Milan – Napoli: la prova del nove

mil napDomenica 22 settembre, ore 20.45, San Siro. Di nuovo in casa, di nuovo per una sfida importantissima: dopo il Celtic di Lennon ecco di scena a Milano il Napoli di Benitez.

Napoli di cui si sa tutto: unica italiana ad aver vinto “bene” in Champions, gli azzurri sono passati da Mazzarri a un’altra guida tecnica importante come Benitez (appiedato dagli argentini ai tempi dell’Inter, squadra ormai spompata dopo il triplete, ma sempre validissimo) e, dopo aver fatto cassa con la cessione di Cavani, si sono “spagnolizzati” con gli acquisti di Reina, Albiol e Callejon, oltre a quello di Gonzalo Higuain. Un po’ come la suddetta Inter del treble dopo la cessione di Ibra; solo che i partenopei approfittano anche di un livello della Serie A notevolmente abbassato, dato che Albiol e Callejon non sono certo del calibro dei Lucio ed Eto’o dei tempi belli. Comunque, le prime tre giornate vedono un Napoli in grande forma, in testa alla classifica a punteggio pieno assieme alla Roma.

Ma è vero anche che il percorso di entrambe -giallorossi e azzurri- era, finora, libero da scontri diretti con le grandi. Il gran numero di assenze nel Milan, reduce dalla vittoria fortunosa con il Celtic, certamente favorisce i partenopei, anche se vincere a San Siro non è mai cosa facile. Recuperati Abate, Poli e il lungodegente Saponara, il Milan recupera un pezzo di squadra titolare; anche il colombiano Vergara siederà in panchina e vengono stimati in circa 20 giorni i tempi di recupero di Montolivo ed El Shaarawy. Probabile ancora il 4-3-1-2 come schieramento tattico, con: Abbiati; Abate, Mexes, Zapata, Constant; Poli, De Jong, Muntari; Robinho; Balotelli, Matri. Per il Napoli che negli ultimi anni ci aveva abituato alla difesa a 3, ecco invece un 4-2-3-1, con: Reina; Maggio, Albiol, Cannavaro, Zuniga; Behrami, Dzemaili (Inler); Callejon, Hamsik, Insigne; Higuain.

Molti problemi, con una difesa piuttosto pericolante come la nostra, verranno dal trio Callejon-Hamsik-Insigne, tre giocatori di assoluta qualità tecnica. Partita certamente dura; a completare la giornata altamente spettacolare di Milan-Napoli e del derby di Roma (che la Roma non vince dal 2011) anche Verona-Juventus e, alla voce “nobili decadute”, Bologna-Torino. I cugini saranno invece in trasferta contro il Sassuolo. Puntare al pareggio non è mai bello; ma vista l’avversaria e lo stato attuale del Milan, uniti alla crisi degli infortuni, anche un punto -magari giocando in maniera meno penosa rispetto a mercoledì- sarebbe, se non oro, argento vivo.

Quanti rimpianti

C_3_Media_1786444_immagine_obigNon è bastata una vittoria, per la verità più di riffa che di raffa, col Celtic nella prima partita del girone di Champions League per risollevare il morale dei tanti tifosi milanisti demoralizzati dal gioco, se c’è n’è davvero uno, che la squadra sta esprimendo in questi giorni e dai tanti infortuni. A peggiorare se possibile la situazione si aggiunge anche il grande esordio di due ex rossoneri con le loro nuove maglie: Antonini col Genoa e Boateng con lo Schalke 04.

Il fatto stesso che si arrivi a rammaricarsi per aver venduto forse il giocatore che negli ultimi tempi più si era accaparrato gli strali della tifoseria rossonera, solo perchè in gol all’esordio nel derby con la Sampdoria, fa ben capire quanto al situazione attuale della rosa possa essere disastrosa. Senza De Sciglio e Abate la coppia di emergenza di esterni Zaccardo e Constant sta facendo sfracelli dimostrando poco o nulla nella fase difensiva e forse anche di peggio in quella offensiva.

Anche a causa dell’infortunio di Kakà ( che con un gesto toccante per chi conosce il sig. Bosco Leite ha deciso di non ricevere lo stipendio per il mese che passerà in infermeria) ci tocca a nostra malgrado dispiacerci anche per aver venduto il “pantagonnato”, giocatore che ormai riempiva più le pagine dei giornali di cronaca rosa che di quelli sportivi ma che sembra aver ritrovato nuova linfa in quel di Gelsenkirchen(anche se aspetterei il trasferimento in pianta stabile della Satta in Germania prima di esserne proprio certissimo). Anche per lui gol sia in campionato e in coppa, mentre da noi la sterilità offensiva è ormai di casa se si esclude il solo Balotelli, rimasto il solo a cantare e a portare la croce. L’acquisto di Matri, fortemente voluto da Allegri, non si è dimostrato ancora vincente e i due in coppia hanno dato dimostrazione di avere pochissimo feeling l’uno con l’altro. Probabilmente la situazione  migliorerà  da sola con qualche allenamento in più nelle gambe dell’ex bianconero anche perchè se così non fosse si dimostrerebbe un buco nell’acqua clamoroso per Allegri che ha scelto lui per sostituire l’infortunato Pazzini.

Non ci resta dunque che sperare che il periodo di magra passi il più velocemente possibile e nel frattempo turarci il naso approfittare anche di quelle vittorie che arrivano anche grazie alla dea bendata e ad un gioco non propriamente da spaccarsi la mascella.

La Luce in Fondo al Tunnel

allegri_massimiliano_milan_gettyLa stagione è appena iniziata, ma nonostante questo tante sono le perplessità attorno all’odierno Milan. Ci troviamo di fronte a una squadra competitiva in termini di terzo posto in campionato e ottavi di Champions League, rinforzata dalla campagna di mercato estiva ma non significativamente migliorata, una squadra che, soprattutto, non riesce ancora a trovare una propria concreta quadratura in termini tattici. Comincio a credere, infatti, che il modulo appena reintrodotto dal diktat presidenziale, che prevede il trequartista dietro alle due punte con centrocampo a tre, non sia una strada credibile e praticabile per l’attuale rosa di giocatori.

