Il Massimiliano furioso

San Siro, ore 20.45. “Parole strumentalizzate“. “Quando leggo certe cose mi viene da sorridere“. E’ un Allegri meno amico dei giornalisti quello che si presenta alla conferenza stampa pre-Palermo. Soprattuto quando gli viene fatto notare come manchi un giocatore che lo scorso anno ha giocato solamente sette partite. Palermo può essere un bivio fondamentale per il nostro campionato. Dopo la sconfitta di Torino la gara di stasera può e deve essere la partita della svolta per squadra e tecnico, non saranno più ammessi gli errori visti nella prima parte di stagione, la scarsa condizione fisica. C’è una classifica da rimontare e per farlo serviranno 35 punti nelle rimanenti 13 partite del girone di andata in modo da arrivare in pari a 40 già a gennaio: il calcolo è presto fatto: delle prossime 13 dovremmo vincerne 11 e pareggiare le residue due. Contro di noi il Palermo, squadra che è abituata ad espugnare San Siro una volta sì e un anno no – e l’anno scorso non è riuscita nell’impresa.

FORMAZIONE: Assente Boateng per la squalifica, torna Robinho che agirà come trequartista dietro Ibrahimovic e Cassano (possibilmente quello della Nazionale – grazie). A centrocampo scartato Emanuelson e lasciato a riposo Seedorf giocheranno Nocerino (ex) e Aquilani davanti a Van Bommel. Difesa titolare con Abate e Antonini insieme a Nesta e Thiago Silva davanti ad Abbiati. Potrebbe invece andare in panchina Mexes, così come ci andranno Zambrotta e il recuperato Ambrosini. Di contro attenti oltre al solito Miccoli a Ilicic e Bacinovic – dietro invece sono veramente poca roba.

Basterà Robinho?

Rientra anche lui, questa volta non ci saranno più scuse. La squadra campione d’Italia è di nuovo completa. Robinho lo considero più di Pato la punta titolare del Milan di fianco a Zlatan Ibrahimovic. Non solo per il numero di gol segnati – pari a quelli di Pato – ma anche e soprattutto per la grande capacità di allargare il gioco che l’altro brasiliano non ha. Agirà dietro alle due punte – causa squalifica di Boateng – ma di questo parleremo domani nel prepartita.

Non si può però non guardare il calendario – se era proibitivo quello prima della sosta – ora affonteremo dopo il Palermo il Bate, il Lecce, il Parma, la Roma ancora il Bate e infine il Catania. Non solo sono d’obbligo 6 vittorie e concesso al massimo il pareggio contro la Roma – ma anche data la caratura delle avversarie e una generale risoluzione del problema sarà opportuno operare delle scelte di turnover. Se infatti – scelta opinabile – il centrocampo con Van Bommel e Nocerino non era “superiore” a quello di Juventus e Napoli altrettanta scusante non potrà essere usata per la caratura delle squadre contro cui giocheremo: perdere ulteriori punti non sarà ammesso.

Lo staff tecnico cerchi quindi di compensare la preparazione falsata a causa di una supercoppa (a cui tengono solo quelli la e che probabilmente avrebbero ancora Gasperini in panca se gliela avessimo lasciata vincere) tornando in un momento di forma al limite dell’accettabile per smuovere al più presto quell’1 sotto la voce vittorie del nostro campionato. Poi – certo – schierare Taiwo o Antonini al posto di Bonera, Emanuelson largo in un modulo che lo valorizzi – o non certamente trequartista – aiuta. E non poco.

Scusate, non mi lego a questa schiera

Allegri sulla graticola

È facile tornare con le tante, stanche pecore bianche. L’allenatore osannato fino a poche settimane fa è diventato la causa scatenante di tutti i problemi della squadra: il Milan, squadra che senza allenatore vincerebbe esprimendo bel gioco, sarebbe rovinato dal solo Massimiliano Allegri, che quasi costringerebbe i Rossoneri a perdere venendo soverchiati sul piano del gioco. Già, proprio così.

Badate bene: non giustifico Allegri, non penso di essere quel tipo di tifoso con le fette di prosciutto agli occhi presentato dal post di Diavolino di qualche giorno fa. Riconosco che ha fatto tanti errori, che non è esattamente una cima per quanto riguarda le intuizioni tattiche in corso d’opera, che delle volte ha persino sbagliato la formazione (ad esempio Boateng contro la Juve, fuori forma, abulico e che poi si sarebbe fatto espellere mentre Aquilani, uno dei nostri più in palla, scalpitava in partita).

Allegri, in soldoni, ha un grande difetto: non ha troppe palle. Non mi riferisco al rapporto con i giocatori, ma a quello con la stampa e con la dirigenza: remissivo con la prima, servilissimo con la seconda. Ogni indicazione che arriva, viene prontamente eseguita. Non uno yes-man, ma nemmeno il tipo da riuscire ad imporsi. Gli si dice di tentare le due punte sempre e comunque: lui fa così, a costo di mettere a rischio l’equilibrio della squadra.

Ma dando la colpa solamente all’allenatore, si cadrebbe nel più becero provincialismo: quello da cui ogni tifoso del Milan ha il dovere morale di tenersi lontano. Il provincialismo di carneadi quali Cellino e Zamparini, che spinti da manie di protagonismo esonerano al primo risultato negativo. Ma noi non siamo una provinciale, chi vuole tifare una squadretta del genere si rivolga alla seconda squadra di Milano. Sono quelle, le squadre che esonerano gli allenatori: noi, essendo giusto un pochino più superiori di loro, non dobbiamo commettere questo errore.

Esonerare, in questo frangente, significherebbe dare il colpo finale ad un ambiente che ha semplicemente bisogno di calma, e non di messa in discussione. Gli stravolgimenti si fanno a giugno, non a ottobre: quest’anno si deve andare avanti con Allegri, e solo alla fine tirare le somme di quello che è andato e di quello che non è andato in questa stagione. E agire, dunque, di conseguenza: non solo certamente cambiando un pezzo, ma vedendo quali sono i rami secchi da tagliare (come direbbe FM) e quali le piantine da innestare.

Concludo dunque con quest’ultimo appunto nei confronti di certuni che fin troppo presto sono avvezzi a cambiare fronte (non mi rivolgo, ovviamente, agli antiallegriani della prima ora, ai quali almeno riconosco la coerenza): fatevi un esame di coscienza, siamo del Milan, non siamo gente dall’esonero facile. Ma pensatela pure come volete: scusate, non mi lego a questa schiera, morrò pecora nera.

Basta il solo Cassano

Colpi di genio, cura Milan?

