Continuità celata

Un punto, striscia di vittorie interrotta, e l’Europa che si allontana forse definitivamente. La gara tra Milan e Sampdoria potrebbe essere descritta con questi pochi concetti, eppure c’è stato tanto altro dietro.

Guardiamo prima di tutto la prestazione: la Samp, so fino a qualche settimana fa, era considerata di tutt’altro pianeta rispetto al Milan. C’era chi pensava che avrebbero vinto facilmente, eppure così non è stato. Il Milan, infatti, ha disputato una delle sue migliori gare dell’anno, imponendo gioco e creando occasioni, anche con un avversario sempre ben chiuso in difesa. Tutto passa in secondo piano, specie per quella Tv in cui gli opinionisti sono tutto fuorché obiettivi: squadra pessima, allenatore impossibilitato nel svolgere il suo lavoro causa livello troppo basso della rosa, ed esaltazione a caso di uno degli avversari, in questo caso Eto’o. Pensate, l’ex Inter esaltato a fenomeno per aver fatto un passaggio ad un giocatore smarcato, cosa da extraterrestri, non c’è che dire. Il nostro possesso, il nostro gioco, il fatto di aver dominato per ampi tratti seppur soffrendo psicologicamente dopo il goal, passa tutto nel dimenticatoio, almeno per loro. Per me non è così, perché finalmente ho visto una squadra in grado di far gioco, con discrete opportunità, senza subire quasi niente. Non pronosticabile solo qualche giornata fa, eppure è successo; ce la siamo giocata alla pari, anzi con supremazia, contro una delle squadre più in forma del campionato, ed è mancato poco affinché il risultato fosse pieno.

<pstyle=”text-align: justify;”>Tra le cose che apprezzo di più della gara di ieri, c’è senza dubbio la costanza. Inzaghi ripropone finalmente una formazione uguale a quella della gara precedente, dando un segno di continuità anche ai giocatori in campo. Se si fa bene, non vedo perché cambiare, e non lo ha fatto, lasciando intatto un filo conduttore che sta dando comunque i suoi risultati. È tornato a far scelte di testa sua Inzaghi, finalmente, fregandosene di chi dice che attaccare troppo è rischioso, mettendo in mezzo al campo gente dai piedi buoni come Van Ginkel e Bonaventura, e dando certezze anche nel reparto difensivo da sempre bistrattato. De Jong dà equilibri e sicurezze, i terzini spingono, e i centrali non soffrono più come un tempo. Resta il nodo dell’attacco ancora da risolvere; è vero, Menez fino ad ora ci ha salvato in tantissime occasioni, ma non è ammissibile che si prenda tante pause di riflessione nel corso di una gara. Alla stessa stregua anche Cerci, sempre troppo prevedibile (Suso ha creato molto di più in mezz’ora, rispetto a lui), e Destro, spesso autore di movimenti errati.

<pstyle=”text-align: justify;”>Che si abbia il coraggio di provare nuove soluzioni anche lì allora, perché ormai non abbiamo più nulla da perdere. Ci aspetta il derby, gara troppo importante per essere sbagliata, e ci aspettano altre gare da qui alla fine per mettere più in difficoltà possibile chi ci sta davanti. Se sarà Europa non lo so, ma la cosa che più mi importa è che ci sia l’orgoglio e l’umiltà di lottare fino alla fine, sentendo il peso della maglia che si porta addosso, come fatto contro la Sampdoria.