Il discorso è semplice: una squadra dovrebbe, per vincere le partite e perché no i trofei, valorizzare i propri punti di forza cercando di esporre il meno possibile i propri punti deboli. Detto questo, trovo assolutamente inutile, oltre che dannoso, insistere nel costruire l’azione partendo dalla mediana: i giocatori in rosa, con l’eccezione del solo Montolivo e forse, forse, del nuovo arrivo Andrea Poli, non sono adeguati a questo tipo di gioco, essendo tutti centrocampisti di quantità piuttosto che di qualità. A questa scelta compiuta dall’allenatore, nelle prime stagioni era stato affiancato uno stile di gioco rapido e verticale, in modo tale da innescare rapidamente un attaccante come Ibrahimovic capace di decidere da solo le sorti di una partita. Il Milan di due anni fa basava il proprio gioco attorno al centravanti svedese, giocando per lui in verticale, avendo pertanto uno stile di gioco chiaro e definito. Con la cessione dello svedese questa idea di gioco si è dissolta, rattoppando qua e la con un improvvisato 4-3-3 e capitalizzando al meglio l’arrivo di Mario Balotelli. Ad oggi, la situazione non sembra minimamente cambiata: escludendo la partita contro il PSV, sembra che i giocatori del Milan si siano incontrati per caso a Milanello qualche giorno fa, come se non si fossero mai visti in faccia l’un l’altro. Niente schemi, niente organizzazione, niente gioco. Il reparto offensivo, in realtà l’unico significativamente, o almeno questo lo deciderà il campo, rafforzato dagli arrivi di Matri e Kakà, rappresenta il punto di forza di questa squadra, a cui si aggiunge, a mio parere, un pacchetto di esterni sottovalutato. Credo che, ripartendo da questi due capisaldi, si possa costruire qualcosa di buono. Come fare?

Tra tanti, il primissimo esempio che mi viene in mente, probabilmente perché più recente, riguarda il Brasile fresco vincitore della Confederations Cup; il 4-2-3-1 attuato da Felipe Scolari si è rivelato lo schema ideale per esprimere al meglio le potenzialità della squadra, ma soprattutto per mettere in pratica una chiara e ben precisa idea di gioco. Esterni bassi rapidi e offensivi, difesa protetta da Paulinho e Fernandinho o Luiz Gustavo, giocatori rocciosi capaci di spezzare il gioco pur non essendo dotati di tecnica divina, esterni offensivi leggeri e molto dotati tecnicamente, il tutto coronato da una punta d’area, Fred, che ha il compito di finalizzare l’azione. Il gioco del Brasile era molto semplice: l’azione partiva dai centrali, Thiago Silva e David Luiz, che cercavano con lanci lunghi gli esterni alti oppure, preferibilmente, scaricavano per gli esterni bassi, che a loro volta triangolavano con i mediani per poi sganciarsi in incursioni offensive. I mediani, in pratica, avevano solamente il compito di spezzare l’azione, senza quasi mai doverla effettivamente impostare. Ovviamente il Brasile qualitativamente è di un altro livello, ma il loro stile di gioco credo che sia perfettamente emulabile dalla rosa attuale di giocatori: Abate e De Sciglio hanno le qualità necessarie per sganciarsi più frequentemente in attacco, e i molti giocatori di quantità in mediana sarebbero sgravati dal compito di iniziare l’azione. Inoltre, questo tipo di gioco avrebbe altri importanti conseguenze: Balotelli, arretrato immediatamente dietro alla prima punta, avrebbe tutta la libertà necessaria per svariare e provare diverse soluzioni da più posizioni, senza essere limitato in area di rigore, ed El Shaarawy potrebbe riprendersi la maglia da titolare largo a sinistra.

Quello del Brasile è un esempio come altri ma, al di là del modulo in sé, credo che abbandonare le sterili verticalizzazioni a favore di un gioco più esteso ed articolato sulle fasce possa essere una buona soluzione, coprendo bene il campo e sfruttando al massimo tutte le risorse che la rosa mette a disposizione. La buona sorte ci è stata favorevole contro Torino e Celtic, possiamo sperare sia così anche contro il Napoli, ma continuare a non giocare a calcio per il resto della stagione potrebbe avere conseguenze disastrose sull’esito finale; il campionato è competitivo, le rivali agguerrite, non possiamo permetterci errori. La cosa che più manca a questa squadra è un’idea di gioco concreta e praticabile: la mia era solo una proposta, poco più che un vaneggiamento, ora la palla passa all’allenatore, a lui l’arduo compito di proporre qualcosa di nuovo, di trovare il bandolo della matassa e finalmente riuscire vedere la luce in fondo al tunnel. Sempre che ne sia veramente capace.

Destinazione Lisbona – 3° Puntata: figuracce da special one

KFD27_SOCCER-CHAMPIONS-_0918_11-087--473x264Fa rumore, forse ancora più del fallimento della Juventus a Copenaghen: è la sconfitta del Chelsea di Mourinho una delle due big sconfitte di questo turno per di più in casa a Stanford Bridge in quella che sulla carta doveva essere la partita più facile. Dopo un buon primo tempo, dominato e finalizzato con il gol di Oscar allo scadere lo special one si è fatto riprendere e superare dalla modesta compagine svizzera che festeggia quello che insieme alla eliminazione dello United è forse uno dei risultati più importanti della sua storia.

A brillare nel girone E è quindi lo Schalke 04 che si sbarazza nel secondo tempo di uno Steaua che prende un gol evitabilissimo su papera dei difensori prima e fa segnare un altro gol a Boateng poi facendoci chiedere se il ghanese non abbia forse giocato controvoglia un anno per chiedere poi la cessione – è però dato di fatto preoccupante che tutti i giocatori che hanno lasciato il Milan da Pirlo a Pato, da Seedorf a Ronaldinho fino al gol di Antonini nel derby siano comunque ri-esplosi nell’immediato facendoci sospettare che, forse, la squadra non sia così scarsa come la si dipingeva.