3-0 e 26 punti. Mai ne erano stati ottenuti così tanti dall’Italia in una qualsiasi fase di qualificazione ad un europeo o mondiale. Si ottiene come sempre il massimo risultato con il minimo sforzo, in una serata in cui l’entusiasmo latita e lo spettacolo è pressochè assente. Si segnala solo, come sempre, Cassano che concretizza due delle poche palle gol avute dagli azzurri. Non è certo una partita quindi dove perdere troppo tempo in analisi tecniche – sia per le motivazioni pressochè esistenti di tutte e due le squadre. Due cose da segnalare: la prima – come in genere i giocatori del Milan rendano meglio in nazionale che nel loro club. E non mi riferisco solo a Cassano stasera, ma anche Emanuelson e Taiwo o l’ex Huntelaar. La seconda è che la Slovenia ce l’ha fatta: gli odiati serbi Euro 2012 lo vedranno solamente da casa propria.

Negli altri campi la Turchia scavalca – come previsto – il Belgio, ce la fa il Trap. Resiste la Francia che va sotto ma pareggia grazie ad un rigore di Nasri con la Bosnia Erzegovina. Va diretto agli europei Ibra – migliore seconda dei nove gironi infatti si rivela la Svezia coi suoi 24 punti e una vittoria importante che spezza l’imbattibilità Olandese. La sorpresa arriva però da Copenaghen, dove la Danimarca chiude il girone, battendo il Portogallo a sorpresa in una gara casalinga (con Rizzoli che ha rischiato di mandare a casa i Danesi annullando un gol regolare all’inizio della gara). Una menzione anche per la solita macchina perfetta: la Germania. Hanno saputo rinnovare una squadra vecchia che veniva data sempre spacciata e arrivava puntualmente in fondo a quasi tutte le competizioni. E’ anche perché loro hanno fatto tanti punti che ci hanno passato nel ranking UEFA, non solo per nostri demeriti. Giovedì alle 13,00 il sorteggio dei 4 spareggi, le qualificate? Le trovate nel primo commento del post di ieri – dato che ho azzeccato il pronostico di prime e seconde di tutti i gironi.

ITALIA-IRLANDA DEL NORD 3-0
MARCATORI: Cassano al 21’ p.t.; Cassano all’8’, McAuley (I) autorete al 29’ s.t.
ITALIA (4-3-1-2): Buffon (dal 31’ s.t. De Sanctis); Cassani, Barzagli, Chiellini, Balzaretti; De Rossi, Pirlo, Montolivo; Aquilani (dal 23’ s.t. Nocerino); Cassano (dall’11’ s.t. Osvaldo), Giovinco. (Astori, Maggio, Cigarini, Rossi). All. Prandelli.
IRLANDA DEL NORD (4-1-4-1): Taylor; Hodson, Baird, McAuley, McGivern; Evans; Little, Davis, Norwood (dal 28’ s.t. McLaughlin), Gorman (dal 32’ McGinn); Healy (dal 20’ s.t. Feeney). (Mannus, McCourt). All. Worthington.
ARBITRO: Mateu (Spa).
NOTE: spettatori 19.480, di cui circa 800 irlandesi, incasso 207.632 euro. Recupero 0′ p.t. e 0′ s.t..

La serata dei verdetti

Tocca a loro

Adriatico, ore 20.45. Si chiudono questa sera a Pescara le qualificazioni della Nazionale con una partita ininfluente ai fini della qualificazione. L’Italia già qualificata – e prima – affronta infatti l’Irlanda del Nord aritmeticamente eliminata. Il confronto servirà solo ad aumentare eventualmente il rapporto punti/partite giocate per ottenere un sorteggio più favorevole nella seconda fase. In prima fascia con Polonia, Ucraina (organizzatori) e Spagna (campione in carica) dovrebbe infatti andarci la Germania mentre il pericolo della terza fascia non dovrebbe toccarci. Con tutto il rispetto di una formazione che schiererà quindi molte seconde linee – non Cassano che viene invece fatto giocare con continuità nonostante la penuria offensiva a Milanello.

Gli occhi andranno quindi alle squadre che ancora devono staccare il biglietto per la qualificazione alla rassegna continentale – due le possibilità: il primo posto diretto e il secondo che qualifica agli spareggi (eccetto la migliore seconda, qualificata direttamente). Nel gruppo A in testa la Germania, a punteggio pieno ospita un Belgio costretto a vincere per non vedersi scavalcare dalla Turchia, nel B è fatta per la Russia a cui basterà battere in casa una Andorra a zero punti per passare mentre l’Irlanda del Trap ha a disposizione due risultati su tre per il secondo posto in casa contro l’Armenia. Nel D la Francia si gioca sorprendentemente il primo posto in casa contro la Bosnia – meno sorpresi dal fatto che la squadra balcanica può contare su una prima punta del calibro di Dzeko. A punteggio pieno nel gruppo E l’Olanda, altra squadra dal percorso netto che dovrà vedersela contro la Svezia – senza Ibra – comunque già sicuramente seconda in virtù del miglior confronto diretto contro l’Ungheria. La Grecia dovrebbe invece vincere agilmente il girone più scarso, quello F – girone che qualificherà la Croazia probabilmente agli spareggi dato il facile impegno casalingo contro la Lettonia. Chiuso il girone G con l’Inghilterra prima e il montenegro di Vucinic agli spareggi, apertissimo per il primo posto invece il girone di Danimarca e Portogallo con i danesi che se lo giocheranno in casa obbligati comunque a vincere con qualsiasi risultato avendo perso 3-1 nella gara di andata. Il gruppo I è invece stato ammazzato dai campioni d’Europa e del Mondo in carica della Spagna con la Scozia in vantaggio di un solo punto sulla repubblica Ceca ma che deve andare a difenderlo ad Alicante, in terra spagnola.

Nel frattempo – consentitemi un off topic – vi consiglio di andare a leggere quanto accaduto ieri sera sul sito del nostro redattore Michele con la Gazzetta dello sport che prima sputtana il sito del Tour de France per aver svelato il percorso in anticipo a causa di un errore, errore commesso dalla stessa redazione di RCS Sport che lascia sulla propria versione inglese il sito del giro d’Italia. Insomma, una piccola soddisfazione su quelli che “nascono interisti” ce la siamo presa pure noi.

Si è incazzato?

Galliani, come si esce da un momento del genere? «Scusi ma di quale momento sta parlando? Sento ripetere continuamente dagli organi di informazione che il Milan starebbe attraversando un periodo brutto, pieno di difficoltà. Lo state dicendo voi, non noi. Eppure, se non sbaglio, a inizio stagione ci davate tutti per favoriti»

Sono le parole di Adrianone alla gazzetta di ieri mattina, parole che finalmente spero diano una scossa ad un ambiente massacrato per l’avvio deludente di campionato senza considerare che in queste 5 gare ha avuto a disposizione due volte Ibrahimovic, una volta Boateng e zero volte Robinho, i tre principali artefici dello scorso titolo. C’è qualcosa che non torna – ammesso e non concesso che il gioco al massacro del centrocampo avvenuto in queste settimane sia attendibile.

