal primo all’ultimo minuto con scene che la UEFA non dovrebbe nemmeno tollerare tra i fuochi sotto l’albergo e i cori razzisti a Leao, come sempre passati sotto silenzio in quanto non è un giocatore di Inter o Juventus. Sono contentissimo di non aver più a che fare con il più fazioso e penoso circo mediatico in italia, una banda di provinciali che non sa rapportarsi col tifo e non sa rispettare l’avversario. Per come si comportano questi in Champions League non dovrebbero più giocare.

La partita è stata bruttina e maschia – una partita di Champions League col Napoli a farla e noi in contropiede. Nel primo tempo loro hanno avuto tante palle e tante occasioni, noi le migliori (il rigore, il gol di Leao, la parata di piede di Meret a botta sicura di Giroud). Nel secondo abbiamo giocato forse male, quasi ad aspettare il novantesimo anche se per 80 minuti non abbiamo rischiato niente.

Partite monumentali di Calabria, Kjaer e Krunic – malino Bennacer che non è stato mai in grado di pressare o rilanciare l’azione. Sarà sicuramente da rivedere in ottica semifinale il secondo tempo perché per me non ci si può permettere di giocare una partita del genere in Champions. Oggi però ci si gode nuovamente il rientro tra le prime 4 d’europa e un 50% di possibilità di tornare sul luogo del delitto, da supersfavoriti, a vendicare il 2005.

Vorrei concludere con la cavalcata di Leao, prima e dopo fuori partita e discontinuo – ma è stata una cavalcata che ha ricordato tanto un signore che qualche anno fa ci ha portato a vincere questa coppa con la 22 sulle spalle. Mancano 3 partite e il momento per provare a fare qualcosa di straordinario, proprio come l’anno scorso, è qui ed ora.

Napoli-Milan 1-1 (primo tempo 0-1)

Marcatori:
 43′ p.t. Giroud (M), 48′ s.t. Osimhen (N).

Assist: 43′ p.t. Leao (M), 48′ s.t. Raspadori (N).

NAPOLI (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani (29′ s.t. Ostigard), Juan Jesus, Mario Rui (34′ p.t. Olivera); Ndombele (18′ s.t. Elmas), Lobotka, Zielinski (29′ s.t. Raspadori); Politano (34′ p.t. Lozano), Osimhen, Kvaratskhelia. All. Spalletti.

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Kjaer, Tomori, Theo Hernandez; Krunic, Tonali; Brahim Diaz (14′ s.t. Messias), Bennacer, Leao (39 s.t. Saelemaekers); Giroud (23′ s.t. Origi). All. Pioli.

Arbitro: Marciniak (Polonia).

Ammoniti: 46′ p.t. Theo Hernandez (M), 51′ p.t. Maignan (M), 52′ p.t. Di Lorenzo (N).

Espulsi: –