Da fallimento a fallimento non possiamo non menzionare il pari (secondo di fila in terra danese) della Juve sul temibilissimo campo del Copenaghen dove il gol di Quagliarella evita ai padroni di casa la gioia di poter ri-espugnare il proprio campo dopo sei mesi. Una Juve che sottovaluta l’impegno schierando qualche riserva ma che vede i propri top Player mangiarsi gol clamorosi – una Juve rimasta forse allo scorso anno dato che dei due Top Player che avrebbero dovuto fargli fare il salto di qualità uno non segna nelle coppe da quattro anni e l’altro sta in panchina a prendere 4,5 milioni senza giocare. Una Juve sottotono come era già apparsa con Inter e Samp contrariamente alle due ottime prestazioni con la Lazio, una Juve forse rimandata in questo inizio di stagione ma che comunque potrebbe non avere troppi intoppi in caso riesca a battere il Galatasaray, vera avversaria per il secondo posto, in casa.

I Turchi hanno esordito infatti in malo modo proprio con il Real Madrid prendendo sei gol nella gara casalinga ed arrivando già ultimi nel girone alla sfida dello stadium: è forse presto per dire se la squadra di Carletto è la favorita per la decima ma la prova di forza è senza dubbio la più evidente del primo turno e la rosa sembra superiore a quella di ogni altra squadra anche dopo l’acquisto di giocatori come Bale (e non può essere altrimenti quando i tuoi scarti si chiamano Kakà ed Higuain). Altra prova di forza è quella del Barcellona che nel girone del Milan fa il proprio dovere con l’Ajax bissando i quattro gol dell’Under 20 nella UEFA Youth League in quello che doveva essere il confronto tra le due primavere d’europa e che si è risolto in favore della cantera.

A proposito di prove di forza è forse già chiuso il girone D quello dove Bayern e City sembrano di un altro livello rispetto a CSKA Mosca e Viktoria Plzen regolate con un doppio 3-0. Impressionante in particolare quello degli uomini di Guardiola capace di ricreare a Monaco il sistema di Barcellona – sarà il tempo, però, a dirci se questo basterà in Champions League dopo la sconfitta in supercoppa col Dortmund. Il quadro delle altre è quindi completato dai due gironi da Europa League dove il Benfica si sbarazza facile dell’Anderlecht e il PSG vince 4-1 sul non facile campo del Pireo mentre nel gruppo G il Porto vince di misura a Vienna e l’Atletico domina lo Zenit di Spalletti al Vicente Calderon.

Arriviamo quindi al Napoli che batte il Borussia Dortmund 2-1, risultato sorprendente forse per chi di calcio si intende poco – non certo per il sottoscritto: avevamo scritto tempo fa su queste pagine e sui nostri social che il progetto giovani del Dortmund, poggiato in Europa sulla doppia sculata nei minuti di recupero col Malaga e ad una grandissima gara col Real, era forse stato un filo sopravvalutato e – seppur buono e in parte vincente in patria anche grazie ad una fase di transizione del Bayern – non avrebbe avuto seguito in questa stagione. Di contro un Napoli che ha trovato un equilibrio sia grazie al lavoro di Mazzarri sia grazie a quello di Benitez mettendo una pietra sopra a tutti coloro che ritengono non contare nulla l’allenatore: nota a margine il secondo gol di Insigne, nell’under 21 di quel Saponara nemmeno inserito in lista Champions.

Per i tedeschi ora si fa dura anche e soprattutto per la vittoria dell’Arsenal a Marsiglia, vera favorita del girone degli azzurri dopo l’ennesimo inizio di stagione promettente e, soprattutto, l’acquisto di Ozil, altro scarto delle merengues oggi a segno con Walcott e Ramsey. Completa il quadro il girone A con quello che doveva essere il big-match della prima giornata tra United e Leverkusen, conclusasi con il 4-2 e i 200 gol di Rooney in maglia reds e la vittoria dello Shakthar Donetsk sul campo della Real Socieda, apparsa meno temibile rispetto al preliminare. Non ancora pervenuti i risultati di Inter e Fiorentina impegnate nel temibile girone P (come Perdenti) contro Don Matteo e i Cesaroni.

Milan – Celtic 2-0: Up & Down

Up

Andrea Pirlo: Nonostante la prova sottotono, grande gioia per Pirlo: gli è stato assegnato il gol tolto a Zapata.

Kevin-Prince Boateng: Tra i migliori in campo, grande prestazione e gol, come raramente si era visto negli ultimi anni. Ovviamente per lo Schalke.

Daniele Bonera: Oggi ha dato un grande contributo dalla sua migliore posizione. La tribuna VIP.

I tifosi del Celtic: Hanno cantato “You’ll never walk alone” sullo 0-2 mentre il resto dello stadio fischiava il Milan. Che sia di lezione.

Continua la campagna mediatica per Pirlo

Continua la campagna mediatica per Pirlo

Down

I soliti menagrami: Sparano a zero sulla vittoria, quasi lamentandosene. Andate a tifare Inter o Juve, prego.

Lorenzo Insigne: Il gol gli ha portato un lungo giro di interviste: suicidio di massa all’Accademia della Crusca.

Kevin Constant: Pensare chi ha occupato la fascia sinistra rossonera non può che portare a conati di vomito alla vista di un giocatore del genere.

Milan – Celtic 2-0: Più fortunati che altro

NEWS_1379538774_180965968Un Milan in piena emergenza (tra l’altro problemi anche per Constant e, pare, per Birsa, dopo l’uscita dal campo) è riuscito nonostante tutto a sconfiggere per 2-0 il Celtic nella prima giornata del girone di Champions. Il risultato era quello che serviva, contro una squadra, quale quella di Lennon, che ha dimostrato nella maggior parte delle occasioni (traversa di Stokes a parte) di essere ben poca cosa: ma Samaras e compagni sono riusciti quantomeno a tenere il baricentro alto, spingendo indietro il Milan per buona parte del primo tempo pur senza risultare davvero pericolosi per Abbiati. Il maggior brivido per il portiere rossonero è stata la punizione a due in area dopo aver ripreso con la mano un pallone già messo in gioco: c’è un’ambiguità del regolamento, ma sicuramente un’ingenuità del genere non può essere perdonata ad un giocatore con la sua esperienza.