Il campionato italiano non è un trofeo assoluto, è un trofeo relativo. Ovvero non devi essere “la più forte“, ma devi essere “più forte di. Andando a vedere i centrocampi di Juventus, Inter e Napoli mi pare che non siano messi tanto meglio dei nostri “vecchi, in compenso andando a vedere attacco e difesa non c’è partita a nostro favore. Certo rimangono errori della società – non tanto per un settore che poteva essere rinforzato non con Fabregas o Schweinsteiger che non ci hanno minimamente considerato (mentre altri come Naingolan potevano essere molto utili) quanto per non avere un adeguato ricambio di giovani che potevano essere utili in situazioni di emergenza – mi vengono in mente gli Strasser e i Merkel della scorsa stagione.

Cosa fare per gennaio? Non certo cercare titolari, ma riserve utili. Arriverà giocoforza un extracomunitario (vale la pena di spendere per Ganso?), comunque un trequartista che mi fa sperare che quella di Seedorf sia l’ultima stagione in rossonero. Lo stesso dovrebbe valere per Van Bommel (già a gennaio?) mentre terrei Gattuso e Ambrosini per una ulteriore stagione. Il problema rimane sempre lo stesso: giocatori buoni scappano all’estero per le migliori condizioni fiscali – giocatori inferiori a mio parere non vale la pena comprarli. Non sono della politica di far giocare il giovane perché tale, ma perché se lo merita. Non condivido ad esempio chi due anni fa diceva di far giocare Albertazzi, conosciuto a livello giovanile con il prefisso “quella pippa di…” anziché Favalli, ad esempio seppur il giocatore ex-inter non fosse dei più affidabili. Servono invece tante riserve e una rotazione completa che vadi oltre i 30 giocatori per le tre competizioni, quella che nel Basket si chiamerebbe “rotazione lunga”. E’ altrettanto vero che giudicare la sola mezza squadra vista in campo nell’avvio di stagione è prematuro, un po’ di ottimismo per il futuro non guasterebbe. La sensazione è che tra una sosta ne sapremo molto di più.

Tanti Auguri a noi!

Prima o poi torneremo… ne sono sicuro. Il calcio è ciclico. Apriva così Lpf80 questo blog su splinder. Sono passati due anni da quel momento – e infatti siamo finalmente tornati con lo scudetto sul petto. Scudetto che ci ha visto per visite decollare enormemente nel numero delle visite, portandoci – almeno tra i blog italiani – a diventare un punto di riferimento a livello nazionale, sul gradino più basso di un podio occupato da Milan Night e Critica Rossonera. All’incremento delle visite ne è seguita una importante partnership con Football Indesit che ci ha permesso non solo di allargare ancora i nostri orizzonti ma di visionare alcune partite di Serie A direttamente dal primo anello rosso di San Siro oltre alla stesura di alcuni articoli per uno sponsor partner AC Milan.

In questo anno sono cambiate tante cose. Prima di tutto le motivazioni – è indubbio che non possono essere quelle di due anni fa. Ho notato – anche in me stesso – un generale calo in quasi tutte le motivazioni di andare avanti in quasi tutta la redazione. Forse rovinato dalla vittoria che ha fatto scoprire qualche nervo di chi supportava questi colori per finta – forse generato dall’innalzamento di qualità dei post avvenuto da giugno a questa parte. Un ringraziamento anche ai quasi 500 follower che ogni giorno ci seguono da Twitter e che invito anche qui a contribuire con le loro idee.

Avremmo potuto incrementare i commenti lasciando i continui litigi con i cugini o le continue critiche di elbonitiana memoria a rosa e società. C’è chi su questo ci marcia non so se pensandolo veramente o al solo fine di aumentare il numero dei propri lettori. Noi invece continueremo con la nostra linea a dire quello che veramente pensiamo e non quello che gli altri vorrebbero che noi pensassimo, senza mandarle a dire a nessuno per convenienza ma solo se ci saranno effettivamente fatti fondati.

Un ringraziamento a tutti i redattori a partire da LPF80, co-fondatore e co-direttore del blog, fino a Bari2020 e Michele ma anche agli ex Boldi ed Elbonito. L’augurio è quello di ritrovarci ancora qui, il prossimo anno a festeggiare la terza candelina – magari con la coppona. Il regalo di compleanno è un nuovo template, che attiverò nella giornata di oggi e che ci accompagnerà per un po’ di tempo, mandando il vecchio in pensione. Possono quindi inizialmente verificarsi dei disagi, che saranno poi sistemati durante la giornata.

Solidi ma scialbi

Niente fumogeni, stavolta

Clima oramai da fine delle fatiche, quello della Nazionale. I giocatori cercano di risparmiarsi il più possibile, e li capisco. Ma comunque, nonostante una prestazione scialba sul piano tattico, sul piano mentale l’Italia si dimostra ancora squadra solida, capace di dettare i ritmi della partita, aumentandoli e addormentandoli a proprio piacimento. Ma non è sempre sembrato così, almeno nel primo tempo.

Dopo un inno nazionale vergognoso sia per l’esecuzione – una banda che alla Corrida sarebbe stata accolta dai campanacci – che per i fischi che l’hanno accompagnato, pronti via e, in barba al clima di intimidazione più che di tensione del Marakana con la K, segnano gli Azzurri. Cinquantaquattro secondi, palla all’Italia, palla alla Serbia, palla all’Italia, gol di Marchisio. Il giustiziere dei rossoneri è in un momento di forma strepitosa, e la strada sembra mettersi in discesa. E così è, almeno all’inizio: per i primi venti minuti, le poche sterili azioni serbe sono solo frutto di rari momenti di lucidità personali: e non aiuta certo un Krasic spento e abulico come ormai da tempo. Solo nella seconda metà del primo tempo la Serbia entra in campo e Ivanovic, dopo un calcio d’angolo, devia in porta un tiro da fuori area. La visuale di Buffon era forse oscurata da un altro serbo in posizione irregolare, ma tant’è: fossi stato l’arbitro, non avrei certo sindacato, giusto per non lasciarci la pelle. Tutto ciò al 26° minuto: record di imbattibilità in un girone di qualificazione battuto per 4 minuti.

Il secondo tempo inizia accentuando la tendenza di fine primo tempo: cinque minuti nei quali la difesa azzurra è imballata, la velocità serba si fa sentire e Kolarov – migliore in campo dei serbi – crea tanti pericoli, tra i quali un’insidiosa conclusione a malapena neutralizzata da Buffon. Ma dopo pochi minuti la cose si ricompongono, l’Italia prende abbastanza il controllo della situazione e senza grandissimi sussulti (se non per il brutto infortunio di Marchisio) la partita si dipana stancamente: non c’è più tanta energia, il freddo pungente si fa sentire e i nervi iniziano ad essere messi a dura prova. E i commentatori all’83° vengono quasi colti di sorpresa, quando Rajkovic spazza sulla linea un pallone altrimenti destinato ad un gol fortunoso. Qualche sussulto alla fine – con un risultato di Estonia-Irlanda del Nord non più favorevole alla Serbia – ma niente di che. La partita si spegne sull’1-1, ma nessuno se ne accorge.

