Altre 38 partite passate a cercare appigli, a provare di ricavare qualcosa di buono da una squadra che puntualmente, ogni volta, rovina tutto…per un motivo o per un altro. Prima l’inesperienza di Inzaghi, poi il pugno di ferro di Mihajlovic e infine l’orgoglio di Brocchi: il risultato è stato pressoché identico, e sfido a dire il contrario.
Piazzamento uguale a fine campionato, spogliatoio in condizioni che definire difficili è un eufemismo, e tentativi di vendita durante l’estate. Siamo tornati indietro, magicamente, o semplicemente non ci siamo mai mossi. Una cosa però va detta: la rosa di quest’anno aveva dalla sua alcuni pezzi importanti che l’anno scorso non c’erano, e quindi viene normale chiedersi se l’epurazione di Inzaghi non sia stata anche quella troppo frettolosa: cosa avrebbe fatto con un Bacca, un Kucka e un Romagnoli in più? Impossibile da dirsi, ma forse colui che è stato accusato di essere un burattino della società, quando invece ha avuto modo di smentire con le scelte le prese di posizione della dirigenza, andava testato ancora un po’ e meritava una chance ulteriore. E dopo di lui Sinisa, mandato via nonostante riuscisse in qualche modo a mantenere gli equilibri e a tenere alto il livello di attenzione anche in un gruppo che, come abbiamo visto, covava molti problemi già da tempo. A Brocchi è toccato l’infame compito di essere catapultato lì dove nessun allenatore giovane, ad oggi, vorrebbe essere; ha provato a far spazio al dialogo, oltre che alle idee, e a buttarla sul “milanismo”: il risultato conclusivo è stata la sfuriata dopo la partita con la Roma. Giocatori che non tengono alla maglia, gente che antepone i propri interessi a quelli della squadra e mezzi personaggi che non si sacrificano minimamente, nemmeno sotto tortura.
Lo sfogo di Cristian è anche quello di tanti tifosi stanchi e nauseati da una situazione troppo brutta per serre commentata, troppo brutta per essere vera. Se ci sarà la rivoluzione, saremo ben lieti di accoglierla, ma questa volta deve essere fatta seriamente, senza favoritismi o rinnovi a casaccio. Dal presidente in giù deve cambiare tutto, perché la puzza di marcio che respiriamo non va via solo aprendo qualche finestra di tanto in tanto, ma buttando giù le fondamenta e ricostruendo tutto dal principio. Se ci vorrà tempo fa niente: meglio attendere un anno in più ma con le idee chiare piuttosto che continuare a buttar via del tempo perché non si ha la minima idea di cosa fare e di dove andare. Ripartire dai valori, ripartire da chi ha dimostrato di tenere realmente alla maglia; sabato è stata l’ultima di Christian Abbiati, uno che ha fatto cose buone e meno buone, ma ci ha sempre messo la faccia, specie quando sbagliava, e non ha mai smesso di amare quella maglia che portava addosso fin da bambino. Era l’ultimo della vecchia guardia, l’unico che collegasse il passato glorioso al tragico presente: adesso che anche quest’ultimo filo si è spezzato, bisogna ricostruire uno spirito di appartenenza, cercando di non ripetere gli errori del passato.
La finale di Coppa Italia è l’ultimo atto della stagione, e come tale andrà onorato dal primo all’ultimo minuto. Sembra utopistico pensare a qualcosa di totalmente contrapposto rispetto alla figuraccia fatta contro la Roma, ma bisogna provarci. Nessuno è imbattibile, e se qualcuno crede realmente di non far parte di quella categoria di giocatori mercenari e menefreghisti, allora lo dimostri sul campo. C’è un’ultima occasione, un ultimo banco di prova per coloro che son sospesi a metà, dopodiché dovrà essere rivoluzione…totale e necessaria.
4 commenti
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Buli,
Perdonatemi ma penso che stiamo ancora sbagliando l’obbiettivo e il nocciolo della vicenda.
Sabato non ” C’è un’ultima occasione, un ultimo banco di prova per coloro che son sospesi a metà, dopodiché dovrà essere rivoluzione…totale e necessaria”
Non ci sono Ultime spiaggie.
Quella fase è chiaramente e totalmente superata.
Sabato, eventualmente, c’è la possibilità di mostrare un po’ di orgoglio. Null’altro.
Dopo di questo a prescindere, una socità seria, dovrebbe ripartire da zero.
Come dicevo tabula rasa
Ovvero: si manda via, si rescinde il contratto, si pagano buone uscite per liberarsi da giocatori dannosi; non scarsi dannosi.
Quindi si fa una valutazione Morale, non tecnica.
Io dico la mia:
Diego Lopez via
De Sciglio non so
Abate Ok
Alex Via
Mauri non so
Montolivo ok
Bertolacci ok
Bonaventura ok ok
Boateng via
Bacca via
Donnarumma ok
Calabria ok
Mexes via
Zapata via
Romagnoli ok
Poli ok
Locatelli ok
Kucka ok
Honda ok
Luiz Adriano via
Balotelli via
Menez via
Antonelli OK
R.Ely ok
Niang Ok
Fosse per me mi riprenderi – magari è ancora nostro – Verdi
in alternativa mi prenderei Gabbiadini.
Farei tornare El Sharawy
Mi terrei anche Brocchi
Poi come si diceva quando ero militare “tasi e tira”
Terrei solamente Donnarumma, Abate, Montolivo, Poli, Niang.
Il resto al miglior offerente Bacca, Romagnoli e Bonaventura inclusi.
Mah…rimango dell’avviso che tutto fosse già deciso e che l’Uefa ha prontamente dato il benestare al Sassuolo per la partecipazione all’EL. Per sperare di vincere la Tim Cup bisognerebbe anticipatamente dire che comunque il Milan non avrebbe partecipato all’EL. Per quel che riguarda la ‘rivoluzione’ bisognerebbe, più che richiamare Pippo Inzaghi, tornare a Seedorf ed alla lista di epurazione fatta da Clarence. Molti nomi che leggo, nella lista di Buli, Clarence non li avrebbe mai più voluto vedere con indosso la gloriosa maglia del Milan. Semplici mercenari o menefreghisti inverecondi? Lo si capirà all’indomani dell’ultima umiliazione che avverrà a Roma in Tim Cup(arbitro Rocchi è garanzia, parola dell’abbronzato ex arbitro che sputa nel piatto dove mangia a Mediaset),E’quasi certo che il Milan perda, senza far finta di giocarla, così come ha fatto a Bergamo, Verona e nell’ultimo umiliante atto, contro la Roma, a San Siro. Basta così…il tempo per molti è scaduto e forse anche per dirigenti e proprietà di questo inguardabile Milan.
Non mi pare che ci sia la fila per accaparrarsi Seedorf!!! Sono 2 anni che mangia a sbafo nostro questo furbetto! Andare dai tifosi a dirgli che la rosa è da buttare è stato, in quel momento di facile presa sul popolo , come minimo demagogia come massimo ruffianeria . Inaccettabile dal punto di vista deontologico. La società avrebbe dovuto sbatterlo fuori all’ istante.