I momenti migliori del Milan sono stati i primi dieci minuti (nei quali positivo è stato l’inserimento negli schemi rossoneri di Valter Birsa, sostituto d’emergenza di Kakà), il recupero del primo tempo e l’ultima parte del secondo: ma a parte l’immediato inizio, quello che è mancato alla squadra di Allegri, il quale come al solito ha bellamente ignorato le criticità della squadra rimandando i cambi alla seconda metà della ripresa, è stato il collegamento tra i vari reparti. Matri e Balotelli sono rimasti soli davanti, e i tentativi da parte dell’allenatore di giostrare con le posizioni dell’attacco non ha sortito effetti, con l’ex Juve abulico e poco preciso e SuperMario mai incisivo tranne che nella splendida punizione da cui è scaturito il gol di Muntari.

A centrocampo Birsa ha fatto abbastanza bene, almeno nella prima parte (nella seconda si è smarrito con il resto della squadra), considerando che resta un giocatore non al livello del blasone del Milan, ma il migliore in campo è stato sicuramente Nigel De Jong, che ci ha messo una pezza anche quando la retroguardia si è fatta superare dall’attacco del Celtic, intervenendo con le sue provvidenziali scivolate. Ben peggiore la prestazione della difesa, con Zaccardo e Constant (in particolare il secondo) inguardabili e fuori forma e Zapata (azione del primo gol, tra l’altro derubricato ad autorete di Izaguirre, a parte) e Mexes spesso fuori posizione sugli attacchi scozzesi. Il francoguineano è stato senza alcun dubbio il peggiore in campo, risultando ininfluente sul versante offensivo e lasciando praterie agli attacchi di Lustig in fase di non possesso. Ed è da rimarcare come Allegri abbia inopinatamente deciso di non sostituirlo all’ingresso di Emanuelsson, ma di spedire fuori Birsa.

In sostanza, abbiamo portato a casa tre punti necessari, come lo saranno quelli da ottenere al Celtic Park ad avere speranze nel passaggio del turno (contro Ajax e Barça il discorso sarà ben più ostico). E lo abbiamo fatto in uno stato fisico pietoso, contro qualunque limite, in una sfida dove ad essere decisiva è stata la nostra forza d’animo, quella che solo la maglia rossonera può dare, che ci ha dato la possibilità di credere al risultato pieno fino alla fine, quando chiunque ci avrebbe dato per spacciato. E, sì, soprattutto una massiccia dose di fortuna. 

MILAN-CELTIC 2-0
MILAN (4-3-1-2): Abbiati; Zaccardo, Zapata, Mexes, Constant (75’ Robinho); Nocerino, De Jong, Muntari, Birsa (63’ Emanuelson); Balotelli, Matri (86’ Poli). Allenatore: Allegri.
CELTIC (4-4-2): Forster; Lustig, Ambrose, Van Dijk, Izaguirre; Brown, Matthews (75’ Boerrigter), Mulgrew (89’ Buton), Commons (77’ Pukki); Samaras, Stokes. Allenatore: Lennon.
Arbitro: Stark (Germania)
Marcatori: 82’ aut. Izaguirre (M) 85’ Muntari (M).
Ammoniti: 66’Ambrose (C), 75’ Mulgrew (C), 85’ Brown (C).

Milan – Celtic: LIVE! Champions League 2013/14

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E’ L’ESORDIO EUROPEO DEL MILAN: A SAN SIRO ARRIVA IL CELTIC, AVVERSARIO PROBABILE PER IL SECONDO POSTO NEL GIRONE H. IL MILAN PROVA SUBITO A SCAPPARE NELLA PRIMA GARA DEL GIRONE DI CHAMPIONS. SEGUITELA CON NOI MERCOLEDI’ 18 SETTEMBRE, DALLE 20.45, SU ROSSONEROSEMPER

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Milan – Celtic: l’esordio nell’Europa “vera”

UEFA Champions League: Celtic v AC MilanMercoledì 18 settembre, ore 20.45, San Siro. Alla Scala del calcio vengono a far visita al Milan i campioni di Scozia del Celtic.

Indisturbati padroni della SPL dal 2011-12, stagione in cui i rivali cittadini dei Rangers sono falliti per debiti e ripartiti dalla quarta serie l’anno scorso (stile Fiorentina, ma senza “spintarelle” per tornare su più in fretta, tant’è che ora sono in terza serie) i biancoverdi di Glasgow vengono però da un campionato privo di consistenza internazionale. Gli ultimi due casi di squadre scozzesi ad alti livelli in Europa vengono dall’allora Coppa Uefa, e si tratta di finali perse: lo stesso Celtic nel 2002-03 contro il Porto di Mourinho, e i rivali Rangers nel 2007-08 contro lo Zenit. Nella scorsa stagione, proprio gli Hoops riuscirono nell’impresa di sconfiggere il Barcellona 2-1 al Celtic Park, qualificandosi agli ottavi dove poi furono eliminati dalla Juventus.

Gli ultimi scontri diretti con i biancoverdi di Glasgow risalgono tutti al 2007, e precisamente agli ottavi della CL 2006-07 (vinti ai supplementari, con il famoso gol di Kakà sotto le gambe di Boruc) e ai gironi della stagione successiva, noti per la sceneggiata di Dida a Glasgow. Ma, come detto, il calcio scozzese, che pure ha ottenuto in passato grandi successi -il Celtic è stato la prima squadra britannica a vincere la Champions (l’unica, nel 1967, contro i cugini), prima anche delle inglesi- è in grande declino. Prova ne è l’eliminazione sfiorata, con rimonta ultimata nel recupero, contro i kazaki del Karagandy. Campioni non ce n’è; gli unici tre che probabilmente troverebbero posto in una grande europea sono il portiere Fraser Forster -allegro nelle uscite, ma certamente meno paperone di un certo De Gea, tanto che girava voce che Moyes lo volesse allo United- il difensore Mikael Lustig e l’esterno di centrocampo Kris Commons. Sulla panchina siede il nordirlandese Neil Lennon, già capitano della squadra da giocatore. Anche lui, come Allegri, ha subito delle contestazioni per il gioco della squadra, ma ha qualche attenuante in più del toscano (leggasi rosa). La probabile formazione degli scozzesi sarà l’abituale 4-4-2 con: Forster; Lustig, Ambrose, Mulgrew, Izaguirre; Commons, Matthews, Brown, Ledley; Samaras, Stokes.