In partenza una grande prova, ma poi il ritmo si è andato abbassando come le temperature di Belgrado. Sulla partita non c’è poi tanto da dire, pur se la Serbia è ancora in lotta sembrava una partita da fine stagione, ma mi sia concesso di fare due riflessioni sulla RAI. La prima è la tristezza di Pierfrancesco Favino come ospite nel prepartita, a far la marchetta di promozione della solita fiction della domenica: evidentemente pesce fuor d’acqua, non ha potuto far altro che lanciarsi in una penosa imitazione di Bruno Pizzul tale da far rimpiangere Angelo Pintus. La seconda è questa: come prima di lui Capello e Zenga, anche Ranieri è riuscito a trovare una panchina subito dopo essere stato assunto in Rai. Vedremo Carletto in fila a Saxa Rubra?

SERBIA-ITALIA 1-1 (Primo tempo: 1-1)
MARCATORI: Marchisio (I) al 1’, Ivanovic (S) al 26’ p.t.
SERBIA (4-2-3-1): Jorgacevic; Ivanovic, Rajkovic, Subovic, Kolarov; Fejsa (dal 1’ s.t. Petrovic), Stankovic (dal 43’ s.t. Jovanovic); Krasic (dal 31’ s.t. Zigic), Ninkovic, Tosic; Pantelic. (A disp.: Kahriman, Simic, Tomovic, Milijas). All. V. Petrovic.
ITALIA (4-3-1-2): Buffon; Maggio, Barzagli, Bonucci, Chiellini; De Rossi, Pirlo, Marchisio (dal 25’ s.t. Nocerino); Montolivo (dal 36’ s.t. Aquilani); Rossi, Cassano (dal 22’ s.t. Giovinco). (A disp.: De Sanctis, Astori, Cassani, Osvaldo). All. Prandelli.
ARBITRO: Pedro Proença (Por).
NOTE: spettatori 40.000 circa, ammoniti Maggio (I), Ivanovic (S), Stankovic (S), Tosic (S), Zigic (S). Recupero: 1’ p.t., 3′ s.t.

Mandiamoli a casa

Ricordate?

Marakana, ore 20.45 Ivan Bogdanov non ci sarà. Non per la condanna a tre anni e tre mesi ottenuta per i fatti del Ferraris, condanna che scontò solo parzialmente – fuori dopo sette mesi. Ora è sempre in carcere, ma in Serbia per possesso non autorizzato di fumogeni, possesso di un pit-bull senza museruola e per una rissa in Partizan – Stella Rossa di Basket. Non ci sarà per poco – dato che tra 4 giorni verrà rimesso probabilmente in semilibertà dato l’esito di una perizia psichiatrica richiesta dai suoi legali. Ci saranno i suoi compagni della Deljie, la frangia più dura di tifo organizzato Serbo mentre non ci saranno nemmeno i tifosi italiani – lasciati a casa per motivi di sicurezza.

Se infatti l’Italia ha già il pass – insieme alla Germania – per Euro 2012, lo stesso non si può dire della Serbia, chiamata stasera a un vero e proprio dentro o fuori. Gli occhi della UEFA saranno tutti qui, su Belgrado, dopo i fatti avvenuti nella gara di andata. Vincendo stasera gli slavi staccherebbero il biglietto per la fase finale, con tutte le conseguenze che ci sarebbero a livello organizzativo e per l’incolumità dei tifosi veri – una di queste per esempio potrebbe essere rivedere il signor Bogdanov impegnato in Polonia e Ucraina.

Ecco perché la nazionale deve trovare motivazioni extra oltre ai tre record che Prandelli potrebbe centrare: imbattibilità in un girone di qualificazione: non prendiamo gol da 689′ – il record appartiene a Cesare Maldini e la nazionale di Francia 98, punti in un girone (22 – già record che può essere ritoccato) e numero di vittorie consecutive: Trapattoni e Donadoni ne centrarono come Prandelli 5. Stasera può essere fatto il record assoluto. Difficile trovare le motivazioni contro un intero pubblico che ci fischierà in uno degli stadi più caldi del calcio mondiale – ma dovessimo vincere e contribuire a mandare a casa i Serbi, faremmo un favore all’europa intera.

LE PROBABILI FORMAZIONI DI SERBIA-ITALIA:

Qualificazioni Europei 2012: Serbia - Italia (diretta tv ore 20.45 Rai 1)SERBIA (4-2-3-1): 1 Jorgacevic, 6 Ivanovic, 20 Subotic, 23 Rajkovic, 11 Kolarov, 10 Stankovic, 15 Petrovic, 7 Tosic, 17 Krasic, 19 Milan Jovanovic, 9 Marko Pantelic. (12 Saranov, 2 Tomovic, 4 Simic, 18 Ninkovic, 21 N. Tomic, 8 Ljajic, 19 Zigic, 9 Mrdja). All. Petrovic.

Qualificazioni Europei 2012: Serbia - Italia (diretta tv ore 20.45 Rai 1)ITALIA (4-3-1-2): 1 Buffon, 2 Maggio, 15 Barzagli, 19 Bonucci, 3 Chiellini, 5 De Rossi, 21 Pirlo, 8 Marchisio, 18 Montolivo, 10 Cassano, 22 Rossi (13 Sirigu, 16 Cassani, 17 Astori, 23 Nocerino, 14 Aquilani, 20 Giovinco, 9 Osvaldo). All. Prandelli

ARBITRO: Alves Garcia (Portogallo).

Giornalai e mal di pancia

La gazzetta dopo aver sbattuto Andrea Pirlo in prima pagina come migliore del campionato per un assist contro un mediocre parma oggi ci regala le dichiarazioni di Ibra. Condite con dichiarazioni di Van Bommel in procinto di andare al PSV. La sensazione è che nello spogliatoio si sia rotto qualcosa – ma ripeto – è solo una sensazione personale. Boateng per ottenere il posto da titolare lo scorso anno distrusse gli spogliatoi del Bernabeu lo scorso anno. Cosa dovrà fare Taiwo?

In tutto questo viene fatta passare in secondo piano la notizia della UEFA che chiede chiarimenti all’italia nel 2006. Ora, se ieri abbiamo parlato dell’allenatore, oggi mi chiedo dove sia la società. Ci stan massacrando dal pari con la Lazio, e noi siamo fermi lì ad incassare. Sveglia.

Gli Allegriani

Allegriani in riunione

Ci eravamo già occupati, tempo fa, del milanista incontentabile. Oggi è il momento di analizzare un’altra figura che aleggia minacciosa nell’universo Milan: la setta degli Allegriani.

Non si conoscono ancora le origini di tale setta, pare abbia avuto inizio a Cagliari, dove l’attuale allenatore rossonero si è affermato prima di essere cacciato – giustamente – a calci in culo da Cellino. Sono invece chiarissimi i punti del loro credo – che riepiloghiamo per voi qui di seguito:

1.) Massimiliano Allegri ha fatto un miracolo nella vittoria dello scorso scudetto, vittoria imputabile esclusivamente ai suoi meriti tecnici: guai a chi dice che aveva una squadra immensamente più forte delle altre. Allegri 8, Società 6. E non sono stati invertiti per errore i due voti come dovrebbero essere se si valutasse come obiettività.