Per il Milan, invece, l’emergenza infortuni costringe a scelte come schierare Birsa, e a chiamare in causa vari primavera. La formazione dovrebbe essere: Abbiati; Zaccardo, Mexes, Zapata, Constant; Nocerino, De Jong, Muntari; Birsa; Balotelli, Matri. Probabile panchina con Amelia, Iotti, Emanuelson, Modic, Poli, Cristante, Robinho. Pronto l’altro primavera Benedicic se dovesse mancare il mediano ex Sampdoria. Formazione di emergenza, ma probabilmente ancora superiore a quella degli scozzesi. Questa è la classica partita da tre punti secchi, visto anche che si gioca in casa; il guaio con il Celtic sarà a Glasgow, in un campo non facile, per nessuno. Diciamo che la partita è paragonabile a quella con l’Anderlecht dell’anno scorso; speriamo che dal campo arrivi qualcosa di più.

Testa sotto la sabbia

1235030_10201641422695897_67865309_nE’ ormai abitudine consolidata in casa Milan rispondere ad ogni episodio negativo, esaltando in maniera a volte eccessiva ogni piccolo successo o conquista, nel tentativo di mitigare le delusioni. È capitato anche in questo caso. Ieri ho presenziato ad una conferenza stampa del dottor Galliani affiancato da mostri sacri rossoneri come Baresi, Massaro e il sempre entusiasta Pippo Inzaghi, che con difficoltà ha nascosto la sofferenza nel rivedere i suoi gol più importanti, dimostrando quanto senta tuttora la mancanza del campo pur apprezzando la nuova vita da mister.

Nel corso della conferenza stampa e durante l’intervista a margine, mi ha stupito e in qualche modo innervosito l’atteggiamento sereno e positivo tenuto da Galliani di fronte a un momento non felice del Milan, ovvero dopo un pareggio sofferto con il Torino, con un’infermeria strapiena alla vigilia di una partita di Champions importantissima e con già 5 punti da recuperare alla prima in classifica. Nonostante le espressioni rilassate non c’è di certo da stare sereni. L’ad ha invece predicato tranquillità, visto che, a suo dire, i posti degli infortunati saranno riempiti da alcuni ragazzi della Primavera, i punti persi saranno con calma recuperati e il pareggio è certamente meglio di una sconfitta. Ma soprattutto mi ha stupito la reazione alla notizia dell’infortunio di Kakà, una notizia a mio parere terribile, visto che il brasiliano era stato acquistato per diventare la chiave di volta della squadra soprattutto in un momento difficile come è ormai per noi da anni l’inizio di stagione.

Ma Galliani ha più volte evidenziato come la vera notizia non sia l’infortunio di Kakà, che “tornerà presto”, ma bensì la scelta di Kakà di sospendersi lo stipendio per il tempo in cui sarà costretto a stare lontano dal campo. Pur apprezzando la scelta di Riccardo, che ricalca quella di Fernando Redondo nell’estate del 2000, questa decisione di certo non mitiga la delusione per un infortunio auspicato da più parti che finisce per dar ragione ai molti che consideravano Kakà un giocatore ormai troppo fragile, ma soprattutto ci priva di una pedina fondamentale in vista di un periodo ricco di appuntamenti difficili. Non c’è nulla da sorridere quindi, ma solo da agitarsi vista la lista di infortunati che continua ad allungarsi e vista la preoccupante condizione di una squadra senza gioco e senza idee, degna figlia del suo allenatore. Ma se Kakà decide di autosospendersi temporaneamente lo stipendio, allora siamo tutti più sereni.

Quando l’allenatore non conta…

P_Allegri1Dite quello che volete, ma mi sono stancato. Ogni volta la solita sceneggiata in campo e fuori, e non ne tiriamo mai fuori niente. Il Milan non cambia, e la colpa non saprei a chi darla se non a colui che è addetto a mandare la squadra in campo in un certo modo, a dare le motivazioni, a indicare la strada per creare gioco etc etc etc.

Siamo in autogestione da tre anni ormai, e i risultati si vedono; ci sveglieremo anche questa stagione a Febbraio, con la classifica ormai compromessa, per poi sentir dire “vedete che bravo allenatore che abbiamo“? Si, probabile. Mi sono stancato di queste partenze a rilento, che il signore si porta avanti da quando era a Cagliari. Facciamo scappare le dirette concorrenti, non sfruttiamo le occasioni in cui si tolgono punti a vicenda, e poi alla fine ne paghiamo tutte le conseguenze. Alti e bassi continui quest’anno, con i crolli pazzesche alla prima con il Verona e contro il Toro. Sabato la follia è iniziata dalla formazione iniziale, con un incomprensibile accanimento su Robinho preferito al ben più pericoloso Matri, tra le altre cose espressamente richiesto al posto di un difensore. Già, un difensore che ci sarebbe tanto servito vista la condizione del nostro reparto arretrato che ha già subito la bellezza di cinque goal in tre partite. Ma più che di ruoli e reparti, a non girare è tutta la squadra, che appare senza idee e senza alcun equilibrio. Il 2-2 finale è solo il risultato dell’orgoglio dei singoli, non di una soluzione arrivata dalla panchina ai chiari problemi emersi sul campo di gioco; e forse ci fa anche più male il pareggio rispetto ad una sconfitta che ci avrebbe fatto svegliare di più.

Agli altri ho già accennato…corrono tutti o quasi. Il Napoli su tutti sembra una macchina schiacciasassi e la sfida che ci attende contro la squadra di Benitez si preannuncia un duro scoglio da superare. Inter e Juve invece si sono quasi annullate a vicenda, portando a casa un punto ciascuno ed evidenziando un livello di gioco e preparazione più o meno simile. I nerazzurri in particolare hanno però fatto un notevole salto di qualità rispetto all’anno scorso, salto dettato non dai rinforzi sul mercato, ma da quello in panchina. Mazzarri, lacrime a parte, ha costruito una squadra, un gruppo, che va in campo almeno sapendo quello che fare; ovvio è che sarà il tempo a fare selezione, ma a parità di rosa il lavoro di Mazzarri o chi per lui e quello di allegri non sarebbero paragonabili. Siamo doppiamente penalizzati quindi, se consideriamo che la nostra rosa non è in alcun modo inferiore a quella dei nerazzurri.

Tuttavia, resta una magra, magrissima consolazione: questo sarà l’ultimo anno di sofferenza, l’ultimo anno dell’incompetente sulla nostra panchina. Perché si può avere una difesa con pochi ricambi, si può essere colpiti da infortuni più del normale, ma in squadra del livello del Milan non devono mai mancare le idee, la motivazione e la convinzione di scendere in campo per vincere, qualunque avversario ci sia davanti e non solo quando capita.

Torino – Milan 2-2: Up & Down

Up

Giampiero Ventura: Bovo graziato dal rosso e al Milan manca un rigore su Balotelli. Nonostante tutto ha il coraggio di andare a lamentarsi con l’arbitro nel postpartita. Faccia come il culo.

La preparazione atletica del Milan: seccati anche Montolivo, Poli e Kakà. Se andiamo avanti così col Celtic gioco io.

Antonio Conte: come un anno fa Liechsteiner viene graziato dal secondo giallo contro l’Inter. E come un anno fa viene graziato. Espulsioni dalla panchina.

Ma che vuole ventura?

Ma che vuole ventura?

Down

Mario Balotelli: partita noiosa. Pare che all’intervallo abbia detto ai suoi compagni “se mi cercate durante il secondo tempo, sono fuori a fumare

Il pubblico interista: rissa al secondo anello blu di San Siro. Pare sia servita a far scappare i topi.

Arturo Vidal: dopo due ore in cui giornalisti servi si erano impegnati a modificare ed interpretare fotogrammi per ammettere che non l’aveva toccata di mano ammette di averla toccata vanificando tutto. Non si fa così, Arturo!

Torino – Milan 2-2: questione di c….

2013-09-14T200930Z_1423476893_GM1E99F0BHG01_RTRMADP_3_SOCCER-ITALY--473x264Se fai spendere alla società 12 milioni per Matri e poi non lo schieri titolare in due gare preferendogli sempre Robinho c’è qualche problema. Si potrebbe riassumere così la gara di stasera in cui strappiamo un punto immeritatissimo all’olimpico di Torino grazie al primo rigore stagionale di Mario Balotelli (che sale a 26 su 26) che pareggia anche grazie ad un gol fortunoso di Sulley Muntari.

Eppure le premesse erano tutt’altro che buone dopo un primo tempo e più di metà ripresa assolutamente deludente che aveva portato il Torino sul doppio vantaggio prima con D’Ambrosio e poi con Cerci: in campo noi non ci siamo mai stati – quando abbiamo preso palla non sapevamo come sempre a chi passarla lasciando in campo undici uomini ad autogestirsi. Non si è vista una sovrapposizione sulla fascia, non si sono visti più di due passaggi in avanti consecutivi – ogni volta che buttavamo la palla in avanti tornava in difesa.

Difesa che, peraltro, è risultata essere molto spesso troppo alta inutilmente, basti pensare ai contropiedi che venivano fermati da De Jong concedendo campo agli avversari peraltro partiti da situazioni di calcio d’angolo offensive. Sono proprio le partite come queste che fanno perdere ogni attenuante al nostro allenatore incapace di utilizzare tutta la profondità di una rosa che adatta in continuazione al proprio (non) modulo e alla propria (non) idea di gioco. Oggi qualsiasi persona sana e capace di mente avrebbe messo Poli e Matri e non Muntari e Robinho – dovrebbe spiegarci Allegri perché ha chiesto alla società un ingente sacrificio economico per la quarta punta nei propri schemi d’attacco ma temo che non avremo risposte.

Capitolo Kakà: il ventidue di oggi è questo ed è meno peggiore di altri giocatori – ovviamente domani si prenderà tutta la colpa di non aver fatto né gol né assist però a vederlo in campo è stato l’unico a provare a far passaggi in avanti e qualche movimento non seguito né premiato dai compagni. Per me la sufficienza è piena così come per Balotelli che non è stato per niente servito dal centrocampo, vero nodo problematico della squadra dove mancano schemi ed idee di gioco: non è possibile non saper fare due passaggi in avanti, non rischiare di far due passaggi in avanti e rifugiarsi sempre sulla difesa.

Nessuno mi toglie dalla testa che con Conte o Mazzarri questa squadra nella peggiore delle ipotesi si classificherebbe al secondo posto – a proposito del tecnico toscano, proprio alle 18.00 abbiamo visto come ha trasformato in una estate con i soli acquisti di Icardi, Taider e Campagnaro l’armata brancaleone da nono posto di Stramaccioni in una squadra che ha saputo giocarsi la gara alla pari con la Juve – tanto a smentire ancora una volta chi continua a parlare di rosa inadeguata per Torino e Verona e a non vedere che la principale causa della mancata competitività di questa squadra è sulla nostra panchina. Prima dateci un allenatore, poi parliamo dei singoli.

TORINO-MILAN 2-2 (PRIMO TEMPO 0-0)
MARCATORI: D’Ambrosio (T) al 7′, Cerci (T) al 20′, Muntari (M) al 43′, Balotelli (M) su rigore al 49′ s.t.
TORINO (3-5-2): Padelli; Glik, Bovo, Moretti; Darmian, Brighi, Vives, El Kaddouri, D’Ambrosio (dal 34′ s.t. Pasquale); Cerci (dal 30′ s.t. Larrondo; dal 48′ Farnerud), Immobile.
PANCHINA: L. Gomis, Berni, Basha, Maksimovic, Scaglia, Bellomo, Meggiorini.
ALLENATORE: Ventura.
MILAN (4-3-2-1): Abbiati; Zaccardo, Zapata, Mexes, Emanuelson; Montolivo (dal 45′ p.t Poli), DeJong, Muntari; Kakà (dal 19′ s.t. Birsa), Robinho (dal 12′ s.t. Matri); Balotelli.
PANCHINA: Amelia, Coppola, Vergara, Constant, Cristante, Nocerino.
ARBITRO: Massa di Imperia.
NOTE – Ammoniti Zapata (M), El Kaddouri (T), Poli (M), Glik (T). Recuperi: 1′ p.t.; 4′ s.t.