2.) Se Massimiliano Allegri non riesce a vincere attualmente è perché “la differenza la fanno i campioni – che l’anno scorso c’erano e quest anno no“. Il soggetto non ragiona quando gli si fa notare che nei cambi Taiwo-Jankulovski, Mexes-Legrottaglie, Aquilani+Nocerino-Pirlo (mai usato) il Milan si è rafforzato ulteriormente.

3.) Se la squadra perde è colpa esclusivamente della società, se la squadra vince è esclusivamente per meriti di Massimiliano Allegri – a cui va assoluta devozione per aver trombato Ronaldinho, pupillo della società ma soprattutto concorrente per il posto da titolare del profeta di Massimiliano Allegri in campo: Clarence Seedorf, sconfiggendo così il prescelto da Satana dai dentoni sporgenti e di Mefistofele Federico Buffa.

4.) Massimiliano Allegri non sbaglia: è dotato del dono dell’infallibilità pontificia. Se Massimiliano Allegri per caso sbaglia è perché qualcuno della società l’ha sedotto tentandolo nel deserto dove Massimiliano Allegri si è auto-esiliato per 40 giorni per scontare i peccati dell’uomo. Qualora Massimiliano Allegri sbagli ulteriormente la colpa è solo e solamente della società che ce lo ha messo lì.

5.) Se un giocatore non viene schierato in campo da Allegri è una pippa ed è colpa solamente della società che lo ha acquistato – indipendentemente dal fatto che possa essersi espresso ad alti livelli in altri campionati. Vale la variabile “non è funzionale al modulo” qualora uno di tali giocatori venga erroneamente e malamente schierato fuori ruolo – ma non sanno obiettare sul fatto che il modulo si può cambiare – come Allegri stesso ha già fatto lo scorso anno. Se Massimiliano Allegri fa giocare un giovane fa bene perché punta sui giovani – ma se una settimana dopo lo manda in tribuna fa ugualmente bene perché è scarso. Insomma Allegri non sbaglia mai la formazione, nemmeno quando fa giocare Bonera terzino e si perde puntualmente.

6.) Se la squadra sbaglia la preparazione atletica l’allenatore non ha alcuna colpa di tale fatto. La colpa è unicamente dell’età anagrafica dei giocatori. Il fatto che sembrino i cugini scarsi di quelli di sei mesi fa non è imputabile in alcun modo allo staff tecnico, al massimo è colpa dei giocatori stessi o della società.

Il post è dedicato a nonciclopedia

7.) Sostiene a grandi linee che la squadra non è la più forte a causa del centrocampo – ignorando che non esiste altra squadra in italia con un reparto difensivo forte la metà di Yepes-Mexes-Thiago Silva-Nesta e un reparto offensivo forte un terzo di Ibrahimovic-Pato-Boateng-Robinho-Cassano. Il centrocampo diventa la scusa per elogiare il genio del tecnico toscano – invece di ignorare che – almeno in Italia non ci sono e non ci dovrebbero essere rivali e se ci sono la colpa è esclusivamente di una pessima gestione tattica e delle energie. Emblematica la frase: “Se lo vinciamo con questa squadra il livello del calcio italiano sarà sceso a livelli mai scesi” – anche qui ignorando gli scudetti interisti nel periodo post calciopoli. Attenzione: la scusa del centrocampo vale anche quando non si vince con squadre che presentano tale reparto con una rosa più scarsa.

8.) Se Massimiliano Allegri non ha una rosa adatta come descritto al punto 7 è solo per le scelte sbagliate della società. Paragona quindi erroneamente le società calcistiche italiane a quelle inglesi e spagnole ignorando che vi sono regole diverse di mercato. E’ un po’ come se la San Pellegrino volesse far concorrenza alla Coca Cola.

9.) Le competenze motivazionali non spettano in alcun modo ad Massimiliano Allegri. Se i giocatori scendono in campo demotivati (vedi Bari) la colpa è del comitato, o della società, o del primo spettatore che passava di lì. Ma non di Allegri.

10.) Massimiliano Allegri non ha alcun potere contrattuale sul mercato e non avalla nessuno degli scarsi – a loro dire – acquisti che arrivano nelle sessioni di mercato. Glieli dà la società e basta: unico caso in tutta Europa. Fa niente se mister x lo inventò proprio lui a Milan Channel.

Il rimedio? La visione di partite di calcio vere, di squadre allenate da gente che esprime il calcio ai massimi livelli come Lippi, Capello, Guardiola, Hiddink, Ferguson ma anche Guidolin. E il capire quanto potrebbe rendere veramente questa squadra – per alcuni sfruttata al 120% dall’allenatore – per altri – come il sottoscritto – a uno scarso 55-60%. Vediamo se batterà un record – quello di essere uno dei pochi allenatori a smentire il detto “il campionato lo vince la squadra più forte”

Non è ancora troppo tardi

Finalmente la sosta dopo un avvio di stagione agonizzante. Quindici giorni per ricaricare le batterie e ritrovare forma e serenità, elementi che saranno indispensabili alla ripresa per tentare una risalita in classifica. Passata la delusione di una partita terribile contro la Juventus, provo ad analizzare alcuni punti a mente fredda.

LO SCUDETTO NON E’ PERSO – La partenza attuale ricorda l’avvio della stagione 2009-10, allenatore Leonardo, il quale andò alla sosta con 9 punti in 7 giornate. E quel Milan (che non aveva Ibrahimovic) fu in grado di presentarsi a febbraio, marzo e aprile ad insidiare il primo posto dell’inter di Mourinho. Questo per dire che lo scudetto non è perduto. Si potrebbero fare anche altri esempi come la Roma di Ranieri o la stessa inter di Giuda. Il tempo per recuperare c’è, avversari in grado di ammazzare il campionato tramite filotti di 8-10 vittorie non ne vedo. Da questo punto di vista, è prestissimo per fasciarsi la testa.

CAMPAGNA ACQUISTI – Ridotta al minimo indispensabile. Probabilmente Galliani ha peccato di presunzione nell’affidarsi troppo a Raiola prima e nel sottovalutare la crescita di alcune avversarie dopo. Tuttavia per altri tre mesi la rosa sarà questa. Col rientro degli infortunati si può pensare a una rotazione maggiore, la soluzione migliore per non affaticare i più logori. Piangere sul latte versato è da perdenti e non renderà i nostri centrocampisti migliori di quello che sono. Una volta riconosciuti gli errori bisogna rimboccarsi le maniche e fare (al meglio) con ciò che si ha.

CENTROCAMPO – Non esattamente il nostro punto di forza, tuttavia non deve passare il messaggio che sia sufficiente a spiegare l’incapacità assoluta di mettere assieme il minimo sindacale per arrivare al tiro (anche non pericolosamente) contro un avversario che per quanto riposato e motivato, non vale l’asfaltata che abbiamo subìto. Se non possiamo metterla sulla corsa, si cerchi di sfruttare altre caratteristiche. Oppure compriamo un esercito di centometristi così non sentiremo più che manca dinamicità.