Torino – Milan: LIVE! Serie A 2013/14

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TORNA IN CAMPO IL MILAN CON L’ESORDIO DI KAKA’ DAL 1′ NELLA TRASFERTA DI TORINO PER ACCORCIARE IL DISTACCO SU UNA TRA INTER E JUVE. SEGUITE CON NOI I ROSSONERI IN TRASFERTA ALL’OLIMPICO SABATO SERA, DALLE ORE 20.45, SU ROSSONEROSEMPER!

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Torino – Milan: viaggio sotto la Mole

tor milSabato 14 settembre, ore 20.45, Olimpico (Torino). È il terzo atto del campionato di Serie A, dopo la sosta per le nazionali; Torino e Milan si affrontano in una sfida carica di fascino, vista la storia delle due squadre.

In questo turno doppia sfida Milano-Torino; i cugini ospiteranno a San Siro la Juventus, mentre il Milan affronta i granata. Squadra che personalmente mi è immensamente più simpatica dei loro rivali cittadini, per vari motivi: i suoi tifosi non vanno in giro a raccontare a tutti che hanno 8 scudetti, essendovene 7 riconosciuti dalla Federazione e uno revocato; inoltre, i granata hanno sempre dichiarato con fierezza la loro fede anche quando le cose non andavano -e visti i numerosi fallimenti, sul campo e in società, negli ultimi 30 anni è successo piuttosto spesso al Toro- a differenza di certi tifosi bianconeri spariti nei due anni al settimo posto per poi tornare alla ribalta con Conte.

Il tecnico granata è ancora il profeta del 4-2-4 Giampiero Ventura. Saldamente in sella dall’estate 2011 (nel nostro calcio sempre in bilico e dall’esonero facile, l’allenatore con più tempo nella stessa squadra dopo Guidolin e Allegri) il genovese, come molti colleghi di A, non ha a disposizione un organico carico di grandi giocatori, anche se tre nomi sono da tenere a mente: il centrocampista in prestito dal Napoli Omar El Kaddouri, l’ala della Nazionale Alessio Cerci e la punta ex Pescara Ciro Immobile. Altri nomi noti il neo-acquisto Farnerud, Basha e il giovane, di cui si parla un gran bene dopo il biennio a Bari, Nicola Bellomo. Squalificato per 4 anni invece il portiere, titolare fino all’anno scorso, Jean François Gillet. La formazione più probabile per i granata sembra essere il 3-5-2 composto da: Padelli; Darmian, Rodriguez, Moretti; D’Ambrosio, Brighi, Vives, Farnerud, Pasquale; Cerci, Immobile. Padelli è stato promosso titolare, e come vice è arrivato l’ex laziale Berni dalla Sampdoria; Torino privo fino a ottobre, per squalifica, anche di Gazzi e Barreto, come Gillet al Bari all’epoca dei fatti del calcioscommesse.

Per il Milan sembra probabile il 4-3-1-2, dopo l’arrivo di Kakà, con: Abbiati; Zaccardo, Mexes, Zapata, Emanuelson; Montolivo, De Jong, Muntari; Kakà; Robinho, Balotelli. Gli infortunati non sono solo sulla fascia destra; è di ieri sera la notizia che El Shaarawy non sarà in campo, andando ad aggiungersi a 4 difensori (Abate, De Sciglio, Bonera, Silvestre) e a Pazzini e Niang. Potrebbe giocare anche Matri, nel caso Balotelli andrebbe in appoggio e Robinho si siederebbe in panchina. Poli dovrebbe partire dalla panchina, e subentrare, credo per la famosa prassi allegriana di far entrare i migliori a partita in corso, che a Siena ci stava costando la Champions. Gara dura, come tutte le trasferte di questo genere, ma i tre punti sono da prendere tutti, vista anche la partenza a handicap di Verona.

Con le ossa rotte

de-sciglio-mattia-intervistaA solo due giornate dall’inizio del campionato e dopo aver affrontato con successo i preliminari di Champions League la situazione più preoccupante non è quella della classifica, dove siamo indietro di soli 3 punti rispetto al gruppo di testa, diversamente dagli altri anni dove gli inizi inconstanti della squadra hanno poi pesato a fine campionato, ma quella dell’infermeria. Fa specie vedere poi come gli acciacchi si siano concentrati su un reparto in particolare, ovvero quello difensivo: Abate ha riportato lesioni nella gara della Nazionale contro la Bulgaria e dovrà effettuare ulteriori esami ma sicuramente sarà indisponibile contro il Torino, Mattia De Sciglio che sembrava addirittura dover ritornare nel suo ruolo originario di terzino destro a causa dell’emergenza ha invece riportato una lesione a manico di secchia del menisco mediale del ginocchio sinistro in allenamento ed è stato operato dal dottor Schonuber a Milanello con tempi di recupero che si aggirano intorno ai 30 giorni. Stessa sorte per Silvestre che soffrendo di una distorsione al menisco ha deciso di farsi operare anche se in un secondo momento.

L’unica “buona notizia” giunge da Bonera il quale sta recuperando nel migliore dei modi grazie alla riabilitazione e al lavoro atletico. Non è un difensore ma rientra nel bollettino medico anche Pazzini che dopo l’operazione col professor Martens sta seguendo senza complicazioni l’iter di recupero previsto. Quella degli infortuni sembra ormai una piaga di cui non riusciamo a liberarci, nonostante gli sforzi e i cambiamenti dello staff medico di Milan Lab. Purtroppo siamo stati condizionati troppo spesso e probabilmente andava fatto qualcosa di più in sede di mercato per evitare questo tipo di emergenze anche se probabilmente è la preparazione di Allegri a provocare tutte queste defaillances. Anche perchè situazioni del genere poi sfociano anche nel ridicolo con il probabile ritorno di Digao (divenuto ormai un costo extra di Kakà) per cercare di arginare l’emergenza in difesa.

Infine giusto due parole da parte mia su Kakà: sicuramente com’è stato già ampiamente detto non potrà mai ritornare il calciatore che tante soddisfazioni ci regalò in passato e d’altro canto resta tecnicamente più valido di Boateng, nonostante la presunta pubalgia che ancora lo affligge. Quello che sicuramente l’acquisto di Kakà ha portato al Milan è stato un entusiasmo nell’ambiente difficilmente raggiungibile con qualsiasi altro affare se non acquistando uno dei cinque top players al mondo. E sappiamo benissimo che con i tempi che corrono non possiamo assolutamente permettercelo.

Incontentabili e Viziati: la Nuova Retorica dei Milanisti

CurvaDa quando ho cominciato a scrivere qui nessuno mi ha mai imposto nulla. Nessuno è mai venuto a dirmi “elogia questo” o “critica quest’altro”, ho sempre potuto scrivere in totale libertà; se così non fosse stato garantisco che non ci avrei nemmeno provato a scrivere qui. La libertà di esprimere la propria opinione deve essere, per chiunque, un diritto insindacabile e indiscutibile, così come il rispetto reciproco e delle altrui opinioni. Il dialogo è il fine ultimo dei miei post: senza la discussione non vedrei la necessità di scrivere. Senza le opinioni altrui, senza le critiche altrui, senza il confronto, purché di confronto razionale si tratti, sarebbe inutile continuare a scrivere e pubblicare post. Eppure, non per tutti è così. Aspiranti giornalisti che, pur di non affrontare in una discussione altri con opinione differente dalla loro, decidono di lucchettare il profilo (twitter) e bloccare chiunque li seguisse, limitandosi a non rispondere e a considerare aggressioni qualunque cosa gli fosse detto, quando di aggressivo non c’era proprio niente. Cito Paulo Coelho: “Per avere successo nella vita, bisogna avere il coraggio di farsi odiare”. Evidentemente non tutti sono disposti a farlo. Altri che, dopo aver definito “Milanisti competenti”, non so davvero se considerarlo un complimento o meno, coloro che non criticano ventisei ore su ventiquattro società e squadra, rispondono dicendo che leggono solo ciò che gli piace, ignorando tutto il resto. Una versione rivisitata e meno prosaica del “Se non lo vedo non esiste”.

Ho citato solo qualche esempio, ma sempre più spesso negli ultimi tempi il tifoso milanista scade in critiche poco ragionate vedendo tutto nero quando in realtà tutto nero non è. Pur ovviamente rispettando le opinioni altrui, non mi tiro indietro dal criticarle; mi fanno tenerezza, per esempio, quelli che tirano fuori ogni cinque minuti la storia del “progetto giovani”. Posto che l’età media della squadra è calata parecchio rispetto alle due annate precedenti, veramente credete che con una rosa di soli ventenni si vincano i trofei? E non venite a tirarmi fuori l’esempio del Borussia Dortmund: i tedeschi, tralasciando il modello societario e le scelte tecniche, hanno affrontato la finale di Champions dello scorso anno con molti giocatori sui 25-26 anni, classe 1988-87 per intenderci; calcisticamente giovani, ma non proprio ragazzini. Senza dimenticare il pasticciaccio che stavano per combinare ai quarti contro il Malaga e 4 punti al gironcino della precedente stagione.

Oppure quelli che si aggrappano a ogni dichiarazione, ogni parola, ogni bislacca classifica elaborata da Galliani per andargli contro e criticarlo, spesso ignorandone poi, nel bene e nel male, l’operato. Tutti siamo d’accordo sul fatto che, per il Milan, il terzo posto sia poco, che concludere la stagione senza trofei sia una delusione, ma questo non vuol dire che della situazione odierna tutto sia da buttare: cosa avrebbero dovuto fare i tifosi della Juve tre anni fa? E quelli dell’Inter? Che ha chiuso la passata stagione al nono posto dietro al Catania? Andare sotto la sede a lanciare molotov? La squadra attuale è, a mio parere, un buon punto di partenza, con diversi elementi di livello e un costo tutto sommato sostenibile, anche parlando di stipendi. Approposito di stipendi: ora che Traorè è andato in Turchia cosa faranno coloro che si appigliavano al suo ingaggio per criticare la società? Vero che il giocatore era scarso e ci poteva essere un giovane al suo posto, ma la Juve ha vinto lo scudetto con Iaquinta stipendiato in rosa, e nel 2011 tra le nostre fila militava Bruno Montelongo. Se bisogna criticare, che si critichi dove è necessario, non dove è superfluo. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la rosa potesse essere rinforzata in modo più sostanzioso soprattutto in difesa e a livello di alternative in generale, ma la situazione economica è quella che è, e bisogna conviverci.

Del resto, che responsabilità può avere la società se entrambi i terzini titolari si infortunano contemporaneamente prima di una partita? Non abbiamo Lahm e Maicon come riserve pronti a subentrare, chiedo umilmente perdono, tuttavia arrivare a considerare Zaccardo, onestissimo giocatore a Parma, un oggetto oscuro misterioso mi sembra esagerato: al pari di Constant come riserve fanno il loro dovere, e contro il Torino avranno l’occasione per dimostrarlo. Per quanto questa squadra possa essere piena dei difetti, dall’allenatore al portiere-sequoia passando per l’assenza di qualità in mediana e la mancanza di validi centrali di difesa alternativi, credo che ci siano tutti gli ingredienti almeno per replicare lo score della passata stagione. In un immediato futuro diviso tra importanti incognite, da Kakà a El Shaarawy senza dimenticare il cambio di modulo, e poche certezze, da Balotelli a Montolivo, il prossimo impegno contro il Torino può rivelarsi più ostico di quello che potrebbe sembrare; la stagione è appena iniziata, ma è fondamentale non rimanere indietro, è giunto il momento di cominciare a raccogliere punti.

Italia – Repubblica Ceca 2-1: Up & Down

Up

Stefano Bizzotto: alla presentazione dello Juventus Stadium io c’ero. E sti cazzi?

Lo Juventus Stadium: clamoroso a Venaria – vista la partita della nazionale per la prima volta un torinese è entrato nello stadio.

Giorgio Chiellini: definito dopo il gol su paperone di Cech “Re giorgio” dalla RAI. Adesso abbiamo capito perché cade il governo.

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Down

I giornalisti italiani: caduto al gol e al rigore il tentativo di dare la colpa a Balotelli di ogni sciagura da qua al 2045.

Emanuele Giaccherini: sostituito dopo un primo tempo indegno – sparirà progressivamente nei ranghi di Prandelli. Ma non pensate che sia solo perché non è più della Juve!

Beppe Dossena:Balotelli riceve stasera i primi fischi tecnici“. Che sia perché si giochi allo Juventus Stadium, ovviamente, è solo un caso.