ALLEGRI – Lo trovo involuto. Il maggior difetto resta quello dei cambi in corsa, raramente azzeccati come tempistica e come scelte. Poca sperimentazione, poco coraggio. Ci sono poi situazioni poco chiare, come quelle di Taiwo, Aquilani ed Emanuelson (da ignorato a impiegato spesso, ma come ala destra…). Rimango sconcertato anche da una mancanza praticamente costante di grinta nella squadra, il derby del 3-0 è una delle rarissime partite in cui si è vista una squadra col sangue agli occhi e il cuore in mano. Faccio un esempio: gara col Viktoria Plzen. Invece di giochicchiare a folate, mi sarei aspettato una squadra che chiudesse la pratica in mezzoretta e poi riposasse in campo. Fuori fase anche davanti ai microfoni, sentire che con un po’ più di fortuna avremmo strappato il pareggio fa cadere le balle. Sveglia Mister!

CONDIZIONE FISICA – Non si è mai visto da agosto ad oggi una partita in cui si potesse definire il Milan brillante da un punto di vista atletico. Non è una questione che riguarda solo i più vecchi, dato che ho visto Abate (uno degli uomini atleticamente migliori) terminare praticamente ogni partita con le mani sui fianchi, piegato sulle ginocchia. Certo che gli infortuni non hanno aiutato. Perciò questo punto al momento mi preoccupa poco, ma mi aspetto un’inversione di tendenza decisa al rientro.

Questa è la mia fotografia della situazione attuale, ho voluto metterla in chiaro ora così non dovrò aggiungere nulla fino al rientro. La situazione è delicata, ma non drammatica, si può rimediare sfruttando bene la sosta e inanellando una serie di risultati positivi nelle prossime partite. Vittoria chiama vittoria e nulla è compromesso. Forza e coraggio!

Ossa rotte

A testa bassissima

Basterebbe soltanto il titolo del post per commentare la partita di ieri sera a Torino, probabilmente la partita più disastrosa della gestione Allegri. Siamo stati mangiati vivi, distrutti a tutto campo da un avversario che ha viaggiato a un ritmo doppio (ma anche triplo) del nostro. Avessimo mantenuto il pareggio, sarebbe stato una sorta di remake del Camp Nou, tuttavia questa volta l’avrei accolto sì con malcelata vergogna. D’altronde il non riuscrie a mettere insieme anche solo una parvenza di trama e non tirare una singola volta in porta in novanta minuti (l’unica parata di Buffon è su un cross di Boateng) contro un avversario forte, ma non imbattibile, è qualcosa di umiliante.

Barcellona a parte, ma lì si trattava di una squadra di un altro pianeta, non ricordo una partita così sofferta dai nostri, se qualcuno ne ricorda mi venga in soccorso. Per analogia la mia memoria torna al derby del 3-0, con noi nella parte dell’inter e la Juve nelle nostre vesti: direi che ciò è sufficiente ad esprimere quello che ho provato durante i novanta minuti.
Da un punto di vista tattico, Conte azzecca la mossa di inserire un centrocampista in più, Vidal, rinunciando a una punta. Superiorità numerica che va ad aggiungersi a quella fisica e il gioco è fatto. Gli inserimenti dello stesso Vidal e di un imprendibile Marchisio, imbeccati da un Vucinic scatenato, ci tengono costantemente in apprensione, per nostra fortuna la partita si sblocca tardi, altrimenti avrebbero anche potuto dilagare. La nostra manovra è nulla, come detto sopra. Non esistono passaggi, non esistono idee, Cassano, Seedorf e Boateng sono scherzati da Lichtsteiner e Chiellini. Alla fine non è nemmeno tanto la partita di Pirlo, che non gioca male, tuttavia non è l’unica luce bianconera come erroneamente si riteneva nel prepartita.

Le cause di questo tracollo? Fisiche e psicologiche. Fisiche perchè, è evidente, la mancanza del doppio impegno e soprattutto la possibilità di fare turn-over ha pagato. Psicologiche perchè per loro era la partita della vita, il primo big match nel nuovo stadio, con una spinta dagli spalti da finale di Champions, per noi era una gara da sfangare in qualche modo prima della sosta. Benedetta sosta, verrebbe da dire. Speriamo che le nazionali non ci rapiscano troppi giocatori, perchè questi 15 giorni sono fondamentali. Bisogna ritrovare giocatori, forma fisica, ricostruire una fase difensiva efficace (di questo passo, Nesta e Thiago arrivano a maggio con l’esaurimento nervoso), trovare soluzioni che ci permettano di non affondare quando si incontra un avversario che tiene un ritmo più alto (il problema non è per forza andare a 1000 all’ora, si può andare più piano degli avversari, ma senza essere distrutti) e magari anche un po’ sul carattere e la grinta, le vittorie bisogna andarsele a prendere, non cadono dal cielo.

Pagellone: Abbiati 6.5, Bonera 5.5, Nesta 6, Thiago Silva 7, Zambrotta 5, Nocerino 4.5, Van Bommel 6, Seedorf 4, Boateng 4, Cassano 4, Ibrahimovic 5.5, Emanuelson 4, Antonini 5, Ambrosini S.V.

JUVENTUS – MILAN 2-0
Juventus: Buffon, Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Krasic (Dal 9° st, Giaccherini), Marchisio, Pirlo, Vidal (Dal 49° st, Pazienza), Pepe, Vucinic (Dal 42° st, Matri) All.: Conte
Milan: Abbiati, Bonera, Nesta (Dal 26° st, Antonini), Thiago Silva, Zambrotta, Nocerino (Dal 38° st, Ambrosini), Van Bommel, Seedorf, Cassano (Dal 16° st, Emanuelson) Ibrahimovic All.: Allegri
Arbitro: Rizzoli; Assistenti: Niccolai, Copelli, 4° Tagliavento
Reti: 42° e 48° st Marchisio
Recupero: 1′, 5′
Ammoniti: Pirlo (Juventus); Boateng, Nesta (Milan). Espulsi: Boateng (Milan)
Spettatori: 41.000

Una sfida che torna grande

Torino, ore 20.45. 263esimo derby d’Italia, il primo nel nuovo Juventus stadium. La classicissima del calcio italiano torna finalmente ad essere sfida scudetto, con il Milan fresco campione d’Italia che si reca a casa della Juventus prima in classifica, distante soli tre punti con una vittoria che riporterebbe il Milan a due soli punti da un Napoli che sembra colmare con un sistema arbitrale a loro completa disposizione (e da ieri sera hanno cominciato a rubare punti anche fuori da quei confini della legalità che coincidono coi tornelli del San Paolo) l’evidente Gap di rosa nei confronti delle big. Tre punti che possono essere annullati già da stasera, scrivendo inoltre una piccola pagina di storia del calcio nel caso si diventasse la prima squadra ad espugnare tale stadio. Milan – Juventus torna finalmente quindi qella partita che faceva fermare in segno di rispetto tutto il calcio italiano verso essa, non un caso che sia finalmente tornata anche quella tra le due squadre con il maggior numero di titoli nazionali oltre al momento in cui tutti gli altarini del 2006 sono venuti alla luce.

LA JUVENTUS – Eterna incompiuta o seria candidata? E’ l’enigma che ci si pone da due stagioni a questa parte. La Juve partì bene anche con Ciro Ferrara, ma poi non riuscì più a ripetere quelle tre vittorie consecutive effettuate a inizio campionato. Oggi sapremo se sarà data continuità all’unica partita in cui la Juventus ha effettivamente espresso un bel gioco – la goleada al Parma – o se sarà una continuazione di quella fortunata col Siena e dei due pari scialbi con Bologna e Catania, sapremo se il gioco di Conte vale anche contro le grandi o se la squadra Torinese è destinata al ruolo di outsider anche per questa stagione. Lo scorso anno la squadra bianconera espugnò San Siro con molta fortuna, segnando due gol ai due unici tiri in porta e difendendosi molto bene evitando un 4-1 all’intervallo che ci sarebbe stato anche stretto.

FORMAZIONE Ritorna Boateng nel ruolo di trequartista, una scelta che può fare la differenza sia considerato che Allegri ha schierato sinora erroneamente in quel ruolo Urby Emanuelson sia considerato che marcherà a uomo il grande ex Andrea Pirlo, uno che – come insegna un signore di 70 anni seduto da più di venti su una panchina dell’Old Trafford – soffre l’uomo addosso fino a sparire dal campo. Confermati Ibra e Cassano considerando che Robinho rientrerà – forse – solo dopo la sosta con tutti gli altri. A sinistra a causa dell’infortunio di Abate per questa gara ballottaggio Bonera-Antonini con il primo favorito anche se mi auguro che la lezione di Napoli serva al nostro allenatore per schierare il secondo. Zambrotta agirà quindi sulla fascia destra, Nocerino confermato a dare dinamicità al centrocampo mentre il quinto ex dopo Abbiati e Ibra – cioè Aquilani, partirà dalla panchina. E sono proprio gli infortuni a centrocampo e in attacco oltre all’impegno settimanale di cui la società bianconera fa volentieri a meno i due fattori che possono tagliarci le gambe: a parità di condizioni tra noi e loro – lo sappiamo tutti – non c’è partita.

Riecco il rumore dei nemici

L'allenatore della nuova squadra dell'amore

E’ bastato un avvio stentato per vedere svanire finalmente quel clima di neutralità che ha contraddistinto il Milan dalla vittoria dello scudetto fino alla Supercoppa di Pechino. E’ bastato avere dieci – ripeto dieci – giocatori fuori tra cui i titolarissimi Ibra, Ambrosini, Gattuso e Boateng più Robinho che lo scorso anno nel Milan campione giocò più minuti di Pato che subito i detrattori hanno subito cominciato a gridare contro la società per la scarsità della rosa (poverini – non potevano farlo da un anno e si sono sfogati ora. Carpe diem).

Sono passate quindi due settimane difficili a partire dalla gara di Napoli. E’ proprio la squadra partenopea eretta a eroe della prima giornata di Champions League nonostante solamente 24 ore prima un Milan decimato esca imbattuto dal Camp Nou. Quella sera al San Paolo il Milan viene derubato: due gol irregolari napoletani, viziati da fallo in partenza e un rigore netto – non dato per mani di Cannavaro passato in secondo piano quando solo sei mesi prima si fece passare la vittoria netta per 3-0 come conseguenza di un rigore dubbio assegnato per mani di Aronica.

Lo stesso accade nell’infrasettimanale quando un difensore dell’Udinese stoppa di mani un cross di Zambrotta: ci troviamo a due punti, uno in più dell’Inter con cui qualcuno si azzarda anche a fare paragoni ignorando che la squadra di Gasperini non ha affrontato la 3°, la 4° e la 5° dello scorso campionato consecutivamente ma la 6° in crisi di identità, l’8° privata del suo giocatore simbolo e una neopromossa – e lo ha fatto a pieno organico. Come dire, a calendari inveriti probabilmente noi avremmo fatto più di due punti, loro probabilmente nemmeno quello.

Ma l’ipocrisia continua nel fine settimana: ricomincia la Champions e gli occhi dei media sono tutti sul Napoli, la lingua invece ben aderente al fondoschiena di De Laurentis a cui nessuno muove una critica quando a Radio Kiss Kiss annuncia di puntare anch’esso alla vittoria della massima competizione Europea – critiche tutte rivolte invece a una presunta – e nemmeno registrata – dichiarazione di Berlusconi in cui afferma che la squadra è più forte del Barcellona. Il Napoli diventa eroico per aver battuto un Villareal che presenta attualmente la terzultima difesa della liga e che lo scorso anno era stato avversario in Europa League. Nel mentre ignorando quando accaduto una settimana prima al San Paolo vengono ingigantite le solite dichiarazioni di Mazzarri reclamanti rigori a Verona e in casa contro la Fiorentina.

Caso ad hoc?

La classifica si accorcia ed ecco qui un ultimo, ulteriore atto di malafede giornalistica: viene presentata come sfida scudetto Inter – Napoli nonostante a sole 24 ore di distanza si giochi la classicissima tra Juventus e Milan due squadre che non solo hanno vinto il maggior numero di scudetti in Italia e di trofei in generale, ma hanno anche attualmente un punto in più in classifica delle rispettive controparti. Nel mentre, con una precisione chirurgica a sole 24 ore dalla partita con il Viktoria Plzen si prova a montare un caso Ibra con la rosea pubblicante una foto che lo ritrae ad abbracciare Abate.

In tutto questo una società impotente, incapace ancora una volta di farsi rispettare in campo dalla classe arbitrale (con quello di Cassano contro il Cesena siamo a tre rigori negati in tre partite) e fuori dal campo dove la sparata al rossonero è tornata ad essere lo sport nazionale della stampa italiana. In questa guerra di nervi che può influenzare l’aria degli spogliatoi e quindi i risultati sul campo, gradirei vedere qualche risposta più decisa anche da parte del nostro Adrianone invece di farci mettere i piedi in testa da chicchessia. Anche se il messaggio è chiarissimo: vanno bene tutte dalla sorpresa Napoli, al ritorno in grande stile della Juve fino alla conferma della corazzata Inter. Vanno bene tutte tranne il Milan di nuovo campione d’Italia.

Destinazione Monaco – 5° puntata: Nessun materasso

Il sorprendente APOEL Nicosia

Abbiamo parlato anche troppo della facile – poi non così tanto facile, soprattutto nel primo tempo – vittoria dei Rossoneri su una squadra il cui nome ricorda più che altro una birra da discount, ma non dimentichiamoci delle altre partite. Se a chiudere la seconda giornata di Champions è stata la prima squadra di Milano, ad aprirla è stata – quale ideale gradino più basso di un lento climax – la seconda. L’Inter – per questioni di fuso orario – ha vinto 3-2, giocando alle 18, sul campo del CSKA Mosca.

Tre gol sui quali pesa una difesa russa imballata e in preda al panico, nonostante la quale il CSKA ha rischiato anche la beffa: poco prima del gol di Zarate, infatti, aveva rimontato da 0-2 a 2-2. L’Inter, seconda nel proprio girone dietro al Trabzonspor (1-1 casalingo con il Lione per i turchi) incontrerà questo weekend il Napoli. Gli azzurri hanno senza grandi problemi liquidato il Villarreal – spagnoli peggior squadra delle 32 finora nel girone: zero punti e zero gol segnati – con un secco 2-0 a opera di Hamsik e Cavani. Sicuri, però, che De Laurentiis non rosichi per le ben due ore e mezza di riposo in meno?

Anche il Napoli è secondo nel suo girone: al primo posto c’è il Bayern, che con una doppietta del sempre efficace Gomez liquida buona parte delle aspirazioni europee di un City che fa parlare di sè più per il caso Tevez che per le prestazioni in campo. Nel gruppo C, col Benfica che batte 1-0 in trasferta l’Otelul, fa parlare soprattutto (giornataccia per la città di Manchester) il pareggio 3-3 dello United col Basilea. Doppietta in un minuto del giovane Wellbeck, ma i due Frei – come nella prima giornata – riescono nella ripresa persino ad andare in vantaggio per 3-2. Young pareggia al 90°, ma resta sempre una figuraccia scampata. Niente di particolare nel gruppo D, Lione che batte 2-0 la Dinamo Zagabria e Real che annichilisce 3-0 l’Ajax.

Per quanto riguarda il mercoledì, iniziamo dal nostro gruppo H: nessuna sorpresa, un 5-0 di ordinaria amministrazione del Barça sul Bate Borisov. E vedere certi risultati in tale scioltezza fa comprendere ancora la portata della nostra grande impresa. Nel gruppo E il Chelsea segna con Lampard (stavolta in campo e non in tribuna) ma poi viene trafitta da Soldado proprio sullo scadere. Resta comunque primo, mentre al secondo posto sale il Bayer Leverkusen, giustiziere del Genk. Nel gruppo F il Marsiglia batte a sorpresa 3-0 il Borussia Dortmund mentre l’Arsenal costruisce nel primo tempo il 2-1 con l’Olympiakos.

Ma la vera sorpresa arriva dal gruppo F: nonostante il pareggio con lo Shakhtar, a comandare in solitaria è l’Apoel Nicosia. Impensabile, fino a pochissimo tempo fa. Lo Zenit, infatti, si riprende dallo shock del primo turno e ferma il Porto, gemello debole dei campioni di Europa League 2011. C’è comunque un dato che si può evincere: non ci sono squadre materasso. Ogni partita può nascondere un’insidia. Lo sa lo Zenit, lo sa il Manchester, abbiamo rischiato di saperlo anche noi.

Ibra!

Inutile aggiungere altro. La partita di oggi si riassume in quattro lettere: I-B-R-A. E’ bastato l’apporto dello svedese a trasformare una squadra che contro il Cesena aveva creato tre occasioni segnandone una in una squadra che stasera è apparsa anche sciupona. Il Viktoria Plzen non è una squadra materasso di quelle che ci si aspetterebbe ma a San Siro riesce a fare comunque una bella figura, proponendo un calcio elementare fatto di catenaccio e contropiede veloce ma sempre efficace.

PRIMO TEMPO – La partita non comincia con i migliori auspici, vuoi perché l’arbitro è lo stesso della sconfitta contro lo Zurigo del 4-2 fantasia di Leonardo, vuoi perché è più di un anno che non vinciamo in casa in Champions League, vuoi perché Abbiati nega il vantaggio ai cechi dopo 3 minuti. Ibra si fa vedere ma non riesce ad essere incisivo: passano 20 minuti e il Milan attacca in massa, ma non si sfonda. L’occasione più clamorosa arriva al 32′ con Ibra che colpisce a botta sicura ma Cech devia in angolo (al contrario del portiere del Bate che sull’altro campo ha regalato tre dei cinque gol segnati al Barça). Il finale di tempo è il migliore dei crescendi Rossiniani con la difesa del Viktoria anche abbastanza fortunata in alcune occasioni che riesce a sventare il gol portando la propria squadra sullo 0-0 all’intervallo.

SECONDO TEMPOLa ripresa comincia sullo stesso copione del primo tempo con Emanuelson (di lui parleremo dopo) che spara alto dopo due minuti. E’ il preludio al gol che arriva su calcio di rigore, procurato e segnato da Zlatan Ibrahimovic per un fallo di mano di Cisovsky visto dall’assistente d’area. Lo svedese dal dischetto è una garanzia: 1-0 e San Siro esplode. Il Viktoria sparisce dal campo coi rossoneri che cercano il raddoppio: Cassano spara di poco sopra la traversa al 14′. Sette minuti dopo il raddoppio: stupendo l’assist dello svedese per il numero 99, altrettanto la finalizzazione in rete del fantasista Barese. I cechi proveranno poi una timida reazione d’orgoglio nel finale mentre il Milan ha erroneamente la testa già a Torino ma non riusciranno a sfondare una difesa che nelle ultime tre gare ha preso gol unicamente su papera del proprio portiere. Finisce con un 2-0 che porta i primi tre punti Europei al Milan – che rimane in testa al girone H in virtù dei gol in trasferta nello scontro diretto.

CONSIDERAZIONI – Il Viktoria prova a giocarsela a San Siro sfruttando un momento non positivo del Milan, riuscendo a sorprenderci nelle prime battute della gara dove può usufruire della maggiore velocità dei propri giocatori e di un errato posizionamento dei terzini che lasciano sguarnite le fasce laterali. A differenza del Barcellona la squadra è chiamata a esprimersi – data la caratura inferiore dell’avversario – anche in fase di non possesso dove emergono alcune lacune in particolare nella fase di centrocampo. Manca una idea di gioco ben definita: la maggior parte dei passaggi avviene tra Nesta e Thiago Silva – ben 55 – in fase difensiva. A centrocampo per ora riusciamo a sfruttare la diversità di tipologie di giocatori che possiamo schierare: uno stopper come Van Bommel, un corridore come Nocerino, un giocatore tecnico come Seedorf e un jolly come Emanuelson. L’olandese rimane comunque da rivedere, data la posizione di trequartista con cui viene schierato, ruolo che non è capace di ricoprire, ruolo che attualmente senza Boateng presenta una lacuna che verrà colmata solamente a Gennaio con l’ormai certo arrivo di Ganso. Positiva anche la prova di un Van Bommel in crescendo e di un Cassano che comincia a imporsi come punto di riferimento dell’attacco mantenendo quanto più possibile alto il pallone. E poi c’è ovviamente lui: Zlatan Ibrahimovic – autore del quinto gol in nove partite di Champions League giocate con la maglia rossonera. Probabilmente ci avevano preso in giro: un giocatore così forte in grado di regalare una prestazione pari a quella di stasera dello svedese non poteva essere infortunato solamente quattro giorni fa.